Monza e Legnano: da punti di partenza uguali a risultati diversi

È stata una nottata sul filo di lana quella di Monza, che ha visto il sindaco uscente Scanagatti (candidato con il centrosinistra) prevalere sul candidato di centrodestra (Allevi) di soli 35 voti. Meno lunga è stata la notte a Legnano, dove il candidato del centrodestra Fratus ha terminato il primo turno in vantaggio di circa sei punti sul sindaco uscente Alberto Centinaio (centrosinistra).

tableau legnano

 

tableau monza

Nonostante la storia delle due città sia ben diversa e gli esiti delle due competizioni siano differenti, i punti di partenza delle due competizioni hanno molti tratti in comune. Innanzitutto, entrambe le città lombarde arrivavano al voto dopo cinque anni di governo cittadino di centrosinistra, che a loro volta erano stati preceduti da cinque anni di amministrazione di centrodestra. Inoltre, aia a Monza che a Legnano i sindaci uscenti si sono ripresentati all’appuntamento elettorale. Infine, in entrambe le città, alle ultime elezioni comunali il centrodestra si era presentato diviso, presentando un candidato della Lega Nord ed un candidato dell’allora Popolo della Libertà.

Nonostante la vittoria del centrosinistra nel 2012, il radicamento del centrodestra nelle due città si rileva prendendo in considerazione i risultati delle politiche 2013, dove, sia a Legnano che a Monza, il centrodestra risultava essere la prima forza cittadina (31.4 contro il 30.6 del centrosinistra a Monza, 35.7 contro il 27.5 del centrosinistra a Legnano). È con il risultato eclatante a livello nazionale del PD ottenuto alle Europee del 2014 che il centrosinistra delle due città aveva raggiunto le vette del 47.2% a Monza e 42.6% a Legnano. Data la similarità delle condizioni di partenza, cosa ha portato, quindi, a questi due risultati differenti a seguito del primo turno di elezioni amministrative? Nelle prossime righe cercheremo di trovare una chiave di lettura esplicativa attraverso delle prime analisi descrittive dei dati.

Un primo punto da affrontare risulta essere l’affluenza. Il turnout elettorale si attesta infatti al 51.88% a Monza ed al 52.37% a Legnano. Un’affluenza più bassa della media lombarda (superiore al 56%) e nazionale (attorno al 68%). Un dato, quest’ultimo, che deve far riflettere le forze politiche delle due città, le quali hanno visto decrescere l’affluenza di circa otto e sette punti percentuali rispetto alle amministrative precedenti.

Ma veniamo ai risultati delle liste elettorali. In linea con (quasi) tutto il nord del paese, l’asse elettorale Lega Nord / Forza Italia ottiene un risultato rilevante, che vede nel partito fondato da Umberto Bossi il suo punto di forza: la Lega Nord raggiunge infatti il 14.2% a Monza e ben il 22% a Legnano, diventando in entrambi i casi il primo partito del centrodestra. Al contrario, la rilevanza elettorale di Forza Italia (alle scorse amministrative PdL) si riduce sostanzialmente, diminuendo di circa sei punti percentuali in entrambe le città.

Passando al Movimento 5 Stelle, in entrambe le città la lista guidata da Beppe Grillo si è attastata attorno all’8%. Un risultato scoraggiante per una formazione che negli ultimi sondaggi a livello nazionale appare conquistare i suffragi di circa un terzo dell’elettorato. Certamente sul risultato del primo turno hanno influito le caratteristiche individuali delle due candidature a sindaco, ma rimane un nodo organizzativo da sciogliere: i risultati ottenuti in tutta Italia (e Monza e Legnano non fanno eccezione) sono sintomo di una incapacità di veicolare il consenso e le proposte politiche in maniera bottom-up e senza ricorrere al ‘megafono Grillo’.

Consideriamo ora i risultati delle liste di sinistra. Se a Monza nel 2012 Rifondazione Comunista e Sinistra Ecologia e Libertà avevano partecipato alla coalizione a sostegno di Scanagatti ottenendo il 4.5%, la componente posizionatasi più a sinistra sull’asse sinistra/destra ha oggi presentato un proprio candidato, attestandosi però all’1.3%. Un risultato leggermente superiore è stato invece ottenuto dalla lista a sostegno del candidato sindaco a Legnano, Juan Pablo Turri (2.1%), che però vede decrescere il consenso della coalizione cittadina di sinistra di oltre 3 punti percentuali rispetto al 2012.

Differenze tra le due città si possono rilevare anche prestando attenzione alle liste civiche che non si sono presentate in coalizione con il centrosinistra od il centrodestra. Qui si intravedono primi rilevanti differenze tra le due città, che possono suggerire qualche spiegazione sui diversi risultati delle competizioni di Monza e Legnano. Infatti, se il consenso raccolto delle liste civiche a Monza nell’ultima assise elettorale risulta in linea con quanto rilevato alle precedenti amministrative (l’11.2 contro 12.6), a Legnano i risultati appaiono sostanzialmente diversi. Infatti, nel 2012 a Legnano non vi sono state liste civiche presentatesi fuori dalle coalizioni di centrosinistra e centrodestra, mentre in questa tornata elettorale le due liste a sostegno della candidata Sindaco Ornella Ferrario hanno raccolto più del 13%.

Ultimo elemento da analizzare è certamente il voto per le coalizioni a sostegno dei sindaci uscenti. Si conferma primo partito in entrambe le città il PD, il quale, rispetto alle scorse amministrative, accresce il proprio consenso elettorale: a Monza, passando dal 24.8 del 2012 al 29.8, a Legnano aggiungendo 10 punti percentuali ai 13.1 raccolti nel 2012. Se da un lato quest’ultimo dato sembra evidenziare un allargamento dell’elettorato fedele al Partito Democratico a seguito delle elezioni Europee, esso sembra anche confermare come (in linea con il trend nazionale) ampia parte di quel 45% ottenuto nel 2014 nelle due città lombarde si sia orientato ora su nuovi lidi o rifugiato nel non voto (ma vedremo meglio successivamente, analizzando i flussi elettorali, i precisi movimenti degli elettori).

Se questi primi risultati ci confermano un trend similare tra le due città a nord-est (Monza) e nord-ovest (Legnano) di Milano, qual è stato il fattore che ha portato il centrosinistra a ‘tenere’ a Monza e a fermarsi a una distanza di circa sei punti rispetto allo sfidante a Legnano? A prima vista, ed in attesa di un’analisi più approfondita che potrà essere svolta a partire dai flussi elettorali, sembra che la risposta risieda nella performance delle liste alleate al PD. Infatti, dove il centrosinistra ha primeggiato (Monza) le liste alleate del PD hanno accresciuto più del 60% il loro elettorato, passando dal 5.7% al 9.5%. Al contrario, le liste legnanesi a sostegno del candidato di centrosinistra hanno complessivamente diminuito il loro apporto alla coalizione di oltre 40 punti percentuali rispetto al 2012. La capacità delle liste civiche di centrosinistra di raccogliere consenso sembra essere la chiave per assicurare al PD e alle coalizioni di centrosinistra un maggiore o minore successo nelle competizioni locali.

Ma è ancora presto per tirare conclusioni definitive: è necessario, innanzitutto, comprendere a fondo come si siano trasformate le preferenze espresse dei cittadini e quali liste siano state premiate dalla volatilità elettorale (leggasi un’analisi dei flussi elettorali) e, non da ultimo, ricordare che quello che è accaduto questa notte è solo il primo giro di boa. Saranno le prossime due settimane a determinare le sorti di Scanagatti e Allevi a Monza e di Centinaio e Fratus a Legnano.

Nicola Martocchia Diodati è un data scientist e ha insegnato corsi in Metodi Quantitativi e Machine Learning in varie università. Ha ottenuto il PhD in Scienza Politica e Sociologia presso la Scuola Normale Superiore e ha pubblicato articoli su riviste come West European Politics, European Union Politics, Journal of European Public Policy, Acta Politica, Electoral Studies, European Political Science Review. Si occupa prevalentemente di metodi quantitativi, machine learning, comportamento elettorale, ed élite politiche.