Lombardia e Campania, duello per il Senato

di Roberto D’Alimonte

Pubblicato sul Sole 24 Ore l’ 8 gennaio 2013

E’ al Senato che si giocherà la partita decisiva per il governo del paese.  Tanto più ora che si ha la certezza che Pdl e Lega  si presenteranno uniti nelle regioni del Nord. E’ quanto emerge chiaramente dai cinque sondaggi regionali fatti dalla Ipsos per questo giornale. Lo si sapeva, ma senza dati sulle intenzioni di voto nelle regioni chiave era  solo una ipotesi di lavoro che faceva parte di uno schema  per la analisi delle prossime elezioni: vittoria del centrosinistra alla Camera , incertezza al Senato.

             In Lombardia, Campania e Sicilia l’esito del voto è assolutamente imprevedibile con una sostanziale parità tra la coalizione Pd-Sel e quella guidata da Berlusconi. In Piemonte e Lazio invece il vantaggio dello schieramento di centrosinistra è netto. Manca in questa analisi il  Veneto. Tuttavia, visto il risultato della Lombardia e l’accordo Pdl-Lega, anche questa regione può essere aggiunta alla categoria di quelle contendibili.  Con tutte queste regioni in bilico l’esito della competizione al Senato è del tutto incerto. Il centrosinistra avrà la maggioranza relativa dei seggi ma il raggiungimento della maggioranza assoluta non è affatto scontato. Basterebbe la perdita del premio in Lombardia e in Veneto per mancare l’obiettivo anche vincendo in tutte le altre regioni. compresa la Campania. Lo stesso accadrebbe sia nel caso in cui il centrodestra vincesse in Campania e in Lombardia sia nel caso in cui vincesse in Lombardia e Sicilia. A maggior ragione se a queste regioni si aggiungesse anche il  Veneto. In tutti questi casi si creerebbe di nuovo una situazione simile a quella del 2006  quando l’Unione di Prodi ottenne al Senato solo un seggio in più della Casa delle libertà di Berlusconi. Anzi peggio, perché il vincente della Camera potrebbe non avere neppure una maggioranza risicata al Senato.

            La Campania è la vera sorpresa di questo sondaggio. Di Lombardia e Sicilia  si sapeva. Ma la Campania sembrava una regione sicura per il centrosinistra. Poi però è arrivata sulla scena la formazione arancione sponsorizzata dal sindaco di Napoli De Magistris e guidata da Ingroia e le cose sembrano cambiate.  La stima Ipsos delle intenzioni di voto per gli ‘arancioni’ è al  11,2  %.  Un ottimo risultato che consentirebbe di ottenere seggi anche al Senato, visto che in questa arena la soglia è dell’   8 %.  Si deve alla forza di questa lista la debolezza relativa della coalizione di Bersani.  Il suo  30,5 % non la mette al riparo dalla concorrenza del centrodestra che qui, a differenza per esempio del Lazio, dimostra di raccogliere una quota significativa di consensi, pari al 28,5 %.  Nella lotteria del Senato la Campania pesa molto. Dopo la Lombardia è quella che pesa di più con 29 seggi totali di cui 16 vanno al vincente e 13 ai perdenti che qui saranno relativamente tanti visto il numero di liste in grado di superare la soglia di sbarramento. Così la sinistra massimalista potrebbe  favorire a Napoli la vittoria di Berlusconi e impedire al centrosinistra di governare da solo a Roma.  Anche nel 2006 si andò vicino ad un esito simile in Campania. Il partito marxista-leninista si presentò contro l’Unione.  Prodi vinse, ma per soli 25.000 voti. Chissà se  nel 2013 il voto utile darà una mano a Bersani ?

            A beneficiare della incertezza che regna nelle regioni-chiave potrebbe essere proprio Monti. Da quello che emerge da questi dati l’attuale premier non ha né la possibilità di vincere alla Camera né quella di vincere in alcuna regione al Senato, In queste condizioni, per  poter pesare nella formazione del prossimo governo deve sperare che Berlusconi vinca in alcune delle regioni in bilico. Se questo accadesse i seggi del ‘partito di Monti’  diventerebbero decisivi al Senato  per fare il governo sulla base di una alleanza con la coalizione di centrosinistra. In altre parole Monti deve ‘tifare’ Berlusconi. E’ uno dei paradossi della politica italiana di oggi. Sarà Berlusconi a spianare la strada del governo al professore ?  I dati di questo sondaggio dicono che la cosa è possibile.  Dipende da quello che succederà in Lombardia, Veneto, Campania e Sicilia.

            Quello che invece è impossibile è che Berlusconi possa diventare determinante al Senato . Può solo impedire a Bersani e Vendola di governare da soli.  In questo contesto la sua funzione preterintenzionale è quella di favorire la formazione di un governo sinistra-centro. Solo se la coalizione-lista di Monti al Senato scendesse  dovunque sotto l’ 8 % dei voti  lo scenario cambierebbe. E questo il Cavaliere lo sa. Ed è perciò che considera Monti e il terzopolismo come i suoi avversari più insidiosi. La polemica sui ‘centrino’ e sui ‘leaderini’, nonché la sua riscoperta  dei vantaggi del bipolarismo, sono funzionali al suo tentativo di  ridimensionare la sfida del premier in modo da prenderne il posto come attore determinante al Senato. Da questi dati sembra una sfida impossibile. Monti non ‘sfonda’ ma la sua percentuale di consensi  supera dovunque l’ 8 %. Le intenzioni  di voto alla sua lista  vanno dal  14,2 % della Campania al 16,8 % del Piemonte. Ma il suo bacino elettorale è anche più ampio e si aggira intorno al 25 % dei voti. Tutto è ancora molto fluido ma è difficile immaginare che questo consenso possa evaporare nel corso della campagna elettorale.  Monti potrà non diventare il secondo polo del sistema politico, ma anche come terzo polo potrebbe giocare un ruolo molto rilevante in queste elezioni e dopo.

Roberto D’Alimonte (1947) è professore ordinario nella Facoltà di Scienze Politiche della LUISS Guido Carli dove insegna Sistema Politico Italiano. Dal 1974 fino al 2009 ha insegnato presso la Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze. Ha insegnato come visiting professor nelle Università di Yale e Stanford. Collabora con il centro della New York University a Firenze. I suoi interessi di ricerca più recenti riguardano i sistemi elettorali, elezioni e comportamento di voto in Italia. A partire dal 1993 ha coordinato con Stefano Bartolini e Alessandro Chiaramonte un gruppo di ricerca su elezioni e trasformazione del sistema partitico italiano. I risultati sono stati pubblicati in una collana di volumi editi da Il Mulino: Maggioritario ma non troppo. Le elezioni del 1994; Maggioritario per caso. Le elezioni del 1996; Maggioritario finalmente? Le elezioni del 2001; Proporzionale ma non solo. Le elezioni del 2006; Proporzionale se vi pare. Le elezioni del 2008. Tra le sue pubblicazioni ci sono articoli apparsi su West European Politics, Party Politics, oltre che sulle principali riviste scientifiche italiane. E’ membro di ITANES (Italian National Election Studies). E’ editorialista de IlSole24Ore. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.