Primarie PD: la partecipazione su base territoriale

Pubblicato su Questioni Primarie l’8 marzo

Come noto, le primarie del PD hanno visto la netta vittoria di Nicola Zingaretti su Maurizio Martina e Roberto Giachetti. Quello che ha forse sorpreso di più gli osservatori, al di là dell’affermazione del Presidente del Lazio, è stata la partecipazione del “popolo delle primarie”, che ha visto più di un milione e mezzo di persone votare ai gazebo e nelle sedi del PD. Infatti, come mostrato in un precedente contributo sul primo numero di Questioni Primarie (Emanuele e Marino 2019), il voto dei circoli del partito, che costituiva la prima fase congressuale in vista delle primarie, aveva visto una notevole riduzione della partecipazione degli iscritti, sia in termini assoluti che relativi. Dunque, ci si sarebbe potuti aspettare una forte contrazione anche del numero di partecipanti alle primarie dello scorso 3 marzo. Invece, come annunciato dalla commissione del Congresso del partito, circa 1 milione e 600.000 persone avevano deciso di votare alle primarie. Questo dato, ancora parziale visto che, al momento della stesura di questo contributo, non sono ancora stati resi noti i risultati definitivi, può essere letto in vari modi. In termini assoluti, il numero di votanti alle primarie del PD è sempre stato in calo, passando dai 3 milioni e mezzo del 2007 ai 2 milioni e 800.000 di votanti del 2013 e poi al milione e 800.000 del 2017. Quindi, anche il 2019 ha visto un arretramento del numero di partecipanti alle primarie. Passiamo all’analisi relativa al tasso di partecipazione a livello nazionale. La Figura 1 qui sotto mostra il tasso di partecipazione alle primarie del PD dal 2007 al 2019. Il tasso di partecipazione è stato ottenuto semplicemente dividendo, per ciascuna primaria, il numero di votanti per il numero di voti ottenuti dal PD alle precedenti elezioni politiche alla Camera dei Deputati. La Figura 1 mostra che la variazione del tasso di partecipazione è molto più ondivaga rispetto all’andamento del numero assoluto di votanti. Dopo il picco del 2013 (32,3%), il minimo storico è stato raggiunto alle primarie del 2017, quando il rapporto tra votanti alle primarie ed elettori del PD era pari a poco più del 21%. Invece, nel 2019, si è arrivati ad una percentuale attorno al 26%. Naturalmente, su questo dato ha influito il crollo del PD alle elezioni del 2018, nelle quali il partito ha perso circa 2 milioni e mezzo di voti rispetto alle precedenti elezioni del 2013.

Fig. 1 – Tasso di partecipazione alle primarie (2007-2019)primarie pd fig

Passiamo ora ad analizzare la partecipazione a livello subnazionale. La premessa necessaria è che i dati che presentiamo sono basati, in un certo numero di casi, solo su stime relative al numero di votanti alle primarie, visto che il PD non ha ancora rilasciato i risultati ufficiali delle primarie. La Tabella 1 qui sotto indica, per ogni regione, il numero di votanti alle primarie del 2019, 2017 e 2013 e il tasso di partecipazione (calcolato dividendo il numero assoluto di votanti nella regione per il numero di voti validi ottenuti dal PD alle più recenti elezioni politiche in quella regione). Inoltre, la tabella presenta anche gli stessi dati aggregati per area geografica (Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud e Isole). Il primo dato interessante riguarda il numero assoluto di votanti: rispetto al 2017, è in calo in quasi tutta Italia, con alcune eccezioni: non solo il Lazio, roccaforte del nuovo segretario Zingaretti, ma anche il Veneto, il Trentino-Alto Adige e il Molise. Colpisce invece il crollo della partecipazione nelle regioni del Centro, l’ex Zona Rossa (Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Marche): dai circa 966.000 votanti del 2013 ai 414.000 del 2019 (meno 57% circa), mentre su base nazionale, tra 2013 e 2019, il calo è stato pari a circa il 45%. Seguono NordEst (meno 51%) e Nord-Ovest (meno 44%). Va meglio, rispetto alle altre aree del paese, il Sud (comprese le Isole), passato da quasi 950.000 votanti nel 2013 a circa 660.000 nel 2019, circa il 30% in meno, dunque notevolmente inferiore al calo della partecipazione su base nazionale. Questa tenuta del Meridione si rispecchia anche nella percentuale di voti alle primarie del 2019 in base alle diverse aree: se ai tempi della prima elezione di Matteo Renzi alla segreteria del partito (2013) il Sud pesava per circa il 34% dei votanti totali delle primarie, nel 2019 questa percentuale è salita fino al 43%. Parallelamente, il peso dell’ex Zona Rossa è passato da un 35% circa del 2013 a poco meno del 27% nel 2019. Passando invece al tasso di partecipazione, la Tabella 1 ci indica che sia per il Nord-Ovest che per il Nord-Est, il rapporto tra partecipanti alle primarie ed elettori del PD alle ultime politiche è in calo, tra 2013 e 2019, rispettivamente di 7,6 e 9,6 punti, mentre nella ex Zona Rossa questo calo è di circa 15 punti percentuali. Invece, al Sud e nelle Isole il confronto tra 2013 e 2019 mostra un tasso di partecipazione in aumento di più di due punti percentuali. In altre parole, il tasso di partecipazione aumenta laddove il PD è più debole, ovvero nelle regioni meridionali. Se invece confrontiamo la situazione del 2019 con quella, più ravvicinata, del 2017, la situazione cambia: il numero più basso di partecipanti alle primarie dell’aprile 2017, che riconfermarono Renzi alla guida del partito, fa cambiare il tasso di partecipazione (che, ricordiamo, sia per il 2013 che per il 2017 è calcolato sulle elezioni 2013). Dunque, tra 2017 e 2019 il tasso di partecipazione è in aumento in tutte le zone – complice il crollo del PD che, come già scritto, tra le elezioni del 2013 e quelle del 2018 ha lasciato per strada circa 2 milioni e mezzo di voti. Tuttavia, l’aumento più grande del tasso di partecipazione tra 2017 e 2019 è quello del Sud e Isole.

Tab. 1 – Valori assoluti e tasso di partecipazione alle primarie a livello regionale e di area (2013, 2017, 2019)primarie pd tab

Concludendo, dal 2013 al 2019 i votanti alle primarie del PD sono certamente diminuiti in valori assoluti, ma quello del 2019 è un “popolo delle primarie” che, messo in relazione con i risultati delle ultime elezioni politiche, non ha ancora abbandonato del tutto il partito – tutt’altro. Un altro elemento interessante è la meridionalizzazione dei votanti alle primarie: sempre più partecipanti alla selezione del leader del PD vengono dal Mezzogiorno e dalle Isole, mentre assistiamo ad un parallelo arretramento nelle altre zone del paese, soprattutto nell’ex roccaforte della ex Zona Rossa.

Riferimenti bibliografici

Emanuele, V. e B. Marino (2019), ‘Primarie PD: il voto nei circoli è una messa con sempre meno fedeli’, Questioni Primarie, 1, pp. 10-12. Disponibile presso https://cise.luiss.it/cise/2019/02/09/primarie-pd-il-voto-nei-circoli-e-una-messa-con-sempre-meno-fedeli-2/

Vincenzo Emanuele è professore associato in Scienza Politica presso la LUISS Guido Carli di Roma. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienza della Politica presso la Scuola Normale Superiore (ex SUM) di Firenze con una tesi sul processo di nazionalizzazione del voto in Europa occidentale e le sue possibili determinanti. La sua tesi ha vinto il Premio 'Enrico Melchionda' conferita alle tesi di dottorato in Scienze Politiche discusse nel triennio 2012-2014 e il Premio 'Celso Ghini' come miglior tesi di dottorato in materia elettorale del biennio 2013-2014. È membro del CISE, di ITANES (Italian National Election Studies) e del Research Network in Political Parties, Party Systems and Elections del CES (Council of European Studies). I suoi interessi di ricerca si concentrano sulle elezioni e i sistemi di partito in prospettiva comparata, con particolare riferimento ai cleavages e ai processi di nazionalizzazione e istituzionalizzazione. Ha pubblicato articoli su European Journal of Political research, Comparative Political Studies, Party Politics, South European Society and Politics, Government and Opposition, Regional and Federal Studies, Journal of Contemporary European Research, oltre che sulle principali riviste scientifiche italiane. La sua prima monografia Cleavages, institutions, and competition. Understanding vote nationalization in Western Europe (1965-2015) è edita da Rowman and Littlefield/ECPR Press (2018), mentre la seconda The deinstitutionalization of Western European party systems è edita da Palgrave Macmillan. Sulle elezioni italiane del 2018, ha curato la Special Issue di Italian Political Science ‘Who’s the winner? An analysis of the 2018 Italian general election’. Clicca qui per accedere sito internet personale. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.
Bruno Marino è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Politiche alla Luiss Guido Carli. I suoi interessi di ricerca comprendono partiti e sistemi di partito in prospettiva comparata, élite politiche e la personalizzazione della politica. Ha pubblicato articoli su West European Politics, Government and Opposition, Acta Politica, Electoral Studies, European Political Science Review, Regional and Federal Studies, Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica. La sua monografia, Party Leaders and their Selection Rules in Western Europe, è stata pubblicata da Routledge.