A Rimini non tiene neanche il Muro di Arcore: la Lega prende direttamente al centrosinistra

Non tutti si aspettavano una doppia sconfitta del Partito Democratico a Rimini. Il candidato della coalizione di centrosinistra nel seggio uninominale della Camera, Sergio Pizzolante (Civica Popolare), è uscito sconfitto nello scontro con il centrodestra (35,2%), guidato da Elena Raffaelli, assessore a Riccione in quota Lega. Il centrosinistra è giunto addirittura terzo (25,7%) dietro anche alla candidata del Movimento 5 Stelle, Giulia Sarti (32,5%). Al Senato sempre nel seggio uninominale, che comprendeva anche Cesena, è sempre il centrodestra (34,4%) a trionfare con Antonio Barboni (FI) ai danni del candidato favorito Tiziano Arlotti (deputato uscente del PD) fermatosi al 27%, di nuovo terzo, dietro anche a Carla Franchini (consigliera comunale a Rimini) (30,9%).

Le premesse per la vittoria del centrosinistra alla vigilia del voto erano buone: solo nel 2016 il sindaco uscente del Partito Democratico a Rimini aveva vinto al primo turno contro il candidato del centrodestra (in quota Lega) dopo aver stretto un accordo con diverse liste civiche, tra cui una centrista sponsorizzata proprio da Sergio Pizzolante, dal 2013 vice-capogruppo alla Camera per NCD. Il fatto che il collegio uninominale del Senato comprendesse anche Cesena, dove tradizionalmente il PD vanta una tradizione di governo, aveva portato più d’uno ad ipotizzare una vittoria di Arlotti.

Quello che è accaduto è quindi un significativo spostamento dell’elettorato tanto alla Camera quanto al Senato. Per capire l’entità di tale spostamento e chi ne ha tratto maggior vantaggio proviamo ad analizzare i flussi elettorali del Comune di Rimini.

Tab. 1 – Risultati elettorali a Rimini, 2013 e 2018risultati

Da una prima analisi emergono alcuni dati di grande portata. Rispetto alle elezioni del 2013, la coalizione di centrosinistra ha perso a favore dell’astensione una quota di elettori pari a quasi il 4,5% dell’intero elettorato, il 3,2% nei confronti del Movimento 5 Stelle e ben il 3% nei confronti della Lega. Ciò significa che ogni 30 elettori riminesi circa, ve ne è uno che aveva votato Bersani e ha scelto la Lega il 4 marzo, e un altro che ha votato 5 Stelle (sempre dopo avere votato Bersani cinque anni fa). Nonostante le vicissitudini passate dal Movimento 5 Stelle a Rimini – non presentatosi alle scorse elezioni e con una candidata all’uninominale alla Camera, Giulia Sarti, che non ha praticamente partecipato alla campagna elettorale dopo essere stata coinvolta (ed ora scagionata dallo staff 5 Stelle) nella questione rimborsi elettorali – i grillini sono quindi stati capaci di attirare una buona fetta di elettorato del centrosinistra. Al di là di chi ha optato per l’astensione, emerge anche come il centrodestra moderato non abbia saputo fare da argine all’avanzata della Lega; raramente si assiste ad un travaso così rilevante tra centrosinistra e un partito appartenente ormai di diritto alla famiglia politica della destra radicale.

Il centrosinistra, nonostante abbia presentato un candidato centrista, non è riuscito nemmeno a catalizzare attorno a sé nemmeno il voto centrista; il bacino montiano si è frammentato e dell’oltre 7% dell’elettorato raccolto nel 2013, solo il 2,9% è andato al PD. Infine, è importante notare come si sia registrato un flusso molto rilevante dall’elettorato del Movimento 5 Stelle verso la Lega (il 4,8% dell’intero elettorato riminese). Quindi ogni 20 elettori circa ve ne è uno che ha votato nel 2018 la Lega dopo avere votato il M5S nel 2013. Questo è il singolo flusso di elettori infedeli più numeroso osservato a Rimini fra 2013 e 2018.

Il quadro appare ancora più chiaro se si guarda al comportamento dei diversi elettorati dei partiti e coalizioni presentatisi nel 2013, riportato nella Tabella 2. Fatto 100 l’elettorato del centrosinistra a guida bersaniana, solo 45 su 100 hanno scelto il PD, mentre ben 12 hanno scelto la Lega, e 13 il Movimento 5 Stelle. Quasi uno su cinque si è astenuto, mentre solo una quota minimale (il 4%) ha scelto gli scissionisti di LeU.

L’elettorato del Movimento 5 Stelle del 2013 è stato più coerente: il 79% ha confermato la propria fiducia ai pentastellati, mentre il 21% ha scelto la Lega. Per capire il successo della Lega e la sua conquista di una netta egemonia nel centrodestra, però non basta guardare al travaso di voti del PD e del M5S. Infatti, solo 33 elettori su 100 che nel 2013 avevano scelto la coalizione di Berlusconi hanno dato fiducia a Forza Italia, mentre ben 26 hanno optato per la Lega, la quale, al pari di Forza Italia e M5S, è riuscita a rimobilitare anche una piccola fetta di astenuti del 2013. Infine, è interessante rilevare come anche a Rimini si segnali un flusso significativo (oltre un elettore su 30) dal centrodestra 2013 alle forze del centrosinistra 2018. Si tratta di uno spostamento di elettori già osservato a Torino, Prato e Reggio Calabria, che però qui raggiunge il proprio massimo in consistenza, sfiorando il 20% dell’elettorato 2013 del centrodestra.

Tab. 2 – Flussi elettorali a Rimini fra politiche 2013 e 2018, destinazioni (clicca per ingrandire)dest

Infine, rivolgiamo uno sguardo alla composizione dell’elettorato dei principali partiti dopo le elezioni del 2018 in termini di bacini 2013 (Tab. 3). Tanto il M5S quanto Forza Italia hanno preso in questa tornata la gran parte dei propri voti dal proprio elettorato  di cinque anni fa: 80% e 72% rispettivamente. La seconda componente più grande nel M5S di oggi sono gli ex elettori di Bersani (14%), mentre in Forza Italia sono minoritari gli elettori 2013 di centro (8%) e centrosinistra (7%). Il PD ad oggi vede un 69% di elettori di centrosinistra del 2013 e rispettivamente il 18% e il 13% di elettori di estrazione centrista o di centrodestra, segno che la trasformazione del PD in un partito a trazione centrista si sta compiendo anche in una importante provincia della Zona Rossa, e nonostante il complessivo arretramento elettorale. Un capitolo a parte merita ancora il nuovo elettorato leghista, che è composto ora in egual misura da ex 5stelle (36%) e da elettori già in precedenza di centrodestra (37%). Anche qui – il dato è molto significativo – il 22% è composto da coloro che avevano accordato la propria preferenza alla coalizione guidata da Bersani.

Tab. 3 – Flussi elettorali a Rimini fra politiche 2013 e 2018, provenienze (clicca per ingrandire)prov

Il diagramma di Sankey visibile sotto (Figura 1) mostra in forma grafica le nostre stime dei flussi elettorali a Rimini. A sinistra sono riportati bacini elettorali del 2013, a sinistra quelli del 2018. Le diverse bande, colorate in base al bacino 2013 di provenienza, mostrano le transizioni dai bacini 2013 a quelli 2018. L’altezza di ciascuna banda, così come quella dei rettangoli dei diversi bacini elettorali all’estrema sinistra e destra, è proporzionale al relativo peso sul totale degli elettori. Dal diagramma emerge innanzitutto il forte flusso giallo in uscita dal M5S ’13 verso la Lega di oggi. Poi, si nota chiaramente lo sparpagliamento dell’elettorato di centrosinistra, con rivoli rilevanti verso non voto, M5S, ma anche la Lega. Così, l’attuale composizione dell’elettorato del partito di Salvini appare qui non solo blu e gialla, ma per la prima volta mostra anche una significativa componente rossa, in ingresso da Bersani ’13.

Fig. 1 – Flussi elettorali a Rimini fra politiche 2013 (sinistra) e 2018 (destra), percentuali sull’intero elettorato (clicca per ingrandire)sankey

La Zona Rossa, che rossa per il momento non lo è più, ha modificato la geografia del voto italiano, marginalizzando il partito fino a ieri egemone (PD). Cosa sia accaduto di profondo nel cuore dell’elettorato più progressista sarebbe riduttivo spiegarlo con i numeri. Tuttavia, le cifre qui riportate danno l’idea di un travaso di voti del PD non verso le alternative considerate “moderate”, ma verso un voto anti-establishment, tanto appartenente alla destra-radicale (Lega) quanto quello più puramente anti-partitico come quello del Movimento 5 Stelle.

Riferimenti bibliografici

Draghi, S. (1987). L’analisi dei flussi elettorali tra metodo scientifico e dibattito politico, «Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica», 17(3), pp. 433-455.

Goodman, L. A. (1953), Ecological regression and behavior of individual, «American Sociological Review», 18, pp. 663-664.

Plescia, C., e De Sio, L. (2017). An evaluation of the performance and suitability of R× C methods for ecological inference with known true values, «Quality & Quantity», pp. 1-15.

Schadee, H.M.A., e Corbetta, P.G. (1984), Metodi e modelli di analisi dei dati elettorali, Bologna, Il Mulino.


NOTA METODOLOGICA

I flussi presentati sono stati calcolati applicando il modello di Goodman alle 143 sezioni elettorali del comune di Rimini. Abbiamo eliminato le sezioni con meno di 100 elettori (in ognuna delle due elezioni considerate nell’analisi), nonché quelle che hanno registrato un tasso di variazione superiore al 15% nel numero di elettori iscritti (sia in aumento che in diminuzione). Si tratta di 24 unità in tutto. Il valore dell’indice VR è risultato pari a 16,5.

Davide Vittori è post-doc fellow presso la LUISS-Guido Carli. Ha pubblicato di recente per LUISS University Press "Il Valore di Uno. Il Movimento 5 Stelle e l’esperimento della democrazia diretta". È stato visting PhD presso lo European University Institute e visiting student presso la University of Nijmegen e la Johns Hopkins University. I suoi interessi di ricerca spaziano dall'analisi delle organizzazioni partitiche al comportamento elettorale e i sistemi partitici europei. Ha pubblicato contributi per la Rivista Italiana di Scienza Politica, Comparative European Politics, Swiss Political Science Review e altre riviste. È co-curatore di una special issue su Digital Activism e Digital Democracy per l'International Journal of Communication. Ha collaborato alla stesura di alcuni degli ultimi rapporti CISE.
Aldo Paparo è ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Firenze. È stato assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Politiche alla LUISS Guido Carli. Dopo il conseguimento del dottorato è stato W. Glenn Campbell and Rita Ricardo-Campbell National Fellow presso la Hoover Institution alla Stanford University, dove ha condotto una ricerca sulla identificazione di partito in chiave comparata. Ha conseguito con lode il dottorato di ricerca in Scienza della Politica presso la Scuola Normale Superiore (ex SUM) di Firenze, con una tesi sugli effetti del ciclo politico nazionale sui risultati delle elezioni locali in Europa occidentale. Ha conseguito con lode la laurea magistrale presso Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze, discutendo una tesi sulle elezioni comunali nell’Italia meridionale. Le sue principali aree di interesse sono i sistemi elettorali, i sistemi politici e il comportamento elettorale, con particolare riferimento al livello locale. Ha co-curato numerosi volumi della serie dei Dossier CISE; e ha pubblicato articoli scientifici su South European Society and Politics, Italian Political Science, Quaderni dell’Osservatorio Elettorale, Contemporary Italian Politics e su Monkey Cage. È stato inoltre co-autore di un capitolo in Terremoto elettorale (Il Mulino 2014). È membro dell’APSA, della MPSA, della ESPA, della ECPR, della SISP e della SISE. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.