Le ondate del 5 stelle fra 2010 e 2013

di Aldo Paparo e Matteo Cataldi

Il M5s ha conseguito nelle recenti elezioni politiche un risultato storico. Abbiamo già avuto modo di evidenziare come la sua percentuale sia la più alta raggiunta da un partito nella storia delle democrazie occidentali nella prima elezione nazionale. Ma il M5s non si è presentato per la prima volta nel 2013. Certo, nel 2008 era assente dalla competizione elettorale, ma nel corso della XVI legislatura ha partecipato a numerose prove elettorali a livello di comuni e regioni.

Già nel 2008, dopo aver deciso di non presentarsi alle politiche, Grillo aveva corso con propri candidati in alcune importanti competizioni, quali le regionali in Sicilia e le comunali a Roma, ottenendo però risultati modesti. Il 2009, poi, fu il momento delle liste a 5 stelle: candidati civici ottenevano il bollino delle 5 stelle a patto di presentare determinati requisiti, quali la residenza nel comune in cui volevano partecipare all’elezione e l’assenza di condanne penali.

E’ a partire dal 2010 che compare il Movimento, fondato nel settembre precedente. Presenta proprie liste in 5 delle 13 regioni al voto: Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Campania. Il candidato presidente emiliano, Favia, ottiene il miglior risultato con il 7% dei voti maggioritari. Nel 2011 è presente praticamente in tutti i capoluoghi del centro-nord, anche se solo in un terzo di quelli meridionali. Il 2012 è l’anno della svolta: la sua presenza al nord è ormai consolidata e anche nelle regioni meridionali è presente nella metà dei casi. Arrivano i primi successi: Parma e altri 3 comuni eleggono un sindaco a 5 stelle. L’ultima prova prima delle politiche sono state le elezioni regionali siciliane dello scorso ottobre in cui Cancelleri sfiorò il 20% dei consensi, registrando un primo significativo successo per il Movimento al sud.

In questo articolo ci proponiamo di ripercorrere la fasi della crescita del M5s nel corso degli ultimi anni attraverso l’analisi dei flussi. Abbiamo selezionato alcuni capoluoghi di regione, variamente collocati geograficamente, particolarmente popolosi e significativi in quanto vi si è votato ripetutamente fra 2010 e 2013. Abbiamo quindi ricostruito la composizione del bacino del M5s nelle varie occasioni, in termini di elettorati alle politiche 2008. Possiamo così individuare da dove provenissero i primi consensi al movimento e quali gruppi lo abbiamo via via accresciuto. Per tutte le analisi relative a comunali o regionali abbiamo utilizzato i risultati della competizione maggioritaria per l’elezione del vertice dell’amministrazione. Questo per una serie di ragioni di opportunità: sono di più i voti validi e quindi più consistenti i bacini delle diverse coalizioni in termini di percentuale sugli elettori; sono meno i competitori: si rendono necessari meno accorpamenti di oggetti diversi, che sono sempre sconsigliabili; i risultati dei candidati del M5s sono generalmente migliori di quelli della lista e rappresentano dunque il suo massimo di espansione in quel comune a quel tempo.

La tabella 1 presenta sinteticamente i risultati delle nostre analisi. Dapprima sono mostrati i risultati ottenuti dal M5s o dai sui candidati nelle varie elezioni. Nella parte centrale della tabella sono riportate le porzioni dei diversi bacini 2008 che hanno votato M5s in quell’elezione. L’ultima colonna mostra la quota di elettori del centrosinistra 2008 (Sa, Idv, Pd) e del centrodestra 2008 (Pdl, Ln, Mpa) sul totale degli elettori del M5s.

Tab. 1 – Flussi elettorali verso il M5s fra politiche 2008 e diverse elezioni a Torino, Milano, Genova, Bologna e Palermo.


Procediamo in ordine cronologico e iniziamo quindi dai dati relativi alle regionali 2010. All’alba della sua vicenda elettorale, il M5s sembra avere avuto maggiore successo fra i delusi del centrosinistra. Ricordiamo che all’epoca di tali consultazioni il governo Berlusconi era ancora in carica e non aveva ancora subito la scissione di Fli. I grillini della prima ora sembrano dunque provenire dal centrosinistra: come possiamo osservare sono circa i due terzi del totale a Torino e Milano, mentre meno di uno su cinque proviene dalla sponda opposta (e segnatamente dalla Lega). Come ulteriore conferma di tale caratterizzazione della prima ondata, possiamo leggere il fatto che proprio nell’unica regione della zona rossa in cui si era presentato, l’Emilia-Romagna, il M5s abbia ottenuto il suo miglior risultato. E che lì la concentrazione di elettori 2008 del centrosinistra sul totale dei suoi è ancora più alta, così come minima quella dei leghisti. Infine tutti e tre i partiti del centrosinistra registrano il massimo coefficiente verso il movimento nel capoluogo emiliano. La prima penetrazione del movimento sembra avere interessato con maggiore forza i partiti minori del centrosinistra – piuttosto che il Pd – , ed in particolare l’Idv. A Torino e Milano oltre uno su dieci dei suoi elettori2008 havotato il M5s, a Bologna addirittura la metà.

Alle comunali dell’anno successivo, il risultato dei candidati a 5 stelle cresce in tutti e tre i casi considerati, ma in misura marginale. A Torino e Milano si osserva una convergenza delle proporzioni di ex elettori dei due schieramenti: in entrambi i casi raddoppia la quota verso il M5s dei leghisti e si riduce quella degli elettori Pd. Al contrario a Bologna il centrosinistra 2008 pesa ancor più che alle regionali sul totale dei bacino del M5s: se si sono ridotte le fuoriuscite da Idv e Sa – così come per la Lega –, sono significativamente aumentate quelle dal Pd.

I casi che presentiamo per il 2012 sono Palermo e Genova. In entrambi i casi si conferma  il tratto tipico della prima prova elettorale per il M5s: oltre i due terzi dei suoi voti proviene dal centrosinistra, ancora di più laddove la sinistra è più forte (Genova). E’ interessante sottolinearlo perché  ormai sono passati anni dalle sue prime apparizioni altrove, e in altri contesti, come abbiamo visto, il movimento ha già in parte esteso il suo target. (joshflagg.com) Alle regionali siciliane di pochi mesi dopo il M5s quintuplica i propri voti, ma rimane sostanzialmente inalterata la sua composizione in termini destra/sinistra.

Se guardiamo all’ultima ondata, quella dell’esplosione nelle politiche 2013, osserviamo come nei vari comuni la quota di grillini che nel 2008 avevano votato centrosinistra sia direttamente proporzionale alla forza elettorale della sinistra. Tale quota è’ circa un terzo a Milano e Palermo, la metà a Torino e Genova, il 60% a Bologna. Analogo fenomeno si osserva per il centrodestra: la porzione di suoi ex elettori sul totale dei voti al M5s è meno di un decimo a Bologna, un sesto circa a Genova e Torino, un quarto a Milano e il 40% a Palermo. Nel capoluogo siciliano si è dunque registrato un repentino ribaltamento della colorazione politica dell’elettorato grillino nei sei mesi fra regionali e politiche. Le correlazioni fra risultato della coalizione nel 2008 e quota sui grillini totali è di 0,92 per il centrosinistra e 0,93 per il centrodestra, con livelli di significatività superiori al 95%. Questo fenomeno sembra indicare la capacità del M5s di attrarre diversi tipi di elettorati in contesti diversi, anche attraverso l’utilizzo di messaggi differenziati, pescando maggiormente dalla coalizione localmente più forte e tanto di più quanto più forte.

Naturalmente qui abbiamo presentato solo una manciata di casi, accomunati dalla caratteristica di essere grandi città. Abbiamo visto come il M5 si sia dimostrato capace di pescare trasversalmente all’asse sinistra/destra e differenziatamente: più dal centrosinistra dove esso è più radicato; dal Pdl nel granaio siciliano; dalla Lega, prima maggiormente nelle terre delle sue più recenti avanzate ma infine anche a Milano. Proprio questa sua capacità, unita al suo risultato sostanzialmente costante al variare dell’ampiezza demografica dei comuni, lascia ipotizzare che nei comuni con minore popolosità il M5s abbia potuto sedurre maggiormente gli elettori dei partiti che lì vanno meglio. Per queste ragioni è opportuno considerare la difficile estendibilità del tipo di composizione nel tempo del bacino grillino qui presentato al piano nazionale.

Rimangono comunque alcune evidenze significative di queste analisi: in quasi tutti i casi considerati i partiti minori del centrosinistra perdono verso il M5s più che il Pd, che però ha registrato perdite via via crescenti fino ai massimi delle politiche. Progressivamente si osserva una riduzione della percentuale di grillini totali che proviene dal centrosinistra 2008, mentre va tendenzialmente crescendo la quota di ex elettori del centrodestra. Infine il peso relativo delle coalizioni 2008 sul totale degli elettori del M5s nei vari comuni risulta fortemente legato al risultato elettorale di cinque anni fa.


Nota metodologica: tutte le analisi presentate sono state condotte sui dati a livello di sezione con il modello di Goodman, corretto dall’algoritmo Ras. Sono state effettuate separatamente in gruppi di sezioni omogenee variamente identificati e poi aggregate in matrici cittadine.

Aldo Paparo è ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Firenze. È stato assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Politiche alla LUISS Guido Carli. Dopo il conseguimento del dottorato è stato W. Glenn Campbell and Rita Ricardo-Campbell National Fellow presso la Hoover Institution alla Stanford University, dove ha condotto una ricerca sulla identificazione di partito in chiave comparata. Ha conseguito con lode il dottorato di ricerca in Scienza della Politica presso la Scuola Normale Superiore (ex SUM) di Firenze, con una tesi sugli effetti del ciclo politico nazionale sui risultati delle elezioni locali in Europa occidentale. Ha conseguito con lode la laurea magistrale presso Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze, discutendo una tesi sulle elezioni comunali nell’Italia meridionale. Le sue principali aree di interesse sono i sistemi elettorali, i sistemi politici e il comportamento elettorale, con particolare riferimento al livello locale. Ha co-curato numerosi volumi della serie dei Dossier CISE; e ha pubblicato articoli scientifici su South European Society and Politics, Italian Political Science, Quaderni dell’Osservatorio Elettorale, Contemporary Italian Politics e su Monkey Cage. È stato inoltre co-autore di un capitolo in Terremoto elettorale (Il Mulino 2014). È membro dell’APSA, della MPSA, della ESPA, della ECPR, della SISP e della SISE. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.
Matteo Cataldi si è laureato presso la Facoltà di Scienze politiche “Cesare Alfieri” dell’Università di Firenze con una tesi sulla competitività delle elezioni italiane. È stato ricercatore presso Tolomeo Studi e Ricerche e ha pubblicato articoli su Polena e Quaderni dell’Osservatorio Elettorale, è co-autore di un capitolo di Terremoto elettorale (Il Mulino, 2014) e co-curatore di vari Dossier CISE e di numerose note di ricerche apparse nella serie di Dossier. Ha inoltre curato l’appendice al volume Proporzionale se vi pare (Il Mulino, 2010). I suoi interessi di ricerca comprendono lo studio del comportamento elettorale e in particolare il cambiamento della geografia del voto, anche attraverso i più recenti sviluppi degli applicativi GIS in ambito politico-sociale. È membro SISP e dello Standing Group POPE – Partiti Opinione Pubblica Elezioni.