Polonia: tra vecchia astensione e nuova destra

di Mikołaj Cześnik e Michał Kotnarowski

Il contesto

Le elezioni europee del 25 maggio sono le terze elezioni europee nella storia della moderna Polonia democratica. Le prime si sono tenute nel 2004, all’indomani dell’ingresso nell’Unione Europea, e le seconde nel 2009. Inentrambi i casi si sono verificati una bassa partecipazione elettorale e un successo dei partiti piccoli e radicali. Nel 2004 la partecipazione al voto fu infatti del 21%: il secondo valore più basso tra i paesi europei (solola Slovacchia fece peggio, col 17%). Inoltre questo valore era particolarmente basso anche al confronto con le elezioni nazionali più ravvicinate (nel 2005 ci fu infatti una partecipazione del 41% alle elezioni parlamentari e del 50% alle presidenziali). Dinamiche simili ci furono nel 2009, con una partecipazione del 25% (rispetto al 54% delle parlamentari del 2007 e al 55% delle presidenziali del 2010). In sostanza, la partecipazione elettorale alle elezioni europee in Polonia è storicamente molto bassa, sia in confronto con gli altri paesi europei che rispetto alle elezioni nazionali.

Riguardo ai piccoli partiti, nelle elezioni del 2004 avevano ottenuto un notevole successo: questo vale sia per partiti antieuropei come la Legadelle Famiglie Polacche (LPR, che ottenne il 16%) e Autodifesa della Repubblica Polacca (SRP, con l’11%) che per partiti a favore dell’Europa come Unione della Libertà (UW, con il 7%) e Socialdemocrazia Polacca (SDPL, 5%). Successo peraltro non ripetuto nel 2009, dove invece i risultati furono molto simili a quelli delle elezioni parlamentari di due anni prima; un risultato che lasciò ipotizzare che il sistema partitico polacco avesse raggiunto uno stato di relativa stabilizzazione.

Queste due tendenze (bassa partecipazione e successo dei piccoli partiti, anche se solo nel 2004) suggeriscono la rilevanza anche per la Polonia del modello delle second-order elections, in base alla teoria proposta da Reif e Schmitt (1980): elezioni viste dagli elettori come meno importanti, e tendenzialmente come poco più che un riflesso della situazione politica nazionale.

Mikołaj Cześnik, PhD, lavora all’Università delle Lettere e Scienze Sociali (SWPS), Varsavia. È membro del gruppo di ricerca del Polish National Election Study; i suoi interessi di ricerca comprendono le elezioni e i comportamenti di voto.
Michał Kotnarowski è studente di dottorato e ricercatore nella divisione di Politica Comparata presso l’Istituto di Studi Politici dell’Accademia delle Scienze di Polonia. Si occupa di ricerca elettorale e metodologia della ricerca politica, ed è membro del gruppo di ricerca del Polish National Election Study.

Tuttavia c’è un ulteriore aspetto di contesto che va menzionato: l’alto livello di consenso dell’opinione pubblica polacca rispetto al processo di integrazione europea. Circa il 60% dei polacchi era a favore dell’ingresso nell’Unione Europea nel giugno 2004 (contro un 30% di contrari) in base a un’indagine condotta poche settimane dopo l’ingresso nell’Unione (e alla vigilia delle prime elezioni europee). E il consenso verso l’integrazione europea è ancora cresciuto negli anni successivi, fino a raggiungere quasi il 90% alla metà del 2008. La tendenza è poi cambiata leggermente a partire dalla seconda metà del 2008, con un leggero calo, fino a giungere, all’inizio del 2014, a una percentuale di quasi il 75% a favore del processo di integrazione europea. Un consenso che è difficile non mettere in relazione con la grande quantità di fondi europei (sia fondi strutturali che fondi di coesione) che hanno letteralmente cambiato il paesaggio della Polonia, con interventi co-finanziati dall’UE visibili praticamente in tutte le aree del paese. Tuttavia va menzionato che, mentre è alto il consenso verso la partecipazione della Polonia all’Unione Europea, le opinioni sono invece divise sulle future direzioni di evoluzione, ovvero se si debba perseguire un’ulteriore e più profonda integrazione. In base a un’indagine del maggio 2013, un terzo dei polacchi era a favore di un rafforzamento dell’integrazione europea, rispetto a un terzo che riteneva invece che questa integrazione si fosse spinta troppo avanti, e a un ulteriore terzo senza un’opinione precisa.

Infine, va osservato un punto importante: le elezioni europee del 2014 sono state le prime dopo un periodo di quattro anni senza importanti consultazioni elettorali nazionali (si sono svolte infatti solo alcune elezioni e referenda locali), visto che l’ultima importante tornata nazionale era stata quella delle elezioni amministrative del 2010. In più, le elezioni europee del 2014 inaugurano una “maratona” di quattro elezioni nazionali che si concluderà nell’autunno 2015, e che vedrà in sequenza: le prossime elezioni amministrative previste nell’autunno 2013, l’elezione presidenziale della primavera 2015 e infine le elezioni parlamentari nell’autunno del 2015. In questo senso, le elezioni europee del 25 maggio hanno da un lato catalizzato l’attenzione degli osservatori, come possibilità di misurazione del consenso dei partiti dopo un lungo periodo privo di elezioni; al tempo stesso, la loro importanza è in parte relativa, visto che la vera battaglia elettorale si svolgerà nelle elezioni successive.

I principali temi della campagna

Il principale tema della campagna è stato, comprensibilmente, la crisi in Ucraina. Per chiari motivi geopolitici, i temi relativi alla situazione politica in Ucraina hanno sempre avuto un’importanza centrale nella politica polacca. Di conseguenza la recente crisi in Ucraina è stata sin dall’inizio seguita molto da vicino in Polonia. Durante la campagna, nei 2-3 mesi prima delle elezioni, il tema dell’Ucraina ha dominato il dibattito politico e l’opinione pubblica.

Ovviamente la maggior parte del dibattito si è focalizzata sui temi della sicurezza, in particolare dal punto di vista militare e della sicurezza esterna.La Polonia è da sempre un paese estremamente esposto alla politica estera della Russia e alle sue tendenze egemoniche. La crisi ucraina ha mostrato l’inefficacia della politica di sicurezza condotta finora dalla Polonia: una politica, condotta in stretta relazione con quella della UE nei confronti della Russia, basata sulla cooperazione e sul consenso, e orientata a un progressivo riavvicinamento verso la Russia.Conseguenza della constatazione di questa inefficacia è stata che il primo ministro Donald Tusk, finora il principale sostenitore di questo approccio, è stato pesantemente criticato durante la campagna, soprattutto dal partito conservatore di opposizione Diritto e Giustizia (PiS). Lo stesso Tusk, nel corso della crisi (e della campagna elettorale) ha fortemente rivisto le sue posizioni, adottando un atteggiamento più rigido nei confronti della Russia.

Un secondo tema importante della campagna elettorale è stato quello della sicurezza energetica: le principali direzioni della politica energetica polacca sono state al centro della discussione. La Polonia è il principale produttore di carbone della UE, e praticamente tutta la sua produzione energetica (circa il 92-94%) deriva da centrali a carbone. Ma la Polonia importa circa il 90% del suo fabbisogno di petrolio, e il 66% del gas naturale, conla Russia come fornitore principale. Questa pesante dipendenza da fornitori esterni di gas e petrolio rimane una minaccia per la sicurezza energetica del paese; e inevitabilmente il conflitto russo-ucraino (compreso le dispute sul gas) mette in pericolo la sicurezza delle forniture di gas e petrolio alla Polonia.

In generale, la campagna è stata complessivamente corretta e organizzata intorno a una discussione sui programmi. Ha prevalso il dibattito nel merito e sui programmi, mentre gli scontri politici e gli scandali sono stati relativamente poco frequenti (soprattutto in confronto con le precedenti campagne elettorali).

Il risultato delle elezioni

La partecipazione elettorale alle elezioni del 25 maggio è stata del 23.83%: bassa in modo simile alle precedenti elezioni europee, anche se non ultima tra i paesi europei; valori più bassi si sono registrati in Slovacchia (13%), Repubblica Ceca (19.5%) e Slovenia (21%).

Gli elettori polacchi hanno eletto 51 rappresentanti al Parlamento Europeo. Il miglior risultato è stato ottenuto dal principale partito di governo Piattaforma Civica (Platforma Obywatelska – PO, appartenente al gruppo EPP al Parlamento Europeo) con il 32.13% dei voti. Tuttavia il principale partito di opposizione, Diritto e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwość – PiS, gruppo ECR), ha ottenuto praticamente le stesse percentuali, con il 31.78%. Entrambi i partiti hanno ottenuto 19 seggi. Al terzo posto si è poi piazzata l’Alleanza della Sinistra Democratica (Sojusz Lewicy Demokratycznej – SLD, gruppo S&D) con il 9.44% dei voti e 5 seggi. Ma la vera sorpresa di queste elezioni è stato il quarto posto della Nuova Destra (Nowa Prawica Janusza Korwin-Mikke – NP), che ha ottenuto il 7.15% dei voti e 4 seggi. Si tratta di un partito fortemente contrario all’Unione Europea, che ha nel programma il suo scioglimento. Il suo leader, Janusz Korwin-Mikke, ha una personalità fortemente carismatica, e utilizza frequentemente slogan populisti. Questo risultato è stato finora il massimo successo del partito, che tra l’altro non è rappresentato nel parlamento nazionale. Infine, la quinta posizione è stata ottenuta dal Partito dei Contadini Polacchi (Polskie Stronnictwo Ludowe – PSL, gruppo EPP), partito minore della coalizione di governo, con il 6.80% e 4 seggi.

Il sistema elettorale prevede una soglia del 5% per le elezioni europee. Tra i partiti sotto la soglia, il miglior risultato l’ha ottenuto Polonia Unita (Solidarna Polska – SP) con il 4% (nato da una scissione del PiS), seguito da Europa+La tua mossa (Europa + Twój Ruch – E+TR) con il 3.57%. Quest’ultima è una coalizione liberale di sinistra composta da vari partiti, ma che tra l’altro incorporava il movimento Palikot, terza forza del parlamento nazionale, che alle ultime elezioni aveva ottenuto il 10%. Di conseguenza il cattivo risultato di questa coalizione è sorprendente per almeno tre motivi. Il primo è che E+TR era una delle poche alternative di sinistra ai partiti di destra e centrodestra che dominano il sistema partitico polacco (dal 2007 la somma di questi partiti non è mai scesa sotto il 69%). Il secondo è che E+TR era patrocinata e sostenuta da Aleksander Kwaśniewski, ex presidente ancora popolare. Infine, le liste di E+TR comprendevano molti importanti esponenti di sinistra e liberali.

Tabella 1 – Risultati delle elezioni per il Parlamento Europeo – Polonia
Partito

Gruppo PE

Voti (%)

Seggi

Voti (diff. sul 2009)

Seggi (diff. sul 2009)

Piattaforma Civica (PO)

EPP

32.1

19

-12.3

-6

Diritto e Giustizia (PIS)

ECR

31.78

19

+4.4

+4

Alleanza della Sinistra Democratica (SLD)

S&D

9.44

5

-2.9

-2

Nuova Destra (NP JKM)

new in EP

7.15

4

+6.1

+4

Partito dei Contadini Polacchi (PSL)

EPP

6.8

4

-0.2

+1

Polonia Unita (SP)

EFD

3.98

0

+4.0

+0

Europa+La tua mossa (E+TR)

ALDE

3.58

0

+3.6

+0

Altri

5.15

0

Totale

100.0

51

Affluenza al voto (%)

23.83

-0.7

Soglia di sbarramento per ottenere seggi (%)

5%

Abbreviazioni dei gruppi al Parlamento Europeo: EPP=European People’s Party; S&D=Progressive Alliance of Socialists and Democrats; ALDE=Alliance of Liberals and Democrats for Europe; G-EFA=The Greens–European Free Alliance; ECR=European Conservatives and Reformists; GUE-NGL=European United Left–Nordic Green Left; EFD=Europe of Freedom and Democracy;NI=Non-Inscrits.

Così come nelle altre elezioni che si svolgono in Polonia, anche in questo caso si è verificata una chiara e netta diversificazione territoriale. Il massimo consenso per PO è concentrato nel Nord e nell’Ovest del paese, ovvero nell’area precedentemente tedesca, divenuta polacca dopo la Seconda Guerra Mondiale e popolata originariamente da polacchi immigrati dall’Est, che avevano lasciato i territori passati all’Unione Sovietica. Consensi importanti per PO si sono poi registrati, oltre che nella capitale Varsavia e in varie altre grandi città, anche in Slesia (nel Sud-Ovest del paese), una regione caratterizzata da una specifica identità culturale e da un forte senso di identificazione locale. Specularmente il conservatore PiS, principale partito di opposizione, ha ottenuto i massimi consensi nell’Est del paese: un’area che non ha mai conosciuto importanti fenomeni migratori, in cui la stessa popolazione è rimasta stabilmente insediata per generazioni, mantenendo una forte religiosità e un attaccamento ai valori tradizionali. Non a caso, anche al di fuori di quest’area, il PiS ha avuto un maggior successo nelle città e nei paesi più piccoli.

In conclusione

I rappresentanti della Polonia al Parlamento Europeo costituiranno il sesto gruppo più importante per dimensione. I rappresentanti di PO e PSL si uniranno al gruppo EPP, mentre i membri di SLD aderiranno al gruppo S&D. Rimangono in parte incognite le scelte dei partiti di destra: i parlamentari eletti con il PiS aderiranno probabilmente al gruppo ECR, mentre c’è la possibilità che i parlamentari di NP formino un gruppo di tendenze antieuropee, assieme ad altri partiti euroscettici. E’ interessante osservare che i parlamentari polacchi saranno, per dimensione, il secondo gruppo nazionale all’interno del gruppo del Partito Popolare Europeo (EPP).

E senza dubbio i risultati influenzeranno la politica polacca, iniziando a dare una direzione alla “maratona elettorale” che attende il paese. I vincitori – PO e PiS – hanno rafforzato la propria posizione egemonica nei rapporti di forza elettorali: senza dubbio saranno quindi destinati a dominare le prossime campagne elettorali, mentre – a fianco del rafforzamento di SLD e PSL – la Nuova Destra di NP è emersa come un importante attore della destra polacca. Di conseguenza la vera sfida riguarda i grandi sconfitti come SP e E+TR, che – se non ripenseranno in profondità la loro offerta politica – sembrano destinati a sconfitte molto pesanti.

Riferimenti bibliografici

Reif, K. & Schmitt, H., 1980. Nine Second-Order National Elections – A Conceptual Framework for the Analysis of European Election Results. European Journal of Political Research, 8(1), ss.3–44.

Roguska, B., 2013. Stosunek Polaków do integracji europejskiej (No. BS/72/2013). Centrum Badania Opinii Społecznej (CBOS), Warszawa.

Państwowa Komisja Wyborcza, Wybory do Parlamentu Europejskiego 2009 [WWW Document]. URL http://pe2009.pkw.gov.pl/PUE/PL/WYN/F/index.htm (accessed 5.29.14).

Państwowa Komisja Wyborcza, n.d. Wybory do Parlementu Europejskiego 2014 [WWW Document]. URL http://pe2014.pkw.gov.pl/pl/ (accessed 5.28.14).