Verso le amministrative: una panoramica sulle primarie in Italia

di Maria-Chiara Pomarico

Contestate, criticate, in certi casi desiderate. Le primarie sono indubbiamente la prova generale delle elezioni amministrative che si terranno probabilmente tra il 5 e il 12 giugno, specialmente se nei prossimi mesi il Governo verrà messo alla prova nelle principali città italiane come Milano, Roma e Napoli.

Da Nord a Sud, di 28 capoluoghi di provincia prossimi al voto, 12 si sono organizzati in questi mesi per delle primarie (che sono state tendenzialmente aperte), mentre in 5 casi sono ancora in via di definizione. In alcune città, come Cosenza, il PD cittadino si è sottratto alla votazione del candidato o si sta puntando alla convergenza verso un nome unico, data l’estrema frammentazione delle forze (è il caso del centro destra di Salerno o del centro sinistra a Crotone).

In generale, risultano vincenti i candidati sostenuti dal Governo (si pensi a Roma, Napoli e Milano) o quei candidati che hanno sfidato la segreteria Nazionale, avendo alle proprie spalle l’appoggio organizzato della sinistra anti-Renzi. Fuori dal partito Democratico la frammentazione delle forze limita il potenziale che si è creato, tranne nell’emblematico caso di Bologna.
Tab.1 Quadro riassuntivo delle primarie di centro-sinistra*

primarie 2016

Centro-Sinistra

A partire dall’estremo Nord, Bolzano ha visto la vittoria di Lorenzo Caremaschi, sostenuto da un complesso di forze che spaziavano da SEL al centro cattolico, passando per l’IDV. A Trieste, invece, lo scontro tra Roberto Cosolini, sindaco uscente del PD (con il supporto di SEL), e il Senatore PD che ha puntato a sfidare la Serracchiani, Francesco Russo, ha visto una vittoria schiacciante del primo (oltre il 65%). A Varese, invece, la scelta del candidato è stata sostenuta già a dicembre, vedendo un confronto tra Davide Galimberti, il quale ha alle spalle il PD locale, Daniele Marantelli, che ha ricevuto un endorsement da alcuni esponenti del PD Nazionale, e l’outsider Daniele Zanzi (espressione di una lista civica). Il confronto si è concluso con la vittoria, non troppo schiacciante (circa il 33%) di Galimberti.

A Bologna, invece, il PD si è tenuto ai margini, riconfermando come candidato il sindaco Virginio Merola. Sempre nel capoluogo emiliano il 28 febbraio si è giunti ad uno dei momenti culminanti dell’esperimento di Coalizione Civica, eleggendo come proprio candidato Federico Martelloni, ex dirigente nazionale di SEL. Coalizione Civica è una rete che ha coinvolto e animato la sinistra extra-PD di Bologna, con la partecipazione di varie anime rosse (dai centri sociali alle attiviste CGIL della scuola, comprendendo alcuni frammenti di SEL che non appoggiano il PD), vedendo un confronto all’insegna del fair play tra Paola Ziccone, ex direttrice del carcere minorile, e il candidato risultato vincente in queste primarie di sinistra.

Un riflettore più stretto va acceso sulle tre grandi sfide delle prossime amministrative: Milano, Roma e Napoli.

Mentre a Milano la vittoria del commissario Sala, spinto dal Governo, è risultata quasi scontata con il 42%, un po’ meno scontate erano le percentuali degli sfidanti. Se Pisapia ha esplicitato solo a pochi giorni dal voto il sostegno al sua vice Francesca Balzani (fermatasi al 34%), Pierfrancesco Majorino ha sofferto per la frammentazione e per il mancato sostegno della sinistra al di fuori del PD. Ed è fuori dal PD che la partita è ancora indefinita: con Civati rimasto ai margini (non dando il sostegno all’ex compagno Majorino, in linea con il “mai più col PD” che ha caratterizzato la nascita di Possibile, né candidandosi in prima persona), ci sono una serie di nomi che si rincorrono in queste ore, nella speranza di compattare il fronte atomizzato della sinistra milanese, come Gherardo Colombo (che ha già negato la propria disponibilità) o Curzio Maltese.

Su Napoli incombe la mannaia dei brogli e l’incertezza dei dati sull’affluenza. Vince Valeria Valente, l’allieva che ha superato il maestro Bassolino, con il 46,7%, la candidata del Nazareno e degli orfiniani, espressione pura della ditta PD. Se la Valente ha messo all’angolo Marfella (del partito Socialista) e Marco Sarracino (dirigente napoletano dei Giovani Democratici, anche lui vicino all’area civatiana), di certo non è riuscita a fare altrettanto con Bassolino. L’ex Governatore della Campania ha proposto un ricorso per annullare la validità delle primarie. La questione della validità dei voti e l’insistenza di Bassolino riaccende i riflettori sull’incertezza dei sistemi di controllo proposti finora per le primarie, specie nei territori sensibili, e ripropone le polemiche già viste nelle ultime regionali sulla qualità dei candidati stessi.

Anche a Roma, come a Milano, i risultati erano sembrati più che prevedibili dall’inizio: Giachetti, espressione diretta del Governo Renzi, ha vinto con un plebiscitario 60%, mentre Morassut e la sinistra del PD (pur non rappresentando una candidatura anti-renziana) resta ai margini insieme a Pedica sempre PD, Domenico Rossi (CD) e Gianfranco Mascia (verdi).

Sebbene aperte, le primarie della Capitale sono apparse condizionate da un Partito sotto la lente d’ingrandimento di Fabrizio Barca e della sua opera di disinfezione dei circoli, nelle mani del commissario Orfini e poco aperte a conquistare i voti dei non iscritti. Nonostante i riflettori accesi sulle strutture del Partito e sulla sua credibilità, è stato contestato il dato dell’affluenza, risultato più alto delle più rosee previsioni e con il curioso dato delle oltre 2800 schede bianche. Nel frattempo, anche a Roma sembra muoversi qualcosa sul fronte della sinistra anti-Renzi, con un’eventuale percorso per scegliere un nome su cui Sinistra Italiana, Fassiniani e Possibile possano convergere.

 Movimento 5 stelle

Outsider di queste consultazioni pre-amministrative è il M5s. Blindate ai soli iscritti, il Movimento ha lasciato a ciascun Meet-up l’autonomia di scelta della forma e della modalità di elezione del proprio candidato. La strategia risultante è quella di non puntare su candidati particolarmente noti, lasciando spazio agli attivisti sul territorio, come è il caso di Patrizia Bedori a Milano, attivista della zona Porta Venezia-Città Studi-Lambrate, e Virginia Raggi a Roma, già eletta consigliera comunale nella Giunta Marino. A Napoli emerge la candidatura di Matteo Brambilla, brianzolo residente nella città Partenopea, votato col 48% delle preferenze dagli iscritti.

Nel frattempo, se a Napoli e a Roma si vanno delineando dei contorni certi sulla competizione a 5 stelle, a Milano la Bedori ha rinunciato alla corsa, data la pressione dei media e il mancato sostegno di parte degli attivisti. Al suo posto, sembrerebbe farsi probabile la scelta di Gianluca Corrado, terzo classificato delle comunarie (dato che il secondo ha già ritirato la sua disponibilità) e maggiormente supportato dai piani alti del Movimento.

 Centro-Destra

Già da tempo nel centro-destra era aperto il dibattito primarie si-primarie no. Quest’anno, in alcuni capoluoghi, il dibattito si è fatto più concreto, sebbene in pochissimi casi (come quello di Latina) si è giunti ad una vera e propria organizzazione. Ed è proprio a Latina, storica roccaforte della destra, che si è arrivati alla scelta del candidato con un metodo aperto: le primarie di coalizione che hanno coinvolto Fratelli d’Italia, Forza Italia e alcune liste civiche, hanno visto la vittoria di Nicola Calandrini (58,8%), nome di Fratelli d’Italia.
A Roma, campo strategico di queste amministrative 2016, si sta giocando una partita anomala nel centro destra: il 27-28 febbraio sono state votate delle primarie, spinte dal leader della Lega Salvini. Il vincitore, anche se non vincente, è risultato Alfio Marchini con un incerto 30%, seguito dalla Pivetti, Storace e, come quarto, il candidato di Berlusconi Guido Bertolaso. Non è chiaro se si tratti di primarie consultive o elettive. Di fatti, è ancora nebuloso il nome del candidato nella Capitale, considerando che Forza Italia ha organizzato una due giorni di voto che ha la forma di un referendum (Bertolaso si/no), risultato il candidato preferito dagli elettori di FI con un risultato che si avvicina al plebiscito (circa il 98% dei voti favorevoli). E mentre Salvini, Marchini e Berlusconi discutevano della validità di queste seconde primarie contestando, ancora una volta, l’ anomalia dei dati sull’affluenza, Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, scende in campo bruciando la candidatura di Bertolaso

 

Se a Milano la vittoria ottenuta dal Commissario Sala lascia poco margine alla sinistra fuori dal PD, appesantita dal basso profilo del sindaco uscente Pisapia, dalle incertezze di SEL e della sinistra PD (il riferimento è alla Balzani e a Majorino), diverso è il caso di Roma, dove il candidato del Nazareno Roberto Giachetti è risultato vincitore in termini percentuali, ma in maniera poco convinta sulla base del sostegno popolare. Sebbene il dato dell’affluenza sia ancora incerto, è sicuramente inferiore a quello delle scorse primarie, che videro Marino come vincitore.  Il risultato permette a Marino, vera incognita delle amministrative romane, di poter pungolare Renzi, raccogliendo il voto dei delusi e di (parte) della sinistra extra-PD, oltre a far convergere fassiniani e Sinistra Italiana.

A Napoli lo spettro di Bassolino potrebbe fare da contrappeso alla candidata (bassoliniana, ma supportata dalla segreteria Nazionale) Valeria Valente, votata dai Napoletani. Ricordando, però, che fuori dalle primarie è rimasto il sindaco uscente De Magistris. Inoltre, sempre a Napoli, i risultati potrebbero essere messi in discussione dal doppio ricorso presentato sia dalla vincitrice che da Bassolino e dalle manovre dell’ex Governatore per invalidare i risultati delle primarie.

Al netto delle dinamiche particolari, è possibile affermare che laddove il candidato è stato sostenuto dalla segreteria Nazionale del PD, ha avuto una strada più in discesa. Va osservato un considerevole calo dell’affluenza (tranne il caso di Napoli, in cui è cresciuta rispetto alle precedenti primarie). Questa bassa partecipazione dovrebbe essere il segnale di candidati che non conquistano le folle, ma che rappresentano l’unica valida alternativa al magma confuso della sinistra extra-PD.