Europee Svezia: siamo tutti vincitori

Traduzione di Giorgia Ramazzotti.

Secondo le reazioni spontanee dalle veglie dei partiti durante la notte elettorale svedese del 26 maggio, hanno vinto tutti i partiti. I partiti che sono arretrati non hanno perso tanto quanto temevano e, tra i partiti che ne hanno guadagnato, i festeggiamenti sono stati vistosi e gioiosi. La sola eccezione è stato il piccolo partito Iniziativa Femminista, che ha perso l’unico seggio che aveva vinto nel 2014.

Il contesto

Le elezioni 2019 per il Parlamento Europeo hanno avuto luogo a distanza di meno di un anno dalle elezioni politiche nazionali del settembre 2018, che hanno portato alle negoziazioni per la formazione del governo più lunghe della storia svedese. Soltanto a gennaio 2019 i Social Democratici ed il partito dei Verdi hanno raggiunto l’accordo per un governo di coalizione basato sul sostegno del Partito di Centro e dei Liberali. Anche se questi partiti non sono formalmente parte del governo, l’accordo è stato fatto su un programma fortemente influenzato dal partito di Centro e dai Liberali. La formazione di questo governo ha posto fine alla precedente struttura in due blocchi che vedeva i Social Democratici, i Verdi ed il partito della Sinistra da una parte, e il Partito di Centro, i Liberali, i Moderati ed i Democratici Cristiani dall’altra. La causa di questa ristrutturazione dello scenario politico svedese è stato l’aumento del consenso per il partito della destra populista Democratici Svedesi, congiunto alla riluttanza degli altri partiti a rivolgersi a loro per la formazione del governo. Anche se i Democratici Cristiani e il Partito Moderato erano in un certo senso più aperti ad un appoggio da parte dei Democratici Svedesi, non sono riusciti a convincere i partners della precedente coalizione a formare un governo con il sostegno dei Democratici Svedesi. Il rifiuto dei Democratici Svedesi da parte degli altri partiti è continuato durante la campagna per le elezioni europee, in cui la resistenza al nazionalismo, alla xenofobia e ai sentimenti antieuropeisti sono state questioni salienti nella campagna elettorale.

Gli svedesi e l’UE

A lungo la Svezia è stata un membro piuttosto riluttante dell’Unione Europea. Il referendum per l’ingresso del 1994 è stato vinto dal campo pro-Unione soltanto per una sottile maggioranza, ed il referendum per adottare l’euro del 2003 è stato vinto dal campo per il No. Negli ultimi anni, la riluttanza svedese all’UE è cambiata. Oggi circa l’80% dell’elettorato concorda che l’appartenenza all’EU sia una buona cosa, e le richieste per una ‘swexit’, che prima dominavano, non si sentono più. Tuttavia, entrambi i partiti più euro-critici, il Partito della Sinistra e i Democratici Svedesi, la prevedono nei loro programmi di partito. Un recente rapporto di ricerca sulle attitudini degli svedesi verso l’UE confermano la tendenza euro-positiva. In una analisi sulle percezioni delle conseguenze dell’ingresso nell’UE relativamente a diverse aree di policy, le politiche per l’ambente, la sicurezza militare, l’occupazione e l’economia sono quelle più apprezzate, mentre l’immigrazione è l’area di policy che è giudicata peggio (Berg et al. 2019). Che le questioni dell’UE siano importanti è infatti dimostrato da un’analisi sulle elezioni del 2014, in cui la vicinanza ai partiti sulla dimensione europea si è confermata come un criterio per la scelta di voto, per quanto secondario (Oskarson et al. 2016). L’aumento del sostegno all’UE tuttavia non significa che gli svedesi siano incondizionatamente d’accordo con una ulteriore integrazione europea, o con l’adozione dell’euro. Piuttosto, il pubblico svedese è a favore dell’attuale UE, ma non di più. È l’euro-scetticismo utilitaristico che è diminuito; l’euroscetticismo politico invece persiste in molte forme (Lubbers e Scheepers 2005).

La campagna elettorale

La campagna elettorale per le europee è stata descritta dalla maggior parte dei commentatori come vaga, non indirizzata né agli attuali temi dell’UE né al futuro dell’UE stessa. Sebbene i partiti abbiano provato in molti modi a fare emergere temi europei, i media si sono focalizzati di più sul gioco politico nazionale. Tuttavia, temi come l’applicazione delle leggi, il controllo dei confini, il pilastro sociale e le politiche per l’ambiente (come una tassa europea sul diossido di carbonio) sono stati salienti nell’agenda. Ma a parte la preoccupazione per le questioni concrete, la campagna è stata anche caratterizzata da alcune ‘rivelazioni’ sui media a proposito di questioni come redditi collaterali, indennità, voti sull’aborto e accuse di violenze sessuali relative ai parlamentari dei differenti partiti.

Le elezioni

L’affluenza ha continuato il suo trend crescente nelle elezioni europee in Svezia iniziato nel 2004 (quando era al 37,8%), e nel 2019 ha raggiunto il 53,3% (preliminarmente). L’aumento riflette il maggiore sostegno all’appartenenza alla UE, così come la polarizzazione del clima politico.

Il Partito della Sinistra e i Social Democratici hanno ottenuto quasi lo stesso risultato delle elezioni del 2014. Questo significa che hanno mantenuto i loro seggi (1 e 5 rispettivamente). Il Partito della Sinistra è stato più forte nelle stime che hanno preceduto l’elezione e il leader di partito Jonas Sjöstedt ha attribuito l’insuccesso all’attenzione mediatica sulle indennità dei parlamentari del Partito della Sinistra. I Social Democratici hanno fatto segnare il risultato più basso di sempre ma sono sollevati di non avere perso ancora di più.

Il partito dei Verdi avevano ottenuto il risultato migliore di sempre nelle elezioni europee del 2014, con 15,2% dei voti. Tuttavia, quattro mesi dopo, in seguito alle elezioni politiche del 2014, hanno formato un governo di coalizione con i Social Democratici, cosa che ha presentato un alto prezzo. In risposta alla crisi di rifugiati del 2015, i Verdi, uno dei partiti svedesi più a favore dell’immigrazione, hanno sostenuto l’introduzione di controlli ai confini e regole sull’immigrazione più severe. Alle elezioni politiche del settembre 2018 hanno ricevuto soltanto il 4,4% dei voti. Alla luce di questa turbolenza, il risultato di 11,4% di queste elezioni per il Parlamento Europeo è stato ricevuto come una sorta di recupero, anche se il partito ha perso 3,8 punti percentuali e due seggi rispetto alle elezioni del 2014. Il voto al partito dei Verdi è risultato significativamente più alto tra i giovani, probabilmente riflettendo il loro interesse per i problemi climatici.

Il partito di Centro, ex partito agrario ma oggi partito liberale/verde, si è comportato molto bene alle elezioni, guadagnando 4,3 punti percentuali e due seggi rispetto alle precedenti elezioni europee. La loro campagna elettorale è stata il proseguimento di quella per le politiche, e si è incentrata sulle questioni climatiche, una chiara distanza dalla destra radicale e dalle forze nazionaliste conservatrici, insieme ad una posizione liberale sulle questioni economiche.

L’altro partito svedese nel gruppo ALDE, gli assai europeisti Liberali, non hanno avuto la stessa fortuna. Hanno più che dimezzato il loro risultato rispetto alle scorse elezioni europee, e hanno perso uno dei loro due seggi. Solo in fondo alla notte elettorale si è confermato che il partito sarebbe stato capace di tenere almeno un seggio. Con il messaggio più europeista, chiedendo una ulteriore integrazione dell’UE e l’introduzione dell’euro in Svezia, sono stati troppo euro-ottimisti per i sentimenti dell’elettorato svedese volti piuttosto al mantenimento dello status quo. Sostituire il loro parlamentare europeo esperto e rinomato con un candidato piuttosto sconosciuto solo alcuni mesi prima dell’elezione forse non è stato utile al partito. Infine, il partito sta rimpiazzando il suo leader a seguito della turbolenza relativa alla formazione del governo.

Il Partito Moderato (EPP) ha una storia di risultati scarsi alle elezioni europee, è stato anche dalla parte dei perdenti durante il processo di formazione del governo, e si è andato indebolendo nelle stime dei sondaggi sin dalle elezioni del 2018. Con una intensa campagna, un chiaro messaggio a favore di un più rigido controllo dei confini, di misure contro la criminalità e del proseguimento dell’uso dell’energia nucleare, il partito ha guadagnato 3,2 punti percentuali e un ulteriore seggio. Il risultato è stato tuttavia più basso di tre punti percentuali rispetto alle elezioni politiche precedenti.

I Democratici Cristiani sono stati a lungo visti come un partito insignificante in Svezia, ma questo ora sta cambiando, sia alle politiche che alle europee. Con una campagna elettorale chiara ed intensa a favore di una UE del ‘quanto basta’, il partito si è posizionato come guardiano del principio di sussidiarietà, e non meno come avversario del pilastro sociale. Con l’8,7% dei voti hanno guadagnato un secondo seggio. Le stime subito prima delle elezioni mostravano numeri più alti, ma la rivelazione che un ex parlamentare del partito aveva votato i Parlamento contro l’aborto ha probabilmente causato la perdita di alcuni voti tra gli elettori indecisi.

I Democratici Svedesi rappresentavano una sorta di nodo centrale per le elezioni europee, così come lo erano stati per le elezioni politiche dello scorso settembre. Come gli altri partiti si rapportino o non si rapportino con i Democratici Svedesi è sembrato alle volte durante la campagna elettorale più importante che le vere e proprie posizioni politiche. Non mirando più a una ‘Swexit’ ma piuttosto a ‘cambiare la forma ed il contenuto dell’UE’, il partito ha moderato un po’ il suo lato più radicale sulla dimensione europea. Ma è ancora il più deciso sulle questioni contro l’immigrazione e a favore della protezione dell’interesse nazionale svedese contro le politiche sovra-nazionali. Con il 15,4%, hanno guadagnato 5,7 punti e 1 seggio in più rispetto alle elezioni europee del 2014. Tuttavia, rispetto alle elezioni politiche di meno di un anno fa, il partito ha perso 2 punti percentuali. Questo è in effetti il primo passo indietro del partito da quando ha ottenuto i primi seggi nel Riksdag svedese nel 2010.

Infine, il piccolo partito Iniziativa Femminista, che aveva guadagnato un seggio nelle elezioni europee del 2014, adesso lo ha perso. Il partito non ha mai ottenuto rappresentanza al livello nazionale e, con il suo carismatico ex-presidente di partito adesso nelle retrovie, il partito è fuori gioco. Questo significa che le elezioni europee 2019 in Svezia sono state le prime dal 2004 in cui nessun nuovo partito ha conquistato un seggio.

Tab. 1 – Risultati delle Elezioni del Parlamento Europeo 2019: Svezia
Partito Gruppo PE Voti (N) Voti (%) Seggi Differenza di voti dal 2014 (PP) Differenza di seggi dal 2014
Social Democratici S&D 940.131 23,6 5 -0,8
Partito Moderato EPP 670.931 16,8 4 +3,2 +1
Democratici Svedesi ECR 614.699 15,4 3 +5,7 +1
Partito ambientalista I Verdi G/EFA 454.336 11,4 2 -3,8 -2
Partito di Centro ALDE 429.811 10,8 2 +4,3 +1
Democratici Cristiani EPP 344.884 8,7 2 +2,7 +1
Partito della Sinistra GUE-NGL 267.949 6,7 1 +0,4
Liberali ALDE 163.169 4,1 1 -5,8 -1
Iniziativa Femminista S&D 29.916 0,8 0 -4,6 -1
Altri partiti 67.042 1,7 -1,3
Totale 3.982.868 100 20
Affluenza (%) 53,3
Soglia legale di sbarramento (%) 4%

Conclusioni

Il sistema partitico svedese è in uno stato di turbolenza. La prolungata negoziazione per la formazione del governo dopo le elezioni politiche del settembre 2018 ha finalmente spezzato la struttura a due blocchi che ha dominato la politica svedese per decenni. Questa turbolenza si è riflettuta in molte forme sulle elezioni europee, trasformandole in un’elezione a due livelli piuttosto che in una vera e propria elezione di secondo ordine. 

Riferimenti bibliografici

Berg, L., Evertsson, K., Falk, E. e Sörebro, M. (2019), ‘Rekordhögt stöd för EU’, in U. Andersson et al. (a cura di) Storm och Stiltje. SOM-institute, Università di Goteborg.

Lubbers, M. e Scheepers, P. (2005), ‘Political versus Instrumental Euro-scepticism. Mapping Scepticism in European Countries and Regions’, European Union Politics, 6 (2), pp. 223-242.

Oskarson, M., Oscarsson, H. e Boije, E. (2016), ‘Consideration and Choice: Analyzing Party Choice in the Swedish European Election 2014’, Scandinavian Political Studies, 39 (3), pp. 242-263.

Maria Oskarson è Professoressa di Scienza Politica presso l’Università di Göteborg, in Svezia. La sua ricerca si concentra su fratture sociali e politiche, atteggiamenti e politica del welfare. I suoi lavori sono stati pubblicati su Electoral Studies, Scandinavian Political Studies, Government & Opposition, British Journal of sociology e nell’Oxford Handbook of Swedish Politics.