La vittoria del partito degli astenuti: l’affluenza tracolla ai ballottaggi

Per esaminare l’esito dei ballottaggi di queste elezioni comunali, il primo elemento da cui partire è quello relativo alla partecipazione elettorale (vedi Tabella 1). L’affluenza nei 75 comuni superiori ai 15.000 abitanti andati al ballottaggio è stata del 46,1%, con un calo di 14,4 punti percentuali rispetto al primo turno. Un calo molto simile a quello verificatosi nella tornata elettorale del 2017 (Maggini 2017), quando la partecipazione diminuì di 12,4 punti ai ballottaggi. Ma va considerato che allora nel totale dei comuni non erano inclusi quelli siciliani (che videro elezioni sfalsate di qualche settimana rispetto al resto d’Italia), Se si esclude i comuni siciliani anche dal totale dei comuni andati al voto nel 2018, si scopre che il calo dell’affluenza tra primo e secondo turno è stato esattamente lo stesso. Un chiaro indicatore di come il tracollo dell’affluenza ai ballottaggi stia diventando una costante negli ultimi anni, segnalando quantomeno un forte disinteresse per la posta in gioco da parte di molti elettori, in particolare di quelli dei partiti e candidati rimasti esclusi dai ballottaggi. Evidentemente i candidati andati al ballottaggio non sono stati in grado in molti casi non solo di attrarre i voti di chi aveva votato al primo turno altri candidati o di chi si era astenuto, ma anche di rimobilitare a sufficienza i propri elettori. Di questo aspetto, però, ce ne occuperemo in altri articoli attraverso l’analisi dei flussi elettorali.

          Il forte calo, se possibile, è stato ancora più marcato nei 14 comuni capoluogo, dove al ballottaggio ha votato il 44,9%, con un calo di 16,3 punti rispetto al primo turno. Questo significa che in generale meno della metà degli elettori ha deciso di recarsi alle urne per scegliere il sindaco della propria città. Il primo partito, in definitiva, è stato quello del non voto. Un dato sicuramente indicativo non solo (come in precedenza menzionato) dello scarso appeal presso l’elettorato della maggior parte delle sfide che ci sono state al ballottaggio, ma anche dell’apatia elettorale e del clima generalizzato di sfiducia verso la classe politica nel suo complesso come mostrato sempre di più dalle tornate elettorali locali degli ultimi anni.

          Disaggregando questo dato tra le diverse zone geopolitiche[1], notiamo che non ci sono enormi differenze in termini di partecipazione tra le tre zone del paese, anche se l’affluenza è maggiore nella Zona Rossa con il 51% e inferiore al Sud con il 44,3%. Se si fa però un raffronto con il primo turno, il calo nel Nord e nella Zona Rossa è stato molto simile (rispettivamente, -8,4 punti e -7,8 punti), mentre al Sud è stato decisamente maggiore (-18 punti). Il Sud, al contrario, era la zona del paese dove al primo turno si era votato di più tra questo insieme di comuni andati al ballottaggio (62,3%). Il calo dell’affluenza particolarmente marcato nei comuni del Sud non è affatto una novità. È un fenomeno che si era già visto alle comunali del 2016 e a quelle del 2017 (Maggini 2016, 2017). Fa impressione notare come nel 2017 il calo fosse stato praticamente identico a quello di questa tornata (che però come detto include anche i comuni siciliani). Si tratta anche questo di un fenomeno che sta diventando una costante nelle ultime tornate amministrative. Si può ipotizzare che questo tracollo al Sud sia dovuto al fatto che nei ballottaggi viene meno il traino del voto di preferenza per i candidati consigliere e nel meridione questo tipo di voto personale è sempre stato molto importante.

Guardando alla disaggregazione per dimensione demografica[2] dei comuni, si vede come la partecipazione sia inversamente proporzionale alla grandezza delle città. Nei comuni compresi tra 15 e 49.999 abitanti ha votato in media il 49% degli elettori, contro appena il 40,3% delle (quattro) maggiori città e il 45,7% dei comuni tra 50.000 e 99.999 abitanti. Guardando al confronto con il primo turno, si verifica un fenomeno analogo, ossia la partecipazione cala di più nelle grandi città (-19,7 punti), rispetto ai comuni medi (-15,3) e piccoli (-11,2). In ogni modo, in tutte e tre le dimensioni demografiche la maggioranza assoluta degli elettori è rimasta a casa al ballottaggio, a differenza di quanto osservato nella ripartizione per zone geopolitiche (dove la “soglia” del 50% viene superata nella Zona Rossa).

Tab.1 – Affluenza tra primo turno e ballottaggi nei 75 comuni superiori, per area geopolitica e dimensione demografica (valori percentuali).

 Ballottagi1_2018

Guardando al dettaglio dei 14 comuni capoluogo al voto (vedi Tabella 2), si deve sottolineare il fatto che in soli cinque comuni la partecipazione al voto è stata pari o superiore al 50%: Siena (56,2%), Pisa (55,9%), Massa (54,9%), Avellino (50,3%) e Teramo (50%). Si noti il fatto che le prime tre sono città toscane dove la competizione tra centrosinistra e centrodestra era molto accesa, il risultato quanto mai in bilico e la posta in palio sicuramente alta. Siena e Pisa erano infatti due storiche roccaforti della sinistra, passate di mano in queste elezioni. Tutti questi fattori hanno senza dubbio favorito un certa mobilitazione. E infatti il calo minore tra primo e secondo turno si è verificato proprio a Pisa (solo -2,7 punti percentuali), a Siena (-6,9 punti) e a Massa (-7,5 punti). Leggermente superiore alla media dei comuni capoluogo (47%) è stata l’affluenza (comunque inferiore al 50%), a Sondrio (49,7%, con un calo di 8,4 punti) e a Imperia (48,3%, con un calo di 14,5 punti). Particolarmente bassa l’affluenza è stata a Siracusa (34,2%), Messina (39,2%), Brindisi (40,6%), Ragusa (41,9%) e Ancona (42,7%). A parte quest’ultima, sono tutti comuni del Sud, confermando quanto detto in precedenza circa la bassa partecipazione ai ballottaggi nei comuni meridionali nel loro complesso. Sono anche tutti comuni (con l’eccezione di Ragusa) dove il calo è stato di oltre i 20 punti percentuali, quindi nettamente superiore rispetto al calo medio nell’insieme dei comuni capoluogo (-14,4 punti).

Al contrario, inferiore alla media il calo è stato, oltre ai già citati comuni capoluogo toscani e a Sondrio, anche a Ancona (-11,9 punti, ma in una città dove come si è visto l’affluenza è stata particolarmente bassa) e a Terni (-12 punti)

Tab. 2 – Affluenza tra primo turno e ballottaggi nei 14 comuni capoluogo (valori percentuali).

 Ballottagi2_2018     In conclusione, a parte il dato del maggior calo dell’affluenza nei comuni meridionali, questi ballottaggi hanno registrato un trend negativo generale per ciò che concerne la partecipazione elettorale, indipendentemente dalla zona geografica o dalla dimensione demografica, anche se con sfumature diverse. Si può pertanto parlare di un vero e proprio tracollo dell’affluenza ai ballottaggi con la vittoria generalizzata del “partito degli astenuti”.

Riferimenti bibliografici

Chiaramonte, A. e De Sio, L. (a cura di) (2014), Terremoto elettorale. Le elezioni politiche del 2013, Bologna, Il Mulino.

Corbetta, P. G., Parisi, A. e Schadee, H. M. A. (1988), Elezioni in Italia. Struttura e tipologia delle consultazioni politiche, Bologna, Il Mulino.

Diamanti, I. (2009), Mappe dall’Italia politica. Bianco, rosso, verde, azzurro… e tricolore, Bologna, Il Mulino.

Emanuele, V. (2011), ‘Riscoprire il territorio: dimensione demografica dei comuni e comportamento elettorale in Italia’, in Meridiana– Rivista di Storia e Scienze Sociali, 70, pp. 115-148.

Emanuele, V. (2013), ‘Il voto ai partiti nei comuni: La Lega è rintanata nei piccoli centri, nelle grandi città vince il Pd’, in De Sio, L., Cataldi, M. e De Lucia, F. (a cura di), Le Elezioni Politiche 2013, Dossier CISE (4), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 83-88.

Emanuele, V. e Maggini, N. (2016), ‘Calo dell’affluenza, frammentazione e incertezza nei comuni superiori al voto’, in Emanuele, V. Maggini, N. e Paparo, A. (a cura di),

Cosa succede in città? Le elezioni comunali 2016, Dossier CISE (8), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 49-56.

Maggini, N. (2016), ‘Il quadro riassuntivo dei ballottaggi: arretramento del Pd, avanzata del centrodestra e vittorie storiche del M5s’, in Emanuele, V. Maggini, N. e Paparo, A. (a cura di), Cosa succede in città? Le elezioni comunali 2016, Dossier CISE (8), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 145-153.

Maggini, N. (2017), ‘Netto calo dell’affluenza nei comuni superiori al voto’, in Paparo, A. (a cura di), La rinascita del centrodestra? Le elezioni comunali 2017, Dossier CISE (9), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 185-189.

[1] Sul concetto di zone geopolitiche e le diverse classificazioni proposte, vedi Corbetta, Parisi e Schadee (1988), Diamanti (2009), Chiaramonte e De Sio (2014).

[2] Per un’analisi del rapporto tra dimensione demografica dei comuni e comportamento elettorale in Italia vedi Emanuele (2011; 2013), Emanuele e Maggini (2016), Maggini (2017).

Nicola Maggini è ricercatore in scienza politica. È membro del laboratorio di ricerca spsTREND "Hans Schadee" presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università degli Studi di Milano, del CISE (Centro Italiano Studi Elettorali) e di ITANES (Italian National Election Study). In precedenza è stato Jean Monnet Fellow presso lo Schuman Centre for Advanced Studies dell’Istituto Universitario Europeo e ha partecipato a due progetti di ricerca europei Horizon 2020: Sirius-Skills and Integration of Migrants, Refugees and Asylum Applicants in European Labour Markets e TransSol-Transnational solidarity at times of crisis. Si è addottorato, con lode, in Scienza della Politica all’Istituto Italiano di Scienze Umane nel marzo 2012. Ha pubblicato articoli in diverse riviste scientifiche italiane e internazionali, tra cui European Political Science Review, Journal of Common Market Studies, West European Politics, American Behavioral Scientist, South European Society and Politics, Italian Political Science Review, Journal of Contemporary European Research, Quality & Quantity, Italian Political Science, Italian Journal of Electoral Studies, International Sociology e Quaderni di Scienza Politica. Ha pubblicato, per Palgrave MacMillan, il libro Young People’s Voting Behaviour in Europe. A Comparative Perspective (Palgrave Macmillan, 2016). È inoltre coautore di diversi capitoli in volumi collettanei e ha co-curato numerosi volumi della serie dei Dossier CISE. Ha curato (con Andrea Pedrazzani) Come siamo cambiati? Opinioni, orientamenti politici, preferenze di voto alla prova della pandemia (Fondazione Feltrinelli, 2021). Infine, è autore di diverse note di ricerca pubblicate nella serie dei Dossier CISE. I suoi interessi di ricerca si concentrano sullo studio degli atteggiamenti e comportamenti socio-politici, dei sistemi elettorali, del comportamento di voto e della competizione partitica in prospettiva comparata.