Tracollo dell’affluenza ai ballottaggi: il primo partito è quello del non voto

Per esaminare l’esito dei ballottaggi di queste elezioni comunali, il primo elemento da cui partire è quello relativo alla partecipazione elettorale (vedi Tabella 1). L’affluenza nei 111 comuni superiori ai 15.000 abitanti andati al ballottaggio è stata del 45,9%, con un calo di 12,4 punti percentuali rispetto al primo turno. La stessa cosa è avvenuta nei 22 comuni capoluogo, dove al ballottaggio ha votato il 44,6%, con un calo di 11,6 punti rispetto al primo turno. Questo significa che meno della metà degli elettori ha deciso di recarsi alle urne per scegliere il sindaco della propria città. Un dato sicuramente indicativo dell’apatia elettorale e del clima generalizzato di sfiducia verso la classe politica nel suo complesso come mostrato sempre di più dalle tornate elettorali locali degli ultimi anni, nonché dello scarso appeal presso l’elettorato della maggior parte delle sfide che ci sono state al ballottaggio. Il primo partito, in definitiva, è stato quello del non voto. Evidentemente l’esito di queste elezioni amministrative è stato percepito come non rilevante dalla maggior parte degli elettori e i candidati andati al ballottaggio non sono stati in grado in molti casi non solo di attrarre i voti di chi aveva votato al primo turno altri candidati o di chi si era astenuto, ma anche di rimobilitare a sufficienza i propri elettori. Di questo aspetto, però, ce ne occuperemo in altri articoli attraverso l’analisi dei flussi elettorali.

Tab.1 – Affluenza tra primo turno e ballottaggi nei 111 comuni superiori, per area geopolitica e dimensione demografica (valori percentuali).

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      Disaggregando questo dato tra le diverse zone geopolitiche[1], notiamo una partecipazione sostanzialmente uguale nelle tre zone del paese (leggermente superiore nella Zona Rossa con il 47,9% e leggermente inferiore al Nord con il 45%). Se si fa però un raffronto con il primo turno, il calo nel Nord e nella Zona Rossa è stato simile (rispettivamente, -9,4 punti e -7,6 punti), mentre al Sud è stato decisamente maggiore (-18,1 punti). Il Sud, al contrario, era la zona del paese dove al primo turno si era votato di più tra questo insieme di comuni andati al ballottaggio (64,4%). Il calo dell’affluenza particolarmente marcato nei comuni del Sud non è una novità. È un  fenomeno che si era già visto alle comunali del 2016 (Maggini, 2016) e lo si spiega probabilmente con il fatto che al secondo turno viene meno il traino del voto di preferenza per i candidati consigliere e nel meridione questo tipo di voto personale è storicamente molto importante.

     Guardando alla disaggregazione per dimensione demografica[2] dei comuni, si vede come la partecipazione sia inversamente proporzionale alla grandezza delle città, anche se le differenze non sono enormi. Nei comuni compresi tra 15 e 50.000 abitanti ha votato in media il 48,2% degli elettori, contro appena il 42,6% delle due maggiori città (Genova e Verona) e il 44,5% dei comuni tra 50.001 e 250.000 abitanti. Al contrario, guardando al confronto con il primo turno, si verifica il fenomeno opposto, ossia la partecipazione cala di meno nelle due città sopra i 250,000 abitanti (-8,8 punti), rispetto ai comuni medi (-12,8) e piccoli (-13,3). In ogni modo, così come in nessuna zona geopolitica l’affluenza ha superato il 50%, alla stessa maniera in tutte e tre le dimensioni demografiche la maggioranza assoluta degli elettori è rimasta a casa al ballottaggio.

            Guardando al dettaglio dei 22 comuni capoluogo al voto (vedi Tabella 2), spicca il fatto che in soli cinque comuni la partecipazione al voto è stata superiore al 50%: Lodi (51,4%), L’Aquila (52,1%), Lecce (52,8%), Padova (57%) e Rieti (65,5%). Senza dubbio, i dati di Padova e Rieti rappresentano le due uniche eccezioni di una buona affluenza al ballottaggio rispetto al resto dei comuni capoluogo. Leggermente superiore alla media dei comuni capoluogo (45,5%) è stata l’affluenza (comunque molto bassa e inferiore al 50%), ad Alessandria, Catanzaro, La Spezia, Piacenza e Pistoia. Un caso a parte è costituito da Trapani, dove il candidato indagato per corruzione che ha prevalso al primo turno, ossia l’ex sindaco dell’UdC Fazio, ha abbandonato la corsa prima del ballottaggio, lasciando come unico candidato Pietro Savona del PD. Infatti l’affluenza è stata solo del 26,5% e non è stato raggiunto il quorum di validità del 50% degli aventi diritto previsto da una legge siciliana del 1992 mai applicata sinora, con la conseguenza che il comune sarà commissariato. Particolarmente bassa l’affluenza è stata anche a Taranto (32,9%), Como (35,8%), Belluno (41,2%), Asti (41,7%). Molto bassa e inferiore alla media anche la partecipazione nelle due grandi città: 42,4% a Verona e 42,7% a Genova.

            Se si guarda al raffronto con il primo turno, in tutti comuni capoluogo c’è stata una diminuzione di votanti, con un calo medio di 12,8 punti percentuali. Il comune dove la partecipazione ha retto di più è stato Padova (-3,7 punti), che come si è visto prima era stato anche il comune dove si era votato di più al primo turno dopo Rieti (dove il calo invece è stato di 7 punti). Basso è stato anche il calo a Lucca (-4,1 punti), così come nettamente sotto alla media (anche se significativo) è stato il calo a Genova (-5,7), Pistoia (-6,1) e Monza (-6,6). Al contrario, si può parlare di un vero e proprio tracollo dell’affluenza, oltre al già citato caso di Trapani (-32,5 punti), anche a Taranto (-25,6 punti), Catanzaro (-25,4), Oristano (-18,1), Lecce (-17,4), Verona (-16,4 punti), Asti (-15,8) e L’Aquila (-15,7). Come si può notare, si tratta nella stragrande maggioranza dei casi di comuni del Sud, confermando quindi quanto già visto in precedenza nel totale dei 51 comuni del Sud superiori ai 15.000 abitanti. Anche se eliminiamo da questo aggregato il caso ‘speciale’ di Trapani, l’affluenza nei comuni del Sud è stata la più bassa (47,1%) e il calo rispetto al primo turno si conferma come il più marcato (-17,5 punti). L’esclusione di Trapani non cambia sostanzialmente il quadro neanche per ciò che concerne l’affluenza totale nell’aggregato dei comuni capoluogo (45,1% senza Trapani vs 44,6% con Trapani) e nell’aggregato dei comuni medi (45,2% vs 44,5%).

Tab. 2 – Affluenza tra primo turno e ballottaggi nei 22 comuni capoluogo (valori percentuali).

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            In conclusione, a parte questo dato del maggior calo dell’affluenza nei comuni meridionali, questi ballottaggi hanno registrato un trend negativo generale per ciò che concerne la partecipazione elettorale, indipendentemente dalla zona geografica o dalla dimensione demografica, anche se con sfumature diverse. Si può pertanto parlare di un vero e proprio tracollo dell’affluenza ai ballottaggi, con la tendenza (già emersa al primo turno) sempre più marcata della Zona Rossa ad avvicinarsi al resto del Nord perdendo il proprio tratto distintivo di alta partecipazione. Ovunque il primo partito è stato quello degli astenuti.

Riferimenti bibliografici

Chiaramonte, A. e De Sio, L. (a cura di) (2014), Terremoto elettorale. Le elezioni politiche del 2013, Bologna, Il Mulino.

Corbetta, P., Parisi, A. e Schadee, H. (1988), Elezioni in Italia. Struttura e tipologia delle consultazioni politiche, Bologna, Il Mulino.

Diamanti, I. (2009), Mappe dall’Italia politica. Bianco, rosso, verde, azzurro… e tricolore, Bologna, Il Mulino.

Emanuele, V. (2011), ‘Riscoprire il territorio: dimensione demografica dei comuni e comportamento elettorale in Italia’, in Meridiana– Rivista di Storia e Scienze Sociali, 70, pp. 115-148.

Emanuele, V. (2013), ‘Il voto ai partiti nei comuni: La Lega è rintanata nei piccoli centri, nelle grandi città vince il PD’, in L. De Sio, M. Cataldi e F. De Lucia (a cura di), Le Elezioni Politiche 2013, Dossier CISE (4), Rome, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 83-88.

Emanuele, V. e Maggini, N. (2016), ‘Calo dell’affluenza, frammentazione e incertezza nei comuni superiori al voto’, in V. Emanuele, N. Maggini e A. Paparo (a cura di), Cosa succede in città? Le elezioni comunali 2016, Dossier CISE (8), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 49-56.

Maggini, N. (2106), ‘Il quadro riassuntivo dei ballottaggi: arretramento del PD, avanzata del centrodestra e vittorie storiche del M5S’ in V. Emanuele, N. Maggini e A. Paparo (a cura di), Cosa succede in città? Le elezioni comunali 2016, Dossier CISE (8), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 145-153.

[1] Sul concetto di zone geopolitiche e le diverse classificazioni proposte, vedi Corbetta, Parisi e Schadee (1988), Diamanti (2009), Chiaramonte e De Sio (2014).

[2] Per un’analisi del rapporto tra dimensione demografica dei comuni e comportamento elettorale in Italia vedi Emanuele (2011; 2013), Emanuele e Maggini (2016).

Nicola Maggini è ricercatore in scienza politica. È membro del laboratorio di ricerca spsTREND "Hans Schadee" presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università degli Studi di Milano, del CISE (Centro Italiano Studi Elettorali) e di ITANES (Italian National Election Study). In precedenza è stato Jean Monnet Fellow presso lo Schuman Centre for Advanced Studies dell’Istituto Universitario Europeo e ha partecipato a due progetti di ricerca europei Horizon 2020: Sirius-Skills and Integration of Migrants, Refugees and Asylum Applicants in European Labour Markets e TransSol-Transnational solidarity at times of crisis. Si è addottorato, con lode, in Scienza della Politica all’Istituto Italiano di Scienze Umane nel marzo 2012. Ha pubblicato articoli in diverse riviste scientifiche italiane e internazionali, tra cui European Political Science Review, Journal of Common Market Studies, West European Politics, American Behavioral Scientist, South European Society and Politics, Italian Political Science Review, Journal of Contemporary European Research, Quality & Quantity, Italian Political Science, Italian Journal of Electoral Studies, International Sociology e Quaderni di Scienza Politica. Ha pubblicato, per Palgrave MacMillan, il libro Young People’s Voting Behaviour in Europe. A Comparative Perspective (Palgrave Macmillan, 2016). È inoltre coautore di diversi capitoli in volumi collettanei e ha co-curato numerosi volumi della serie dei Dossier CISE. Ha curato (con Andrea Pedrazzani) Come siamo cambiati? Opinioni, orientamenti politici, preferenze di voto alla prova della pandemia (Fondazione Feltrinelli, 2021). Infine, è autore di diverse note di ricerca pubblicate nella serie dei Dossier CISE. I suoi interessi di ricerca si concentrano sullo studio degli atteggiamenti e comportamenti socio-politici, dei sistemi elettorali, del comportamento di voto e della competizione partitica in prospettiva comparata.