Elezioni in Francia, i socialisti riconquistano l’Eliseo

 

di Vincenzo Emanuele e Matteo Cataldi

Dopo due settimane di serrata campagna elettorale, condite dal dibattito televisivo di mercoledì scorso, si è conclusa la lunga corsa verso la conquista della Presidenza della Quinta Repubblica francese. Ha vinto Hollande, come pronosticato da tutti i sondaggi in queste ultime settimane, con il 51,6% dei voti contro il 48,4% di Sarkozy. Il cambio della guardia all’Eliseo è un fatto storico: erano 17 anni che i socialisti non occupavano la massima carica dello stato, 24 che non vincevano un’elezione presidenziale (l’ultima volta era stato Mitterand nel 1988, rieletto per il secondo mandato contro Chirac).

Come quasi sempre è accaduto dal 1958  in poi la partecipazione al voto tra primo e secondo turno è cresciuta: rispetto a due settimane fasi sono recati a votare ben 567.000 elettori in più (l’80,3% del corpo elettorale), dato che testimonia la vitalità della democrazia francese e che rappresenta un’ulteriore conferma del buon funzionamento del sistema elettorale a doppio turno. Questo sistema fa sì che le forze politiche misurino la propria consistenza elettorale al primo turno, che serve quindi a fotografare i rapporti di forza esistenti nel paese, mentre il ballottaggio, due settimane dopo, diviene la partita decisiva per la Presidenza e ciò spiega la rimobilitazione di elettori tra primo e secondo turno: i francesi hanno particolarmente a cuore l’istituzione della Presidenza e sentono l’importanza della ricorrenza elettorale, e quindi si recano in massa alle urne anche quando il proprio candidato preferito è già uscito di scena al primo turno.

Un confronto con i risultati del primo turno mostra, ben al di là del semplice scarto tra Hollande e Sarkozy, l’eccezionalità del risultato ottenuto dal nuovo Presidente. Due settimane fa l’area di destra, costituita dalla somma dei voti a Sarkozy, Le Pen e Dupont-Aignan rappresentava ancora la maggioranza relativa dell’elettorato francese: i tre sommavano infatti il 46,9% dei voti, contro il 43,7% del’area di sinistra (Hollande, Mélenchon, Joly, Poutou, Arthaud). Oggi la situazione si è ribaltata, il che significa che Hollande è riuscito ad andare oltre i consensi della gauche tradizionale, sfondando nel centro di Bayrou che non a caso aveva dichiarato il proprio voto al candidato del Ps. Non solo, ma è probabile che Hollande sia riuscito a recuperare anche una porzione di elettorato di Marine Le Pen, dal momento che la regione di Nord-Pas de Calais, caratterizzata da un forte insediamento operaio, in cui il Front National aveva raggiunto il 23,3% dei voti al primo turno, è tornata socialista. Per il resto le differenze territoriali emerse al primo turno si confermano: Hollande prevale nelle regioni del Sud-ovest e del Centro, oltre che in Bretagna, mentre Sarkozy, esattamente come due settimane fa, risulta vincente nelle regioni orientali, dal Nord est (Ardenne, Lorena, Alsazia e Franche-Comte) al Sud est (Provenza, Costa azzurra e Corsica), dove sembra che i voti di Marine Le Pen siano confluiti in massima parte sull’ex Presidente.

Vincenzo Emanuele è professore associato in Scienza Politica presso la LUISS Guido Carli di Roma. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienza della Politica presso la Scuola Normale Superiore (ex SUM) di Firenze con una tesi sul processo di nazionalizzazione del voto in Europa occidentale e le sue possibili determinanti. La sua tesi ha vinto il Premio 'Enrico Melchionda' conferita alle tesi di dottorato in Scienze Politiche discusse nel triennio 2012-2014 e il Premio 'Celso Ghini' come miglior tesi di dottorato in materia elettorale del biennio 2013-2014. È membro del CISE, di ITANES (Italian National Election Studies) e del Research Network in Political Parties, Party Systems and Elections del CES (Council of European Studies). I suoi interessi di ricerca si concentrano sulle elezioni e i sistemi di partito in prospettiva comparata, con particolare riferimento ai cleavages e ai processi di nazionalizzazione e istituzionalizzazione. Ha pubblicato articoli su European Journal of Political research, Comparative Political Studies, Party Politics, South European Society and Politics, Government and Opposition, Regional and Federal Studies, Journal of Contemporary European Research, oltre che sulle principali riviste scientifiche italiane. La sua prima monografia Cleavages, institutions, and competition. Understanding vote nationalization in Western Europe (1965-2015) è edita da Rowman and Littlefield/ECPR Press (2018), mentre la seconda The deinstitutionalization of Western European party systems è edita da Palgrave Macmillan. Sulle elezioni italiane del 2018, ha curato la Special Issue di Italian Political Science ‘Who’s the winner? An analysis of the 2018 Italian general election’. Clicca qui per accedere sito internet personale. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.
Matteo Cataldi si è laureato presso la Facoltà di Scienze politiche “Cesare Alfieri” dell’Università di Firenze con una tesi sulla competitività delle elezioni italiane. È stato ricercatore presso Tolomeo Studi e Ricerche e ha pubblicato articoli su Polena e Quaderni dell’Osservatorio Elettorale, è co-autore di un capitolo di Terremoto elettorale (Il Mulino, 2014) e co-curatore di vari Dossier CISE e di numerose note di ricerche apparse nella serie di Dossier. Ha inoltre curato l’appendice al volume Proporzionale se vi pare (Il Mulino, 2010). I suoi interessi di ricerca comprendono lo studio del comportamento elettorale e in particolare il cambiamento della geografia del voto, anche attraverso i più recenti sviluppi degli applicativi GIS in ambito politico-sociale. È membro SISP e dello Standing Group POPE – Partiti Opinione Pubblica Elezioni.