Provinciali 2011: l’affluenza alle urne in occasione dei ballottaggi

di Federico De Lucia

Al turno di ballottaggio delle Provinciali 2011 l’affluenza alle urne, rispetto al primo turno, è calata di ben 15 punti percentuali. È passata, in particolare, dal 60,8% al 45,9% degli aventi diritto. Nella Tabella 1, possiamo vedere i dati della partecipazione elettorale Provincia per Provincia.

Tabella 1

Il calo è, come si vede, generalizzato. Esso varia da un minimo del 6% a Trieste ad un massimo del 14,3% a Pavia. Come vero e proprio caso anomalo, va segnalato poi il crollo di Reggio Calabria: si è recato alle urne solo il 34,6% degli elettori, quasi la metà di quanti avevano votato due settimane fa. Se il dato reggino è in gran parte spiegato con il fatto che l’elettorato meridionale è molto meno interessato all’elezione del Presidente di quanto non lo sia all’elezione dei consiglieri, e che quest’ultima era già in gran parte decisa dopo il primo turno, possiamo fare una interessante osservazione sui dati degli altri casi.

Colorando in Tabella il nome delle Province, si è segnalato quale fosse lo schieramento che si trovava in vantaggio dopo il primo turno in ciascuno dei casi in esame. Come si vede, l’affluenza cala di più dove il centrodestra era in vantaggio e cioè a Vercelli e a Pavia (oltre che a Reggio). In questi due contesti una vittoria delle sinistre poteva apparire quasi impossibile a chi avesse osservato i risultati del primo turno. Segnaliamo questa relazione per far notare un’altra possibile spiegazione dell’astensionismo degli elettori di centrodestra: potrebbe cioè darsi che l’elettorato di centrodestra abbia scelto di restare a casa non per lanciare un messaggio di insoddisfazione nei confronti dei propri partiti, ma al contrario perché in questi contesti era sicuro di aver già vinto. Tuttavia un atteggiamento del genere appare non proprio consono al momento che stiamo vivendo a livello di clima politico generale, e l’importanza cruciale che questi ballottaggi hanno assunto sotto il profilo delle loro conseguenze sulla politica nazionale avrebbe consigliato un maggior grado di attivismo militante. Questa ipotesi pare inoltre contraddetta, almeno parzialmente, dal fatto che anche a Macerata e Mantova, dove al contrario la battaglia fra i due schieramenti era apertissima, si è registrata una diminuzione dei consensi assoluti del centrodestra.

Comunque, a prescindere da quale sia il motivo per cui l’hanno fatto, restando a casa gli elettori di centrodestra hanno regalato al centrosinistra Pavia ed hanno rischiato seriamente di fare lo stesso con Vercelli.

Federico De Lucia ha conseguito la laurea magistrale in Scienza della Politica e dei Processi Decisionali, presso la facoltà di Scienze Politiche all’Università di Firenze, discutendo una tesi dal titolo “Le Regioni a Statuto Speciale nella Transizione italiana. Forma di governo, sistema elettorale, sistema partitico.” Nel periodo degli studi universitari ha svolto tre tirocini presso gli uffici della Regione Toscana, nel Settore di assistenza alla I Commissione (Affari Istituzionali, Programmazione e Bilancio) del Consiglio e nell'Osservatorio elettorale regionale, presso la Presidenza. Ha poi partecipato poi al Seminario di Studi e Ricerche Parlamentari "Silvano Tosi". Dal luglio 2013 al maggio 2018 ha lavorato presso FB & Associati, una società che si occupa di consulenza nel campo delle relazioni istituzionali. In tale società ha fondato e poi diretto per cinque anni FBLab, un Centro studi che si occupa di monitoraggio parlamentare e analisi dello scenario politico. Inoltre, è membro del CISE sin dalla sua costituzione, ha scritto numerosi contributi nei Dossier CISE e ha curato il quarto volume (Le Elezioni Politiche 2013). Oggi è funzionario del Ministero dell'Interno. I suoi principali interessi sono lo studio dell’assetto istituzionale, dei sistemi elettorali e dell’evoluzione storica dei sistemi partitici, nonché la raccolta, la catalogazione ed il confronto dei dati elettorali, a livello locale, nazionale ed internazionale.