Centrodestra avanti ma Salvini aspetta il voto delle Europee

Pubblicato su Il Sole 24 Ore del primo dicembre

Molti si chiedono di questi tempi se questo governo durerà ancora a lungo. Sono le crescenti difficoltà del M5S ad alimentare questi dubbi. È difficile fare previsioni. La situazione è molto volatile. Una cosa è certa però. Se questo governo cadesse non sarebbe possibile metterne insieme un altro dentro l’attuale parlamento. Non è plausibile un governo del centrodestra sostenuto da transfughi del Movimento. Né è plausibile un governo PD-M5S. L’esito della crisi sarebbero le elezioni anticipate. Con quale possibile risultato? Sulla base della media dei sondaggi che vediamo da settimane è molto probabile che il centrodestra, guidato da Salvini, potrebbe arrivare alla maggioranza assoluta dei seggi.

Il 4 marzo il centrodestra, guidato da Berlusconi, è risultato lo schieramento con più voti e con più seggi, ma senza maggioranza nelle due camere (Chiaramonte et al. 2018). Con l’attuale sistema elettorale per conquistare la maggioranza assoluta occorre vincere il 40% dei seggi proporzionali e il 70% di quelli maggioritari. Questa è la combinazione minima vincente, tra le tante possibili (D’Alimonte 2017). Il 4 marzo il centrodestra con il 37% dei voti ha ottenuto alla Camera il 39,1% dei primi e il 47,8% dei secondi (Tab. 1). Complessivamente si è fermato a 265 seggi. Per la maggioranza assoluta ne sono mancati 51.

Tab. 1 – Il risultato del centrodestra alle politiche del 4 marzo, Camera[1]tab1_sim_lega_cdxOggi la media dei sondaggi della scorsa settimana dà il centrodestra, guidato da Salvini, al 45,2%, con la Lega tra il 31 e il 33. Con questi dati il centrodestra può conquistare la maggioranza assoluta dei seggi. La Tabella 2 fa vedere come, consentendo un facile confronto con il risultato del 4 marzo (Tab. 1).

Tab. 2 – Il possibile esito di elezioni immediate per il centrodestra, Camera[2]tab2_sim_lega_cdxIn primo luogo, con il 45,2% dei voti lo schieramento di Salvini, invece di prendere il 39,1% dei seggi proporzionali, ne prenderebbe il 47,8, cioè 184 invece di 151[3]. Dei 51 seggi che gli sono mancati il 4 marzo per arrivare alla maggioranza assoluta ne resterebbero da conquistare nei collegi uninominali solo 18. Qualcuno verrebbe certamente dal Nord dove farebbe praticamente il pieno, a parte l’Alto Adige. Qualcun altro verrebbe dalle regioni della ex-zona rossa. Poi c’è il Sud. Quanto vale oggi la Lega, e quindi il centrodestra, in questa zona? Qui il 4 marzo con il 31,8% dei voti ha vinto solo 13 seggi contro gli 84 del M5S. Con il 38,8 stimato oggi ne vincerebbe certamente di più. Ma anche ipotizzando che non ne vinca neanche uno in più la tabella ci dice che al centrodestra basterebbe ottenere 7 seggi in più nelle regioni del Nord e 11 in quelle della ex-zona rossa per vincere le elezioni.

In sintesi, con i voti stimati oggi a Salvini basterebbe conquistare solo 18 collegi uninominali in più rispetto al 4 marzo. Questo per sottolineare che anche senza un forte ridimensionamento del M5S al Sud non avrebbe problemi a vincere le elezioni. Con il 45% dei voti che oggi i sondaggi gli attribuiscono, gli basterebbe solo il 56% di quelli maggioritari per ottenere la maggioranza assoluta. E questa percentuale è oggi ampiamente alla sua portata. In altre parole il centrodestra può vincere le elezioni e governare da solo. E allora perché Salvini non ne approfitta?

Il grosso rischio di elezioni anticipate è l’ulteriore spaccatura del Paese Il 4 marzo M5S e Lega non si sono affrontati l’uno contro l’altra. È stato uno scontro nuovo contro vecchio, in cui Salvini è riuscito a nascondere il fatto di essere alleato a un pezzo del vecchio mondo. Votare ora vorrebbe dire M5S contro Lega, senza alibi. Nord contro Sud. I due populismi l’un contro l’altro armati. Ex post le elezioni del 4 marzo ci hanno fatto scoprire una Italia nettamente spaccata tra una Lega dominante al Nord e un M5S assolutamente egemone al Sud. Lo scontro elettorale non farebbe altro che aggravare questo scenario mettendo tra l’altro a repentaglio la strategia di penetrazione della Lega di Salvini al Sud.

Tra le qualità politiche di Salvini una è la pazienza (D’Alimonte 2018). Perché rischiare? Meglio trattare con Di Maio che con Berlusconi. Meglio stare al governo ora senza vera opposizione che governare dopo contro i Cinque Stelle che l’opposizione la sanno fare. E allora meglio aspettare le elezioni europee e poi vedere. Il problema è che a quella data non è facile arrivare con un M5S diviso e un Di Maio indebolito.

Riferimenti bibliografici

Chiaramonte, Alessandro, Vincenzo Emanuele, Nicola Maggini e Aldo Paparo (2018), ‘Populist Success in a Hung Parliament: The 2018 General Election in Italy’, South European Society and Politics, Online First. https://doi.org/10.1080/13608746.2018.1506513

D’Alimonte, Roberto (2017), ‘Il “pallottoliere” del Rosatellum’. https://cise.luiss.it/cise/2017/10/15/il-pallottoliere-del-rosatellum/

D’Alimonte, Roberto (2018), ‘Il successo della nuova Lega e le contraddizioni con la vecchia’. https://cise.luiss.it/cise/2018/11/14/il-successo-della-nuova-lega-e-le-contraddizioni-con-la-vecchia/


[1] I seggi totali a livello nazionale comprendono anche 3 seggi conquistati nella circoscrizione Estero.

[2] Anche in questo caso, come per la Tabella 1, i seggi totali a livello nazionale comprendono anche 3 seggi conquistati nella circoscrizione Estero, tanti quanti quelli conquistati dal centrodestra il 4 marzo.

[3] Si tratta di calcoli fatti sulla base della crescita dal 37% dei voti del 4 marzo al 45,2% della stima delle intenzioni di voto oggi, cioè un tasso di crescita del 22% (che abbiamo ipotizzato omogeneo a livello geografico, e applicato quindi uniformemente in ciascuna delle tre zone).

Roberto D’Alimonte (1947) è professore ordinario nella Facoltà di Scienze Politiche della LUISS Guido Carli dove insegna Sistema Politico Italiano. Dal 1974 fino al 2009 ha insegnato presso la Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze. Ha insegnato come visiting professor nelle Università di Yale e Stanford. Collabora con il centro della New York University a Firenze. I suoi interessi di ricerca più recenti riguardano i sistemi elettorali, elezioni e comportamento di voto in Italia. A partire dal 1993 ha coordinato con Stefano Bartolini e Alessandro Chiaramonte un gruppo di ricerca su elezioni e trasformazione del sistema partitico italiano. I risultati sono stati pubblicati in una collana di volumi editi da Il Mulino: Maggioritario ma non troppo. Le elezioni del 1994; Maggioritario per caso. Le elezioni del 1996; Maggioritario finalmente? Le elezioni del 2001; Proporzionale ma non solo. Le elezioni del 2006; Proporzionale se vi pare. Le elezioni del 2008. Tra le sue pubblicazioni ci sono articoli apparsi su West European Politics, Party Politics, oltre che sulle principali riviste scientifiche italiane. E’ membro di ITANES (Italian National Election Studies). E’ editorialista de IlSole24Ore. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.