Largo consenso per obiettivi di sinistra, ma l’asse economico destra-sinistra non è più la principale dimensione di competizione

Al di là dello studio delle tematiche considerate prioritarie, un altro aspetto interessante dell’inchiesta condotta dal CISE in vista delle prossime elezioni nel Regno Unito è il consenso degli elettori su 18 temi posizionali, selezionati in cooperazione con un team di ricercatori britannici. Nello specifico, ad ogni intervistato è stato chiesto di posizionarsi su una scala a 6 punti, dove i punti 1 e 6 rappresentano i due obiettivi rivali da raggiungere su una data tematica[1]. Guardare alla configurazione del consenso degli elettori per le diverse tematiche ci consente di ottenere un quadro chiaro di cosa gli elettori vogliono e, di conseguenza, di come si strutturano le opportunità per i partiti in questa campagna elettorale. Inoltre, questa analisi si prefigge di conseguire un ulteriore risultato: scoprire se il consenso per obiettivi diversi può essere aggregato per formare una o più dimensioni significative di competizione o se, al contrario, questo consenso è di natura idiosincratica. In altre parole, la mente degli elettori è ideologicamente coerente o no? Gli elettori si basano ancora sulla dimensione tradizionale destra-sinistra o semplicemente supportano diverse posizioni su obiettivi diversi senza alcun riferimento agli allineamenti del XX secolo?

La Tabella 1 presenta i 36 obiettivi divisivi (ciascuna delle 18 tematiche posizionali ha due alternative opposte), classificati in base al livello di consenso ottenuto.

Tabella 1. Obiettivi divisivi per consenso dell’opinione pubblica, UK 2017.

UK 2017 support

Mentre in Francia c’era una specifica Zeitgeist di destra, con quattro obiettivi (negativamente) legati agli immigrati sostenuti da più del 70% dell’elettorato, nel Regno Unito emerge un orientamento opposto, di sinistra. Con l’unica eccezione rilevante di uno sciovinismo del welfare largamente supportato (“Restringere l’accesso al welfare per gli immigrati”, con un consenso del 76% degli intervistati[2]), gli altri 7 obiettivi più supportati possono essere considerati come appartenenti ad un’agenda di sinistra. Nello specifico, gli obiettivi economici tradizionali di sinistra dominano le prime posizioni della Tabella 1. Per la precisione, l’80% degli elettori britannici vorrebbe aumentare il salario minimo e il 79% abolirebbe i contratti a zero ore per i lavoratori. Inoltre, più del 70% degli elettori vorrebbe usare un aumento delle tasse per spendere più soldi su salute e pubblici servizi, per costruire case accessibili, ridurre le differenze di reddito e il costo delle tasse universitarie. Inoltre, circa due terzi degli elettori vorrebbe nazionalizzare le ferrovie. Al di là degli obiettivi economici, un altro obiettivo di sinistra, o liberale (“Mantenere la legge che autorizza i matrimoni gay”) è altamente supportato (73%), indicando la generalizzata secolarizzazione della società inglese, coerentemente con i risultati già mostrati in Olanda e in Francia (si veda Emanuele, De Sio and Van Ditmars 2017; Emanuele, De Sio and Michel 2017). In altre parole, oltre al bisogno di essere protetti da attacchi terroristici e alle altre tematiche imperative (non analizzate in questa sede), un’agenda tradizionale laburista sembra essere l’opzione preferita dagli elettori inglesi in questa campagna elettorale. Ciononostante, dobbiamo ancora capire se il partito laburista sarà stato capace di sfruttare questa occasione a suo vantaggio o se, invece, saranno i Conservatori a spostare il focus della pubblica opinione su altre tematiche (come la protezione dal terrorismo o altri obiettivi condivisi su cui hanno più credibilità).

Il consenso dato dagli elettori ai diversi obiettivi ci racconta solo una parte della storia. Dobbiamo anche verificare se questi obiettivi sono in qualche modo connessi in modo coerente nelle menti degli elettori. In altre parole, vogliamo capire se una dimensione tradizionale di competizione destra-sinistra ancora esiste, e se questa dimensione è ancora la più importante. O se la mente degli elettori non è più ideologicamente coerente, almeno rispetto ai trend del secolo scorso.

Per fare ciò, abbiamo condotto un’analisi fattoriale esplorativa basata sulle 18 tematiche posizionali presentate sopra.

Tabella 2. Le due componenti principali e i più importanti ‘factor loadings’ ruotati (‘+’ = 0.4-0.7; ‘++’ = > 0.7)

UK 2017 factor

La Tabella 2 riporta i risultati dell’analisi fattoriale esplorativa. Vi sono riportate le due componenti più importanti che costituiscono il 36% della varianza[3]. Rispettivamente, la prima componente spiega una varianza (Eigenvalue) di 3.5, mentre la seconda ha un Eigenvalue pari a 2.97. Piuttosto sorprendente è il fatto che la prima e più importante componente (in termini di varianza spiegata) non sia la dimensione economica destra-sinistra, che è invece seconda, aggiungendo un 16.5% di varianza spiegata. La dimensione di competizione più importante riscontrata, con un 19.5% di varianza spiegata, mette insieme le tre tematiche legate all’UE (Brexit, il mercato unico, e la libertà di corcolazione delle persone) e le tre tematiche culturali legate agli immigrati (velo islamico, sciovinismo del welfare e conservazione della cultura per gli stranieri). Questa dimensione può essere chiaramente associata alla dimensione integrazione/demarcazione di Kresi et al (2006). Questa è una dimensione relativamente nuova, che sta guadagnando terreno sempre di più. Crea dei nuovi schieramenti ed è strategicamente sfruttata da coloro che vogliono sfidare lo status quo (come Wilders in Olanda e Le Pen in Francia)[4], mettendo insieme tematiche relative all’UE, all’immigrazione e (in Francia) alla globalizzazione. Questa dimensione fonde obiettivi istituzionali, culturali ed economici, andando oltre l’asse tradizionale destra-sinistra, ora coerentemente rappresentato dalla seconda componente dell’analisi fattoriale riportata in Tabella 2. Questa seconda componente è spogliata dei suoi aspetti culturali ed è fatta oggi solo di obiettivi economici. Una prova ulteriore che lo spazio politico, in UK come in molti altri paesi, è divenuto (almeno) bidimensionale.

References

Emanuele, V., De Sio, L., and Van Ditmars, M. (2017), ‘Towards the next Dutch general election: issues at stake, support and priority’, /cise/2017/03/10/towards-the-next-dutch-general-election-issues-at-stake-support-and-priority/

Emanuele, V., De Sio, L., and Michel, E. (2017), ‘A shared agenda, with a right-wing slant: public opinion priorities towards the French Presidential election’, /cise/2017/04/18/a-shared-agenda-with-a-right-wing-slant-public-opinion-priorities-towards-the-french-presidential-election/

Kriesi, H., Grande, E., Lachat, R., Dolezal, M., Bornschier, S., and Frey, T. (2006), ‘Globalization and the transformation of the national political space: Six European countries compared’, European Journal of Political Research, 45(6), 921-56.

Stokes, Donald E. (1963), ‘Spatial Models of Party Competition’, American Political Science Review 57 (2): 368–77.

[1] Inoltre, il questionario includeva 10 imperative (Stokes 1963), ossia temi che si riferiscono ad un obiettivo condiviso, su cui consenso generale è dato di default (ad esempio, protezione dal terrorismo). Questi temi sono stati esclusi da questa analisi, dal momento che il consenso è del 100%.

[2] Questi risultati sono coerenti con quanto già visto in Francia, dove le tematiche relative allo sciovinismo del welfare erano sostenute dal 70% degli intervistati (mentre in Olanda solo dal 50%)

[3] L’analisi effettuata riportava anche un terzo e un quarto fattori, poi esclusi dal momento che aggiungono un contributo molto piccolo alla varianza spiegata (rispettivamente, 9.8% e 5.7%)

[4] Mentre solitamente messa a tacere dai partiti tradizionali, pro-global e pro-UE, nelle presidenziali francesi del 2017 l’altra faccia del conflitto (la pro-europea) è stata chiaramente politicizzata per la prima volta, grazie alla campagna condotta da Emmanuel Macron.

Vincenzo Emanuele è professore associato in Scienza Politica presso la LUISS Guido Carli di Roma. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienza della Politica presso la Scuola Normale Superiore (ex SUM) di Firenze con una tesi sul processo di nazionalizzazione del voto in Europa occidentale e le sue possibili determinanti. La sua tesi ha vinto il Premio 'Enrico Melchionda' conferita alle tesi di dottorato in Scienze Politiche discusse nel triennio 2012-2014 e il Premio 'Celso Ghini' come miglior tesi di dottorato in materia elettorale del biennio 2013-2014. È membro del CISE, di ITANES (Italian National Election Studies) e del Research Network in Political Parties, Party Systems and Elections del CES (Council of European Studies). I suoi interessi di ricerca si concentrano sulle elezioni e i sistemi di partito in prospettiva comparata, con particolare riferimento ai cleavages e ai processi di nazionalizzazione e istituzionalizzazione. Ha pubblicato articoli su European Journal of Political research, Comparative Political Studies, Party Politics, South European Society and Politics, Government and Opposition, Regional and Federal Studies, Journal of Contemporary European Research, oltre che sulle principali riviste scientifiche italiane. La sua prima monografia Cleavages, institutions, and competition. Understanding vote nationalization in Western Europe (1965-2015) è edita da Rowman and Littlefield/ECPR Press (2018), mentre la seconda The deinstitutionalization of Western European party systems è edita da Palgrave Macmillan. Sulle elezioni italiane del 2018, ha curato la Special Issue di Italian Political Science ‘Who’s the winner? An analysis of the 2018 Italian general election’. Clicca qui per accedere sito internet personale. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.