La lezione inglese

di Roberto D’Alimonte

Pubblicato sul Sole 24 Ore del 9 maggio 2015

Con il 36,9% dei voti  il partito conservatore  di Cameron ha conquistato il 51% dei seggi.  Un premio pari a 14 punti percentuali. Con il 30,4% dei voti i laburisti hanno perso ma hanno ottenuto il 36% dei seggi. E’ andata molto male invece ai liberal-democratici che con l’8% dei voti hanno preso solo 8 seggi (l’1%). A differenza del  partito nazionalista scozzese che con il 4,7% dei voti, di seggi ne ha presi 56  (sui 59 dell’intera Scozia). Dulcis in fundo, lo Ukip di Farage con il 12,6% di voti ha preso un solo seggio.

            Siamo di fronte a un sistema elettorale indiscutibilmente incostituzionale secondo i criteri della nostra Corte. Non solo. Secondo i critici nostrani dell’Italicum  non c’è alcun dubbio che la democrazia inglese sia in grave pericolo. La deriva autoritaria è dietro l’angolo. La più antica democrazia parlamentare del mondo è ormai moribonda. Come è possibile che un premier eletto da poco più di un terzo degli elettori possa governare legittimamente?

            E’ il maggioritario, bellezza!  A casa nostra non piace a molti. A Londra invece tanti hanno tirato un sospiro di sollievo.  Fino all’altro ieri la Gran Bretagna sembrava sull’orlo della ingovernabilità. Si parlava non solo di governi di coalizione, ma addirittura di governi di minoranza. Una vera iattura in quel paese. E invece gli elettori britannici oggi hanno un governo di maggioranza. Questo esito  è il prodotto del sistema elettorale. Un sistema maggioritario fortemente disproporzionale, imperniato su 650 collegi uninominali dove basta arrivare primo per vincere il seggio. Winner-takes- all. Il vincitore si prende tutto è la definizione gergale di questo sistema. Chi arriva primo si prende tutta la posta e agli altri non resta niente. Quando il sistema funziona  gli elettori eleggono ‘direttamente’ il governo del paese, come è successo questa volta.  La governabilità fa premio su tutto. Ma il costo è la disrappresentatività. Anche Tony Blair nel 2005 vinse le elezioni con il 35% dei voti.

            Naturalmente è un sistema che ha i suoi critici anche in Gran Bretagna. Tra questi spiccano i sostenitori dei partiti minori che nel corso della storia elettorale inglese sono stati sistematicamente svantaggiati. In particolare i liberal-democratici. Quando cinque anni fa Cameron non riuscì ad arrivare alla maggioranza assoluta dei seggi e fu costretto a fare un governo di coalizione proprio con i liberal-democrattici la prima richiesta del loro leader fu un referendum sul sistema elettorale. Si svolse il 5 Maggio 2011. Quel giorno i cittadini inglesi potevano decidere di abbandonare il sistema uninominale maggioritario e sostituirlo con il voto alternativo. Invece il 68% ha votato contro il cambiamento. Hanno preferito mantenere il vecchio disproporzionalissimo sistema. Hanno scelto la governabilità rispetto alla rappresentatività.

            Ma veniamo ora alla buona notizia per tutti coloro che hanno seri dubbi sulla bontà della evoluzione maggioritaria nel nostro paese. Con l’Italicum quello che è successo in Gran Bretagna accadrà in maniera diversa. E in meglio. Infatti, il vantaggio dell’Italicum sta nel fatto che chi vince avrà 340 seggi e chi perde se ne dividerà 278. Poi ci sono i 12 seggi della circoscrizione estero.  Per questo e per altri motivi legati a Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta in realtà chi vince ne avrà di più e chi perde qualcuno meno. Ma questi sono dettagli. Il punto è che l’Italicum è sì un sistema majority-assuring, cioè assicura che ci sia un vincitore certo, ma a differenza di quello inglese non è un sistema wiiner-takes-all. Il vincitore infatti non si prende tutta la posta in gioco ma solo il 54%.

            Certo, per garantire che la sera delle elezioni ci sia un vincitore certo si deve sacrificare in parte la rappresentatività. Ma solo in parte. Da noi un partito con il  13% dei voti, come l’Ukip, non viene escluso dal parlamento. Questo è il vantaggio dell’Italicum rispetto al sistema inglese, e anche rispetto a quello francese. Tra due anni in Francia assisteremo ad un altro caso analogo a quello dello Ukip inglese. Infatti il Front National di Marine Le Pen potrebbe arrivare addirittura al 20% dei voti ma senza prendere seggi o prendendo una manciata. (Clonazepam)  Questo per dire che nemmeno il maggioritario a due turni francese con i suoi collegi uninominali può impedire esiti fortemente disrappresentativi. Da noi grazie all’Italicum Salvini e Grillo possono dormire sonni tranquilli. Mal che gli vada porteranno comunque in parlamento una bella pattuglia di deputati.

            Insomma, l’esito delle elezioni inglesi è la migliore dimostrazione della bontà dell’Italicum. Con buona pace di tutti quei critici provinciali che hanno investito tanto nella sua demonizzazione.

Roberto D’Alimonte (1947) è professore ordinario nella Facoltà di Scienze Politiche della LUISS Guido Carli dove insegna Sistema Politico Italiano. Dal 1974 fino al 2009 ha insegnato presso la Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze. Ha insegnato come visiting professor nelle Università di Yale e Stanford. Collabora con il centro della New York University a Firenze. I suoi interessi di ricerca più recenti riguardano i sistemi elettorali, elezioni e comportamento di voto in Italia. A partire dal 1993 ha coordinato con Stefano Bartolini e Alessandro Chiaramonte un gruppo di ricerca su elezioni e trasformazione del sistema partitico italiano. I risultati sono stati pubblicati in una collana di volumi editi da Il Mulino: Maggioritario ma non troppo. Le elezioni del 1994; Maggioritario per caso. Le elezioni del 1996; Maggioritario finalmente? Le elezioni del 2001; Proporzionale ma non solo. Le elezioni del 2006; Proporzionale se vi pare. Le elezioni del 2008. Tra le sue pubblicazioni ci sono articoli apparsi su West European Politics, Party Politics, oltre che sulle principali riviste scientifiche italiane. E’ membro di ITANES (Italian National Election Studies). E’ editorialista de IlSole24Ore. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.