Abruzzo, la “legge ferrea dell’alternanza”: il Pd riconquista la regione

di Luca Carrieri

Il 25 Maggio si è votato contemporaneamente per il rinnovo del Parlamento europeo (Pe) e per il rinnovo del consiglio regionale e del presidente della regione Abruzzo. Le differenze e le interazioni reciproche tra queste due arene elettorali nel territorio abruzzese offrono degli spunti di riflessione molto interessanti. Nella Tabella 1, sono riportati voti assoluti e in termini percentuali per i partiti e le coalizioni[1] alle elezioni del Pe e del Consiglio regionale, evidenziando i differenziali tra le due consultazioni.

Tabella 1. Confronto fra i risultati delle elezioni europee ed elezioni regionali.

Elezioni europee 2014 Elezioni regionali 2014 Differenziali (Europee-regionali)
Lista/Partito Voti % Voti assoluti Voti % Voti assoluti Voti % Voti assoluti
Pd

32,4

218.529

25,5

169.820

6,9

48.709

Altri Csx

6,2

42.176

20,9

139.642

3,6

-97.466

Totale Csx

38,6

260.705

46,4

309.462

-7,8

-48.757

Fi

18,7

126.144

16,6

111.022

2,1

15.122

Ncd-Udc

5,4

36.497

6,0

39.985

-0,6

-3.488

Fdi

4,7

31.397

2,9

19.213

1,8

12.184

Altri Cdx

1,5

10.075

3,8

11.244

-2,3

-1.169

Totale Cdx

30,2

204.113

29,3

181.464

0,9

22.649

M5s

29,7

200.699

21,4

142.165

8,3

58.534

Altri

1,4

9.251

2,9

19.467

-1,5

-10.216

Il Pd è stato il primo partito in Abruzzo sia alle europee sia alle regionali. Alle elezioni per il Pe, la grande avanzata elettorale registrato dai democratici a livello nazionale ha contagiato anche l’elettorato di questa regione e il Pd ha marcato uno scarto positivo di quasi 10 punti percentuali rispetto alle politiche del 2013, in cui il partito di Bersani era fermato al 22,6%. Nonostante questo forte trend ascendente, in Abruzzo il Pd ha incontrato delle difficoltà aggiuntive rispetto al resto del territorio nazionale. Il vantaggio rispetto al M5s, secondo partito della regione, è risultato soltanto di 2,7 punti, mentre a livello nazionale il Pd ha ottenuto quasi il doppio dei voti del partito guidato da Beppe Grillo. In sostanza alle elezioni europee, questo aggregato regionale ha rappresentato un’area di relativa debolezza del Pd  e in cui l’intero “blocco” del centrosinistra (che si considera formato, oltre che dal Pd, dalla Lista Tsipras, da Idv e Verdi) ha ottenuto meno del 40% dei voti. Al contrario, alle elezioni regionali l’intero centrosinistra ha conquistato una forte dote aggiuntiva di voti rispetto alle europee. La coalizione è passata dal 38,6% delle europee al 46,4% (+7,8 punti percentuali). In termini di voti assoluti l’incremento netto è stato di quasi 50.000 voti. Si può notare come, nell’ambito del centrosinistra, l’esito del voto europeo abbia interagito moderatamente sul rendimento elettorale registrato alle elezioni regionali.

Quanto al voto di lista, si è verificata una grande dispersione di consensi all’interno della coalizione. La configurazione dell’offerta elettorale coalizionale si è presentata in partenza molto ampia, poiché il centrosinistra era formato da 8 liste. Le tre civiche (Regione Facile, Abruzzo Civico e Valore Abruzzo), riferibili al candidato presidente Luciano D’Alfonso, hanno ottenuto complessivamente un lusinghiero 12,2%, probabilmente erodendo voti al Pd (che ha perso 50.000 rispetto alle europee). L’esito elettorale di queste liste segnala il successo personale di Luciano D’Alfonso. L’ex sindaco di Pescara sembra essere riuscito a trainare il voto della sua coalizione, pescando nel bacino di coloro che non hanno votato il centrosinistra alle europee. Anche le liste minori del centrosinistra (Sel, Idv e Cd) hanno avuto un risultato abbastanza positivo, superando la soglia di sbarramento all’interno delle coalizioni, fissata al 2% dei voti validi. Il risultato del centrosinistra, oltre a segnalare l’appeal personale di D’Alfonso, conferma l’efficacia di una strategia intesa ad ampliare il perimetro coalizionale alle elezioni regionali.

Per quanto riguarda il campo del centrodestra, in questa tornata elettorale europea il partito di Berlusconi (che ha ripreso il nome e il simbolo di Fi ponendo fine all’esperienza del Pdl) ha dimostrato una chiara propensione alla “meridionalizzazione” del suo voto. Anche l’Abruzzo non ha rappresentato un’eccezione rispetto a questa tendenza nazionale e in effetti Fi ha ottenuto un risultato superiore alla sua media nazionale, cioè il 18,7% dei voti validi. Gli altri partiti riferibili al centrodestra, Fdi e Ncd-Udc, hanno avuto un discreto rendimento elettorale. (eyesolutions.in) Un dato sorprendente e al di sopra delle previsioni è stato quello della Ln, che alle europee si è attestata all’1,5% dei voti validi. Probabilmente la strategia elettorale perseguita dal segretario della Ln Matteo Salvini, che ha tentato di dare un’impronta maggiormente “nazionale” al movimento leghista, ha dato i suoi frutti.  Si sono manifestate alcune differenze tra l’arena elettorale europea e quella regionale nel campo del centrodestra. Nonostante le divisioni in ambito nazionale, il centrodestra si è presentato unito alle regionali, ottenendo il 29,3% nel voto di lista. Pur attestandosi attorno al 30%, ha perso circa 20.000 voti rispetto alle europee. I voti in uscita dalle liste del centrodestra sembrano essere stati comunque intercettati dal candidato presidente Giovanni Chiodi[2] nel voto maggioritario. Pur essendo stato in grado di “pareggiare” il risultato del centrodestra alle europee, Chiodi ha impresso solamente un moderato slancio alla sua coalizione di riferimento, che non sembra aver sfondato presso i segmenti elettorali dei partiti rivali. Probabilmente le vicende giudiziarie che hanno coinvolto Chiodi durante l’ultimo anno, hanno avuto dei riflessi sul piano politico. La lista civica riferibile al Presidente uscente, Abruzzo Futuro, si è fermata al 3,7%, un risultato modesto paragonato a quello delle liste riferibili a D’Alfonso. Si conferma una sorta di “legge ferrea dell’alternanza” a livello regionale: da quando è prevista l’elezione diretta del Presidente della regione, nessuna giunta uscente è mai stata riconfermata.

Il M5s ha ottenuto il 29,5% in Abruzzo alle elezioni europee, registrando uno dei suoi migliori risultati a livello regionale (solo in Sardegna il partito di Grillo ha fatto meglio). Già alle politiche del 2013 le province abruzzesi, specialmente Teramo e Pescara, si erano rivelate delle aree di forza relativa del M5s. In generale si era  detto che il Partito di Grillo manifestava una certa vocazione “adriatica” [Diamanti 2013]. Alle europee del 2014 i pentastellati hanno confermato il loro forte radicamento nella regione in esame. Lo scenario cambia radicalmente alle regionali, dove il M5s crolla dal 29,7% al 21,4%, bruciando quasi 60.000 voti. Com’è noto, le elezioni europee, non determinando l’elezione di alcun governo (nazionale, regionale o locale) rappresentano un’arena elettorale in cui gli elettori si sentono più liberi di esprimere sinceramente la loro preferenza partitica [Reif e Schmitt 1980]. Alle regionali invece si eleggono direttamente gli organi esecutivi e rappresentativi, e di conseguenza i comportamenti di voto sono maggiormente vincolati da logiche strategiche. E’ probabile che alle regionali un’ampia quota dell’elettorato conquistato dal M5s alle  europee  non abbia percepito tale  partito come seriamente competitivo. Appare verosimile che, pur di non sprecare il proprio voto, una parte di questi elettori si sia rivolta altrove, in particolare verso la coalizione di centrosinistra. L’analisi dei flussi elettorali potrebbe chiarire la dinamica del voto grillino. Ad ogni modo, l’esito del voto regionale segnala le difficoltà del M5s nell’interpretare questo tipo di consultazione. Le elezioni europee sono un’arena elettorale imperniata sulla competizione tra i singoli partiti, mentre le regionali sono un’arena imperniata sulla competizione tra le coalizioni. Il fatto che il M5s persegua quasi ovunque una strategia “autarchica”, senza coalizzarsi e senza diversificare la sua offerta elettorale, sembra penalizzarlo significativamente  nell’ambito delle elezioni locali e regionali. Inoltre è probabile che il M5s sconti ancora una certa difficoltà nella selezione del personale politico a livello locale ed una forte dipendenza dal suo leader nazionale, Beppe Grillo. Sebbene il consenso espresso per il partito non sia stato irrilevante ed esso risulti saldamente il secondo partito delle regione, non è riuscito a massimizzare l’ ottimo risultato conseguito  alle europee

Da segnalare che la nuova disciplina elettorale regionale (L.R. 2 aprile 2013, n. 9) ha sensibilmente modificato l’espressione del voto, abrogando il voto disgiunto (“il voto espresso per un candidato Presidente e per una lista diversa da quelle a lui collegate è nullo”, art.9.2). Le differenze tra il voto circoscrizionale ed il voto al candidato Presidente sono risultate irrilevanti, come si può notare nella Tabella 2.

Tabella 2. Confronto tra voto circoscrizionale e voto al Presidente alle elezioni regionali in Abruzzo.

Coalizione Voto circoscrizionale Voto Presidente Differenza           (prop.-magg.)
Voti assoluti Voti % Voti assoluti Voti %
Coalizione D’Alfonso

309.462

46,4

318.000

46,3

-8.538

0,1

Coalizione Chiodi

181464

29,3

201.543

      29,3

-20.079

0

Coalizione Marcozzi

142.165

21,3

146.684

 21,3

-4.519

0

Coalizione Acerbo

19.467

2,9

21.363

3,1

-1.896

-0,2

Un altro dato importante è quello che ha riguardato la dinamica della partecipazione politica: sia alle regionali sia alle europee l’affluenza al voto è aumentata sensibilmente. In particolare, le elezioni regionali hanno segnato un netto avanzamento dell’affluenza, che è passata dal 53% del 2008 al 61,6% del 2014 (+8,6%). Anche alle elezioni europee l’Abruzzo ha manifestato un andamento della partecipazione al voto abbastanza peculiare rispetto al resto del paese. Infatti, è l’unica regione, insieme alla Sardegna, in cui l’affluenza al voto è aumentata, attestandosi al 64,1% (+2,1 rispetto al 2009). Difficile stabilire quale delle due arene abbia trainato l’altra. Da un lato, sembrerebbe che l’elezione del consiglio e del presidente della Regione abbia costituito una posta in gioco molto più attraente per i cittadini abruzzesi, mobilitandoli indirettamente anche alle elezioni europee. D’altro canto, si può notare come la partecipazione alle europee sia stata ancora più intensa rispetto a quella delle regionali. Appare probabile che la mobilitazione al voto per le europee e per le regionali abbiano interagito, rafforzandosi reciprocamente.



[1] In realtà per quanto riguarda le elezioni europee, si dovrebbe fare riferimento ai “blocchi” e non alle “coalizioni” [Chiaramonte 2007]. Infatti, nelle consultazioni europee non si formalizza alcuna coalizione, come invece avviene alle regionali, in cui il premio di maggioranza costituisce un importante incentivo.

[2] Giovanni Chodi ha ricoperto il ruolo di Sindaco di Teramo dal 2004 al 2008 e in seguito di Presidente della regione Abruzzo dal 2009 al 2014

Luca Carrieri è dottorando di ricerca presso la Luiss Guido Carli e attualmente sta svolgendo un periodo di visiting presso University of Houston. I suoi principali interessi sono i mutamenti organizzativi dei partiti ed i comportamenti di voto in Italia e in Europa. Ha recentemente collaborato ai dossier CISE, “Le Elezioni Politiche 2013” e “Le Elezioni Europee del 2014” e con “Astrid rassegna”.