Comunali 2012, l’offerta politica nei capoluoghi del Sud

di Vincenzo Emanuele

Il 6 e 7 maggio prossimi si svolgeranno le elezioni per il rinnovo delle amministrazioni comunali in 27 comuni capoluogo. Con 12 città al voto (14 se includiamo gli altri due capoluoghi di Oristano e Lanusei che si recheranno alle urne due settimane dopo, il 20 e 21 maggio), le regioni meridionali saranno il campo di battaglia fondamentale di questa tornata elettorale, l’ultima prima delle politiche del 2013. In attesa di conoscere il verdetto delle urne e i rapporti di forza fra i partiti e le coalizioni, è possibile sviluppare alcune considerazioni sulle caratteristiche dell’offerta politica (candidati sindaci e liste) nei capoluoghi del Sud.
Dando un rapido sguardo alle tabelle riassuntive dei singoli comuni (vedi i link delle varie città) ci si accorge subito dell’estrema eterogeneità del quadro di alleanze che emerge nelle regioni meridionali: nei 12 comuni capoluogo troviamo 12 configurazioni diverse dell’offerta politica e perfino le due coalizioni principali di centrosinistra e centrodestra risultano piuttosto fluide e flessibili all’ingresso o all’uscita dei propri componenti. Questa caratteristica di estrema disomogeneità del quadro coalizionale è dovuta principalmente a due fattori: il primo, di lungo periodo, concerne la peculiare tendenza del Sud a mostrare una maggiore frammentazione partitica e, in particolare nelle elezioni di secondo ordine, un più forte impatto dei fattori legati al contesto locale e del voto “personale”; il secondo fattore di disomogeneità, più contingente, è invece dovuto alla fase di crescente destrutturazione del sistema partitico italiano e dei blocchi politici che si sono alternati al potere durante la Seconda Repubblica. Quest’ultimo fattore trasforma la partita amministrativa in un laboratorio utile ai partiti per testare l’efficacia e la praticabilità di alleanze diverse e a volte anche inedite in vista delle politiche 2013.
La posta in gioco più importante di queste elezioni amministrative è indubbiamente rappresentata dal comune di Palermo, in cui la poltrona di sindaco è contesa da ben 11 candidati, di cui 4 realmente competitivi. Dopo dieci anni di governo del centrodestra con il sindaco Diego Cammarata, la partita sembra aperta in quella che fino a pochi anni fa veniva definita “la città più azzurra d’Italia”. Dopo aver svolto le primarie, il centrosinistra si è diviso: Pd e Sel sostengono il vincitore, Fabrizio Ferrandelli, mentre l’Idv e Federazione della sinistra contestano la regolarità delle primarie e appoggiano Leoluca Orlando, alla quarta candidatura nelle ultime 5 elezioni. Sul fronte opposto troviamo Massimo Costa, inizialmente presentato come candidato di tutto il Terzo Polo e infine, dopo la spaccatura di quest’ultimo, sostenuto da Pdl, Udc e Grande Sud (Miccichè), con l’accordo di Cantiere Popolare (l’ex Pid di Saverio Romano) a sostenerlo all’eventuale (e assai probabile) ballottaggio, dopo aver testato la forza del proprio candidato, Marianna Caronia. Il resto del Terzo Polo (Fli, Mpa e Api) ha invece lanciato la candidatura del consigliere regionale Aricò. Nonostante la norma introdotta lo scorso anno in Sicilia che prevede il 5% di sbarramento per le liste nelle elezioni dei comuni superiori ai 15.000 abitanti, il numero totale di liste (26) è rimasto piuttosto alto, a differenza degli altri due capoluoghi dell’isola al voto nei quali invece registriamo una minore frammentazione. A Trapani lo schema è simile a quello visto a Palermo, con il centrosinistra spaccato tra Sabrina Rocca candidata di Pd e Sel, e Giuseppe Caradonna (Idv e Fds), ma, a differenza del capoluogo siciliano, il Terzo Polo rimane compatto (con Giuseppe Maurici) e aumenta la propria competitività isolando il Pdl che sostiene Vito Damiano. Ad Agrigento (appena 5 candidati sindaco e 13 liste) lo schema è del tutto diverso: qui l’uscente Marco Zambuto dell’Udc si trova a fronteggiare sia il candidato di Pdl, Grande Sud e Cantiere Popolare Pennica che Mariella Lo Bello sostenuta dal Pd e da tutto il resto del Terzo Polo, mentre la sinistra radicale e l’Idv sono riunite nella lista “Agrigento Bene Comune” con Giampiero Carta.
Negli altri 9 comuni meridionali al voto riscontriamo un notevole aumento della frammentazione rispetto alla situazione siciliana, con il proliferare di liste civiche. La regione del Sud più coinvolta in queste elezioni è la Puglia, con ben 4 capoluoghi al voto. A Taranto (11 candidati sindaco e 32 liste) l’incumbent Ippazio Stefàno, al governo con una coalizione di sinistra, ha costruito un largo fronte che comprende anche il Pd e gran parte del Terzo Polo (Udc, Udeur, Api), ma ha perso per strada Rifondazione, finora alleata in giunta e adesso a sostegno di Dante Capriulo, e i Verdi che a sorpresa candidato il proprio leader nazionale Bonelli. Sul versante destro, il Pdl e il movimento di Fitto (La Puglia Prima di tutto) candidano Filippo Condemi, mentre il forte movimento locale At6-Lega d’Azione Meridionale, alleato con l’estrema destra, lancia il figlio dell’ex sindaco Giancarlo Cito. Il movimento della Poli Bortone (Io Sud), molto forte in questa regione, corre da solo al primo turno. Situazione meno confusa a Lecce, in cui si sono svolte le primarie in entrambi gli schieramenti: il sindaco uscente Perrone le ha stravinte con l’83% e adesso guida una larga coalizione con il Pdl, la lista di Fitto, Fli, altre civiche e soprattutto con il decisivo appoggio della Poli Bortone. Il centrosinistra è compatto a fianco di Loredana Capone, mentre l’Udc corre da solo. A Brindisi, in cui si rivota dopo tre anni per le dimissioni del sindaco Menniti, il centrodestra schiera il vicesindaco D’Attis, con il sostegno anche di Fli ed Mpa, mentre il centrosinistra si spacca: Pd e Sel sostengono il vincitore delle primarie Consales, che ottiene l’appoggio anche di Udc e Api, ma Idv e Federazione si sfilano e il consigliere regionale Brigante di Sel corre in solitario. Curiosa invece la situazione di Trani: qui il vincitore delle primarie di centrosinistra, il democratico Ferrante, è stato poi abbandonato dal grosso della sua coalizione, Pd compreso, che gli ha preferito Ugo Operamolla, sostenuto da un’ eterogenea cordata che va dalla sinistra (Idv, Sel, Verdi) al Terzo Polo (Udc, Fli). Sul versante opposto, alcune liste civiche e movimenti locali si sono coagulati attorno alla figura di Riserbato, candidato di “La Puglia Prima di Tutto” e vincitore delle primarie ai danni del candidato del Pdl, che si è poi accodato in coalizione.
Il 6 e 7 maggio si voterà anche a Catanzaro, in seguito alla scelta del neoeletto sindaco Michele Traversa di optare per il seggio in Parlamento dopo la sentenza della Corte Costituzionale (n. 277/2011) che ha dichiarato l’incompatibilità tra la carica di sindaco di un comune sopra i 20.000 abitanti e quella di parlamentare. Il centrodestra cercherà di mantenere il possesso della città, grazie all’appeal dell’ex sindaco Sergio Abramo, mentre il centrosinistra è compatto a sostegno di Salvatore Scalzo, già candidato appena un anno fa e sconfitto al primo turno dal dimissionario Traversa. Anche il Terzo Polo è unito, e candida Giuseppe Cieli.
Oltre a Palermo e Catanzaro, il terzo capoluogo di Regione al voto al Sud sarà L’Aquila. Nella città colpita dal terremoto di tre anni fa sembra probabile la riconferma del sindaco Massimo Cialente, che ha vinto le primarie ed è sostenuto da tutto il centrosinistra (con anche l’Api) meno l’Idv che corre da sola e i Verdi che sostengono Giorgio De Matteis, inseriti in una coalizione con il Terzo Polo, dal quale però si è sfilato Fli che appoggia un proprio candidato. In un quadro di grande frammentazione (8 candidati sindaco di cui 5 sostenuti da partiti “nazionali”) il Pdl è rimasto senza alleati e cercherà di riconquistare la città con Pierluigi Properzi.
Molto meno confusa la situazione a Isernia, in cui il centrodestra, che nel 2007 stravinse al primo turno con quasi il 70% dei consensi, ha costruito un largo fronte con Pdl, Udc, Grande Sud, Udeur e altre liste minori in appoggio a Rosa Iorio. L’unico candidato in grado di contendergli la vittoria appare Ugo De Vivo, sostenuto da tutto il centrosinistra. In questo quadro di continuità con la Seconda Repubblica l’unica voce fuori dal coro è rappresentata da Fli che, da solo, sostiene Raffaele Mauro.
Si voterà, infine, anche in due capoluoghi laziali. A Frosinone (8 candidati sindaco e 25 liste) l’uscente Marini del Pd cerca la riconferma cambiando i pezzi della sua coalizione: Idv (cha appoggia Marzi con il Psi), Sel e Rifondazione (con Marina Kovari) alleati finora in consiglio escono dall’alleanza, rimpolpata dall’ingresso del Terzo Polo. Pdl, Udeur e 7 liste civiche appoggiano invece Nicola Ottaviani, che ha vinto le primarie. Il centrodestra ha svolto le primarie anche a Rieti: il vincitore, Antonio Perelli sfiderà Simone Pietrangeli (Sel) sostenuto da tutto il centrosinistra, mentre il Terzo polo si divide fra Gherardi (Udc) e Mareri (Mpa) e La Destra di Storace sostiene Antonio Emili.
Merita poi una considerazione conclusiva anche il Movimento Cinque Stelle, presente in 6 comuni su 12, in cerca di un radicamento nel Mezzogiorno dopo i successi ottenuti negli ultimi anni al Centro-Nord. Infine, da questo quadro emerge ancora una volta il carattere fortemente locale che orienta la gran parte delle consultazioni al Sud: pur trattandosi dei comuni più grandi, ben 25 candidati sindaco su 86 (il 29%) fanno riferimento esclusivamente a liste civiche o personali, senza alcun appoggio da parte dei partiti politici “nazionali” (fra i quali abbiamo incluso lo stesso Movimento Cinque Stelle, l’Adc di Pionati e perfino “Io Sud” della Poli Bortone).

Vincenzo Emanuele è professore associato in Scienza Politica presso la LUISS Guido Carli di Roma. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienza della Politica presso la Scuola Normale Superiore (ex SUM) di Firenze con una tesi sul processo di nazionalizzazione del voto in Europa occidentale e le sue possibili determinanti. La sua tesi ha vinto il Premio 'Enrico Melchionda' conferita alle tesi di dottorato in Scienze Politiche discusse nel triennio 2012-2014 e il Premio 'Celso Ghini' come miglior tesi di dottorato in materia elettorale del biennio 2013-2014. È membro del CISE, di ITANES (Italian National Election Studies) e del Research Network in Political Parties, Party Systems and Elections del CES (Council of European Studies). I suoi interessi di ricerca si concentrano sulle elezioni e i sistemi di partito in prospettiva comparata, con particolare riferimento ai cleavages e ai processi di nazionalizzazione e istituzionalizzazione. Ha pubblicato articoli su European Journal of Political research, Comparative Political Studies, Party Politics, South European Society and Politics, Government and Opposition, Regional and Federal Studies, Journal of Contemporary European Research, oltre che sulle principali riviste scientifiche italiane. La sua prima monografia Cleavages, institutions, and competition. Understanding vote nationalization in Western Europe (1965-2015) è edita da Rowman and Littlefield/ECPR Press (2018), mentre la seconda The deinstitutionalization of Western European party systems è edita da Palgrave Macmillan. Sulle elezioni italiane del 2018, ha curato la Special Issue di Italian Political Science ‘Who’s the winner? An analysis of the 2018 Italian general election’. Clicca qui per accedere sito internet personale. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.