Liste UDC e FLI: un esempio da manuale sull’utilizzo delle pluricandidature

di Federico De Lucia

In un precedente articolo, si è dato conto della composizione politica di due delle quattro liste montiane che i prossimi 24 e 25 febbraio si presenteranno agli elettori: in particolare abbiamo analizzato la lista Scelta Civica, presentata alla Camera dei Deputati come espressione esclusiva del mondo di associazioni  politiche e culturali extraparlamentari che ha scelto di supportare il Presidente del Consiglio uscente, e la lista unica che tali associazioni hanno presentato con UDC e FLI per il Senato della Repubblica. Ora che sono state rese note, possiamo dar conto anche della composizione delle altre due liste che la coalizione presenterà alla Camera: quelle, prettamente partitiche, di UDC e FLI.

Come già si è detto altrove, la nostra simulazione ipotizza che lo schieramento centrista ottenga un cifra complessiva del 15%, suddiviso in un 10% alla lista civica e in un 5% complessivo alle due liste partitiche (i sondaggi parlano in particolare di un UDC al 3,5-4% e un FLI all’1-1,5%). Ricordiamo che alla Camera la soglia di sbarramento è del 2%, ma è prevista una deroga per la prima lista che, in ogni coalizione, si collochi al di sotto si tale quota di consenso: entrambe le liste in questione, dunque, otterranno l’accesso alla rappresentanza. In particolare, la nostra simulazione assegna all’UDC 16-18 deputati, e a FLI 5-7 deputati.

Purtroppo, quando si scende a livelli di consenso così bassi, diviene abbastanza difficile sapere in anticipo dove scatteranno le posizioni eleggibili. Può essere interessante però far notare come anche i vertici dei partiti in questione siano immersi in questa situazione di incertezza. Questo appare evidente nell’uso che essi hanno fatto di uno degli strumenti più caratteristici, e più controversi, dell’attuale legge elettorale: le pluricandidature.

La classe dirigente dei due partiti appare fortemente proiettata alla soddisfazione di un solo interesse: la propria rielezione. In un contesto in cui i posti in palio sono pochi, e in cui non si sa dove essi scatteranno, l’unico modo per avere la certezza ex ante dell’elezione è candidarsi in un numero maggiore di circoscrizioni. La misura d’uso delle pluricandidature è pertanto inversamente proporzionale alla misura di consenso prevista per un certo partito. Nella lista dell’UDC, 8 candidati occupano in tutto 26 posizioni eleggibili. Nelle lista di FLI le pluricandidature sono addirittura molteplici: Fini è capolista ovunque e sono ben 11 i parlamentari uscenti che hanno ottenuto almeno una doppia candidatura (Italo Bocchino e Roberto Menia ne hanno ottenute 5, Fabio Granata 3).

Partiamo dall’UDC, sul quale è possibile fare previsioni leggermente più attendibili. Praticamente tutte le prime 18 posizioni eleggibili che noi prevediamo scattino per la lista UDC alla Camera sono occupate da soli 8 candidati: 2 esterni al Parlamento (il ministro Mario Catania e il consigliere del CNEL Natalino Guerrini) e 6 parlamentari uscenti (Rocco Buttiglione, Lorenzo Cesa, Ferdinando Adornato, Gian Luca Galletti, Paola Binetti e Gian Piero D’Alia). Per costoro, dunque, l’elezione è assicurata: saranno le loro opzioni incrociate (verosimilmente concordate) a decidere, mediante il meccanismo dei ripescaggi, gli altri 10 eletti centristi. L’impossibilità di sapere, oggi, quali saranno le opzioni di elezione di questi candidati, non ci consente di essere molto precisi sulla composizione della pattuglia casiniana che siederà in Parlamento nella prossima legislatura. Possiamo però dar conto di quale sia il prevedibile destino dei 42 (37 deputati e 5 senatori) parlamentari uscenti dell’UDC.

Tabella 1. Liste Monti: la sorte dei parlamentari uscenti dell’UDC

 

Nel complesso, sono in 24 i parlamentari UDC uscenti che hanno trovato spazio nelle liste. Fra i 18 esclusi si contano anche personalità di spicco del partito come Luca Volontè e Savino Pezzotta, parlamentari di lunghissimo corso come Mario Tassone e Teresio Delfino, e soprattutto alcuni ex PD che erano transitati nel partito di Casini nel corso della Legislatura (i teodem Renzo Lusetti ed Enzo Carra, oltreché i senatori Claudio Gustavino e Achille Serra). Dei 24 ricandidati, 11 sono stati inseriti in posizioni certamente eleggibili (i 6 pluricandidati che abbiamo citato sopra nella lista del partito alla Camera, più 5 candidati che hanno ottenuto una posizione alta nella lista unica per il Senato, fra i quali Casini). Oltre a questi 11 eletti sicuri, vi sono altri 9 parlamentari uscenti (2 nella lista unica per il Senato, e 7 in quella targata UDC alla Camera) che potrebbero essere ripescati a seguito delle opzioni dei plurieletti. Pertanto, sui circa 28 eletti UDC che prevediamo per la prossima legislatura (18 nella lista UDC alla Camera e 10 nella lista unica al Senato), i rieletti saranno dunque vicini ai 20. Fra essi, solo 2 donne: Paola Binetti (eletta certamente) e Gabriella Carlucci (possibile ripescata in Puglia).

Passando a FLI, la situazione è molto più complessa: i sondaggi danno il partito a livelli di consenso molto bassi, ed è molto difficile immaginare come tale consenso si distribuirà sul territorio. È pertanto quasi impossibile prevedere dove scatteranno i 7 seggi che stimiamo possano al massimo andare al partito di Fini. Il Presidente della Camera, consapevole di questa situazione, si è presentato capolista in tutte le circoscrizioni, e pertanto risulterà eletto un numero di volte pari al numero di eletti che farà il suo partito. Optando, dopo le elezioni, per una delle sue elezioni, e manovrando le opzioni degli altri plurieletti collocati sotto di lui nelle varie liste, Fini potrà sostanzialmente decidere ex post quali saranno i suoi compagni di strada. E, a giudicare dal numero di pluricandidature, saranno quasi certamente tutti parlamentari uscenti. In corsa per questi 6 posti ci sono, nell’ordine di probabilità: Italo Bocchino, Roberto Menia, Fabio Granata, Flavia Perina, Chiara Moroni, Carmelo Briguglio, Deodato Scanderebech, Luigi Muro, Claudio Barbaro.  Al Senato invece, sono in buona posizione Benedetto Della Vedova, Giulia Bongiorno, Mario Baldassarri e Giuseppe Consolo. In tutto quindi, 11 parlamentari uscenti su 11 eletti complessivi di FLI, di cui 3 donne.

Tabella 2. Liste Monti: la sorte dei parlamentari uscenti di FLI

Federico De Lucia ha conseguito la laurea magistrale in Scienza della Politica e dei Processi Decisionali, presso la facoltà di Scienze Politiche all’Università di Firenze, discutendo una tesi dal titolo “Le Regioni a Statuto Speciale nella Transizione italiana. Forma di governo, sistema elettorale, sistema partitico.” Nel periodo degli studi universitari ha svolto tre tirocini presso gli uffici della Regione Toscana, nel Settore di assistenza alla I Commissione (Affari Istituzionali, Programmazione e Bilancio) del Consiglio e nell'Osservatorio elettorale regionale, presso la Presidenza. Ha poi partecipato poi al Seminario di Studi e Ricerche Parlamentari "Silvano Tosi". Dal luglio 2013 al maggio 2018 ha lavorato presso FB & Associati, una società che si occupa di consulenza nel campo delle relazioni istituzionali. In tale società ha fondato e poi diretto per cinque anni FBLab, un Centro studi che si occupa di monitoraggio parlamentare e analisi dello scenario politico. Inoltre, è membro del CISE sin dalla sua costituzione, ha scritto numerosi contributi nei Dossier CISE e ha curato il quarto volume (Le Elezioni Politiche 2013). Oggi è funzionario del Ministero dell'Interno. I suoi principali interessi sono lo studio dell’assetto istituzionale, dei sistemi elettorali e dell’evoluzione storica dei sistemi partitici, nonché la raccolta, la catalogazione ed il confronto dei dati elettorali, a livello locale, nazionale ed internazionale.