Provinciali 2011: l’astensionismo asimmetrico punisce il centrodestra

di Federico De Lucia

Come si è visto a proposito del computo delle vittorie, le elezioni provinciali appena tenutesi sono state caratterizzate da una evidente multipolarizzazione dell’offerta. Le difficoltà interne che stanno vivendo centrodestra e centrosinistra a livello di politica nazionale hanno portato ad una proliferazione delle candidature minori: questo non poteva che rendere più difficile per i poli maggiori il raggiungimento della vittoria al primo turno, ed il numero dei ballottaggi è conseguentemente triplicato rispetto alle provinciali scorse. Questo dato però non ci fornisce indicazioni precise sulle vere e proprie performance elettorali dei due schieramenti maggiori. A questo fine pubblichiamo le due Figure seguenti, che riportano, in valori assoluti e percentuali, l’andamento dei due blocchi politici di centrodestra e centrosinistra nell’arco degli ultimi cinque anni (confrontando le amministrative odierne a quelle scorse, e alle ultime elezioni politiche e regionali). L’aggregato territoriale che ci interessa corrisponde alle 8 Province, tra quelle che hanno votato domenica e lunedì scorso, con le quali è possibile operare un confronto con le regionali dello scorso anno. Sono dunque escluse dal nostro aggregato le due province friulan-giuliane e quella molisana.

Per “centrodestra” e “centrosinistra” intendiamo gli aggregati formati dai partiti che attualmente si possono attribuire alle due coalizioni principali a livello nazionale. Ci siamo dunque limitati, in questa analisi, alle sole formazioni identificabili come partiti effettivamente strutturati: PD, SEL, IdV, FdS, PSI, Verdi, Radicali per il centrosinistra, e PdL, Lega Nord e La Destra per il centrodestra. Abbiamo tralasciato volutamente le liste civiche e i movimenti minori.

Figura 1

Nella Figura 1 possiamo vedere in modo inequivocabile come sono andate effettivamente le cose: l’elettorato di centrodestra si è totalmente smobilitato, in modo incomparabilmente maggiore rispetto a quello di centrosinistra, e non solo rispetto alle ultime elezioni politiche (cosa di per sé piuttosto comprensibile), ma anche rispetto alle regionali dello scorso anno. Il centrodestra perde addirittura 311.000 voti rispetto al 2010, quasi il 38% del proprio elettorato. Il centrosinistra si limita a perdere 36.000 voti, solo il 6% del proprio elettorato. In sostanza siamo tornati ad una situazione simile a quella del 2006, il momento migliore dell’Unione prodiana, con il centrosinistra in lieve vantaggio. Che l’elettorato di centrodestra (e specialmente quello berlusconiano) non si mobiliti in occasione delle elezioni amministrative è cosa abbastanza usuale. Le cose che stupiscono sono due: in primo luogo la misura del ridimensionamento rispetto alle regionali dello scorso anno, che pure erano elezioni amministrative anch’esse; in secondo luogo il fatto che tale calo abbia coinvolto, per la prima volta da molti anni, anche la quota leghista dell’elettorato di centrodestra, come già si è visto in un precedente articolo.

Se osserviamo la Figura 2, che riporta non i valori assoluti ma quelli percentuali, l’impressione è addirittura più sfavorevole nei confronti del centrodestra. Al netto delle fluttuazioni della partecipazione elettorale risulta ancora più evidente il calo dei partiti di governo rispetto alle regionali del 2010, mentre appare più nitida la capacità di tenuta che in questa occasione hanno evidenziato le sinistre. Ci teniamo a sottolineare che gli aggregati di centrodestra non comprendono l’UDC nemmeno per le scorse tornate: il crollo di PdL e Lega è interamente da addebitarsi alle proprie perdite, e non a rimodulazioni dell’offerta politica.

Figura 2

La differenza, in queste elezioni provinciali, pare dunque averla fatta la disillusione dell’elettorato di centrodestra che, disertando le urne, pare aver voluto mandare un messaggio molto chiaro ai propri rappresentanti. Vedremo se le cose cambieranno ai ballottaggi: se così non dovesse essere per le destre potrebbe essere una debacle, ed il centrosinistra, pur senza eccessivi meriti, potrebbe effettivamente ritrovarsi vincente.

Federico De Lucia ha conseguito la laurea magistrale in Scienza della Politica e dei Processi Decisionali, presso la facoltà di Scienze Politiche all’Università di Firenze, discutendo una tesi dal titolo “Le Regioni a Statuto Speciale nella Transizione italiana. Forma di governo, sistema elettorale, sistema partitico.” Nel periodo degli studi universitari ha svolto tre tirocini presso gli uffici della Regione Toscana, nel Settore di assistenza alla I Commissione (Affari Istituzionali, Programmazione e Bilancio) del Consiglio e nell'Osservatorio elettorale regionale, presso la Presidenza. Ha poi partecipato poi al Seminario di Studi e Ricerche Parlamentari "Silvano Tosi". Dal luglio 2013 al maggio 2018 ha lavorato presso FB & Associati, una società che si occupa di consulenza nel campo delle relazioni istituzionali. In tale società ha fondato e poi diretto per cinque anni FBLab, un Centro studi che si occupa di monitoraggio parlamentare e analisi dello scenario politico. Inoltre, è membro del CISE sin dalla sua costituzione, ha scritto numerosi contributi nei Dossier CISE e ha curato il quarto volume (Le Elezioni Politiche 2013). Oggi è funzionario del Ministero dell'Interno. I suoi principali interessi sono lo studio dell’assetto istituzionale, dei sistemi elettorali e dell’evoluzione storica dei sistemi partitici, nonché la raccolta, la catalogazione ed il confronto dei dati elettorali, a livello locale, nazionale ed internazionale.