Verso le elezioni in Olanda: la credibilità dei partiti sui diversi temi

Aldo Paparo, Lorenzo De Sio, Mathilde van Ditmars

(Traduzione in italiano di Cristiano Gatti)

Come visto nell’analisi di Emanuele, De Sio e van Ditmars, i dati di sondaggio che abbiamo raccolto sull’opinione pubblica olandese includono informazioni riguardo il consenso e la priorità di una serie di importanti obiettivi di policy: analizzandoli abbiamo potuto mappare lo stato generale dell’opinione pubblica olandese e la struttura delle opportunità sulle dimensioni dei vari temi. Tuttavia, i dati che abbiamo raccolto includono anche informazioni riguardanti la credibilità di ciascuno dei diversi partiti. Sostanzialmente, agli intervistati veniva chiesto di indicare tutti i partiti che loro consideravano credibili nel raggiungere un particolare obiettivo. Riportiamo queste informazioni nella Tabella 1. Per ciascuno degli obiettivi, classificati in base al supporto di cui beneficiano nell’elettorato olandese, riportiamo anche la priorità attribuita da coloro che desiderano l’obiettivo e la lista dei quattro partiti considerati più credibili per raggiungerlo, seguito dalla percentuale dei rispondenti (sempre in favore di quell’obiettivo) che li hanno indicati come credibili.

Partiamo con i cinque temi di valence (cioè gli obiettivi condivisi) inclusi nella nostra indagine, che per definizione godono di un supporto del 100% (Stokes 1963). Su questi, il solo partito che si classifica primo per più di un obiettivo condiviso è il liberal-conservatore Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (VVD), che si piazza primo su crescita economica e protezione dal terrorismo. Su entrambi, più di un olandese su tre considera credibile il VVD. Tuttavia, su quest’ultimo punto, il Partito per la Libertà (PVV) di Geert Wilders ottiene una credibilità molto simile. Il Partito del Lavoro (PvdA) è considerato il più credibile nel combattere la disoccupazione. 50Plus (50P) e il Partito Socialista (SP) sono a pari merito per il più credibile per l’assistenza agli anziani. Infine, il partito ecologista Sinistra Verde (GL) è il più credibile, come previsto, sulla protezione dell’ambiente. Ha il maggior vantaggio sul secondo partito più credibile (più di 20 punti percentuali) fra tutti i temi di valence, anche se questo si verifica su un obiettivo che è meno saliente – approssimativamente 10 punti in meno nell’indice di priorità.

Da questi prime evidenze, possiamo dire che i partiti tradizionali sembrano essere piuttosto forti sui temi imperativi secondo gli elettori olandesi. Il maggiore sfidante (PVV) appare solo una volta tra i quattro partiti più credibili (piazzandosi secondo su protezione dal terrorismo), complessivamente tra i cinque obiettivi generali. Per di più, più di un partito tradizionale mostra un punteggio di credibilità abbastanza alto sui vari obiettivi condivisi.

Sotto gli obiettivi condivisi, la Tabella 1 riporta anche i dati su 30 obiettivi divisivi. Su 15 issue posizionali abbiamo offerto agli intervistati due opposti obiettivi da raggiungere, e abbiamo chiesto loro di selezionare il loro obiettivo preferito. Poi, come per gli obiettivi condivisi, agli intervistati è stato chiesto di indicare i partiti credibili per l’obiettivo selezionato, e assegnare un livello di priorità a quell’obiettivo. Cominciamo la nostra discussione guardando ai quindici obiettivi che sono stati scelti dalla maggioranza degli elettori olandesi (cioè gli obiettivi con un supporto maggiore al 50%). Su questi, ci sono sei diversi partiti considerati più credibili, e nessuno si classifica primo su più di tre obiettivi. Questi sono il Partito Socialista (SP), il PVV e i due attuali partner di governo – PdvA e VVD. Il partito socio-liberale Democratici 66 (D66) è chiaramente considerato il partito della libertà di scelta, poiché sono il partito più credibile su due obiettivi collegati, cioè l’estensione del diritto all’eutanasia e della legalizzazione della marijuana. Infine, e senza sorpresa, 50P è il più credibile per ridurre l’età per la pensione.

SP appare particolarmente credibile su welfare e disuguaglianza. Gode di un vantaggio in doppia cifra sul secondo partito più credibile (PvdA) sia sul ridurre le diseguaglianze di reddito sia sulla riforma sanitaria, dove più di un terzo degli elettori olandesi lo considera credibile. SP è anche il più credibile sull’abolizione dei prestiti studenteschi, ma qui solo un intervistato su sei ha selezionato il partito tra la lista dei credibili e un gruppo di altri partiti è sostanzialmente altrettanto credibile. Vale la pena sottolineare che questi tre temi sono abbastanza consensuali e importanti tra gli elettori olandesi. Essi sono supportati da più dei due terzi degli intervistati e la priorità varia dal 64 al 73%.

Il PvdA appare come il partito dell’inclusione sociale e della sicurezza del lavoro. È il partito più credibile per mantenere aperte le frontiere e assicurare le prestazioni sociali per tutti i residenti. Tuttavia, entrambi questi obiettivi sono lungi dall’essere unanimi tra gli elettori olandesi. Anzi, sono tra quelli più controversi: in entrambi i casi non più del 57% degli intervistati è d’accordo. Tra i temi in cui il PvdA è il più credibile, l’unico che è largamente sostenuto nel nostro sondaggio riguarda la disposizione di legge per un contratto a tempo determinato dopo due anni. Questo è attualmente il più consensuale tra tutti gli obiettivi divisivi inclusi nella nostra indagine – al pari del supporto all’introduzione dell’assistenza per il fine vita. Tuttavia, su tutti questi temi che vedono primo il PvdA (quindi includendo la regolazione del mercato del lavoro) la frazione degli elettori olandesi che si fidano del PvdA non supera un terzo, e il vantaggio sul secondo partito più credibile è appena tra 1 e 3 punti percentuali.

Il VVD è il partito più credibile nel mantenere le attuali direttrici di politica estera e nel non aumentare le tasse sulle carni. Quest’ultimo è l’obiettivo più condiviso dei tre, con più del 70% degli intervistati a favore. Tuttavia, è uno dei meno importanti per gli intervistati olandesi, e solo un sesto del campione considera il VVD credibile nel raggiungerlo. Riguardo i due obiettivi connessi alla politica estera (rimanere in Europa e soddisfare i requisiti NATO per le spese per la difesa) c’è una opposizione abbastanza forte: più o meno il 40% del campione è contrario. Il VVD è percepito come credibile da una larga frazione degli intervistati che preferisce questi obiettivi (37 e 43%), e rimanere in Europa è particolarmente importante per loro, ma specialmente su questo obiettivo tutti i partiti tradizionali sono considerati abbastanza credibili.

Infine, il PVV emerge come il partito che rappresenta la demarcazione culturale e il populismo. Sull’accogliere meno rifugiati e richiedere agli immigrati di adattarsi alla cultura olandese (obiettivi che sono condivisi rispettivamente dal 60 al 69% degli intervistati), il PVV mostra di gran lunga i vantaggi più larghi sul secondo partito più credibile (il VVD). Quest’ultimo è considerato credibile su entrambi i temi dal 19% degli intervistati, mentre il PVV è credibile per il 43% sull’assimilazione culturale e il 58% sui rifugiati. Questo è uno dei risultati più eclatanti di questa analisi: è il solo caso in cui un partito è considerato credibile su un obiettivo da più del 50% dei rispondenti. Questo significa che i vantaggi in credibilità sul VVD sono pari a 24 e 39 punti. Per contestualizzare queste cifre, nessuno altro partito su nessun altro tema ha un vantaggio superiore ai 14 punti. Inoltre, questi due obiettivi sono i due più importanti in termini di priorità di tutti quelli su temi posizionali (quindi escludendo i temi imperativi, ma includendo gli obiettivi minoritari, che sono selezionati da una frazione più piccola di intervistati, e quindi potrebbero essere facilmente più salienti per loro). Il terzo obiettivo su quale il PVV è il più credibile è legato al dare maggior voce al popolo: l’introduzione di referendum vincolanti.

Come accennato sopra, la Tabella 1 include anche i dati sui 15 obiettivi minoritari, quelli che hanno ricevuto meno sostegno tra gli intervistati olandesi rispetto ai loro obiettivi opposti (colorati in grigio). Qualcuno potrebbe obiettare che tali obiettivi non sono di grande interesse, poiché sono condivisi da una minoranza di elettori e come tali diventeranno difficilmente una politica di governo. Tuttavia, crediamo che in un sistema multi-partitico estremamente competitivo come quello che caratterizza l’Olanda, e in particolare in presenza di una perfetta rappresentanza proporzionale, anche questi obiettivi minoritari forniscano utili opportunità di competizione. Come sottolineato nella teoria della issue yield, per un piccolo partito che gode del 10% del supporto, anche una politica sostenuta “solo” dal 30% dei votanti può essere una opportunità molto attrattiva per la crescita elettorale (De Sio and Weber 2014; De Sio, Franklin, and Weber 2016).

Prendendo quindi in considerazione gli obiettivi minoritari, due ulteriori partiti prevedibilmente si uniscono al club dei più credibili su almeno un obiettivo. Questi sono l’Unione Cristina (CU) e il Partito per gli Animali (PvdD). CU è il partito più credibile nel non estendere il diritto all’eutanasia, mentre il PvdD è il più credibile nell’aumentare le tasse sulle carni. Questi obiettivi sono tra quelli meno condivisi, poiché solo il 21% degli elettori olandesi non vuole introdurre l’assistenza per il fine vita, e solo un po’ di più vuole aumentare la tassazione sulle carni. Ad ogni modo, essi offrono a questi partiti un livello di supporto che è significativamente più alto dell’attuale base elettorale di ciascun partito: ecco perché, in linea con la teoria della issue yield, questi temi forniscono una formidabile arma di campagna per i due piccoli partiti.

Cosa interessante, su quasi la metà di questi obiettivi minoritari (7) il partito più credibile è quello che ha espresso il Primo Ministro per gli ultimi sei anni e mezzo – il VVD.  Essi includono la regolazione del mercato del lavoro, la deducibilità dell’assicurazione sanitaria, i prestiti studenteschi, l’età di pensionamento, e altro. Tuttavia, questa evidenza è meno controintuitiva considerato che tutti e sette tali obiettivi hanno una chiara connessione con lo status quo, la maggior parte delle volte nella frase stessa (come “mantenere l’attuale…”, “conservare l’attuale…”). Gli unici due obiettivi, tra i sette, che sono condivisi da più di un terzo degli intervistati olandesi (non introdurre i referendum vincolanti né la completa legalizzazione della marijuana), sono anche tra quelli meno salienti e gli unici sui quali il VVD, sebbene primo per credibilità, è considerato credibile da frazioni minime.

Il PvdA è il più credibile su due obiettivi minoritari, entrambi collegati (ancora una volta) all’inclusione sociale: il non ridurre i rifugiati e il non imporre l’assimilazione culturale; mentre SP è il partito più credibile per non aumentare la spesa per la difesa – sebbene solo il 14% degli intervistati lo abbia scelto, cosa che indica come elettori olandesi siano abbastanza rassegnati all’aumento delle spese militari.

Infine, il PVV è il più credibile partito su tre degli obiettivi minoritari, tutti che riguardano la protezione della cultura olandese, Segnatamente, questi sono chiudere le frontiere, abbandonare l’UE e lo sciovinismo nel welfare. Vale la pena di sottolineare che, su quest’ultimo, quasi il 50% degli elettori olandesi è d’accordo, e circa il 40% sugli altri due. Questo per sottolineare come questi non siano obiettivi condivisi da una esigua minoranza: sono anzi piuttosto condivisi tra l’elettorato olandese. Inoltre, essi sono il primo, il secondo e il quarto tra gli obiettivi minoritari in termini di priorità – solo la non riduzione dei rifugiati è a quel livello. E, come osservato sugli obiettivi maggioritari, il PVV è il più capace di differenziarsi dagli altri partiti: ha il più grande, il secondo e il quarto più grande vantaggio sul secondo partito più credibile. Solo sullo sciovinismo del welfare, il vantaggio è inferiore ai 30 punti percentuali nonché a quello fatto segnare dal PvdD sulla tassa sulle carni.

Tabella 1 – Obiettivi condivisi e divisivi, in base al sostegno dell’opinione pubblica, con i partiti più credibili

tabella1

Nel complesso la situazione che emerge dai dati qui presentati mostra come il sistema partitico olandese sia complesso e frammentato. Tuttavia, i nostri dati indicano anche che il sistema non sembra essere estremamente polarizzato. La sola segmentazione significativa che emerge separa il PVV da tutti gli altri partiti. Al contrario, la lunga tradizione di cooperazione tra le élite (Lijphart 1968) sembra avere solide basi nella società olandese. Le nostre analisi mostrano chiaramente che gli elettori tendono ad assegnare la patente di credibilità non solo al loro partito, ma anche ad altri partiti – che forse hanno sperimentato responsabilità di governo concomitanti o comunque ripetute. Per confermare questa affermazione presentiamo la Tabella 2, che riporta per ogni partito, le intenzioni di voto ricevute nel nostro sondaggio (come percentuali su tutti gli intervistati) e i punteggi medi di credibilità su obiettivi condivisi e divisivi, nonché il rapporto tra questi. Possiamo vedere che, per tutti i partiti tradizionali, la quota di elettori che li considerano credibili è molto più grande dei loro elettori. L’unico partito rilevante per il quale questo non è vero è il PVV. Questo è particolarmente evidente sugli obiettivi condivisi. L’Appello Cristiano Democratico (CDA), PvdA, VVD, GL e D66 hanno tutti almeno il doppio della credibilità rispetto ai voti. Si consideri solo il caso di CDA, una volta elemento pivotale del sistema partitico olandese, che sin dalla sua fondazione negli anni Settanta ha partecipato a quasi tutti i governi, esprimendo il Primo Ministero in molti di questi. I nostri dati mostrano che non è mai il partito più credibile (non in uno solo dei 35 obiettivi), ma è tra i primi quattro partiti più credibili su tre dei cinque obiettivi condivisi, con una credibilità media del 23% nell’intero elettorato – mentre solo il 10% intende votarlo.

Tabella 2 – Percentuali di voto al partito e valutazioni di credibilità nell’intero campione

tabella2

In conclusione, la nostra indagine mostra che nel frammentato sistema partitico olandese, la multi-dimensionalità dei temi di policy fornisce una molteplicità di scelta di competizione. In particolare, noi abbiamo mostrato che i vari partiti sono stati capaci di sviluppare una vera e propria issue ownership (Budge and Farlie 1983; Petrocik 1996), e che tali schemi di credibilità richiamano il relativamente piccolo set di temi che questi partiti di solito enfatizzano, in linea con le predizioni della teoria della issue yield. Il PVV possiede la demarcazione culturale, come il PvdD possiede la protezione degli animali, e GL la protezione ambientale. Il D66 è il partito della libertà di scelta sui temi eitici, 50P è il partito degli anziani, il SP è il partito per l’aumento del welfare, il CU è il partito pro-vita, il PvdA è il partito dell’inclusione sociale, mentre il VVD è associato con i temi economici e, più in generale, con il mantenimento dello status quo. Ma il loro possesso sembra molto meno forte poiché alcuni partiti sono altrettanto credibili.

Infine, i nostri dati mostrano che i partiti tradizionali olandesi potrebbero avere problemi nell’enfatizzare i temi posizionali, poiché sono generalmente meno credibili di altri partiti di nicchia che si dedicano in particolare a quello specifico obiettivo. Inoltre, come residui di un tempo grandi partiti piglia-tutti (Kirchheimer 1966), essi potrebbero allontanare parte della loro base elettorale ponendo un forte accento su obiettivi divisivi. Al contrario, sembrano meglio equipaggiati per campagne su temi di valence. I nostri dati indicano chiaramente che essi godono di maggiore credibilità nel raggiungere i relativi obiettivi condivisi, e, inoltre, che tali obiettivi sono particolarmente importanti per gli elettori olandesi.

Bibliografia

Budge, Ian, e Dennis Farlie. 1983. Explaining and predicting elections: Issue effects and party strategies in twenty-three democracies. Taylor & Francis.

De Sio, Lorenzo, Mark N. Franklin, e Till Weber. 2016. «The risks and opportunities of Europe: How issue yield explains (non-) reactions to the financial crisis». Electoral Studies 44: 483–491.

De Sio, Lorenzo, e Till Weber. 2014. «Issue yield: A model of party strategy in multidimensional space». American Political Science Review 108 (4): 870–885.

Kirchheimer, Otto. 1966. «The transformation of the Western European party systems». In Political parties and political development, a cura di Joseph LaPalombara e Myron Weiner, 177–200. Princeton, N.J.: Princeton University Press.

Lijphart, Arend. 1968. The politics of accommodation: Pluralism and democracy in the Netherlands. Berkeley: University of California Press.

Petrocik, John R. 1996. «Issue ownership in presidential elections, with a 1980 case study». American journal of political science, 825–850.

Stokes, Donald E. 1963. «Spatial Models of Party Competition». The American Political Science Review 57 (2): 368–77.

Aldo Paparo è ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Firenze. È stato assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Politiche alla LUISS Guido Carli. Dopo il conseguimento del dottorato è stato W. Glenn Campbell and Rita Ricardo-Campbell National Fellow presso la Hoover Institution alla Stanford University, dove ha condotto una ricerca sulla identificazione di partito in chiave comparata. Ha conseguito con lode il dottorato di ricerca in Scienza della Politica presso la Scuola Normale Superiore (ex SUM) di Firenze, con una tesi sugli effetti del ciclo politico nazionale sui risultati delle elezioni locali in Europa occidentale. Ha conseguito con lode la laurea magistrale presso Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze, discutendo una tesi sulle elezioni comunali nell’Italia meridionale. Le sue principali aree di interesse sono i sistemi elettorali, i sistemi politici e il comportamento elettorale, con particolare riferimento al livello locale. Ha co-curato numerosi volumi della serie dei Dossier CISE; e ha pubblicato articoli scientifici su South European Society and Politics, Italian Political Science, Quaderni dell’Osservatorio Elettorale, Contemporary Italian Politics e su Monkey Cage. È stato inoltre co-autore di un capitolo in Terremoto elettorale (Il Mulino 2014). È membro dell’APSA, della MPSA, della ESPA, della ECPR, della SISP e della SISE. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.
Lorenzo De Sio è professore ordinario di Scienza Politica presso la LUISS Guido Carli, e direttore del CISE - Centro Italiano di Studi Elettorali. Già Jean Monnet Fellow presso lo European University Institute, Visiting Research Fellow presso la University of California, Irvine, e Campbell National Fellow presso la Stanford University, è membro di ITANES (Italian National Election Studies), ha partecipato a vari progetti di ricerca internazionali, tra cui “The True European Voter”(ESF-COST Action IS0806), the “EU Profiler” (2009) e EUandI (2014), e di recente ha dato vita al progetto ICCP (Issue Competition Comparative Project). I suoi interessi di ricerca attuali vertono sull'analisi quantitativa dei comportamenti di voto e delle strategie di partito in prospettiva comparata, con particolare attenzione al ruolo delle issues. Tra le sue pubblicazioni, accanto a vari volumi in italiano e in inglese, ci sono articoli apparsi su American Political Science Review, Comparative Political Studies, Electoral Studies, Party Politics, West European Politics, South European Society and Politics, oltre che su numerose riviste scientifiche italiane. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.
Mathilde M. van Ditmars is a doctoral researcher (PhD candidate) in the Department of Political and Social Sciences at the European University Institute in Florence. In her dissertation she investigates the impact of family dynamics on political socialization processes in Europe. More generally, she is interested in questions of voter and party behaviour and its relation to the quality of (representative) democracy.