Osservatorio Politico – Dicembre 2011: l’inizio di una transizione?

Con l’avvicinarsi della fine del 2011 esce la seconda edizione dell’Osservatorio Politico CISE. Si tratta di un’indagine campionaria svolta mediante interviste CATI (telefoniche) a un campione di 1500 intervistati, rappresentativo della popolazione italiana residente maggiorenne rispetto a sesso, età e zona geografica.

La seconda edizione dell’Osservatorio Politico permette di operare  un confronto sistematico con la stessa indagine svolta nella primavera 2011.  Già allora la nostra indagine aveva anticipato alcuni aspetti inediti della struttura delle opinioni politiche degli italiani. Anzitutto il forte calo – rispetto al 2008 – del consenso ai partiti di centrodestra, e il recupero del centrosinistra; in secondo luogo, un’ampio consenso ai temi referendari, con chiare possibilità di raggiungere il quorum. Sappiamo come andò in seguito: poche settimane dopo il centrodestra incassava una durissima sconfitta nelle elezioni amministrative; a pochi mesi di distanza i referendum raggiungevano abbondantemente un quorum in teoria inatteso.

Questa seconda edizione permette quindi di aggiornare dati e interpretazioni, tuttavia in una fase politica completamente diversa, in cui il Paese è guidato dal governo tecnico di Mario Monti, sostenuto da un’inedita maggioranza Pdl-Udc-Pd, e in una fase in cui le stesse sorti del bipolarismo italiano appaiono incerte.

La manovra economica e il governo Monti
E proprio da questi temi prendono le mosse i risultati della nostra indagine. Anzitutto la manovra economica del governo Monti: qual è il giudizio che ne danno gli intervistati? Si tratta di un giudizio che si riverbera immediatamente sul governo? Le prime risposte che emergono dai dati sono in parte attese, in parte sorprendenti. Attese per il segno negativo, sorprendenti per l’intensità: gli italiani sembrano dare un giudizio decisamente negativo sulla manovra, sia in termini di equità che di efficacia vera e propria, a conferma che dal governo Monti ci si aspettava forse di più. Tuttavia il giudizio complessivo sul governo è peggiorato solo per una minoranza del campione; e soprattutto il governo Monti è percepito come più competente rispetto a quelli che sono ritenuti attualmente i problemi più importanti. Di conseguenza lo spazio di manovra del governo appare ancora ampio. (-> vedi le tabelle e l’analisi completa)

Quali politiche?
L’agenda del governo Monti è per adesso prevalentemente economica, e verosimilmente lo rimarrà per buona parte del suo mandato. Tuttavia le opinioni degli italiani su alcuni temi chiave rivelano un consenso in parte inaspettato per alcuni temi etici, e soprattutto verso un percorso inclusivo di integrazione degli immigrati, tra cui la concessione della cittadinanza ai figli di immigrati nati in Italia, caldeggiata dal Presidente Napolitano. Che il governo Monti possa muoversi anche su questi temi? (-> vedi le tabelle e l’analisi completa)

Quali leader per le coalizioni?
Se tra le incognite per le future elezioni c’è la legge elettorale e il formato bipolare della competizione, un’incognita ulteriore è rappresentata dai leader delle diverse coalizioni. In entrambi gli schieramenti si è aperta nei mesi precedenti una competizione più o meno aperta, che si è decisamente raffreddata dopo l’insediamento del governo Monti. Abbiamo chiesto agli intervistati quali sono i candidati che ritengono più competitivi; e inoltre (separatamente per ciascuno schieramento) se c’erano altri candidati che gli intervistati preferivano maggiormente, anche se con minori probabilità di successo. I risultati sembrano premiare gli attuali leader Alfano, Bersani e Casini; ed è il leader del Pd ad apparire il più solido dei tre, con il curioso risultato che il suo giovane aspirante concorrente Renzi appare più forte tra gli elettori di centrodestra, e decisamente molto debole tra chi voterebbe per il centrosinistra. (-> vedi le tabelle e l’analisi completa)

Le intenzioni di voto attuali
Ovviamente fare una valutazione sulla configurazione complessiva del sistema partitico, e sugli scenari di competizione, non può prescindere dalla valutazione delle intenzioni di voto attuali, in questo caso a confronto con quelle della primavera 2011. Da questo punto di vista il risultato principale è la conferma del marcato indebolimento del Pdl, e di un buono stato di salute del Pd, con dinamiche più articolate per i partiti minori. Ma sullo sfondo c’è il dato più interessante: non tanto un aumento degli indecisi, ma – nei nostri dati – un aumento di coloro che dichiarano chiaramente che si asterrebbero in caso di elezioni oggi. Questo significa che le basi di calcolo delle intenzioni di voto sono più basse che in passato: le stime sono quindi più volatili, e soprattutto il risultato delle future elezioni sarà chiaramente determinato dalla capacità dei vari schieramenti di mobilitare il proprio elettorato con una proposta politica adeguata.  (-> vedi le tabelle e l’analisi completa)

I flussi di voto

In particolare di fronte ai risultati delle intenzioni di voto – che vedono il centrodestra fortemente indebolito, e il centrosinistra in buon vantaggio – viene ovvio chiedersi come si siano prodotti questi cambiamenti rispetto alla grande vittoria del centrodestra del 2008. Sono avvenuti passaggi diretti dal centrodestra al centrosinistra? Sono gli elettori di centrodestra a essere oggi indecisi o a pensare di rifugiarsi nell’astensione? E il forte astensionismo che penalizzò il centrosinistra nel 2008 verrebbe recuperato se si votasse oggi? La risposta prevalente sembra evidenziare il ruolo dell’astensione e dell’incertezza. Da un lato molti elettori di centrodestra oggi ritengono che si asterrebbero o si dichiarano indecisi, in misura decisamente superiore rispetto al centrosinistra e agli altri partiti. Dall’altro in particolare il Pd oggi sembrerebbe recuperare una quota di quegli astensionisti che penalizzarono duramente il centrosinistra nel 2008.  (-> vedi le tabelle e l’analisi completa)

Dentro una transizione?
L’impressione generale che si ricava dai dati dell’indagine è quella di una fase di transizione in cui le incognite sul sistema politico italiano si vanno moltiplicando. In particolare, la crisi della leadership berlusconiana (che i dati suggeriscono difficile da poter recuperare) potrebbe togliere un importante punto di riferimento sia per il centrodestra che, in negativo, per i suoi avversari. Incognita cui si somma il destino incerto del referendum elettorale (che verosimilmente potrebbe raggiungere il quorum, se ammesso dalla Corte Costituzionale e non evitato mediante una riforma in Parlamento) e soprattutto il futuro del centrodestra, che adesso appare faticare a mobilitare i propri elettori, a tal punto che le intenzioni di voto rivelano un vantaggio consistente del centrosinistra. L’incognita che adesso si pone è come l’azione del governo Monti interagirà con questa situazione, ponendo i partiti di fronte a nuove sfide che potrebbero eroderne il consenso e modificare i rapporti di forza.

Nota: L’indagine è stata condotta con metodologia CATI tra il 12 e il 19 dicembre 2011, su un campione di 1500 intervistati della popolazione residente maggiorenne, proporzionale per genere, età e zona di residenza (a livello provinciale, considerando la differenza tra comuni capoluogo e non capoluogo). Le interviste sono state effettuate dalla società Demetra. Informazioni complete su www.sondaggipoliticoelettorali.it .