Le scelte degli europartiti: chi sono i candidati alla Presidenza della Commissione e come sono stati selezionati

di Bruno Marino

Uno dei più gravi problemi dell’Unione Europea è il suo “deficit democratico” (Norris, 1997; Majone, 2008; Katz, 2001). Un problema politico e, soprattutto, di legittimità. In altre parole, visto che all’interno dell’Unione Europea i classici processi democratici funzionano poco (o sono del tutto assenti), per quale motivo dovremmo ritenere le decisioni dell’UE moralmente giuste e opportune (cioè, legittime)? (https://www.secolarievoo.com/) [1]

La risposta della politica europea a questo problema merita di essere analizzata. Come spiegato dal sito europarlamento24[2], “Ci si aspetta, […] con una logica a noi ben nota, che il candidato alla presidenza della Commissione europea presentato dal partito politico europeo che avrà conseguito il maggior numero di seggi al Parlamento, sia il primo a essere preso in considerazione al fine di verificare la sua capacità di ottenere l’appoggio della maggioranza assoluta del Parlamento europeo”.

Ma chi sono questi candidati? Come sono stati selezionati dai rispettivi partiti? Nei paragrafi successivi risponderemo a queste domande, utilizzando due dimensioni d’analisi presentate da Hazan (2002) e Hazan and Rahat (2010), vale a dire la dimensione nota come ‘candidatura’ e la dimensione nota come ‘selettorato’. La prima risponde alle domande: chi si può candidare in ciascun partito? Ci sono condizioni particolari per presentare una candidatura? La seconda dimensione risponde alla domanda: chi seleziona ciascun candidato?[3]

 

PARTITO POPOLARE EUROPEO

Il candidato del PPE è Jean-Claude Juncker, ex primo ministro del Lussemburgo. Sul suo sito (http://juncker.epp.eu/ ), si possono trovare le cinque priorità di Juncker: primo, riforme per creare posti di lavoro e crescita economica attraverso vari strumenti di policy (come lo sviluppo di un mercato digitale europeo); secondo, implementazione di politiche a favore di una unione energetica europea che affronti sia i rischi di incostanti approvvigionamenti da aree ‘calde’ del mondo, sia la necessità di creare una solida azione a favore delle energie rinnovabili; terzo, la negoziazione di un accordo commerciale con gli Stati Uniti; quarto, una riforma dell’Eurozona che limiti il potere della BCE, dando più potere alla Commissione Europea e all’Eurogruppo[4]. In più, il candidato del PPE propone di modificare in senso ‘sociale’ i cambiamenti strutturali richiesti ai paesi dell’Eurozona che ricevono aiuti finanziari. Infine, si propone di dare un peso maggiore all’Eurozona all’interno del FMI. Il quinto punto è molto interessante e riguarda un accordo con uno specifico paese europeo: il Regno Unito. Secondo Juncker, è possibile dare ancora più autonomia agli inglesi, a patto che non si tocchino le fondamenta del mercato comune e che gli inglesi non si oppongano a successive riforme dell’Eurozona.

Candidatura – il candidato doveva essere (stato) primo ministro. In più, il candidato doveva ottenere il supporto del proprio partito (nazionale) e di almeno altri due partiti di paesi diversi. Due candidati, lo stesso Juncker e Michel Barnier, membro della Commissione Europea, si sono presentati.

Selettorato  – il congresso del PPE, svoltosi lo scorso Marzo a Dublino, ha selezionato Juncker come candidato alla Presidenza della Commissione UE. I membri del congresso con diritto di voto includevano, tra gli altri, i presidenti e i delegati dei partiti del PPE, i membri della Commissione Europea che facevano parte del PPE e i membri del Consiglio d’Europa che erano contestualmente membri del PPE[5]. Dei 627 voti espressi su più di 800 delegati con diritto di voto (Piedrafita and Renman, 2014: 5), 382 sono andati a Juncker, mentre 245 a Michel Barnier[6].

PARTITO SOCIALISTA EUROPEO

 Il Partito Socialista Europeo ha candidato Martin Schulz, noto a molti italiani per la famosissima vicenda del kapò al Parlamento Europeo. Ma Schulz non deve la sua notorietà (solo) a quel noto episodio. Al contrario, è un membro dell’SPD dagli anni ’70 e dal 1994 è parlamentare europeo. Nel 2012 è stato anche eletto Presidente del Parlamento Europeo. Sul sito (http://www.martin-schulz.eu/it/) preparato in occasione delle imminenti elezioni europee, Schulz propone un’Europa che si occupi di salari minimi e di combattere la disoccupazione e punta su istruzione e lotta all’evasione fiscale.

 Candidaturai partiti e le organizzazioni membri del PSE potevano presentare un candidato, che doveva avere l’appoggio del 15% dei partiti ‘full member’ e delle organizzazioni del PSE (vale a dire quello che nomina il candidato e altri cinque). Solo Martin Schulz ha ottenuto il supporto necessario. Quindi è diventato, a Novembre 2013, il ‘candidato designato’ del PSE.

 Selettorato – in ogni partito membro del PSE si è votato per confermare il ‘candidato designato’ secondo regolamenti e statuti nazionali. I risultati dovevano essere ratificati da un organo di partito nazionale che fosse stato ‘democraticamente eletto’. Il congresso straordinario del PSE tenutosi a Roma dal 28 Febbraio al 1 Marzo 2014 ha confermato la candidatura di Schulz alla Presidenza della Commissione UE.

ALLEANZA DEI DEMOCRATICI E DEI LIBERALI PER L’EUROPA

 L’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa ha selezionato come proprio candidato Guy Verhofstadt. Liberale belga, è stato primo ministro per quasi dieci anni prima di approdare, nel 2009, al Parlamento Europeo e, successivamente, alla carica di presidente del gruppo liberaldemocratico nella stessa istituzione. Nel proprio sito (http://www.guyverhofstadt.eu/ ), Verhofstadt presenta il ‘Piano per l’Europa’[7], i cui punti principali sono: riforme economiche europee (come l’accelerazione sull’Unione Bancaria o la creazione di una “comunità energetica Europea”); una più forte protezione dei diritti civili (ad esempio grazie alla creazione di una normativa Europea sulla privacy e di una moderna legislazione anti-discriminazione o all’implementazione di una politica Europea sull’immigrazione); una riforma della Commissione Europea.

 Candidatura – Le candidature potevano essere presentate entro il 20 Dicembre 2013, quando il Congresso dell’ALDE le avrebbe ratificate. Per potersi presentare, un candidato aveva bisogno o del supporto di almeno due partiti provenienti da più di un paese o del supporto del 20% dei delegati con diritto di voto del congresso dell’ALDE[8]. Ad un certo punto sembrava che ci fossero due candidati pronti a scontrarsi, Guy Verhofstadt e Olli Rehn (quest’ultimo vecchia conoscenza della politica italiana).

 Selettorato – Un congresso elettorale straordinario a Bruxelles nel Febbraio 2014 avrebbe dovuto selezionare il candidato, ma un accordo tra Verhofstadt e Rehn (con la rinuncia del secondo alla corsa per candidato Presidente in cambio di un posto di alto profilo all’interno dell’UE[9]) ha reso il congresso una semplice ratifica del patto tra i due politici liberademocratici.

SINISTRA UNITARIA EUROPEA – SINISTRA VERDE NORDICA

 La Sinistra Europea propone come candidato una personalità di spicco della politica mediterranea ed Europea: Alexis Tsipras, leader del partito greco SYRIZA. Tsipras, nonostante la relativamente giovane età (è nato nel 1974), ha già una lunga carriera politica: è stato consigliere comunale ad Atene ed è membro del parlamento Greco dal 2009. Sul sito della lista della Sinistra Europea (http://www.listatsipras.eu/ ) Tsipras propone agli elettori la propria ricetta politica ed economica[10]: il radicale cambiamento delle politiche europee di austerità; la cancellazione del Fiscal Compact e la rinegoziazione dei Trattati; la creazione di una Conferenza Europea sul Debito; la regolamentazione delle attività finanziarie; il perseguimento dell’obiettivo della piena occupazione; la modifica della legislazione sull’immigrazione a favore dei migranti.

 Candidatura e Selettorato – Il consiglio dei presidenti dell’europartito (composto di 30 persone[11]) ha deciso, nell’Ottobre 2013, di proporre al congresso la candidatura di Alexis Tsipras, il quale è stato ufficialmente candidato nel Dicembre 2013 alla presidenza della Commissione Europea. La proposta della candidatura del politico greco ha ottenuto l’approvazione di 138 delegati del congresso su 164[12].

PARTITO VERDE EUROPEO

 I Verdi hanno deciso di presentare una doppia candidatura: José Bové (leader no-global francese ed europarlamentare dal 2009) e Ska Keller (europarlamentare tedesca dal 2009). Il programma dei due candidati[13] si concentra su temi come la riforma dell’industria dei servizi finanziari, una tassazione più equa, uno sviluppo dell’industria ‘green’, un’efficace gestione dei cambiamenti climatici ed una riforma dell’industria alimentare.

 Candidatura – I futuri candidati avevano bisogno del supporto di almeno quattro (e massimo otto) partiti membri. Ogni partito poteva supportare massimo un futuro candidato. Entro il 4 Novembre quattro candidature avevano raggiunto il quorum necessario: José Bové, Ska Keller, Monica Frassoni (membro del Parlamento Europeo da  1999) e Rebecca Harms.

 Selettorato – A Novembre 2013 si decise di indire delle primarie online: tutti i cittadini europei di almeno 16 anni di età avevano il diritto di votare. Circa 22.000 persone hanno partecipato alle primarie durate due mesi e mezzo, dalle quali sono emersi vincitori Bové e Keller[14].

CONCLUSIONI

 Come si è visto, i partiti europei hanno scelto di selezionare i propri candidati in molti modi[15]. Spicca la scelta di alcuni partiti di portare davanti al proprio selettorato solo una candidatura (rendendo il voto poco più di una semplice ratifica di una decisione presa precedentemente), in controtendenza con quanto deciso dai Verdi, che hanno notevolmente esteso la platea di possibili selettori dei propri candidati. Anche se l’affluenza è stata molto bassa, la decisione dei Verdi potrebbe rappresentare il primo passo verso la creazione di primarie dei partiti europei più o meno aperte, in parte compatibili con quelle dei partiti americani o del PD Italiano.

La scelta dei candidati dei partiti alla Presidenza della Commissione (con gli annessi euro-dibattiti, come quello svoltosi a Firenze il 9 Maggio) sta contribuendo ad aumentare l’attenzione attorno alle prossime elezioni europee. Un fatto certamente positivo, visto che una bassa affluenza alle urne non sarebbe un fatto positivo per le istituzioni europee. Su internet il dibattito sui candidati procede serrato. Parafrasando Pietro Nenni, speriamo che tutta questo non si traduca in ‘web pieno, urne vuote’.


[1] Per un approfondimento del concetto di legittimità si veda Dahl (1963: 72-73).

[3] Se non diversamente specificato, la fonte utilizzata su candidatura e selettorato di ciascun candidato alla Presidenza della Commissione UE è al seguente link: http://europedecides.eu/candidates/european-political-parties/ .

[4] Si veda la relativa discussione sulla necessità di avere una Banca Centrale indipendente (anche) per sottrarre la politica monetaria ai ‘desideri elettorali’ di corto raggio dei politici in Stiglitz (1998); Drazen (2002) e McNamara (2002).

[10] Si veda il seguente documento: http://listatsipras.eu/chi-siamo/programmanew.html .

[15] Ricordiamo che gli altri due eurogruppi presenti nel Parlamento Europeo – ossia il gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR) e quello di “Europa della Libertà e della Democrazia” – coerentemente con le rispettive posizioni fortemente euroscettiche quando non esplicitamente anti-europeiste, non presenteranno alcun candidato alla Presidenza della Commissione.

Bruno Marino è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Politiche alla Luiss Guido Carli. I suoi interessi di ricerca comprendono partiti e sistemi di partito in prospettiva comparata, élite politiche e la personalizzazione della politica. Ha pubblicato articoli su West European Politics, Government and Opposition, Acta Politica, Electoral Studies, European Political Science Review, Regional and Federal Studies, Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica. La sua monografia, Party Leaders and their Selection Rules in Western Europe, è stata pubblicata da Routledge.