Chi risolverà i problemi dell’Italia? Partiti, obiettivi e credibilità

di Lorenzo De Sio

Le elezioni europee si avvicinano, e stiamo ormai per entrare nelle ultime due settimane di campagna elettorale. E’ questo il momento in cui ciascun partito completa la definizione della sua “offerta politica”: ovvero la scelta dei temi chiave su cui puntare, in modo da influenzare la percezione che del partito hanno gli elettori, e di conseguenza la successiva decisione di voto, in una direzione favorevole al partito.

L’idea di base è che alcuni temi permettono ai partiti di trovare consensi al di là della propria tradizionale base elettorale. Di conseguenza, se il partito riesce a imporre un tema come centrale nella campagna, può aspettarsi  benefici in termini elettorali.

Per indagare meglio quali sono i temi e le caratteristiche di leadership più favorevoli ai vari partiti (in una parola, le risorse strategiche),  il CISE ha – in occasione di queste elezioni europee – condotto una specifica indagine web “Temi, leader e priorità”, partendo dal presupposto che per capire le strategie dei partiti è anzitutto indispensabile capire quali temi possano essere, in base alle opinioni dell’elettorato, particolarmente favorevoli a un partito.

Ciò è particolarmente vero per le cosiddette valence issues [Stokes 1963], ovvero quei temi che – invece che essere divisivi – rappresentano obiettivi condivisi per l’intero elettorato. Esempi tipici sono la crescita economica o la sicurezza dalla criminalità.
Su questi temi, gli elettori non valutano tanto le diverse posizioni, ma si chiedono semplicemente quali partiti siano maggiormente credibili per realizzare questi obiettivi.

E’ questa quindi la domanda che abbiamo rivolto al nostro campione, per valutare quale partito venisse ritenuto più credibile, relativamente a 17 diversi obiettivi che abbiamo ritenuto essere condivisi dalla stragrande maggioranza degli italiani.

I risultati sono in parte sorprendenti, perché rivelano nell’elettorato una capacità e autonomia di giudizio che va oltre le proprie preferenze partitiche. E che mostra chiaramente come i partiti debbano selezionare attentamente i temi su cui puntare.

Ma vediamo in dettaglio i risultati in alcune tabelle con la medesima struttura: per ciascun obiettivo riportiamo anzitutto la percentuale di intervistati che ritengono che nessun partito sia davvero credibile per realizzarlo, seguita dalla percentuale di intervistati che ritiene ciascun partito come il più credibile (abbiamo sempre riportato i tre principali partiti, più tutti gli altri che superassero il 5% di intervistati che li ritengono i più credibili). In fondo a ogni tabella c’è infine la percentuale che, nel campione, ha intenzione di votare quel partito. Quest’ultima serve a capire se un partito risulta credibile anche al di là dei propri elettori, o se viceversa non riesce a convincere neanche tutti loro.

La tabella 1 mostra un primo gruppo di obiettivi.  Sono quelli in cui la “gerarchia di credibilità” tra i vari partiti riflette in maniera chiara i loro attuali rapporti di forza in termini di intenzioni di voto, vedendo al primo posto – come partito considerato più credibile – il Pd, al secondo il M5s e al terzo Fi. In prima battuta, si potrebbe pensare che su questi temi gli elettori di ciascun partito tendano a considerarlo credibile solo perché è “il loro partito”. In realtà non è completamente così.

Si può infatti anzitutto osservare che esistono importanti variazioni nelle percentuali di “nessuno è credibile”. Questa categoria – su tutti i problemi considerati nell’indagine – è sempre la più numerosa (segno del perdurante bassissimo livello di fiducia nei partiti italiani). Tuttavia varia di dimensioni: in questo primo gruppo di problemi raggiunge il massimo per “rendere la giustizia più efficiente e veloce”, dove il 56.4% del campione non ritiene nessun partito credibile, e scende al 36.9% per “dare più spazio alle donne nella politica e nella società”, dove il Pd è considerato credibile dal 35,2% del campione, addirittura oltre il suo attuale livello di intenzioni di voto (che corrisponde al 30,1% dell’intero campione, quindi comprendendo indecisi e potenziali astenuti). Segno evidentemente che l’insistenza di Renzi sulla parità di genere, sia nella composizione del governo che nella formazione delle liste, ha avuto successo nel proiettare sul Pd un’impressione di credibilità su questo tema. Va inoltre notato che lo stesso distacco tra Pd e M5s varia significativamente: raggiunge il massimo (con 25 punti) proprio per la parità di genere, mentre scende ad appena 5.2 punti sulla capacità di rimettere l’Europa in mano alla politica piuttosto che ai tecnici, dove il Pd viene considerato poco credibile anche da molti dei suoi potenziali elettori.

Tabella 1 – valutazioni di credibilità con gerarchia Pd, M5s, Fi.

Ma, più in generale, il fatto che queste valutazioni di credibilità non dipendano in maniera meccanica dal partito preferito si vede dal fatto che, sui restanti 8 temi, addirittura anche le gerarchie di credibilità sono diverse dai rapporti di forza tra partiti. Un secondo gruppo che presentiamo è quello dei temi economici (Tabella 2). Questo gruppo mette chiaramente in evidenza la scarsa credibilità del M5s su questi temi. Nonostante infatti, nel nostro campione, Forza Italia sia sensibilmente dietro al M5s in termini di intenzioni di voto, su questi temi viene considerata il partito più credibile da una percentuale maggiore di elettori. Tuttavia, in questo caso, il primato del Pd appare netto.

Tabella 2 – valutazioni di credibilità con gerarchia Pd, Fi, M5s.

Dove invece il Pd cede la posizione di partito più credibile è sui temi relativi al rinnovamento della politica, e soprattutto alla riduzione dei costi (Tabella 3). Qui è ovviamente il M5s a farla da padrone, risultando il più credibile in un’area che è addirittura il doppio delle sue attuali intenzioni di voto. Di conseguenza non c’è da sorprendersi che questo partito punti con forza su questi temi. Tuttavia va anche osservato che il Pd non è molto distante in termini di credibilità complessiva. Segno che evidentemente lo sforzo di Renzi ha in parte reso il Pd maggiormente credibile in termini di rinnovamento della politica (un risultato forse impensabile con i precedenti gruppi dirigenti), ma non al punto di superare il primato di Grillo su questi temi.

Tabella 3 – valutazioni di credibilità con gerarchia M5s, Pd, Fi.

Veniamo a questo punto ad esaminare due gruppi di temi che appaiono maggiormente connotati in senso ideologico, come maggiormente legati all’immagine tradizionale della sinistra e della destra. Il primo gruppo (Tabella 4) vede infatti, tra i partiti più credibili (sopra il 5%), entrare Sel, che prende il posto di Forza Italia. Si tratta della lotta all’inquinamento e al dissesto del territorio, nonché della tutela e valorizzazione del patrimonio artistico e culturale. Sul primo, è al primo posto il M5s, ma praticamente a pari merito con Sel, che su questo tema viene considerato il partito più credibile da un bacino di molte volte maggiore al suo elettorato; colpisce il Pd che è solo terzo in questa graduatoria, ma in effetti Renzi ha finora dato pochissimo spazio a questi temi nella sua campagna e nella sua azione di governo finora. Sul secondo tema invece il Pd risulta decisamente più credibile, col M5s al secondo posto e Sel al terzo.

Tabella 4 – valutazioni di credibilità favorevoli alla sinistra.

La Tabella 5 riporta infine alcuni temi favorevoli in generale ai partiti di destra: si tratta dei temi relativi a “law and order”, ovvero alla capacità di combattere sia la criminalità comune che quella organizzata. Qui il Pd è ancora al primo posto, ma con valori molto più bassi, perché vede avvicinarsi molto altri partiti, soprattutto di destra. Ciò è soprattutto vero per “rendere i cittadini più sicuri dalla criminalità”. Qui ovviamente la Lega Nord si avvicina moltissimo al Pd (arrivando quasi al primo posto), ma soprattutto anche Fratelli d’Italia supera nettamente il 5% di intervistati che lo ritiene il partito più credibile. Il M5s supera appena il 5%. Invece sulla lotta alla criminalità organizzata prevale il Pd, seguito a distanza dal M5s; sopra il 5% troviamo anche Ncd e Lega, segno che anche l’azione di Alfano come ministro dell’Interno gli ha evidentemente conferito una maggiore credibilità.

Tabella 5 – valutazioni di credibilità favorevoli alla destra.

In conclusione, quali informazioni possiamo trarre da questi dati? L’idea di fondo è che queste valutazioni di credibilità  (di cui i partiti sono ovviamente consapevoli, senza bisogno di sondaggi) permettono di svelare in modo misurabile le risorse strategiche di cui dispongono i partiti, e dunque di esprimere delle aspettative su quali temi cercheranno di sfruttare in campagna elettorale. In questo post ci siamo occupati soltanto di valence issues, ovvero di obiettivi condivisi. Qui è chiaro ad esempio che la Lega ha interesse a puntare con forza sui temi della sicurezza, mentre Sel dovrebbe enfatizzare quelli dell’ambiente e del territorio. Passando ai partiti più grandi, il M5s deve ovviamente puntare soprattutto sul rinnovamento della politica, ed evitare il più possibile (come peraltro fa) di parlare di economia. Temi invece su cui dovrebbe puntare Forza Italia, che infatti ha dato segno di considerarli rilevanti (ad esempio con la proposta di Berlusconi di innalzare le pensioni più basse). Infine la situazione del Pd appare più favorevole: sulla maggior parte dei temi viene considerato il partito più credibile. Fatto che da solo dovrebbe spingere questo partito a puntare proprio su queste valence issues piuttosto che su temi più divisivi (come ad esempio i diritti dei gay, le scelte di politica fiscale, ecc.) che qui non abbiamo esaminato. Tuttavia anche tra le valence issues ne esistono alcune più favorevoli al Pd e altre meno: di qui potremmo sviluppare l’attesa che Renzi, in questo scorcio finale di campagna, dovrebbe puntare maggiormente su temi come l’economia e la parità di genere, dove può godere di un significativo vantaggio competitivo nei confronti di Grillo, rispetto a quelli del rinnovamento della politica. Staremo a vedere.

 

 

Lorenzo De Sio è professore ordinario di Scienza Politica presso la LUISS Guido Carli, e direttore del CISE - Centro Italiano di Studi Elettorali. Già Jean Monnet Fellow presso lo European University Institute, Visiting Research Fellow presso la University of California, Irvine, e Campbell National Fellow presso la Stanford University, è membro di ITANES (Italian National Election Studies), ha partecipato a vari progetti di ricerca internazionali, tra cui “The True European Voter”(ESF-COST Action IS0806), the “EU Profiler” (2009) e EUandI (2014), e di recente ha dato vita al progetto ICCP (Issue Competition Comparative Project). I suoi interessi di ricerca attuali vertono sull'analisi quantitativa dei comportamenti di voto e delle strategie di partito in prospettiva comparata, con particolare attenzione al ruolo delle issues. Tra le sue pubblicazioni, accanto a vari volumi in italiano e in inglese, ci sono articoli apparsi su American Political Science Review, Comparative Political Studies, Electoral Studies, Party Politics, West European Politics, South European Society and Politics, oltre che su numerose riviste scientifiche italiane. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.