Le elezioni nel Lazio

   


La rubrica “il CISE ospita” è dedicata ad analisi che riceviamo da studiosi esterni al CISE, e che contribuiscono ad arricchire le nostre riflessioni.

Luca Carrieri è laureando nel corso di laurea magistrale in Scienze della politica e dei processi decisionali dell’Università di Firenze con una tesi sul cambiamento dei modelli organizzativi dei partiti.

 


di Luca Carrieri

Il 24 e 25 Febbraio si è votato contestualmente per il rinnovo del Parlamento e per il rinnovo del consiglio regionale e del presidente della regione nel Lazio. Questo consente di confrontare direttamente gli esiti del voto politico e del voto amministrativo in una delle regioni più popolose del paese. Nella tabella 1 sono riportati i voti in percentuale dei partiti e delle coalizioni per la Camera dei Deputati, i voti per il Consiglio regionale ed i differenziali tra le due arene. Nella tabella 2 sono riportati i voti in percentuale per i candidati presidente alla regione Lazio, i voti di lista per coalizione  e gli scarti tra i due ambiti.

Tab. 1 – Confronto fra risultati alla Camera e quelli proporzionali delle elezioni regionali.


   Tab. 2 – Confronto fra  proporzionale e maggioritario nelle elezioni regionali.

Sia alla Camera che alla regione è la coalizione di centrosinistra ad essere la più votata, ma con uno scarto molto diverso. Infatti alla Camera il centrosinistra ha il 29,84%, solo +1,78 rispetto al Movimento 5 stelle (il primo partito della regione) e +1,91 rispetto al centrodestra. Nessun partito o coalizione raggiunge alla Camera la soglia del 30%. Lo scenario cambia notevolmente alla regione dove il centrosinistra si attesta al 41,63% registrando un differenziale di +11,79 rispetto alla Camera. Anche il candidato presidente del centrosinistra conquista il primo posto con più del 40% dei voti, anche se il suo risultato è leggermente inferiore a quello del voto di lista (-0,98%). Ad aver trainato questo risultato del centrosinistra alla regione è una buona performance del Partito democratico che raccoglie un +4,01 rispetto alla Camera (ed un risultato migliore rispetto a quello delle precedenti regionali) ed il vero e proprio balzo in avanti delle altre liste del centrosinistra che ottengono un +7,93. Tra queste liste spicca la Lista Zingaretti con il 4,51%, seguono il Psi con l’1,98% ed il Cd con l’1,73%. Pur avendo riscontrato un lieve decremento percentuale di voti rispetto alla propria coalizione di liste, Nicola Zingaretti ha sicuramente portato una consistente dote di voti alla coalizione attraverso la propria lista. Inoltre potrebbe aver dato una spinta al proprio partito di appartenenza, il Pd, che ha avuto un buon risultato sia rispetto alle politiche che alle precedenti regionali. Il centrosinistra alla regione ha anche beneficiato di un formato maggiormente ampio della propria coalizione, adatto al terreno del competizione regionale, mentre alla Camera si è presentato con sole 3 liste.

Anche il centrodestra ha riportato un risultato migliore alla regione rispetto alla Camera ottenendo un +4,87. Questo incremento è principalmente dovuto ai miglioramenti relativi di Fdi e di Ld, ma non del Pdl, che è invece calato di 1,65 punti percentuali. Anche in questo caso la voce più consistente del miglioramento rispetto al voto della Camera è rappresentata dalle formazioni politiche minori altri. Gli “altri” di centrodestra infatti registrano un +3,9 e si tratta di ben 9 liste, nessuna delle quali raggiunge più del 2% dei voti. La candidatura di Francesco Storace, già presidente della regione dal 2000 al 2005, è stata un insuccesso. Il candidato del centrodestra si è fermato al 29,32% contro il 32,80% della coalizione di liste che lo appoggiava, con uno scarto di -3,48 punti percentuali. La Lista civica Storace si è fermata ad un modesto 1,63%, mentre il partito di Storace, La destra, ha avuto un buon risultato alle regionali rispetto alla Camera, anche se non travolgente. Anche il centrodestra alle regionali ha goduto i frutti di un formato all-inclusive della propria coalizione, con l’unica differenza, rispetto al centrosinistra, che tale formato non si discostava più di tanto da quello presentato alla Camera.

Il Movimento 5 stelle ha avuto uno straordinario risultato alla Camera nel Lazio (in particolare nella circoscrizione Lazio 1, corrispondente all’intera provincia di Roma), in cui è il primo partito con il 28,06%, registrando un +2,36 rispetto al Pd e +5,21 rispetto al Pdl. Questo esito non si conferma però anche alla regione, dove cala di 11,42 punti percentuali, risultando così il terzo partito. Nonostante ciò, il suo candidato presidente Davide Barillari ha avuto un buon successo personale conquistando il 20,22%, con uno scarto positivo di +3,58 rispetto all’unica lista che lo sosteneva. Infatti il M5s alla regione, come alla Camera, non si è presentato in coalizione con altre liste, neanche con una lista civica con il nome del proprio candidato, che avrebbe potuto portare un maggior numero di voti alla coalizione. Va comunque sottolineato che il 16,64% di voti conquistato alla regione è un risultato di grandissima importanza per una lista mai presente prima né alla Camera né alla regione.

La coalizione di Monti alla Camera ha ottenuto l’8,80%, un dato significativamente inferiore rispetto alla propria media nazionale. Pur partendo già da un risultato politico al di sotto delle aspettative, la coalizione di Monti alle regionali conosce un vero e proprio dimezzamento dei propri voti, passando dall’8,80% della Camera al 4,42% delle regionali. Alle elezioni regionali la coalizione si è presentata con una lista unica, in cui erano presenti i simboli di Udc e Fli, ma non quello di Sc e quindi senza nessun riferimento esplicito alla figura del premier uscente. La scelta è stata piuttosto singolare e potrebbe essere stata dovuta all’esigenza di non oscurare la candidata presidente Giulia Buongiorno, la quale però ha avuto un modesto risultato personale. Le strategie della coalizione di Monti non hanno pagato in termini elettorali e si potrebbero definire un errore di marketing politico.

Mentre le elezioni alla Camera segnano una grave battuta d’arresto sia per il centrosinistra che per il centrodestra ed allo stesso tempo il grande avanzamento di una formazione del tutto nuova nel panorama laziale, cioè il M5s, alle elezioni regionali si è registrato un esito diverso. Le regionali hanno dimostrato una maggiore resistenza al cambiamento, anche se non deve essere nascosto il successo del movimento grillino. E’ probabile che la candidatura di Nicola Zingaretti abbia dato particolare slancio alla coalizione di centrosinistra, mentre la candidatura di Francesco Storace non è stata altrettanto trascinante per il centrodestra. Entrambe le coalizioni hanno ricavato dei benefici dalla loro ampia configurazione. Al contrario la coalizione del M5s non è riuscita a capitalizzare la sostanziale affermazione del suo candidato presidente. Questa osservazione ci porta a concludere che nelle elezioni regionali un formato più ampio ed inclusivo delle coalizioni è il più adatto alla competizione. Ma soprattutto il confronto diretto tra l’arena nazionale e quella regionale testimonia il fatto che gli elettori esercitano pienamente la loro facoltà di scegliere diversamente tra due distinti livelli di governo (anche quando li votano contestualmente) e che la figura del candidato presidente può risultare decisiva.

Luca Carrieri è dottorando di ricerca presso la Luiss Guido Carli e attualmente sta svolgendo un periodo di visiting presso University of Houston. I suoi principali interessi sono i mutamenti organizzativi dei partiti ed i comportamenti di voto in Italia e in Europa. Ha recentemente collaborato ai dossier CISE, “Le Elezioni Politiche 2013” e “Le Elezioni Europee del 2014” e con “Astrid rassegna”.