Europee Irlanda: ce n’è per (quasi) tutti

Traduzione di Elisabetta Mannoni.

Le elezioni del Parlamento Europeo del 2019 in Irlanda sono state rilevanti sotto molti punti di vista. In primo luogo, abbiamo visto il principale partito al governo migliorare la sua performance rispetto alla quella del 2014 (anche in quell’occasione era al governo) e a quella delle elezioni generali del 2016. Fine Gael ha ottenuto il 30 percento dei voti (+ 7 punti) e invierà a Bruxelles 5 deputati appartenenti all’EPP su un totale di 11 che spettano al paese (13 se e quando il Regno Unito lascerà l’UE).

Una seconda caratteristica è il notevole aumento del supporto al Partito dei Verdi, che a quanto pare è stato ‘perdonato’ per aver partecipato al governo che era in carica quando si è verificato il crollo economico e il conseguente “salvataggio”. Il partito ha infatti ottenuto l’11% dei voti e il suo candidato è stato il più votato nella circoscrizione di Dublino. I suoi deputati prenderanno posto nel gruppo G/EFA – un deputato fin da subito e un secondo deputato dopo la Brexit.

Il terzo elemento rilevante è stato il pessimo risultato dei partiti euroscettici (o quantomeno di quelli che sono più apertamente euro-critici), in particolare Sinn Féin e i partiti dell’estrema sinistra; ma questo è stato più che bilanciato dal successo di tre indipendenti anti-establishment (incluso un incumbent), che siederanno tutti nel gruppo GUE. Lo Sinn Féin ha perso due dei suoi tre seggi e ha visto il suo consenso crollare a poco più di metà di quello ottenuto nel 2014. Independents4Change, un’etichetta di convenienza utilizzata da due TD indipendenti[1], ha visto eletti entrambi i candidati.

Quarto aspetto importante è stato il fallimento del principale partito di opposizione, Fianna Fáil, che non è riuscito a mettere a frutto il suo potenziale nelle elezioni europee. Nel 2014 non è stato in grado di trasformare i suoi voti in seggi, finendo per ottenerne uno solo, e mentre questa volta ha ottenuto due eurodeputati (che siederanno con ALDE), il supporto per il partito è sceso ben al di sotto rispetto al risultato del 2014.

Quinto punto, il continuo successo degli indipendenti nel quadro politico irlandese. Non vi è alcun accenno che lasci pensare che la loro popolarità stia svanendo, anzi ora ci sono tre deputati indipendenti dai partiti tradizionali, a fronte dei due eletti nel 2014 (uno in ALDE, uno in S&D), nessuno dei quali si è candidato quest’anno.

Sesto, l’assenza di qualcosa che assomigli ai partiti populisti di destra visti altrove. L’unico candidato che abbia trattato la questione dell’immigrazione in termini negativi è stato un indipendente che aveva ottenuto un buon risultato nelle elezioni presidenziali del 2018 dopo una serie di osservazioni negative sui Pavee (un gruppo etnico di minoranza etnica itinerante). Ha ottenuto solo il 10% dei voti nella sua circoscrizione e non è stato eletto.

Un ultimo aspetto è stato il grande contrasto tra il voto di queste elezioni europee e le elezioni amministrative tenutesi in contemporanea. In particolare, il supporto a Fianna Fáil a livello locale è stato di 10 punti più alto che a livello europeo, mentre Fine Gael ha ottenuto 5 punti in meno. La mia analisi del sondaggio RTE Exit indica che solo la metà di tutti gli elettori ha scelto di sostenere lo stesso partito (o ha votato per un indipendente) in entrambe le elezioni, un calo di almeno 10 punti percentuali rispetto a questo stesso comportamento nelle precedenti elezioni del 2004 (Marsh 2019b).

Per il quadro complessivo dei risultati si veda la Tabella 1.

Tab. 1 – Risultati delle elezioni per il Parlamento Europeo del 2019: Irlanda
Partito Gruppo parlam. Voti (VA) Voti  (%) Seggi Seggi in caso di Brexit Diff.   di voti  dal 2014 (PP) Diff. di seggi  dal 2014 Diff. di seggi  dal 2014 in caso di Brexit
Fine Gael (FG) EPP 496.457 29,6 5 5 +7,3 +1 +1
Fianna Fáil (FF) ALDE 277.703 16,5 1 2 -5,8 0 +1
Sinn Féin (SF) GUE-NGL 196.078 11,7 1 1 -7,8 -2 -2
Partito Verde (GP) G/EFA 190.814 11,4 1 2 +6,5 +1 +2
Independents 4 Change GUE-NGL 124.046 7,4 2 2 +7,4 +2 +2
Partito Laburista (LP) 52.746 3,1 -2,2
Solidaritietà/Popolo Prima del Profitto 38.763 2,3 -1,0
Socialdemocratici 20.331 1,2 +1,2
Indipendenti GUE-NGL 264.085 15,7 1 1 -4,1 -2 -2
Altri partiti 17.055 1,0 -1,6
Totale 1.678.078 100 11 13 0 +2
Affluenza (%) 49,7
Soglia di sbarramento (%) Nessuna

La campagna elettorale è stata priva di incidenti e fortunatamente libera da propagande eccessivamente negative o materiali controversi sui social media. Come sempre, il paese è stato ampiamente ‘decorato’ con i poster dei candidati e questi, con i loro team, hanno portato avanti un’estesa operazione di porta-a-porta sul territorio. C’è stata una buona attenzione per la campagna anche da parte di radio e televisione, con dibattiti su più di un canale tra i vari candidati nelle tre circoscrizioni utilizzate per la distribuzione dei 13 seggi. I dibattiti sono stati in parte ostacolati dal numero di candidati, che nel caso della circoscrizione più grande erano ben 23, in rappresentanza di molti piccoli partiti o anche indipendenti. Non tutti hanno potuto partecipare, ma tutti hanno avuto l’opportunità di rilasciare dichiarazioni registrate, poi trasmesse e rese disponibili online.

Per una volta il problema principale non è stato l’economia. La crescita è significativa, l’occupazione continua ad aumentare e la disoccupazione è al di sotto del 5%. Le principali questioni interne sono le continue crisi in materia di alloggi e di salute, ma a nessuna delle due è stato dato molto spazio in sede di dibattito. Non si è discusso sul prossimo leader della Commissione. Le questioni di cui si è parlato includevano il cambiamento climatico e le tasse sulle emissioni, la Brexit –  e il suo probabile impatto sul confine con l’Irlanda del Nord e  sull’industria alimentare –, l’immigrazione, eventuali mosse da fare nell’UE per armonizzare la difesa (un esercito europeo) e le sue implicazioni rispetto alla neutralità irlandese, e infine l’importanza di una bassa imposta sul reddito delle società irlandesi. Questi dibattiti hanno indubbiamente presentato i candidati a molti elettori che non avevano familiarità con loro. L’impatto della sua performance in un dibattito tenutosi il 21 maggio, e la successiva tempesta di post su twitter, hanno visto le probabilità disuccesso di un giovane candidato verde, sconosciuto e senza esperienza, scendere da 50-1 a 4-1, anche se alla fine non ce l’ha fatta.

I candidati sono importanti in tutte le elezioni irlandesi. Questo è in parte dovuto alla piccola scala su cui si svolgono le sfide elettorali e al sistema elettorale preferenziale. Tutto ciò è reso possibile anche perché l’attenzione agli individui piuttosto che ai partiti e alle ideologie è stata incentivata dalla natura stessa della competizione all’interno del sistema politico (Marsh et al. 2007; Courtney e Weeks 2018). Questo, in particolarmente, è vero nelle elezioni europee (Marsh 2019a). Negli exit poll gli elettori hanno motivato la propria scelta con fattori legati al candidato e, al di là della rilevanza del dato in sé, le risposte sono sorprendenti. Il 37% ha menzionato le posizioni dei candidati su varie questioni, il 31% la loro capacità di difendere la gente comune, il 29% le loro personalità o le loro qualità e solo il 23% ha menzionato il partito da loro rappresentato. Il 25% ha citato questioni nazionali e locali e il 16% questioni a livello europeo. Solo il 9% ha detto di aver espresso un voto di protesta contro il governo.

Per alcuni dei candidati, il successo era prevedibile. In una circoscrizione era in competizione Fine Gael, con un vicepresidente dell’EPP e in un’altra un ex ministro della giustizia; un noto portavoce del Fianna Fáil; e diversi attuali TD. Le eccezioni erano probabilmente i candidati verdi. I loro elettori sono stati più propensi a citare posizioni su questioni politiche e sociali e il partito del candidato è stato un fattore importante ai fini della loro scelta.

Il genere ha avuto un ruolo nel comportamento degli elettori. Ancora una volta, la maggioranza dei deputati al Parlamento europeo sarà costituita da donne nel 2019. Il 42% dei candidati era costituito da donne, ben oltre le cifre del Dáil e delle elezioni locali, e le donne sono state leggermente più propense a dare il loro voto ad una donna rispetto agli uomini. L’analisi degli exit poll ha suggerito che il 50% delle donne ha scelto una donna, mentre per gli uomini questo valore scende al 42% (vedi Marsh 2019a). Il divario sussiste in misura diversa per tutti i partiti.

Le implicazioni delle elezioni rimangono da vedere, ma è probabile che si rivelino significative. Ci si è chiesti se i risultati potessero portare ad elezioni anticipate. L’attuale governo di minoranza persiste da più di tre anni perché ha un accordo con il Fianna Fáil e a causa dell’incertezza legata alla Brexit. Si è già optato per un’estensione una volta. Entrambi i partiti vorrebbero un’elezione, ma nessuno ne correrebbe il rischio senza la prova chiara di un miglioramento della loro posizione. Probabilmente, il risultato europeo potrebbe spingere Fine Gael verso delle elezioni anticipate, ma, al contrario, i risultati locali, parametro migliore per il comportamento di voto individuale dei cittadini, metterebbero il partito in guardia da una simile prospettiva. Questa posizione è complicata ulteriormente dal fatto che l’elezione dei membri del Parlamento europeo che fanno parte del partito Dáil richiederà quattro elezioni suppletive (da svolgersi entro sei mesi), qualcosa che potrebbe erodere la posizione del governo e certamente causare una imbarazzante diversivo.

Il secondo potenziale impatto deriva dall’incremento del voto verde, in particolare a Dublino. I ministri del governo (e tutti gli altri leader di partito) stanno facendo commenti amichevoli sui Verdi e commentano positivamente la lotta al cambiamento climatico, sulla base di un report elaborato da una commissione cui partecipano tutti i partiti (questa era la base per il Dáil che ha proclamato il Climate Change Emergency il mese scorso). Nel frattempo, il Partito dei Verdi cercherà i candidati per gareggiare nelle prossime elezioni generali nella speranza di spingere il numero attuale di deputati ben al di sopra dei due che ha attualmente e dei 7 che ha ottenuto nel 2007.

L’elezione richiederà un’autocritica nel Sinn Féin, il terzo partito più grande del Dáil e detentore di tre seggi nel 2014, che ha visto i suoi voti scendere di 8 punti percentuali. Come nei piccoli partiti alla sua sinistra, anche nello Sinn Féin l’affluenza ridotta in alcune aree chiave verrà additata come responsabile principale di questo risultato. Nel complesso, questa è calata solo del 2%, ma le elezioni 2014 erano state disputate nel bel mezzo di una lunga e solida protesta legata alle imposte per il consumo di acqua corrente, che aveva mobilitato le aree urbane della classe operaia e in cui il Sinn Fein era fortemente coinvolto. Il partito si è bloccato nei sondaggi dal 2016 e le sue speranze di rimpiazzare Fianna Fáil sembrano ora decisamente irrealistiche.

Dell’incertezza pende sopra i due seggi extra, che andrebbero ai secondi classificati nel Sud e alla circoscrizione di Dublino, rispettivamente ad un candidato verde e ad uno del Fianna Fáil, con il Sinn Féin che segue in entrambe i casi. Nel sistema elettorale irlandese del voto unico trasferibile la definizione di un secondo classificato è problematica (Gallagher 2019). Sebbene il governo abbia modificato la legge elettorale per ovviare a questo problema, la questione potrebbe ancora essere presentata dinanzi alla Corte Suprema (O’Malley 2019).

Riferimenti bibliografici

Courtney, M. e Weeks, L. (2018), ‘Party or Candidate?’, in M. Marsh, D. Farrell and T. Reidy (a cura di), The post-crisis Irish voter, Manchester, Manchester University Press, pp. 126-144.

Gallagher, M. (2019), ‘Ireland European Parliament election’, disponibile presso: www.tcd.ie/Political_Science/people/michael_gallagher/EPElection2019.php.

Marsh, M. (2019a) ‘EU Elections: More influenced by big names or parties?’, RTE Online, disponibile presso: www.rte.ie/news/elections-2019/2019/0519/1050242-analysis-elections-2019-european-local/.

Marsh, M. (2019b), ‘Growing instability in the electorate – and female solidarity’, RTE Online, disponibile presso: www.rte.ie/news/elections-2019/2019/0525/1051715-michael-marsh-analysis-election-2019/.

Marsh, M., Sinnott, R., Garry, J. e Kennedy, F. (2008), The Irish voter, Manchester, Manchester University Press.

O’Malley, E. (2019), ‘Your EP vote is likely to face court challenges’, The Times, edizione irlandese, disponibile presso: www.thetimes.co.uk/article/your-eu-vote-is-likely-to-face-court-challenge-t8dvjw3h0.


[1] TD sta per Teachta Dála, che sono i membri del Dáil, Camera bassa irlandese.

 

Michael Marsh è Professore Emerito di Scienze Politiche presso il Trinity College di Dublino. Ha pubblicato più di una dozzina di libri e più di 100 tra articoli in riviste scientifiche e capitoli di libri su elezioni e partiti, compresi alcuni tra i paper più citati in materia di comportamento elettorale e referendum a livello europeo. È stato il ricercatore a capo del primo studio elettorale mai effettuato in Irlanda, condotto dopo le elezioni del 2002, e dei successivi studi elettorali del 2007, 2011 e 2016. È spesso anche commentatore in radio, stampa e televisione in materia elettorale.