L’analisi dei flussi elettorali a Firenze

di Alessandro Chiaramonte

Pubblicato sul Corriere fiorentino del 1/3/2013

Dallo scorso lunedì sera l’attenzione dei più si è spostata dall’esito delle elezioni ai possibili scenari per la formazione del futuro governo. Resta però ancora molto da capire cosa sia veramente successo nelle urne. Certo un terremoto: lo straordinario successo di Grillo, l’arretramento del centro-sinistra e del centro-destra, il mediocre risultato di Monti. Molti hanno cambiato la loro scelta di voto rispetto al passato, e di quelli che lo hanno fatto ne ha beneficiato principalmente un partito – il Movimento 5 Stelle – che alle scorse elezioni politiche non c’era nemmeno. Ma chi sono questi elettori mobili? Cosa avevano votato cinque anni fa? E chi si è astenuto rispetto ad allora? In attesa di riflessioni più ponderate e comprensive, alcune parziali risposte a questi interrogativi ci giungono dall’analisi dei flussi voto a partire dai dati delle sezioni elettorali.

Qui ci concentreremo sul comune di Firenze, dove le differenze di voto tra il 2008 e il 2013 sono state abbastanza, ma non del tutto, in linea con quanto osservato a livello nazionale. A Firenze il centro-sinistra ha contenuto le perdite a 5,3 punti percentuali (passando dal 53,6% al 48,3%), minori rispetto al resto della Toscana (-8,8) e all’Italia nel suo complesso (-8,0); questo soprattutto grazie al buon risultato di Sel (6%), mentre il Pd è sceso dal 48,7% al 41,9%. Il centro-destra si è fermato ad appena il 18% dei voti, giù di 12,8 punti percentuali dal 2008, praticamente la stessa differenza registrata in tutta la regione. La coalizioni guidata da Monti ha di poco superato il 10% così come avvenuto in Italia, ma meglio che nel resto della Toscana dove ha conseguito solo l’8,4%. Infine, il Movimento 5 Stelle di Grillo, pur ottenendo uno straordinaria affermazione con il 18,3%, a Firenze ha fatto decisamente meno bene rispetto al livello regionale (24%) e nazionale (25,5%). 

Ma passiamo dai saldi di voto alle stime dei flussi elettorali intervenuti tra il 2008 e il 2013 e che sono illustrate nelle tabelle 1 e 2. In particolare, con riferimento al complesso delle sezioni elettorali del comune di Firenze, la tabella 1 riporta le destinazioni dei voti espressi nel 2008 – e dei non voti, includendo in questa categoria l’astensione e il voto nullo o bianco, ovvero coloro che non avevano ancora la maggiore età ma oggi sì – tra le varie coalizioni presenti nelle elezioni del 2013, ovvero, anche qui, il non voto. Il dato forse più interessante da sottolineare è l’infedeltà degli elettori che nel 2008 votarono il Pdl: solo la metà di loro hanno riconfermato il voto per il partito di Berlusconi, mentre i restanti si sono sostanzialmente divisi tra Monti e l’astensione. Non si rileva invece alcun flusso statisticamente significativo tra il voto al Pdl del 2008 e il voto a Grillo nel 2013; si tratta di un dato sorprendente e in controtendenza rispetto ad altre analisi, compiute a livello nazionale, che hanno invece messo in luce la capacità di attrazione del Movimento 5 Stelle presso l’elettorato ex Pdl. A Firenze non è però stato così. Nel campo di centro-destra solo tra i (pochi) elettori della Lega Nord del 2008 si registrano fughe in direzione di Grillo.

Tab. 1 – Flussi elettorali nel comune di Firenze: destinazioni nelle coalizioni del 2013 degli elettorati 2008 dei principali partiti.

Tab. 2 – Flussi elettorali nel comune di Firenze: provenienza dei voti delle coalizioni 2013 dagli elettorati 2008 dei principali partiti.

Di contro all’infedeltà degli elettori di centro-destra, ma anche di quelli dell’Udc e della sinistra radicale, sembra rilevante la fedeltà degli elettori del Pd, che all’80% riconfermano il voto passato. Tenuto però conto della dimensione del Pd fiorentino (oltre 113.000 voti nel 2008), il 20% che se ne è allontanato dalle elezioni precedenti è pur sempre una quota ragguardevole. E’ una quota che rappresenta addirittura la metà dei consensi ottenuti dal Movimento 5 Stelle. Lo si apprezza osservando la tabella 2, che indica proprio le provenienze dei voti che si sono riversati sulle coalizioni concorrenti nelle elezioni del 2013. I dati evidenziano l’incapacità della sinistra di uscire dai suoi abituali confini e la significativa attrattività di Monti tra i delusi da Berlusconi, ma soprattutto confermano e precisano quanto già detto: il bacino al quale Grillo ha attinto non è quasi per nulla di elettori di destra, bensì al 60% di elettori di sinistra (51% ex Pd, 4% ex Sinistra arcobaleno e 4% ex Idv) e per il resto di astensionisti e di sostenitori di formazioni minori fuori dalle principali coalizioni. Insomma, a Firenze il profilo del movimento di Grillo non è quello di un partito trasversale, capace di attrarre voti da più parti dello spettro politico, bensì di un partito di una sinistra “nuova” o “diversa”. Viene da chiedersi allora se ciò abbia a che vedere con un sentimento anti-establishment che a Firenze e in Toscana non può che aver penalizzato maggiormente il partito qui più a lungo al potere, appunto il Pd, e, addirittura, se sia legato ad una delusione nei confronti di un apparato che alle primarie non ha saputo cogliere la novità rappresentata da Renzi. Almeno per ora, tuttavia, queste ulteriori domande sono destinate a rimanere senza risposta.

 


Nota metodologica: l’analisi dei flussi elettorali qui presentata è basata sul modello di Goodman, corretto dall’algoritmo Ras, applicato a 353 sezioni elettorali. E’ stata condotta da Matteo Cataldi.

Alessandro Chiaramonte è Professore ordinario in Scienza politica presso l’Università di Firenze, dove insegna Sistema politico italiano ed Elezioni, partiti e opinione pubblica. Laureato nella facoltà di Scienze Politiche "Cesare Alfieri" dell'Università di Firenze, ha conseguito il titolo di Dottore di ricerca in Scienza politica nel 1996. È stato Research fellow presso la London School of Economics and Political Science. Fondatore e membro del Centro Italiano di Studi elettorali (CISE), è anche componente del comitato direttivo della Società Italiana di Scienza Politica (SISP), della Società Italiana di Studi Elettorali (SISE) e dell'Associazione Studi e Ricerche Parlamentari. Sotto il profilo della ricerca, si è occupato dello studio di vari aspetti della transizione politica italiana, con particolare riferimento alle elezioni e alle riforme istituzionali introdotte e progettate ai vari livelli di governo. Più recentemente è impegnato inoltre nell'analisi della trasformazione dei sistemi partitici, sia di quello italiano sia in prospettiva comparata soprattutto europea. Su questi temi ha scritto vari saggi. E' autore di "Tra maggioritario e proporzionale. L’universo dei sistemi elettorali misti" (Il Mulino, 2005). Ha curato (con Roberto D'Alimonte) "Il maggioritario regionale. Le elezioni del 16 aprile 2000" (Il Mulino, 2000), "Proporzionale ma non solo. Le elezioni politiche del 2006 (Il Mulino, 2007), "Proporzionale se vi pare. Le elezioni politiche del 2008" (Il Mulino, 2010) e (con Giovanni Tarli Barbieri) "Riforme istituzionali e rappresentanza politica nelle regioni italiane" (Il Mulino, 2007) e "Il premio di maggioranza" (Carocci, 2011). Tra il 2002 e il 2004 è stato consulente del Consiglio regionale della Toscana nella predisposizione della nuova legge elettorale e della legge sulle primarie.