Competizione partitica e “issue yield”: il caso dell’integrazione europea in tempi di crisi

Lorenzo De Sio, Mark N. Franklin, Till Weber, The risks and opportunities of Europe: How issue yield explains (non-)reactions to the financial crisis, Electoral Studies, Volume 44, December 2016, Pages 483-491, ISSN 0261-379

Intervista di Andrea Maccagno a Lorenzo De Sio

Lorenzo De Sio, questo articolo analizza come i partiti dei vari paesi europei hanno utilizzato (o scelto di non utilizzare) il controverso tema dell’integrazione europea nelle loro strategie di competizione elettorale. Da quale interrogativo di ricerca nasce questo articolo?

Le Interviste CISE mirano a divulgare l’attività di ricerca del CISE che produce pubblicazioni scientifiche in ambito italiano e internazionale. La formula dell’intervista, condotta da giovani tirocinanti del CISE, permette di presentare in modo semplice i contenuti delle pubblicazioni, superando le difficoltà del linguaggio tecnico e di strumenti statistici spesso sofisticati.

L’articolo, cui ho lavorato con Mark Franklin e Till Weber, è l’applicazione di un modello a cui ho lavorato negli ultimi anni . L’idea di fondo è cercare di capire come oggi i partiti costruiscano le loro strategie di competizione. Infatti la teoria classica di Downs, in cui i partiti – a determinate condizioni – si spostano su posizioni moderate alla ricerca dell'”elettore mediano”, si è rivelata inadeguata per analizzare la maggior parte dei sistemi multipartitici. Il modello della issue yield, invece, sembra essere più realistico. La ricerca nasce quindi anche dal voler testare questo modello nel caso del tema dell’integrazione europea ai tempi della crisi.

Cosa si intende esattamente quando ci si riferisce al concetto di issue yield?

Issue yield si può più o meno tradurre come “rendimento” di una issue, ovvero di un tema di discussione all’interno del conflitto politico. L’idea è che i partiti, quindi, non si spostano sull’asse sinistra-destra con l’intenzione di avvicinarsi all’elettore mediano (mossa difficile e spesso rischiosa), ma attuano invece strategie basate sulla scelta di (pochi) temi: scelgono delle issue su cui sanno di poter ottenere un vantaggio elettorale e cercano di concentrare la campagna solo su quelle. Secondo la teoria, quindi, un partito sceglie i temi che per esso hanno la massima issue yield, cioè, potenzialmente, il massimo rendimento elettorale.

E quali sono i criteri per determinare, per ogni partito, il potenziale rendimento di ciascun tema di discussione?

Per avere un buon rendimento, un tema deve avere due caratteristiche: 1) su quel tema l’elettorato del tuo partito deve essere unito e compatto su una certa posizione; 2) quella posizione deve essere ampiamente condivisa ben al di là dei tuoi elettori, quindi in tutto l’elettorato. Per esempio, un partito come la Lega Nord, se prende una posizione restrittiva sull’immigrazione, è certo che su quel tema il suo partito sia unito; ed al tempo stesso sa di poter trovare la condivisione di una grande maggioranza di italiani. Questo è un esempio di un tema con un alto rendimento per la Lega.

L’articolo fa riferimento al periodo 2009-2014: quali sono stati gli aspetti più significativi emersi dalla ricerca in questo orizzonte temporale?

Noi siamo partiti da un paradosso. Ci saremmo aspettati che con la crisi finanziaria il tema dell’Europa sarebbe diventato un criterio importante per le scelte di voto degli europei. In realtà i dati indicano come questo non sia avvenuto. Questo si può spiegare in base alla teoria dello issue yield. Infatti, con la crisi di fiducia nell’integrazione europea (in media, nei 28 paesi, il sostegno a una maggiore integrazione è sceso di 12 punti tra 2009 e 2014), il tema dell’Europa è diventato più favorevole per i partiti euroscettici, che lo hanno visto aumentare in termini di rendimento potenziale. Questo perché i loro elettori sono diventati più compatti nell’essere contrari all’integrazione; e al tempo stesso la percentuale di cittadini in generale d’accordo con questa posizione euroscettica è aumentata. Quindi per i partiti anti europei il rendimento di questa issue è cresciuto, e ciò ha fatto sì che essi lo abbiano utilizzato con più insistenza in campagna elettorale. Viceversa, i grandi partiti tradizionali (filoeuropei) si sono trovati spiazzati, con una base elettorale più divisa sul tema, e una cittadinanza in generale altrettanto divisa: per questi ultimi quindi è diventato molto rischioso parlare di Europa, perché possono spaccarsi internamente e perdere voti, oltretutto su una posizione che è molto meno popolare di prima. Il paradosso si spiega quindi così: i partiti euroscettici hanno dato più attenzione al tema dell’Europa, mentre i grandi partiti tradizionali l’hanno diminuita, cercando di parlarne il meno possibile. Per questo l’importanza dell’Europa per il voto è rimasta, alla fine, più o meno invariata.

La teoria della issue yield:

– De Sio, Lorenzo. 2010. «Beyond “position” and “valence”. A Unified Framework for the Analysis of Political Issues». EUI Working Paper.
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– De Sio, Lorenzo, and Till Weber. 2014. «Issue Yield: A Model of Party Strategy in Multidimensional Space». American Political Science Review 108 (04): 870–885.
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Open Access manuscript.

L’articolo mostra come il tema dell’integrazione europea ha influenzato non solo le strategie partitiche, ma addirittura i risultati elettorali. Perché?

La strategia del partito viene influenzata dal momento in cui lo spazio che i partiti danno nella propria comunicazione a quella determinata issue è legato alla possibilità che questa abbia un alto rendimento per quel partito oppure no. Ma, secondo i nostri dati, anche i risultati elettorali sono stati influenzati: i partiti che avevano un rendimento più alto sul tema dell’integrazione europea nel 2009 sono cresciuti in termini di voti, proprio perché si sono trovati avvantaggiati su un tema che invece ha messo in difficoltà i partiti tradizionali. È come se fosse una catena causale: cambia l’opinione pubblica, quindi i partiti cambiano la loro strategia di conseguenza, e questo ha un effetto sul risultato elettorale.

Alla luce di ciò che è emerso, i partiti tradizionali filoeuropei cosa dovrebbero fare o di quali condizioni esterne necessitano per ritrovarsi su posizioni di forza?

Nell’opinione pubblica ci sono svariate opportunità di espansione elettorale, offerte dai vari temi. Il tema dell’integrazione europea sta favorendo i partiti euroscettici, ma probabilmente ci sono altri temi che aprono delle altre opportunità per gli altri partiti (esempio quelli legati ai diritti civili o alla crisi economica): è possibile che su questi temi altri partiti abbiano un rendimento maggiore. Tra l’altro proprio in queste settimane stiamo conducendo alcune rilevazioni in Olanda e in Francia, in vista delle imminenti elezioni, che confermano come in realtà i vari temi offrono opportunità a quasi tutti i partiti (pubblicheremo a breve questi risultati sul sito CISE). Ovviamente la questione fondamentale sta nell’abilità dei partiti di sfruttare le opportunità offerte dai vari temi: non conviene quindi competere sui temi che giovano ai propri avversari, ma bisogna esser capaci di scegliere i temi che possono dare un’utilità elettorale e parlare prevalentemente di quelli. I temi forti altrui si superano con propri temi forti.