Flussi Modena: il sindaco uscente del centrosinistra attrae (qualche voto) dal M5S

Dall’analisi dei flussi elettorali di Modena per le elezioni europee 2019 emerge un quadro interessante per quanto riguarda il Partito Democratico. I dati sono incoraggianti per il partito che, lo scorso 26 maggio, ha visto riconfermato sindaco Gian Carlo Muzzarelli e, alle europee, ha goduto di una crescita nei consensi di oltre otto punti percentuali rispetto alle elezioni politiche dell’anno precedente, raccogliendo con 37.915 voti su 95.145 quasi il 40% dei consensi (Tab. 1). Nonostante il 55,6% raggiunto alle europee del 2014 sia rimasto un traguardo lontano, il Partito Democratico a guida Zingaretti è riuscito a limitare la crescita esponenziale della Lega di Matteo Salvini a Modena, che si ferma al 26,1%.

Tab. 1 – Risultati elettorali delle recenti elezioni nel comune di Modenamodena tab

Come visibile nella Tabella 2, il Partito Democratico ha non solo raccolto voti tra i partiti minori e gli alleati di centrosinistra, come ad esempio Più Europa, ma è riuscito anche ad attrarre una quota moderata ma rilevante di elettori del Movimento 5 Stelle (9%). Tuttavia si assiste a una fuoriuscita non indifferente di voti – un elettore su dieci – dal Partito Democratico verso la Lega: un trend che a prima vista potrebbe sorprendere ma che è stato riscontrato in molte altre città italiane, soprattutto nella Zona Rossa (Cappelli e Paparo 2019, Sorana e Paparo 2019), ma non solo (Landini e Paparo 2019).

In complesso, però, nella provincia le cose sono andate diversamente dalla città di Modena. La Lega raggiungendo il 33,8% è primo partito a livello provinciale, anche se con uno scarto di appena un migliaio di voti dal Partito Democratico che si ferma al 33,5%. La vittoria del Partito Democratico a Modena è quindi in parte controbilanciata da una maggiore penetrazione della Lega nei comuni minori.

Tab. 2 – Flussi elettorali a Modena fra politiche 2018 ed europee 2019, destinazioni (clicca per ingrandire)dest

Sinistra Italiana non ha convinto gli elettori e non si è nemmeno avvicinata ai risultati ottenuti alle elezioni politiche del 2018 da Liberi e Uguali e Potere al Popolo insieme, prendendo meno di duemila voti su un totale di 95.145 voti validi. Il risultato del partito guidato da Fratoianni è più che deludente, specie se lo si è registrato in una storica “città rossa” come Modena, dove ha ottenuto meno di un terzo dei voti rispetto al 6,3% del 2018. Questo è dipeso in parte dallo scioglimento di Liberi e Uguali e dall’elevata percentuale di elettori di quel partito che alle elezioni europee ha optato per l’astensione (44%), e ancora dal fatto che il Partito Democratico sembra essere stato capace di esercitare una capacità di attrazione nei confronti degli elettori degli altri partiti di centrosinistra – il 48% degli elettori di partiti minori e il 46% dei partiti alleati alle politiche 2018 e il 19% degli elettori fuoriusciti da Liberi e Uguali si è rivolto nel 2019 al Partito Democratico.

I partiti di governo, Lega e Movimento 5 Stelle, hanno mostrato a Modena come nel resto del paese, due segni di crescita opposta. La Lega di Matteo Salvini passa dal 4% delle elezioni europee del 2014, quando era ancora un partito relegato al Nord Italia che si batteva per l’indipendenza delle regioni settentrionali, all’attuale 26,1%, sperimentando una rendimento crescente dell’82% nell’ultimo anno, in cui ha quindi quasi raddoppiato il sostegno elettorale raggiunto alle elezioni politiche del 2018.

La Lega è divenuta un partito nazionale capace di penetrare e imporsi nelle regioni del sud dove dalla sua fondazione era sempre rimasto sostanzialmente escluso così come in quelle storicamente considerate “regioni rosse” come l’Emilia-Romagna (De Sio 2019). Questo successo sembra essere dovuto soprattutto a due fattori che hanno favorito l’avanzata della Lega in zone nelle quali era sempre stata pressoché irrilevante. Il primo riguarda la capacità della Lega di Matteo Salvini di confermare il voto di cinque dei suoi elettori 2018 su sei. Il secondo fattore scaturisce dalla capacità della Lega di attrarre elettori di altri partiti. Infatti, come mostrato dalla Tabella 3, solo la metà dei suoi elettori proviene da questi elettori fedeli, quanti l’avevano già votata alle politiche. Il resto sono nuovi ingressi che provengono dai partiti ideologicamente più vicini come Forza Italia e FDI (che alle ultime elezioni ha ceduto un quinto circa dei propri elettori alle Lega), ma anche da quelli ideologicamente distanti, come quelli provenienti dal Partito Democratico (che alle europee 2019 hanno costituito il 14% dei voti della Lega), e quelli del Movimento 5 Stelle. Oltre un quinto degli elettori pentastellati 2018 ha votato Lega nel 2019, e da qui proviene oltre un quinto dei voti 2019 del partito di Salvini.

Il M5S vede inoltre fuoriuscire un altro 31% verso l’astensione e, come anticipato, quasi un elettore su dieci del Movimento è passato al Partito Democratico. Il partito di Di Maio si rivela nei flussi di Modena un partito ad elevata volatilità e bassa fedeltà elettorale. Sembra insomma che veda scemare il sostegno dei propri elettori dopo aver deluso le promesse fatte nel 2018 alla prima prova di governo.

Tab. 3 – Flussi elettorali a Modena fra politiche 2018 ed europee 2019, provenienze (clicca per ingrandire)prov

Inoltre i pentastellati si sono rivelati incapaci di competere sul piano mediatico e comunicativo con Matteo Salvini, che ha monopolizzato la narrazione politica del paese facendo perno su tematiche legate alla sicurezza pubblica e alle migrazioni, tematiche rivelatesi assai vincenti, che hanno premiato il partito più delle proposte in materia fiscale e di assistenza sociale (D’Alimonte 2019). Impostando l’agenda politica del partito su pochi temi salienti – o rendendoli tali attraverso una retorica martellante – la Lega è riuscita a mobilitare verso di sé un elettorato eterogeneo per provenienza politica e geografica ma accomunato da attitudini simili riguardo alle questioni sociali.

Il Movimento 5 Stelle, dalle elezioni politiche del 2018 che lo hanno visto trionfare come primo partito a livello nazionale con il 32,7% dei voti e costruire un governo insieme alla Lega, ha più che dimezzato il proprio sostegno elettorale a Modena. Un risultato come l’11,8% dei voti raggiunto alle elezioni europee del 2019 non è preoccupante per il Movimento 5 Stelle soltanto quando lo si compara con il grande successo del 2018 – che a Modena è stato comunque più contenuto rispetto alla media nazionale ed è stato costituito dal sostegno di un elettore modenese su quattro fra quelli che hanno espresso un voto valido – ma anche quando lo si mette a confronto con i risultati delle precedenti elezioni europee del 2014, dove il movimento creato da Grillo e Casaleggio aveva raggiunto il 16,7%.

Il tasso di astensione risulta in crescita sia rispetto alle precedenti europee del 2014 che rispetto alle elezioni politiche del 2018, dove l’affluenza è stata di 9 punti percentuali più alta, e i votanti hanno rappresentato a Modena soltanto il 70,9% del totale degli aventi diritto. Questa diminuzione dell’affluenza, tenendo in considerazione il fatto che le elezioni di secondo ordine come quelle europee registrano in genere tassi di affluenza più bassi (Reif e Schmitt), deriva principalmente dall’astensione di un terzo degli elettori di Movimento 5 Stelle e Fratelli D’Italia, e di un quinto di quelli di Forza Italia.

Forza Italia, da anni in una spirale discendente, ha ceduto quasi la metà dei voti delle ultime elezioni europee, e si è ritrovato con solo il 57% dei voti anche rispetto alle precedenti politiche. Anche in questo caso è la Lega di Salvini, divenuto il principale partito di destra in Italia, a essere la causa e insieme a beneficiare dei cali elettorali altrui. Forza Italia cede complessivamente il 20% alla Lega, un altro 20% transita verso l’astensione e il 12% a Fratelli D’Italia, che sta lentamente aumentando i propri consensi e si posiziona a un punto di distanza dal partito di Berlusconi a Modena.

Il bacino elettorale di Fratelli D’Italia è piuttosto omogeneo a Modena. Il partito guidato da Giorgia Meloni, oltre a raccogliere sostegni dagli altri partiti di centrodestra, raccoglie sostegni soltanto dalle formazioni minori di destra radicale come Casapound e Forza Nuova, forse in virtù della soglia di sbarramento al 4% che  sembrava lasciare poche chance a questi partiti, e che potrebbe quindi aver spinto alcuni elettori verso FDI, partito ideologicamente adiacente ma al contempo capace di raggiungere il consenso necessario per ottenere rappresentanti e avere una voce nel Parlamento Europeo.

Infine Europa Verde e Più Europa raggiungono lo stesso risultato con uno scarto di trenta voti, e si attestano al 3,7%. Tuttavia i tassi di rendimento dei due partiti sono disuguali. Europa Verde a Modena, facendo eco all’exploit dei Verdi a livello nazionale e europeo, è cresciuta di tre volte e mezzo rispetto al risultato della lista Insieme dell’anno precedente. Triplica anche rispetto alle elezioni europee del 2014, confermando quello che in gergo mediatico è chiamato “effetto Thunberg”, ovvero l’aumento dell’importanza tra i cittadini delle tematiche legate all’ambiente e allo sviluppo sostenibile.

Al contrario, Più Europa perde una quota dei suoi elettori verso il Partito Democratico ma recupera tra gli elettori di centrodestra, in particolare tra quelli provenienti di Forza Italia e Lega, che hanno contato rispettivamente per il 15% e l’11% dei voti a Più Europa alle europee 2019. Più Europa si dimostra un partito capace di pescare dai diversi bacini elettorali – dagli ex-elettori di Liberi e Uguali a quelli leghisti – ma non riesce a convincere una quota significativa degli elettori con la sua proposta europeista, neanche in occasione delle elezioni europee.

Il diagramma di Sankey mostrato di seguito (Fig. 1) riassume in forma grafica le nostre stime dei flussi elettorali a Modena. A sinistra sono riportati i bacini elettorali del 2018, a destra quelli del 2019. Le diverse bande, colorate in base al bacino 2018 di provenienza, mostrano le transizioni dai bacini delle politiche a quelli delle europee. L’altezza di ciascuna banda, così come quella dei rettangoli dei diversi bacini elettorali all’estrema sinistra e destra, è proporzionale al relativo peso sul totale degli elettori.

La Figura 1 ci consente, in conclusione, di riepilogare i tratti salienti della nostra analisi sui flussi elettorali a Modena. Si evidenzia la pessima performance elettorale del Movimento 5 Stelle, a livello locale e nazionale. Il Movimento vede infatti un terzo dei suoi elettori optare per l’astensione, così come paga l’incapacità di competere con la macchina comunicativa di Matteo Salvini che, da alleato di governo, diviene la causa principale della fuoriuscita di elettori pentastellati verso altri partiti e si riconferma interlocutore principale del governo così come della coalizione di centrodestra. Inoltre, il M5S a Modena cede una quota rilevante al PD, cosa eccezionale in chiave comparata (e dovuta forse alla popolarità del sindaco uscente nuovamente in corsa nelle contemporanee elezioni comunali, e rieletto al primo turno).

Infine, emerge il ricompattamento, sia nel campo del centrosinistra che in quello del centrodestra, attorno ai due attuali partiti leader guidati da Matteo Salvini e Nicola Zingaretti, che hanno visto crescere i loro consensi a spese di tutti gli altri partiti che hanno registrato un segno negativo, fatta eccezione per Europa Verde – la cui crescita in termini di numeri assolti rimane comunque modesta – e Fratelli d’Italia.

Fig. 1 – Flussi elettorali a Modena fra politiche 2018 (sinistra) ed europee 2019 (destra), percentuali sull’intero elettorato (clicca per ingrandire)

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Riferimenti bibliografici

Cappelli, A. e Paparo, A. (2019), ‘Flussi Prato: si conferma l’impermeabilità del M5S al PD (che cede verso la Lega)’, Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile presso: https://cise.luiss.it/cise/2019/05/28/flussi-prato-si-conferma-limpermeabilita-del-m5s-al-pd-che-cede-verso-la-lega/

D’Alimonte, R. (2019), ‘Lega-M5S: Sud chiave del ribaltone’, Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile presso: https://cise.luiss.it/cise/2019/05/29/lega-m5s-sud-chiave-del-ribaltone/

De Sio, L. (2019), ‘La nazionalizzazione della Lega di Salvini’, Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile presso: https://cise.luiss.it/cise/2019/05/27/la-nazionalizzazione-della-lega-di-salvini/

Goodman, L. A. (1953), ‘Ecological regression and behavior of individual’, American Sociological Review, 18, pp. 663-664.

Landini, I. e Paparo, A. (2019), ‘Flussi Genova: la Lega attrae elettori da tutti i partiti (PD, M5S, FI)’, Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile presso: https://cise.luiss.it/cise/2019/05/27/flussi-genova-la-lega-attrae-elettori-da-tutti-i-partiti-pd-m5s-fi/

Reif, K. e Schmitt, H. (1980), ‘Nine Second-Order National Elections – A Conceptual Framework for the Analysis of European Election Results’, European Journal of Political Research, 8 (1), pp. 3-44.

Schadee, H.M.A., e Corbetta, P.G., (1984), Metodi e modelli di analisi dei dati elettorali, Bologna, Il Mulino.

Sorana, F. e Paparo, A. (2019), ‘Flussi Perugia: il PD cede ancora – alla Lega, ma anche (meno) al M5S’, Centro Italiano Studi Elettorali, disponibile presso: https://cise.luiss.it/cise/2019/05/28/flussi-perugia-il-pd-cede-ancora-alla-lega-ma-anche-meno-al-m5s/


NOTA METODOLOGICA

I flussi presentati sono stati calcolati applicando il modello di Goodman (1953) alle 179 sezioni elettorali del comune di Modena. Seguendo Schadee e Corbetta (1984), abbiamo eliminato le sezioni con meno di 100 elettori (in ognuna delle due elezioni considerate nell’analisi), nonché quelle che hanno registrato un tasso di variazione superiore al 15% nel numero di elettori iscritti (sia in aumento che in diminuzione). Il valore dell’indice VR è pari a 12,0.

Francesco Sorana ha conseguito la laurea triennale in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali presso l'Università di Bologna, e successivamente la laurea magistrale in Sviluppo Locale e Globale (durante la quale si è concentrato sullo studio delle politiche e dell’economia dello sviluppo, del diritto internazionale e delle relazioni internazionali), scrivendo una tesi di ricerca sul populismo nel Venezuela durante il governo di Hugo Chávez. Attualmente frequenta il Master Executive in Global Governance, Inter-cultural Relations and Peace-process Management presso l'Università di Siena.
Aldo Paparo è ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Firenze. È stato assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Politiche alla LUISS Guido Carli. Dopo il conseguimento del dottorato è stato W. Glenn Campbell and Rita Ricardo-Campbell National Fellow presso la Hoover Institution alla Stanford University, dove ha condotto una ricerca sulla identificazione di partito in chiave comparata. Ha conseguito con lode il dottorato di ricerca in Scienza della Politica presso la Scuola Normale Superiore (ex SUM) di Firenze, con una tesi sugli effetti del ciclo politico nazionale sui risultati delle elezioni locali in Europa occidentale. Ha conseguito con lode la laurea magistrale presso Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze, discutendo una tesi sulle elezioni comunali nell’Italia meridionale. Le sue principali aree di interesse sono i sistemi elettorali, i sistemi politici e il comportamento elettorale, con particolare riferimento al livello locale. Ha co-curato numerosi volumi della serie dei Dossier CISE; e ha pubblicato articoli scientifici su South European Society and Politics, Italian Political Science, Quaderni dell’Osservatorio Elettorale, Contemporary Italian Politics e su Monkey Cage. È stato inoltre co-autore di un capitolo in Terremoto elettorale (Il Mulino 2014). È membro dell’APSA, della MPSA, della ESPA, della ECPR, della SISP e della SISE. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.