Modello tedesco, quel proporzionale quasi puro

Pubblicato su Il Sole 24 Ore del 23 maggio

Silvio Berlusconi è oggi in un angolo. Nel 2005 con l’aiuto di Pier Ferdinando Casini era riuscito a liberarsi degli odiati collegi uninominali. Li sostituì con il premio di maggioranza del famigerato Porcellum. Ed ecco che ora lo spettro del collegio riappare sotto la forma di un Mattarellum bis, grazie alla convergenza momentanea di interessi tra Renzi e Salvini. Lui con Grillo, e Renzi con Salvini. Strane coppie. Di questi tempi se ne vedono proprio di tutti i colori.

Tanto è il timore che la riforma elettorale vada in porto che il leader di Forza Italia è arrivato non solo ad accettare il modello tedesco, in cambio della rinuncia al Mattarellum bis, ma addirittura a offrire lo scioglimento anticipato delle camere, cosa contro cui tuonava fino a qualche giorno fa. Nulla di cui sorprendersi. La politica è fatta di interessi di parte. E oggi l’interesse vitale del Cavaliere è quello di impedire la resurrezione del detestato collegio uninominale maggioritario, anche a costo di accettare il “collegio uninominale tedesco”.

Il sistema elettorale con cui si voterà in Germania il prossimo settembre è un modello “strano”. Apparentemente si tratta di un sistema misto come il Mattarellum bis. Anche a Berlino il 50% dei seggi viene assegnato in collegi uninominali e il 50% con formula proporzionale e liste bloccate. In realtà però tutti i seggi vengono divisi tra i partiti proporzionalmente ai voti ricevuti. I collegi uninominali servono solo a consentire agli elettori di scegliere il 50% degli eletti. L’altro 50% lo scelgono i partiti, visto che non è previsto alcun voto di preferenza. Sia chiaro una volta per tutte: sul piano della distribuzione dei seggi tra i partiti il sistema tedesco è al 100% un proporzionale. Punto. L’unico correttivo è la soglia di sbarramento del 5%. Se un partito non arriva al 5% non prende seggi, a meno che non conquisti per conto proprio qualche seggio uninominale. Cosa ovviamente difficile per i piccoli.

Gli elettori hanno a disposizione due voti su un’unica scheda: un voto per un candidato nel proprio collegio, l’altro per un partito. Il voto al candidato decide chi rappresenterà quel collegio al Bundestag. Il voto al partito serve a decidere quanti seggi spetteranno alle diverse forze politiche. Il calcolo viene fatto a livello nazionale con formula proporzionale. Per esempio, una volta determinato che un partito ha diritto a un totale di 200 seggi sulla base dei suoi voti proporzionali si va a vedere quanti seggi uninominali ha ottenuto. Supponiamo che ne abbia vinti 50. Vorrà dire che dei 200 seggi che gli spettano 50 andranno ai vincenti nei 50 collegi, e 150 verranno ripartiti tra i candidati di lista nei vari Länder. Una conseguenza di questo sistema è che solo i partiti più grandi hanno la possibilità di eleggere una quota di candidati nei collegi. Per i partiti più piccoli la loro intera rappresentanza nel Bundestag consiste di candidati eletti nelle liste bloccate.

Tornando a Berlusconi, c’è da dire che farebbe volentieri a meno anche del sistema tedesco a favore di un sistema proporzionale in stile Prima Repubblica, ma al momento deve fare buon viso a cattivo gioco. In fondo il collegio uninominale tedesco a differenza di quello inglese, incorporato nel Mattarellum bis, per lui è il male minore. Gli consentirebbe di non fare accordi prima del voto con nessuno e trattare dopo il voto con il Pd per fare il governo dei moderati, portando in dote il suo prezioso pacchetto di seggi. Che questo pacchetto sia sufficiente a fare maggioranza non è detto. Anzi, allo stato attuale delle cose, è improbabile. Ma poco importa in questa fase. Sarà in ogni caso necessario. E poi con il modello tedesco sarà lui a scegliere tutti gli eletti di Forza Italia grazie alle liste bloccate. Nessun dubbio, quindi, che questo sistema sia preferibile dal suo punto di vista al Mattarellum bis e in fondo anche agli attuali due Consultellum. Ma deve fare i conti con Renzi.

Per il segretario del Pd si apre una fase delicata. La voglia di elezioni anticipate è forte e rende la proposta del Cavaliere attraente. Ma intanto occorre vedere se questa strada è tecnicamente percorribile. Anche con il modello tedesco occorre disegnare i collegi. E per quest’operazione ci vorrà tempo. Almeno qualche settimana. Se aggiungiamo questo tempo a quello necessario per approvare la nuova legge nei due rami del parlamento, si potranno sciogliere le camere in modo da non rendere ancora più difficile l’approvazione della prossima legge di bilancio e i rapporti con l’Europa ? Ammesso che si possa fare, ne vale la pena? Vale la pena di rinunciare definitivamente a qualunque prospettiva di democrazia maggioritaria in questo paese? Fa sorridere l’ineffabile Augusto Minzolini che sulle pagine del Giornale scrive che «il proporzionale (… ) è l’occasione di un ritorno al futuro: un tuffo nella Prima Repubblica per cominciare a disegnare la terza». Chissà cosa ne pensa Renzi?

Roberto D’Alimonte (1947) è professore ordinario nella Facoltà di Scienze Politiche della LUISS Guido Carli dove insegna Sistema Politico Italiano. Dal 1974 fino al 2009 ha insegnato presso la Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze. Ha insegnato come visiting professor nelle Università di Yale e Stanford. Collabora con il centro della New York University a Firenze. I suoi interessi di ricerca più recenti riguardano i sistemi elettorali, elezioni e comportamento di voto in Italia. A partire dal 1993 ha coordinato con Stefano Bartolini e Alessandro Chiaramonte un gruppo di ricerca su elezioni e trasformazione del sistema partitico italiano. I risultati sono stati pubblicati in una collana di volumi editi da Il Mulino: Maggioritario ma non troppo. Le elezioni del 1994; Maggioritario per caso. Le elezioni del 1996; Maggioritario finalmente? Le elezioni del 2001; Proporzionale ma non solo. Le elezioni del 2006; Proporzionale se vi pare. Le elezioni del 2008. Tra le sue pubblicazioni ci sono articoli apparsi su West European Politics, Party Politics, oltre che sulle principali riviste scientifiche italiane. E’ membro di ITANES (Italian National Election Studies). E’ editorialista de IlSole24Ore. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.