Un Parlamento movimentato: la cronistoria dei gruppi parlamentari alla Camera

di Aldo Paparo e Federico De Lucia

Oggi il governo si trova impantanato nelle difficoltà di mantenimento di una maggioranza parlamentare. In particolare a preoccupare Berlusconi è la Camera. Ma come si è arrivati a questa situazione, considerando che le elezioni dell’aprile del 2008 gli avevano consegnato solide maggioranze in entrambi i rami del Parlamento? Certo non si trattava della più ampia maggioranza parlamentare della storia repubblicana, come troppo spesso siamo stati costretti ad ascoltare: alla Camera i 344 deputati ne facevano la maggioranza più risicata di tutta la Seconda Repubblica, a parte quella di centrosinistra dell’XI legislatura. A Palazzo  Madama, invece, i senatori della maggioranza erano 174, inferiori solo a quelli del 2001. La legislatura si apriva con 335 deputati e 173 senatori che votavano la fiducia al governo. Innumerevoli i cambi di casacca che da allora hanno modificato i rapporti di forza, fino alla situazione attuale di straordinaria precarietà: cerchiamo di ripercorrerli brevemente.

Il Pd ha perso 11 deputati, se così non fosse oggi sarebbe il gruppo più numeroso a Montecitorio: questo è il risultato dell’acquisizione dall’idv di Touadi e di 12 fuoriuscite (6 si sono accasati presso l’Udc; Calearo e Cesario sono stati tra i responsabili della prima ora e oggi sono dentro Popolo e Territorio; 3 hanno costituito la componente dell’Api, nel gruppo misto, e Gaglione, che, dopo essere transitato da noi sud, è oggi iscritto nel misto, ma senza appartenere a nessuna componente.

La Lega Nord si dimostra il partito con un più forte controllo sui propri rappresentanti parlamentari: si registra solo una defezione. Al posto di Cota, divenuto incompatibile, viene proclamato Grassano che, essendo allora già stato espulso dal movimento, viene estromesso dal gruppo: egli si iscrisse dunque al misto e oggi si trova dentro Popolo e Territorio.

L’Idv ha perso ben 7 deputati. A parte Touadi, passato al Pd, si sono tutti iscritti al gruppo misto, per poi transitare verso nuove destinazioni. Oggi Pisicchio e Giulietti sono ancora contrari al governo, mentre Misiti, Scilipoti, Razzi e Porfidia, da diverse posizioni, sostengono tutti l’esecutivo.

L’Udc conta oggi nel proprio gruppo 10 deputati eletti altrove: 6 provengono dal Pd, 3 dal Pdl e 1, Merlo, è il fondatore del Movimento associativo degli italiani all’estero. 9 sono invece i deputati che hanno abbandonato il partito di Casini: il primo è Baccini, oggi nel Pdl; segue Pionati, che, dopo aver sostato nel misto per sostenere il governo, è oggi dentro Popolo e Territorio; poi Tabacci, che è passato all’Api; ed ancora i cinque deputati che hanno dato vita al Pid; ultimo è infine Scanderebech, che oggi si trova nelle fila di Fli.

Il Pdl ha un saldo davvero molto negativo: in circa 40 mesi ben 60 deputati hanno lasciato il suo gruppo. Il grosso deriva dalla scissione dei finiani di Fli: 39 sono stati i deputati che in tutto hanno seguito il presidente della Camera lasciando il gruppo, ma 5 di essi hanno poi fatto il percorso inverso, rientrando nel partito del premier. Prima della scissione di Fli si erano avute altre 5 defezioni: Mondello verso l’Udc e 5 verso il misto (i liberaldemocratici Tanoni e Melchiorre e i due repubblicani Nucara e La Malfa, e il liberale Guzzanti, oggi membro di Popolo e Territorio). Dopo il fatidico 14 dicembre poi, il Pdl si è visto costretto a soccorrere la nascente terza gamba della maggioranza: il gruppo di Popolo e Territorio. Ad ingrossare le sue fila sono accorsi ben 9 deputati del Pdl, anche se uno di essi, Pepe, poi raggiungerà Nucara nel misto. La scissione di Forza del Sud operata da Miccicchè è inoltre costata altri 7 deputati. Negli ultimi mesi, infine, Pittelli e Versace hanno aderito al misto mentre Bonciani e D’Ippolito si sono iscritti al gruppo dell’Udc. E si tenga presente che questa analisi non può ancora registrare i malumori che attualmente montano all’interno del gruppo: i cinque dei sei firmatari della famosa lettera frondista che ancora vi militano, il gruppo degli scajoliani, senza contare le prese di posizione critiche individuali.

Fli oggi conta 26 deputati. Dei 39 ex Pdl che vi sono stati iscritti dalla sua costituzione, 5, come si è detto, sono tornati all’ovile; Moffa,Polidori, Catone e Siliquini si sono iscritti a Popolo e Territorio; Urso, Scalia, Barbareschi, Buonfiglio e Ronchi si trovano nel misto. Al gruppo finiano, invece, si è recentemente iscritto Scanderebech, proveniente dall’Udc.

Popolo e Territorio conta oggi 25 membri: 9 vengono dal Pdl; 3 dal centrosinistra (Calearo, Cesario e Scilipoti); 5 dall’udc (Pionati e 4 scissionisti del pid); 4 da Fli; 2 ex Noi Sud (Milo e Razzi); l’ex leghista Grassano e l’ex liberale ed ex pdl Guzzanti. In questo gruppo sono transitati anche Iannaccone, Belcastro, Sardelli e Porfidia, usciti dall’Mpa per formare Noi Sud e oggi iscritti al misto e integrati in Grande Sud.

Il gruppo misto al momento della sua costituzione contava 14 deputati: gli 8 dell’Mpa, i 3 delle minoranze linguistiche, Merlo del Maie, Baccini, eletto nell’Udc e Nucara, eletto nel Pdl. Oggi, invece, nel misto ci sono ben 39 deputati. Di questi 18 sono iscritti a componenti ufficiali: 5 compongono l’Api, 3 i Liberaldemocratici, 3 le minoranze linguistiche, 4 l’Mpa. 3 invece li contano i repubblicani, gli unici questa a votare la fiducia al governo. Dieci sono invece riconducibili alla nuova formazione politica meridionalista Grande Sud, favorevole all’esecutivo: 7 di essi, guidati da Miccichè, provengono dal Pdl; 3 da Noi Sud. I restanti 11 non sono iscritti a nessuna componente: Mannino (ex Udc e Pid), Sardelli (ex Mpa e Noi Sud) Gaglione (ex Pd), Versace e Pittelli (ex Pdl) si astengono sulla fiducia al governo; Giulietti (ex Idv) vota contro; mentre Barbareschi, Urso, Ronchi, Scalia, Buonfiglio al momento sono ancora da considerarsi a favore dell’esecutivo.

Al momento dunque, per tirare le somme, il governo è sostenuto nominalmente dai 216 deputati del Pdl, dai 59 leghisti, dai 25 componenti di Popolo e Territorio, e da 18 membri del gruppo misto. In totale sono 318 voti: si tenga però presente che l’onorevole Papa è in carcere, e che non è ancora chiaro come si comporteranno i vari deputati frondisti. Voteranno con il governo? Si asterranno? Voteranno addirittura contro? Se, come appare probabile, molti di loro si limiteranno ad astenersi, pur acclarando l’assenza di una maggioranza assoluta favorevole al governo, non ne comporteranno necessariamente le dimissioni.

La composizione della Camera dei Deputati all’inizio della legislatura (i gruppi favorevoli al governo aderiscono al centro, quelli di opposizione no)

La composizione della Camera dei Deputati al 14 dicembre 2010 (i gruppi favorevoli al governo aderiscono al centro, quelli di opposizione no)

NOTA: a questi bisogna aggiungere 5 astenuti: 2 di fli e 3 del gruppo misto

La composizione della Camera dei Deputati ad oggi (i gruppi favorevoli al governo aderiscono al centro, quelli di opposizione no)

Aldo Paparo è ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Firenze. È stato assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Politiche alla LUISS Guido Carli. Dopo il conseguimento del dottorato è stato W. Glenn Campbell and Rita Ricardo-Campbell National Fellow presso la Hoover Institution alla Stanford University, dove ha condotto una ricerca sulla identificazione di partito in chiave comparata. Ha conseguito con lode il dottorato di ricerca in Scienza della Politica presso la Scuola Normale Superiore (ex SUM) di Firenze, con una tesi sugli effetti del ciclo politico nazionale sui risultati delle elezioni locali in Europa occidentale. Ha conseguito con lode la laurea magistrale presso Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze, discutendo una tesi sulle elezioni comunali nell’Italia meridionale. Le sue principali aree di interesse sono i sistemi elettorali, i sistemi politici e il comportamento elettorale, con particolare riferimento al livello locale. Ha co-curato numerosi volumi della serie dei Dossier CISE; e ha pubblicato articoli scientifici su South European Society and Politics, Italian Political Science, Quaderni dell’Osservatorio Elettorale, Contemporary Italian Politics e su Monkey Cage. È stato inoltre co-autore di un capitolo in Terremoto elettorale (Il Mulino 2014). È membro dell’APSA, della MPSA, della ESPA, della ECPR, della SISP e della SISE. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.
Federico De Lucia ha conseguito la laurea magistrale in Scienza della Politica e dei Processi Decisionali, presso la facoltà di Scienze Politiche all’Università di Firenze, discutendo una tesi dal titolo “Le Regioni a Statuto Speciale nella Transizione italiana. Forma di governo, sistema elettorale, sistema partitico.” Nel periodo degli studi universitari ha svolto tre tirocini presso gli uffici della Regione Toscana, nel Settore di assistenza alla I Commissione (Affari Istituzionali, Programmazione e Bilancio) del Consiglio e nell'Osservatorio elettorale regionale, presso la Presidenza. Ha poi partecipato poi al Seminario di Studi e Ricerche Parlamentari "Silvano Tosi". Dal luglio 2013 al maggio 2018 ha lavorato presso FB & Associati, una società che si occupa di consulenza nel campo delle relazioni istituzionali. In tale società ha fondato e poi diretto per cinque anni FBLab, un Centro studi che si occupa di monitoraggio parlamentare e analisi dello scenario politico. Inoltre, è membro del CISE sin dalla sua costituzione, ha scritto numerosi contributi nei Dossier CISE e ha curato il quarto volume (Le Elezioni Politiche 2013). Oggi è funzionario del Ministero dell'Interno. I suoi principali interessi sono lo studio dell’assetto istituzionale, dei sistemi elettorali e dell’evoluzione storica dei sistemi partitici, nonché la raccolta, la catalogazione ed il confronto dei dati elettorali, a livello locale, nazionale ed internazionale.