Comunali: chi potrà dire di aver vinto?

Come abbiamo visto nel precedente articolo di Emanuele e Maggini, queste elezioni amministrative presentano una serie importante di interrogativi. Il M5S riuscirà a tradurre la sua forza delle ultime politiche in un successo anche nelle elezioni comunali? La Lega prenderà in modo deciso la leadership del centrodestra, relegando Forza Italia a percentuali molto basse, oppure no? In generale: i risultati delle comunali confermeranno le tendenze che si sono viste alle ultime elezioni politiche?

Quest’ultimo interrogativo complessivo chiama in causa una domanda più generale, che riguarda la costruzione delle aspettative sui risultati di una qualunque elezione (specie per le elezioni comunali). In linea di principio, infatti, ogni risultato elettorale può essere confrontato in modo rigoroso soltanto con il risultato di un’elezione omologa: comunali con comunali precedenti, europee con europee precedenti, politiche con politiche precedenti, e così via. Tuttavia è innegabile che in molte occasioni questo criterio può risultare fuorviante. Ad esempio: un Pd che magari andasse peggio delle precedenti comunali, ma solo leggermente, come dovrebbe essere valutato? Come una netta sconfitta, o invece come aver limitato i danni rispetto a ciò che ci si poteva aspettare dopo il disastro elettorale del 4 marzo?

E’ chiaro che qui si entra in un terreno scivoloso, che è quello della costruzione delle aspettative, in cui si apre un considerevole margine di incertezza e arbitrarietà delle interpretazioni. E’ proprio per cercare di ovviare a questo problema che abbiamo sviluppato una piccola riflessione per capire come è possibile costruire in maniera semplice aspettative relativamente condivisibili sull’imminente risultato delle comunali.

L’idea è molto semplice, e parte dalla considerazione che molto spesso per sviluppare modelli matematici di un fenomeno è spesso utile partire da assunti elementari (Taagepera 2008). L’aspettativa di riferimento, per noi, è quella in cui ciascun partito, paragonato alle recenti elezioni politiche, faccia la stessa performance che ha fatto alle precedenti comunali rispetto alle precedenti politiche. Più banalmente:se, ad esempio, il M5S alle comunali 2013 aveva preso la metà dei voti delle politiche 2013, l’aspettativa “neutrale” è che alle imminenti comunali dovrebbe dimezzare i voti rispetto alle politiche del 4 marzo. In semplici termini matematici,

eq2

Dove, per un qualunque partito, pt è il risultato delle politiche, pt-1 è il risultato delle politiche precedenti, ct è il risultato delle comunali e ct-1 è il risultato delle comunali precedenti.

Questa aspettativa ovviamente non tiene conto dei fattori locali, ma interpreta l’elezione comunale come una sorta di sondaggio di opinione, che serve a misurare il clima di opinione pubblica[1]. Verrà quindi smentita in un singolo comune, ma nel risultato complessivo su molti comuni permetterà di valutare effettivamente se il risultato delle comunali riflette perfettamente la dinamica del cambiamento visto alle politiche, o se invece la Lega è andata meglio o peggio delle aspettative. Non solo. Questa aspettativa, confrontando il risultato di elezioni omologhe, incorpora già – ad esempio – il fatto che partiti come Pd e Fi tradizionalmente erano penalizzati nelle elezioni comunali dalla presenza di candidati “civici”. In altre parole, disponiamo di una base rispetto alla quale valutare la performance alle comunali dei singoli partiti, tenendo conto di come il risultato del 4 marzo testimonia un cambiamento nelle scelte degli italiani rispetto al 2013. L’aspettativa è infatti che i due rapporti della formula sopra siano uguali: ma avremo la possibilità di vedere empiricamente se sarà andata davvero così. Non solo: lo possiamo fare al livello del singolo comune, evidenziando quindi in quali comuni un partito è andato meglio o peggio delle aspettative.

E’ quello che faremo all’indomani del risultato elettorale. Sin d’ora però è interessante vedere quali risultati potremmo aspettarci nel primo turno di elezioni comunali di domenica prossima. Nella Tabella 1 riportiamo le stime puntuali che abbiamo generato, con il modello di cui sopra, per le principali coalizioni e i maggiori partiti nei 20 comuni capoluogo di provincia chiamati al voto in queste comunali.

Tab. 1 – Risultati attesi per partiti e coalizioni nei comuni capoluogo al voto (clicca per ingrandire)previsioni

Dalle nostre stime, si osserva come sostanzialmente tutti i capoluoghi dovrebbero andare al ballottaggio. Solo a Siena, una eventuale vittoria al primo turno del centrosinistra non rappresenterebbe una sorpresa. Anche lo sconto applicato in Sicilia per vincere al primo turno (basta il 40% dei voti) non dovrebbe cambiare il quadro. Nessun candidato nell’isola è infatti stimato sopra il 30%.

Si nota poi come il M5S non dovrebbe riuscire a centrare alcun ballottaggio nei comuni capoluogo. I suoi candidati dovrebbero raccogliere fra il 7 e il 16%. Se così dovesse essere, dunque, non si tratterebbe di un risultato negativo per il partito di maggioranza relativa alle politiche, ma solo una conferma delle sue difficoltà in elezioni locali. Se, al contrario, il Movimento dovesse riuscire ad accedere ad un numero significativo di ballottaggi nei capoluoghi, questo significherebbe una sua avanzata locale, con un rendimento alle comunali superiore rispetto a quello del 2013.

Alla vigilia del primo turno, quindi, possiamo attenderci una tornata che si risolverà al ballottaggio, con sfide fra centrodestra e centrosinistra[2], con questi due poli in equilibrio quanto a città in cui dovrebbero essere in testa o in ritardo dopo il primo turno. In particolare, il centrosinistra dovrebbe riuscire ad essere avanti con i suoi candidati nella Zona Rossa e nel Nord-Est, mentre il centrodestra dovrebbe essere in vantaggio nel Nord-Ovest e (salvo eccezioni) al Sud. Deviazioni sistematiche rispetto a questa aspettativa rappresenterebbero delle novità cui prestare attenzione.

Veniamo alle previsioni relative ai risultati dei partiti. Qui, per quanto su percentuali più basse rispetto alle politiche per via della presenza di candidati civici e liste civiche nelle coalizioni principali, il PD dovrebbe mantenere la palma di primo partito nella Zona Rossa, la Lega dovrebbe essere generalmente prima al Nord, così come il M5S al Sud. Da rilevare, tuttavia, come il partito di Salvini potrebbe essere il più votato anche in alcuni capoluoghi del Sud. Infatti, oltre agli ottimi risultati del Nord (tra il 20 e il 30%), la Lega dovrebbe raccogliere oltre il 10% non solo nella Zona Rossa ma anche nel Lazio e in Abruzzo, mentre continuerebbe ad essere più debole nel Sud più profondo – con risultati attorno al 5%.

Il PD è stimato fra il 15 e il 25% nel centro-nord, mentre si attesterebbe al attorno al 10% al Sud. Come ormai consuetudine, la lista del M5S dovrebbe fare segnare risultati un poco più magri di quelli dei candidati, che dovrebbero essere un po’ più deboli al Nord – dove raramente raggiungono il 10%. Forza Italia, infine, non dovrebbe raggiungere il 10% dei voti in nessun capoluogo, né, quindi, mai essere il partito più votato. Il partito di Berlusconi è stimato dietro alla Lega in tutto il centro-nord, mentre dovrebbe prevalere sul rivale di centrodestra in tutti i capoluoghi a sud di Lazio e Abruzzo. Vedremo domenica se sarà così, o se invece queste elezioni comunali segneranno un ulteriore sbilanciamento nei rapporti di forza, come i sondaggi delle ultime settimane lasciano intravedere.

Riferimenti bibliografici

De Sio, L., D’Alimonte, R. e Paparo, A. (2017), ‘Chi ha fatto palo? Il mistero del 67 a 59 alle ultime comunali’, in Paparo, A.(a cura di), La rinascita del centrodestra, Dossier CISE (9), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 201-204.

Taagepera, R. (2008), Making social sciences more scientific: The need for predictive models, Oxford, Oxford University Press.


[1] Per ridurre l’impatto di specificità locali sulle nostre stime, abbiamo usato non il rapporto Ct-1/Pt-1 di ciascun comune, ma quello medio per zona. Per la Lega al Sud non avevamo dati sufficienti per stimare accuratamente tale rapporto. La Lega, infatti, era presente solo in un comune meridionale sui 66 superiori al voto. Quindi, abbiamo stimato il rapporto medio Ct-1/Pt-1 fra tutti i comuni del Sud e della Zona Rossa (altra area di tradizionale debolezza della Lega), e applicato questo ai comuni del Sud.

[2] Come sempre, per noi il centrosinistra è la coalizione di cui fa parte il PD, e il centrodestra quella di cui fa parte FI, in entrambi i casi a prescindere da quali altre liste facciano parte o meno dello specifico formato coalizionale.

Lorenzo De Sio è professore ordinario di Scienza Politica presso la LUISS Guido Carli, e direttore del CISE - Centro Italiano di Studi Elettorali. Già Jean Monnet Fellow presso lo European University Institute, Visiting Research Fellow presso la University of California, Irvine, e Campbell National Fellow presso la Stanford University, è membro di ITANES (Italian National Election Studies), ha partecipato a vari progetti di ricerca internazionali, tra cui “The True European Voter”(ESF-COST Action IS0806), the “EU Profiler” (2009) e EUandI (2014), e di recente ha dato vita al progetto ICCP (Issue Competition Comparative Project). I suoi interessi di ricerca attuali vertono sull'analisi quantitativa dei comportamenti di voto e delle strategie di partito in prospettiva comparata, con particolare attenzione al ruolo delle issues. Tra le sue pubblicazioni, accanto a vari volumi in italiano e in inglese, ci sono articoli apparsi su American Political Science Review, Comparative Political Studies, Electoral Studies, Party Politics, West European Politics, South European Society and Politics, oltre che su numerose riviste scientifiche italiane. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.
Aldo Paparo è ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Firenze. È stato assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Politiche alla LUISS Guido Carli. Dopo il conseguimento del dottorato è stato W. Glenn Campbell and Rita Ricardo-Campbell National Fellow presso la Hoover Institution alla Stanford University, dove ha condotto una ricerca sulla identificazione di partito in chiave comparata. Ha conseguito con lode il dottorato di ricerca in Scienza della Politica presso la Scuola Normale Superiore (ex SUM) di Firenze, con una tesi sugli effetti del ciclo politico nazionale sui risultati delle elezioni locali in Europa occidentale. Ha conseguito con lode la laurea magistrale presso Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze, discutendo una tesi sulle elezioni comunali nell’Italia meridionale. Le sue principali aree di interesse sono i sistemi elettorali, i sistemi politici e il comportamento elettorale, con particolare riferimento al livello locale. Ha co-curato numerosi volumi della serie dei Dossier CISE; e ha pubblicato articoli scientifici su South European Society and Politics, Italian Political Science, Quaderni dell’Osservatorio Elettorale, Contemporary Italian Politics e su Monkey Cage. È stato inoltre co-autore di un capitolo in Terremoto elettorale (Il Mulino 2014). È membro dell’APSA, della MPSA, della ESPA, della ECPR, della SISP e della SISE. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.