Il bacino elettorale del M5s: caratteristiche socio-politiche e atteggiamenti tra continuità e mutamento

di Nicola Maggini

Il sondaggio CISE-Sole 24 Ore rivela che nelle intenzioni di voto degli italiani il M5s è il secondo partito con il 18,6%. Si conferma quindi la seconda posizione raggiunta dal M5s alle elezioni europee dello scorso maggio, ma con un arretramento rispetto ad allora quando il movimento di Grillo ottenne il 21,2%. E senza dubbio nella attuale fase politica il M5s è lontano dallo “storico” successo delle elezioni politiche (primo partito sul territorio nazionale con il 25,6% dei consensi). Uno degli elementi che avevano caratterizzato il successo del M5s alle elezioni politiche era stato senza dubbio la grande trasversalità ideologica del suo elettorato [Biorcio 2013; Maggini 2014; Maggini e De Lucia 2014]. Quasi a un anno di distanza, questo discorso è sempre valido? La Tabella 1 mostra la collocazione sull’asse sinistra-destra dell’elettorato del M5s: si dichiara di “sinistra” (valori da 0 a 4 in una scala 0-10) il 36,7% degli elettori del M5s contro il 19,1% della componente di “destra” (valori da 6 a 10). I “non collocati” sono il 12,4%, mentre la componente di “centro” (valore di 5) è pari al 31,8% degli elettori del M5s. La componente di “sinistra” è quella più numerosa, seguita da quella di “centro”. In quest’ultimo caso si deve però segnalare che alcune analisi hanno mostrato che chi si colloca al centro spesso lo fa non in quanto moderato, ma perché è un modo per rifiutare le tradizionali categorie di destra e di sinistra, mostrandosi equidistante da entrambe. In ciò questi elettori sono simili ai “non collocati” (ossia coloro che espressamente dicono che non sanno come collocarsi o rifiutano di rispondere). (rpmnwindiana.com) Del resto il M5s si è auto-definito “né di destra né di sinistra”. La quota di elettori del M5s di destra è invece quasi la metà di quella di sinistra. Questo dato è importante: se infatti è vero che la trasversalità ideologica dell’elettorato “pentastellato” esiste ancora, tuttavia risulta meno accentuata rispetto alle politiche, con uno sbilanciamento a sinistra (tornando un po’ alle origini del Movimento, quando raccoglieva consensi soprattutto a sinistra)[1]. La forte trasversalità del bacino elettorale del M5s viene invece confermata dalla domanda che rileva il potenziale elettorale del partito–Ptv, propensity to vote [van der Eijk e Franklin 1996; van der Eijk et al. 2006], ossia chiedendo agli intervistati di esprimere una probabilità futura di voto per ciascun partito su una scala da 0 a 10 dove 0 significa “per nulla probabile” e 10 significa “molto probabile”. Consideriamo come elettorato probabile o potenziale di un partito l’insieme delle risposte che si collocano tra 6 e 10[2]. L’elettorato potenziale del M5s mostra una perfetta equidistribuzione tra sinistra e destra: il 34,1% si colloca sulla sinistra dello spazio politico e il 33,2% si colloca sulla destra (mentre il 23,5% si colloca al centro e il 9,3% non si colloca). Questi dati sono molto simili a quelli dell’ondata post-elettorale del Panel Cise effettuata dopo le elezioni politiche [Maggini 2014; Maggini e De Lucia 2014]. Se si considera il bacino elettorale potenziale del M5s la forte trasversalità ideologica è quindi confermata: ciò significa che quando si passa da una mera possibilità di voto a una effettiva intenzione di voto, sono soprattutto i potenziali elettori di destra del M5s che defezionano verso altri partiti. Questa minore presa sull’elettorato di destra è del resto confermata da un precedente articolo sui flussi individuali di voto che mostra come il movimento di Grillo rispetto alle europee perda voti soprattutto verso i partiti del centrodestra (in particolare la Lega Nord).

Tab 1 – Elettorato del M5s (effettivo e potenziale) ed auto-collocazione politica

Per chi votavano in passato questi potenziali elettori “a cinque stelle”? Da chi è formato il bacino potenziale del M5s? Quali sono le opinioni degli elettori potenziali del M5s sui temi più rilevanti del dibattito politico?

Cerchiamo di dare una risposta a queste domande attraverso un’analisi del potenziale elettorale del M5s così come misurato dalla già menzionata domanda sulla Ptv. Si tratta di una domanda utile per due motivi: innanzitutto ci permette di intercettare gli orientamenti dell’intero campione, dal momento che la quasi totalità degli intervistati accetta di rispondere a queste domande (mentre sulle intenzioni di voto ai partiti risponde solo una minoranza, circa il 60%); in secondo luogo, come si è appena visto, la Ptv ci permette di identificare –selezionando chi dà a un partito un punteggio alto– il potenziale elettorale di quel partito. Un dato particolarmente utile in una fase di transizione come quella attuale. Il potenziale elettorale del M5s è pari al 20,3%, una percentuale non troppo lontana dalle effettive intenzioni di voto (18,6%). Già questo primo dato ci dice che nella fase attuale il M5s sembra già aver raggiunto il massimo del suo potenziale, senza grandi e ulteriori potenzialità espansive. Ma chi sono questi potenziali elettori del M5s? Guardiamo innanzitutto il loro comportamento elettorale passato. Praticamente i due terzi di loro aveva votato M5s alle europee 2014 e alle politiche 2013. Il bacino potenziale del M5s è poi composto per il 15,8% da elettori del Pd alle europee contro il 10,4% di elettori di Forza Italia e il 2,3% di elettori leghisti. Se si considerano le elezioni politiche i dati sono simili, con un maggior equilibrio tra Pdl e Pd e una maggiore presa sugli elettori leghisti (vedi Tabella 2). Si conferma quindi che il Movimento di Grillo ha una capacità di attrazione trasversale, anche se la maggior parte de suoi consensi potenziali derivano da chi lo ha già votato in passato.

Tab. 2 – Voto alle politiche 2013 e alle europee 2014 del bacino elettorale del M5s

Vediamo adesso quali sono le caratteristiche sociodemografiche dei potenziali elettori del M5s (vedi Tabella 3). La trasversalità del M5s si riscontra anche in chiave geografica, e ciò è una conferma di quanto già emerso alle elezioni politiche. Complessivamente, il potenziale elettorale del M5s è composto per il 39% da intervistati del Nord e per una percentuale sostanzialmente uguale da intervistati del Sud (mentre quelli della “Zona Rossa” sono il 22,5%). I potenziali elettori del M5s del Nord sono sotto-rappresentati rispetto alla media nazionale, mentre quelli delle altre due zone sono sovra-rappresentati. Per quanto riguarda le altre caratteristiche sociodemografiche, si tratta di un bacino in prevalenza maschile (57,5%) e concentrato nella fascia d’età 30-44 (26,2%, 12 punti sopra la media del campione). Sotto-rappresentati rispetto alla media nazionale risultano essere gli over 65. Si tratta di dati in continuità con quelli del passato[3]. Se si osserva la collocazione professionale dei potenziali elettori del M5s, si nota che rispetto alla media nazionale risultano sovra-rappresentati gli impiegati del settore privato, i disoccupati e soprattutto gli operai (ben 12 punti sopra la media del campione). Anche questi dati sono simili a quelli riscontrati in studi del passato, con la significativa novità rappresentata dal fatto che il M5s sembra aver perso la sua capacità di attrazione nei confronti del modo del lavoro autonomo e imprenditoriale, perdendo così la sua forte trasversalità in termini socio-professionali. In continuità con il passato, invece, i potenziali elettori del M5s sono sovra-rappresentati tra i diplomati e sotto-rappresentati tra chi non ha nessun titolo di studio o ha solo la licenza elementare (i laureati sono circa la metà della media nazionale). Infine, sono sovra-rappresentati tra chi non va mai a messa o ci va solo 2-3 volte l’anno, mentre sono sotto-rappresentati tra chi frequenta assiduamente le funzioni religiose. Questi dati per certi aspetti sono interessanti se raffrontati con quelli di un precedente articolo sul bacino elettorale della Lega: se infatti i due partiti fanno leva entrambi sulla protesta anti-sistema e su uno stile retorico populista, i rispettivi bacini elettorali mostrano caratteristiche socio-demografiche molto differenti, se non speculari in certi aspetti.

Tab. 3 – Caratteristiche sociodemografiche del bacino elettorale del M5s

Per quanto concerne i temi del dibattito politico (vedi Tabella 4), emerge chiaramente l’euroscetticismo del bacino del M5s. Alla domanda se l’Italia debba uscire dall’euro (un tema su cui il M5s vuole indire un referendum), il 55,8% del bacino del M5s è favorevole all’uscita dall’euro contro il 36% dell’elettorato italiano. Inoltre, alla domanda se l’Italia abbia beneficiato della sua appartenenza all’UE oppure no, mentre il campione nazionale è spaccato a metà, il 61% circa del bacino potenziale del M5s sostiene che l’Italia non ha beneficiato dell’appartenenza all’UE. Non solo, ma il 71% circa ritiene anche che le decisioni prese in Europa danneggino l’Italia (+11,4 punti rispetto alla media del campione). Questi atteggiamenti sono molto simili a quelli riscontrati in un precedente articolo sul bacino elettorale potenziale della Lega Nord e anche in questo caso Grillo, come Salvini, utilizza l’euroscetticismo come risorsa strategica per accrescere i propri consensi, in un contesto di crescente disillusione dell’opinione pubblica italiana nei confronti dell’Unione Europea. L’euroscetticismo del potenziale elettorale del M5s risulta però di natura diversa rispetto a quello leghista se si prendono in considerazione altri dati. Se si considera infatti la domanda sulla libera circolazione all’interno dell’Unione, si nota come quasi il 55% del bacino elettorale potenziale del M5s, in linea con la media del campione, sia contrario ad una limitazione del trattato di Schengen (mentre nel caso del bacino leghista il 55% era favorevole). Nell’elettorato potenziale del M5s, a differenza di quello leghista, non si riscontra cioè un atteggiamento di chiusura nazionalista di natura pregiudiziale. L’euroscetticismo “grillino” sembra essere più una critica (radicale) alle istituzioni dell’Unione Europea e alle sue politiche di austerità percepite come una minaccia alle conquiste sociali ottenute in passato in ambito nazionale. Questo atteggiamento di timore viene confermato dal fatto che ben il 79% circa dei potenziali elettori del M5s ritiene che i sacrifici richiesti dall’Unione Europea mettano in pericolo lo stato sociale, contro il 68% circa del campione nazionale. Inoltre, anche l’atteggiamento critico nei confronti dell’euro non è un elemento che accomuna l’intero elettorato potenziale del M5s se si considera l’auto-collocazione politica (vedi Figura 1). La netta maggioranza (57,3%) degli elettori potenziali del M5s di sinistra, infatti, sono contrari all’uscita dall’euro, mentre la stragrande maggioranza di quelli di destra (61,9%) sono d’accordo. Si tratta quindi di un tema su cui il M5s trova un ampio consenso all’interno del suo bacino elettorale, ma che divide la sua componente di sinistra da quella di destra.

Per quanto riguarda gli altri temi, sui diritti civili l’atteggiamento è più aperto rispetto all’elettorato generale, con il 68,6% favorevole ai matrimoni gay (+14 punti rispetto alla media nazionale) e anche in questo le opinioni dei potenziali elettori del M5s sono speculari a quelle del bacino leghista. Inoltre è un tema che trova il consenso maggioritario dei potenziali elettori del M5s, indipendentemente dalla loro collocazione politica (vedi Figura 2). Non solo il 76,1 % dei potenziali elettori del M5s di sinistra sono favorevoli al matrimonio gay, ma lo è anche la maggioranza di quelli di destra (55,6%). Ancora una volta, il libertarismo sui temi cosiddetti etici rappresenta il minimo comun denominatore del bacino elettorale del M5s come dimostrato da altri studi. Sul mercato del lavoro, al contrario, il bacino del M5s è sostanzialmente spaccato a metà sul fatto di lasciare mano libera alle imprese su assunzioni e licenziamenti (senza grandi differenze rispetto alla media del campione, anche se i potenziali elettori del M5s sono tendenzialmente meno favorevoli rispetto all’intero elettorato). Ancora una volta, si conferma come le questione economiche rappresentino un potenziale elemento di divisione dell’elettorato “grillino”, con la sua componente di destra (vedi Figura 3) che si dimostra a maggioranza favorevole a una maggiore libertà per le imprese in fatto di assunzioni e licenziamenti (54,7%), mentre la componente di sinistra è nettamente contraria (58,8%). Se dal piano dei principi astratti si passa alle opinioni sulla modifica all’articolo 18 apportata dal governo, la stragrande maggioranza degli elettori potenziali del M5s è nettamente contraria (72,9%), molto di più della media del campione. Ciò probabilmente è determinato dalla caratterizzazione politica di questa tematica e dal giudizio negativo dell’elettorato “grillino” nei confronti del governo Renzi.

Tab. 4 – Atteggiamento del bacino elettorale del M5s sui principali temi del dibattito politico

Fig. 1 – Composizione dell’elettorato potenziale del M5s tra gli intervistati di sinistra e di destra, secondo il giudizio sull’uscita dell’Italia dall’euro

Fig. 2 – Composizione dell’elettorato potenziale del M5s tra gli intervistati di sinistra e di destra, secondo il giudizio sui matrimoni gay

Fig. 3 – Composizione dell’elettorato potenziale del M5s tra gli intervistati di sinistra e di destra, secondo il giudizio sulla libertà di assunzione e di licenziamento

Passando infine dalle issues ai giudizi sui leader, è interessante vedere come è percepito il leader carismatico e fondatore del movimento, ossia Beppe Grillo, dal suo elettorato (potenziale ed effettivo). La Tabella 5 mostra come i giudizi positivi siano nettamente la maggioranza (mentre nell’intero campione nazionale ben l’80% dà un voto insufficiente a Grillo), ma il dato più interessante è che il 31% dei potenziali elettori del M5s esprime un giudizio negativo. E se si considerano le effettive intenzioni di voto, il dato non cambia molto: il 28% degli elettori del M5s dà un voto insufficiente all’ex comico genovese. La leadership di Grillo sembra mostrare i primi scricchiolii all’interno del suo stesso bacino elettorale e probabilmente le polemiche sulle espulsioni dei parlamentari dissidenti e sulla mancanza di democrazia interna non hanno aiutato l’immagine del leader fondatore.

 

Tab. 5 – Giudizi su Beppe Grillo all’interno dell’elettorato (potenziale ed effettivo) del M5s e nell’intero campione


[1] Vedi Maggini e De Lucia [2014].

[2] Il valore di 5 viene considerato “incerto”, mentre le risposte tra 0 e 4 rientrano nella categoria del “poco probabile”.

[3] Si veda Maggini [2013].

Nicola Maggini è ricercatore in scienza politica. È membro del laboratorio di ricerca spsTREND "Hans Schadee" presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università degli Studi di Milano, del CISE (Centro Italiano Studi Elettorali) e di ITANES (Italian National Election Study). In precedenza è stato Jean Monnet Fellow presso lo Schuman Centre for Advanced Studies dell’Istituto Universitario Europeo e ha partecipato a due progetti di ricerca europei Horizon 2020: Sirius-Skills and Integration of Migrants, Refugees and Asylum Applicants in European Labour Markets e TransSol-Transnational solidarity at times of crisis. Si è addottorato, con lode, in Scienza della Politica all’Istituto Italiano di Scienze Umane nel marzo 2012. Ha pubblicato articoli in diverse riviste scientifiche italiane e internazionali, tra cui European Political Science Review, Journal of Common Market Studies, West European Politics, American Behavioral Scientist, South European Society and Politics, Italian Political Science Review, Journal of Contemporary European Research, Quality & Quantity, Italian Political Science, Italian Journal of Electoral Studies, International Sociology e Quaderni di Scienza Politica. Ha pubblicato, per Palgrave MacMillan, il libro Young People’s Voting Behaviour in Europe. A Comparative Perspective (Palgrave Macmillan, 2016). È inoltre coautore di diversi capitoli in volumi collettanei e ha co-curato numerosi volumi della serie dei Dossier CISE. Ha curato (con Andrea Pedrazzani) Come siamo cambiati? Opinioni, orientamenti politici, preferenze di voto alla prova della pandemia (Fondazione Feltrinelli, 2021). Infine, è autore di diverse note di ricerca pubblicate nella serie dei Dossier CISE. I suoi interessi di ricerca si concentrano sullo studio degli atteggiamenti e comportamenti socio-politici, dei sistemi elettorali, del comportamento di voto e della competizione partitica in prospettiva comparata.