L’universo PDL: liste, candidati, parlamentari uscenti e rappresentanza di genere

di Federico De Lucia

All’inizio della settimana, la questione della composizione delle liste del PDL ha occupato molto dello spazio comunicativo italiano. L’attenzione dei media si è concentrata in particolare sull’esclusione di alcuni esponenti di primo piano del partito di Berlusconi (Cosentino, Scajola, Dell’Utri). In questo articolo presentiamo invece una analisi più dettagliata della composizione delle liste berlusconiane.

La coalizione di centrodestra che si presenterà alle elezioni che si terranno fra un mese sarà composta da molte liste: PDL, Lega Nord, la Destra, Fratelli d’Italia, Grande Sud, MIR, Pensionati, Intesa Popolare. Altri piccoli partiti locali, come MPA e PID, si presentano solo in alcune regioni al Senato, nella speranza di superare le soglie di sbarramento regionali. Ma, sebbene possa sembrare strano, queste sigle sono solo una parte del composito mondo del centrodestra italiano. Molti sono gli altri piccoli movimenti che sono nati nel corso dell’ultima legislatura attorno a Berlusconi. Alcuni forse non rappresentano nessuno, se non i parlamentari che li hanno fondati, ma è a tali parlamentari che sono state legate molte fasi dell’ultimo quinquennio politico del nostro paese.

Ora che le liste sono state rese note, può essere interessante dar conto di quale collocazione abbiano trovato nelle liste di centrodestra, i parlamentari uscenti che afferiscono a tutto questo universo di movimenti, che potremmo definire, di “Area PDL”. Da esso escludiamo la Lega e la Destra, due partiti di portata nazionale e chiaramente autonomi dal punto di vista organizzativo. Nella Tabella 1 è presentato lo schema dettagliato delle ricandidature, e delle liste in cui esse si collocano.

Tabella 1. Area PDL: ricandidature dei parlamentari uscenti (vedi Legenda in coda all’articolo per le sigle)


L’area è composta nel complesso da 390 parlamentari, di cui 310 sono esponenti del PDL vero e proprio. Gli unici altri due gruppi di una dimensione apprezzabile sono Fratelli d’Italia, il movimento che raggruppa gli ex AN e La Russa e Meloni e gli ex forzisti delusi di Crosetto, e Grande Sud, il movimento meridionalista di Micciché e Poli Bortone. Gli altri sono microsoggetti, ognuno con suo percorso politico, spesso intrecciato alle vicende personali dei singoli esponenti.

Gli esponenti del PDL che sono riusciti a ottenere una ricandidatura sono 194 su 310 (il 62,6%). Sono rimasti fuori, per scelta o meno, oltre ai noti casi di Cosentino, Dell’Utri, Scajola, Brancher, anche esponenti dal passato illustre come Lamberto Dini e Marcello Pera, ed uomini chiave del territorio come il piemontese Enzo Ghigo, l’emiliano Filippo Berselli o il siciliano Domenico Nania. Oltre che ai 194 ricandidati, le liste piddielline danno ospitalità anche a 3 parlamentari uscenti del PID di Saverio Romano, all’ex finiana Catia Polidori, ai 2 esponenti dell’MRN Scilipoti e Cesario, ai due esponenti di Noi Sud Milo e Razzi e all’ex PD Riccardo Villari. Nelle liste di Fratelli d’Italia hanno trovato posto 27 dei 29 parlamentari uscenti. In quelle di Grande Sud lo hanno trovato in 9 su 14. Dei 6 uscenti dell’MPA, 4 si sono ricandidati in Sicilia sotto le insegne del loro partito. I due esponenti uscenti del partito dei Pensionati si candidano tutti nelle proprie liste. Lo stesso fa Giampiero Catone, nelle liste di Intesa popolare. Tremonti, infine, si candida con la Lega.

Sono rimasti fuori dalle liste invece gli ex finiani di Fare Italia (Ronchi, Urso), Paolo Guzzanti (Iniziativa liberale), gli esponenti campani di Autonomia Sud, e persino Francesco Pionati (ADC).

Nel complesso dunque, su 390 parlamentari uscenti, hanno trovato posto in lista 247 esponenti dell’Area Pdl: il 63,3%. Ovviamente però, essere ricandidati non significa affatto avere concrete possibilità di rielezione. Per capire quanti di questi parlamentari potranno essere rieletti dobbiamo concentrarci sulle liste elettorali che in queste elezioni rappresentano l’Area PDL. In primo luogo, è bene dire che alcune di esse, come i Pensionati o Intesa Popolare, presenti solo a macchia di leopardo sul territorio nazionale, non hanno concrete possibilità di ottenere seggi. Partiti di dimensioni un po’ più grosse, come Fratelli d’Italia, Grande Sud, MIR, che sono presenti ovunque, hanno qualche possibilità in più ma rimangono in forte dubbio, per via della soglia del 2% e della incertezza su chi alla fine la raggiungerà, e su chi verrà ripescato come il più votato sotto tale soglia. L’incapacità dei sondaggi di misurare partiti di queste dimensioni, l’impossibilità di prevedere se essi raggiungeranno la soglia, le dimensioni comunque ridotte con cui essi, se vi accederanno, concorreranno alla distribuzione dei seggi, rende impossibile fare previsioni esatte sulle posizioni eleggibili di tali partiti. Questa stessa incertezza che impedisce a noi di dipingere scenari, ha portato i leader nazionali di questi soggetti (La Russa, Meloni, Crosetto, Micciché, Samorì) a prodursi in un intensissimo utilizzo dello strumento delle pluricandidature. Non sapendo dove scatteranno i seggi, cioè, coloro che vogliono essere riconfermati devono candidarsi ovunque. Ci sono poi alcune liste che hanno invece concrete possibilità di ottenere qualche seggio al Senato: in particolare Grande Sud (in Sicilia o in Puglia), MPA (in Sicilia), PID (in Sicilia). Ma in questa sede ci concentreremo sull’unica lista per cui è possibile fare delle previsioni precise: il PDL. Sulla Lega ci esprimeremo invece in un articolo seguente.

La simulazione che abbiamo prodotto si basa su uno scenario che prevede, per le liste di centrodestra, le seguenti percentuali di consenso: PDL 18%, Lega Nord 4,5%, La Destra 2%, FDI 1,5%, Grande Sud 1%, Altri CDX 1,5%. Tali percentuali sono state articolate nelle varie circoscrizioni sulla base della distribuzione territoriale del voto che tali partiti (o, se essi non esistevano, partiti a loro assimilabili) avevano riportato nel 2008. In questa simulazione abbiamo assegnato al centrodestra il premio di maggioranza regionale al Senato, in tutte e 4 le regioni in bilico: Lombardia, Veneto, Sicilia, Campania. Tale simulazione assegna al PDL un totale di 173 parlamentari: 89 deputati e 84 senatori. Per individuare le persone fisiche in grado di occupare queste 173 posizioni eleggibili, abbiamo infine ripescato i primi esclusi nelle circoscrizioni in cui erano presenti delle pluricandidature in posizione eleggibile (Berlusconi è capolista in tutte e 18 le Regioni al Senato; Alfano è capolista in 4 circoscrizioni alla Camera; Barani è inserito in due posizioni eleggibili al Senato).

Tabella 2. Lista PDL: parlamentari uscenti ed altri candidati nelle posizioni eleggibili

Come mostra la Tabella 2, di questi 173 eleggibili, ben 133 (il 75,6%) sono parlamentari uscenti: 128 esponenti del PDL e 5 esponenti di piccoli partiti d’Area PDL che hanno trovato spazio nelle liste berlusconiane (si tratta dei 3 esponenti del PID, due candidati in Sicilia e uno in Campania, e di due altri campani, che entreranno entrambi al Senato se il centrodestra vincerà il premio regionale: l’esponente di Noi Sud Antonio Milo e dell’ex PD Riccardo Villari). Fra i parlamentari uscenti di peso collocati in posizioni a forte rischio di bocciatura ci sono esponenti come Baccini, Boniver, Napoli, Calderisi, oltreché, fra gli ospiti in lista, i due “famigerati” Razzi e Scilipoti. Dunque, come sintetizzato dalla Tabella 3, su 310 parlamentari uscenti del PDL, solo 128 (il 41,3%) saranno verosimilmente rieletti, ma, in un contesto in cui la rappresentanza parlamentare del partito di Berlusconi passerà da 310 a 168 (173 eletti delle liste PDL meno i 5 “imbucati”), essi rappresenteranno più del 75% dei nuovi eletti pidiellini. Sono solo 40 le new entries: fra esse anche personaggi di spicco, come Daniela Santanchè, Roberto Formigoni, Renata Polverini, Giancarlo Galan, Daniele Capezzone, Augusto Minzolini.

Tabella 3. Lista PDL: la sorte dei 310 parlamentari uscenti del PDL

Altro dato importante da segnalare è, come al solito, quello della rappresentanza di genere, che mostriamo nella Tabella 4. Dei 173 eletti prevedibili per la lista PDL, solo 36 (il 20,8%) saranno donne. Un dato certamente molto basso, e solo lievemente maggiore rispetto a quello che caratterizza l’insieme degli uscenti, che si attesta al 16,4%, ma che tuttavia poteva essere peggiore se si pensa alla contrazione numerica di rappresentanti cui il PDL va inevitabilmente incontro.

Tabella 4. Lista PDL: la rappresentanza di genere nelle posizioni eleggibili


Legenda dell’Area PDL:

PDL: Popolo della Libertà

FDI-CN: Fratelli d’Italia-Centrodestra Nazionale, fondato da Ignazio La Russa, Giorgia Meloni e Guido Crosetto

MIR: Moderati in Rivoluzione, il movimento fondato da Giampiero Samorì

GS: Grande Sud (nato dalla fusione di Forza del Sud di Gianfranco Miccichè e di Io Sud di Adriana Poli Bortone)

MPA: Movimento per l’Autonomia (il movimento d Raffaele Lombardo)

PID: Popolari d’Italia Domani (il movimento dell’ex UDC Saverio Romano)

Noi Sud: ex esponenti campani dell’MPA, area di Enzo Scotti (deputati Milo e Razzi)

Autonomia Sud: ex esponenti campani dell’MPA, contrari a Enzo Scotti (deputati Iannaccone, Belcastro, Porfidia)

Ex finiani: ex finiani usciti da FLI nel dicembre 2010 (deputati Moffa, Siliquini, Polidori)

Fare Italia: ex finiani usciti da FLI nel luglio 2011 (deputati Urso, Ronchi, Scalia, Buonfiglio, senatori Saia, Menardi)

MRN: Movimento di Responsabilità Nazionale (di Domenico Scilipoti e Bruno Cesario)

Iniziativa liberale: movimento di Paolo Guzzanti, cui ha aderito anche Maurizio Grassano

Pensionati: partito fondato nel 1987 da Carlo Fatuzzo, con due parlamentari eletti nel PDL (Giacinto Boldrini e Lino Miserotti)

ex PD: Riccardo Villari e Massimo Calearo

Intesa popolare: movimento neodemocristiano fondato da Giampiero Catone

ADC: Alleanza di Centro, movimento neodemocristiano fondato da Francesco Pionati

Federico De Lucia ha conseguito la laurea magistrale in Scienza della Politica e dei Processi Decisionali, presso la facoltà di Scienze Politiche all’Università di Firenze, discutendo una tesi dal titolo “Le Regioni a Statuto Speciale nella Transizione italiana. Forma di governo, sistema elettorale, sistema partitico.” Nel periodo degli studi universitari ha svolto tre tirocini presso gli uffici della Regione Toscana, nel Settore di assistenza alla I Commissione (Affari Istituzionali, Programmazione e Bilancio) del Consiglio e nell'Osservatorio elettorale regionale, presso la Presidenza. Ha poi partecipato poi al Seminario di Studi e Ricerche Parlamentari "Silvano Tosi". Dal luglio 2013 al maggio 2018 ha lavorato presso FB & Associati, una società che si occupa di consulenza nel campo delle relazioni istituzionali. In tale società ha fondato e poi diretto per cinque anni FBLab, un Centro studi che si occupa di monitoraggio parlamentare e analisi dello scenario politico. Inoltre, è membro del CISE sin dalla sua costituzione, ha scritto numerosi contributi nei Dossier CISE e ha curato il quarto volume (Le Elezioni Politiche 2013). Oggi è funzionario del Ministero dell'Interno. I suoi principali interessi sono lo studio dell’assetto istituzionale, dei sistemi elettorali e dell’evoluzione storica dei sistemi partitici, nonché la raccolta, la catalogazione ed il confronto dei dati elettorali, a livello locale, nazionale ed internazionale.