Elettori euroscettici, «vince» Forza Italia

di Roberto D’Alimonte

Pubblicato su Il Sole 24 Ore del 15 maggio

L’Europa non piace più come una volta. Sono finiti i tempi in cui l’Italia figurava in testa alla graduatoria dei paesi più europeisti. Dopo l’innamoramento è subentrato il disincanto. È quello che dicono i dati del sondaggio Cise-Sole 24 Ore. Una conferma rispetto a quello che già si sa. Secondo i dati raccolti a novembre del 2014 nell’ambito della ultima indagine pubblicata dall’Eurobarometro solo il 47% degli italiani si sente cittadino europeo contro il 74% dei tedeschi. Ci superano addirittura gli inglesi. Davanti a noi ci sono i bulgari e dietro ci sono solo i greci.

In realtà gli italiani non rifiutano l’Unione e nemmeno la moneta unica. La maggioranza (il 54%) continua a pensare che l’appartenenza all’Unione sia una cosa positiva. Coloro che ne danno un giudizio del tutto negativo sono solo il 21%, mentre un altro 25% è su una posizione agnostica. Ma questi ultimi non sono più tali quando la domanda tocca il tasto dei benefici che l’Italia ha ottenuto dalla sua appartenenza all’Unione. In questo caso il campione si polarizza nettamente con un 52% che risponde positivamente e il 45% che la pensa in modo diametralmente opposto. Per quasi la metà degli intervistati lo stare nell’Unione non ha portato reali vantaggi. Ci si sta perché non si può fare diversamente. Non si spiega altrimenti perché per una parte consistente di loro l’appartenenza all’Unione è una cosa né positiva né negativa anche se i benefici che se ne ricavano sono scarsi o nulli.

L’euroscetticismo non è però diffuso allo stesso modo tra le varie forze politiche. Su questo argomento la differenza tra gli elettori di sinistra e quelli di destra è netta. Come si vede nel grafico in pagina sono questi ultimi a essere decisamente più critici nei confronti dell’Unione. Con la sola eccezione del giudizio sulla Germania, per tutte le domande comprese nel nostro sondaggio le risposte degli elettori dei partiti di centrodestra rivelano un atteggiamento molto più euroscettico rispetto agli elettori del Pd. Per esempio, solo il 25% degli elettori democratici ritiene che l’Italia non abbia beneficiato della sua appartenenza alla Ue contro il 64% degli elettori di Forza Italia, il 59% di quelli della Lega Nord e il 57% degli elettori del M5s.

Ma è sulla questione dell’euro che viene fuori una sorpresa. A livello dell’intero campione solo il 29% degli intervistati vorrebbe uscire dalla moneta unica. Un dato simile a quello dell’ultimo Eurobarometro. Anche in questo caso la differenza tra la destra, la sinistra e Grillo c’è, ma non è così netta. Come per le altre domande sono gli elettori del Pd a essere i più europeisti. Solo il 14% è d’accordo con l’affermazione che l’Italia dovrebbe uscire dalla Eurozona. Tra gli elettori leghisti e grillini questa percentuale sale, ma resta tutto sommato contenuta. In maggioranza preferiscono restare dentro. E già questa è una novità. Ma la vera novità riguarda Forza Italia. Sono gli elettori del partito di Berlusconi a essere i più contrari all’euro. Addirittura la maggioranza di loro vorrebbe che l’Italia uscisse dalla moneta unica. E questo non è vero né per la Lega Nord né per il M5s. È questa la sorpresa.

In sintesi, sull’Europa gli italiani sono divisi ma non lo sono trasversalmente. In maggioranza sono ancora favorevoli all’Europa. Ma la differenza tra chi si colloca a destra e chi si colloca a sinistra è netta. A sinistra l’Unione è vista meglio che a destra. Non è così in tutti i paesi europei. Per esempio, in Francia l’antieuropeismo ha fatto breccia sia alla estrema destra che alla estrema sinistra. In Italia questo non si è ancora verificato. Ma visto che anche da noi gli operai tendono ad essere tra le categorie più critiche nei confronti dell’Europa non è detto che prima o poi quello che è successo in Francia non succeda anche da noi. Dipenderà, come molte altre cose, dall’andamento dell’economia.

Roberto D’Alimonte (1947) è professore ordinario nella Facoltà di Scienze Politiche della LUISS Guido Carli dove insegna Sistema Politico Italiano. Dal 1974 fino al 2009 ha insegnato presso la Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze. Ha insegnato come visiting professor nelle Università di Yale e Stanford. Collabora con il centro della New York University a Firenze. I suoi interessi di ricerca più recenti riguardano i sistemi elettorali, elezioni e comportamento di voto in Italia. A partire dal 1993 ha coordinato con Stefano Bartolini e Alessandro Chiaramonte un gruppo di ricerca su elezioni e trasformazione del sistema partitico italiano. I risultati sono stati pubblicati in una collana di volumi editi da Il Mulino: Maggioritario ma non troppo. Le elezioni del 1994; Maggioritario per caso. Le elezioni del 1996; Maggioritario finalmente? Le elezioni del 2001; Proporzionale ma non solo. Le elezioni del 2006; Proporzionale se vi pare. Le elezioni del 2008. Tra le sue pubblicazioni ci sono articoli apparsi su West European Politics, Party Politics, oltre che sulle principali riviste scientifiche italiane. E’ membro di ITANES (Italian National Election Studies). E’ editorialista de IlSole24Ore. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.