La partecipazione elettorale alle comunali – e il suo dirompente effetto su quella delle europee

Nella recente tornata elettorale i dati sottolineati da quasi tutti i commentatori sono stati, giustamente, due: il successo della Lega salviniana e il sorpasso del Partito Democratico (PD) ai danni del Movimento 5 Stelle (M5S) a livello europeo e la tenuta del Partito Democratico alle amministrative. Tuttavia, oltre a questi dati “macro” – già analizzati con alcune interpretazioni originali dal CISE (De Sio 2019, Emanuele e Maggini 2019) – un altro aspetto merita di essere considerato nel dettaglio, proprio per l’importanza delle conclusioni che se ne trarranno, quello dell’affluenza a livello locale e il suo impatto sull’affluenza europea.

Come già accaduto per i passati Dossier curati dal CISE per le elezioni comunali (De Sio e Paparo 2012, Paparo e Cataldi 2013Emanuele, Maggini e Paparo 2016, Paparo 2017, Paparo 2018), concentriamo la nostra analisi sui comuni superiori ai 15.000 abitanti chiamati alle urne per rinnovare i propri organi di governo locale.[1] Il 26 maggio 2019, in quella che rappresenta ancora la tornata ordinaria, sono stati 221. La Tabella 1 restituisce una prima immagine che, come vedremo, potrebbe fuorviare: difatti, è evidente che tanto guardando il dato nazionale, quanto guardando i comuni capoluogo e i non capoluogo assieme alla zona geopolitica, l’affluenza registra un indistinto calo di ben 7,6 punti percentuali a livello nazionale. Il -7,6% è diviso in maniera non proporzionata: è circa un -10% nel Nord e nella Zona Rossa rispetto alle precedenti elezioni politiche, mentre si attesta sul -2,4% al Sud. Comparando invece il dato con le comunali precedenti la differenza viene ridotta sensibilmente (attorno al -2% nel Nord e nella Zona Rossa e -3,7% al Sud).

Tab. 1 – Partecipazione elettorale alle elezioni comunali nei comuni al voto superiori ai 15.000 abitanti (clicca per ingrandire)affluenza_tab2

Tuttavia, proviamo ad allargare lo sguardo alla partecipazione alle elezioni europee che, a livello nazionale, si è attestata al 56,1%. Come si può vedere si tratta di una differenza rilevante, 12 punti percentuali, rispetto alle coeve amministrative. Ancora più interessante è però la discrasia che si registra tra l’affluenza nei comuni che hanno votato al primo turno con quelli non coinvolti nella tornata amministrativa. In questo caso, guardando ai comuni dove si votato solamente alle Europee emerge come l’affluenza sia al di sotto del 50%, mentre in quelli con la doppia tornata tocca il 70%. Prima di scomporre ulteriormente il dato sull’affluenza è fondamentale partire da un dato di fondo: le comunali non sono state uniformemente distribuite sul piano territoriale. In tutto sono state rinnovate 3.779 amministrazioni – sostanzialmente la metà dei 7.915 comuni italiani – la maggior parte concentrate nel Centro-Nord. La Tabella 2 mostra come, a dispetto della zona geografica, la presenza delle comunali ha spinto in alto la partecipazione; poco oltre i 10 punti percentuali nel Nord e nella Zona Rossa e di ben 27 punti nel caso del Sud. Qui entra in gioco un secondo dato molto importante; la scarsa affluenza che si è registrata al Sud alle elezioni europee in comparazione con la Zona Rossa e con il Nord è dovuta al fatto che solamente in un quarto dei comuni si votata per rinnovare le amministrazioni locali, mentre al Nord e nella Zona Rossa queste percentuali salgono al 60% e 70% rispettivamente. In termini assoluti ben 18 milioni di elettori al Sud votavano solo alle europee, mentre erano circa 3,5 milioni nella Zona Rossa e poco oltre gli 11 milioni al Nord.

Tab. 2 – Partecipazione elettorale alle elezioni europee a seconda della presenza o meno delle comunali (clicca per ingrandire)affluenza_tab2Queste differenze nell’affluenza tra zone geopolitiche sono tecnicamente “robuste”, e persistono in modelli di regressione (non inseriti in questo articolo, per motivi di spazio) che includono come controllo sia una variabile categoriale con le 20 regioni, sia un controllo per provincia: l’effetto della presenza delle elezioni amministrative sulla partecipazione alle europee è di circa 17 punti. Dato questo molto significativo e che dovrebbe indurre riflessioni più generali sul voto di maggio. Il PD e la Lega sono andati oltre le aspettative sembrerebbe perché nelle zone in cui storicamente le due compagini sono più radicate (il Nord per la Lega, la Zona Rossa per il PD) i comuni al voto (e, di conseguenza, l’affluenza) sono stati molto più numerosi rispetto al Sud, dove invece è il Movimento 5 Stelle ad aver fatto cappotto alle scorse elezioni politiche. Se, come abbiamo visto, al di là delle storiche divergenze di affluenza tra le varie zone geopolitiche (più bassa al Sud), la discrasia tra i comuni con la doppia tornata e i comuni in cui si votava solamente alle europee è significativa statisticamente nonostante l’introduzione di variabili di controllo quali la regione e la provincia dei comuni al voto, allora si dovrebbe essere più cauti nel prevedere catastrofi per i Cinque Stelle, che hanno perso certamente le elezioni europee, ma che hanno dalla loro il potenziale di riattivazione di coloro che si sono astenuti. Non significa, si badi, che automaticamente gli astenuti al Sud nei comuni dove si votava solamente alle europee si riattivino in caso di elezioni politiche; né che in caso di riattivazione questi voti vengano trasferiti ipso facto ai 5 Stelle. Tuttavia, l’M5S è pur sempre ancora il primo partito al Sud, per cui se dovesse ri-portare i suoi elettori alle urne, allora la debolezza registrata in queste elezioni sarebbe da ridimensionare.

Riferimenti bibliografici

De Sio, L. e Paparo, A. (a cura di) (2012), Le elezioni comunali 2012, Dossier CISE(1), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali.

De Sio, L. (2019), ‘La nazionalizzazione della League di Salvini, Centro Italiano Studi Elettorali’, disponibile presso: https://cise.luiss.it/cise/2019/05/27/la-nazionalizzazione-della-League-di-salvini/

Emanuele, V., e Maggini, N. (2019), ‘Il M5S “resiste” solo nelle province a maggior richiesta di assistenzialismo’, disponibile presso: https://cise.luiss.it/cise/2019/05/27/il-m5s-resiste-solo-nelle-province-a-maggior-richiesta-di-assistenzialismo/

Emanuele, V., Maggini, N., e Paparo, A. (a cura di) (2016), Cosa succede in città? Le elezioni comunali 2016, Dossier CISE(8), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali.

Paparo, A. (a cura di) (2014), Le elezioni comunali 2013, Dossier CISE(5), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali.

Paparo, A. (a cura di) (2017), La rinascita del centrodestra? Le elezioni comunali 2017, Dossier CISE(9), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali.

Paparo, A. (a cura di) (2018), Goodbye Zona Rossa. Le elezioni comunali 2018, Dossier CISE(12), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali.


[1] Ciò significa che non comprendiamo nell’analisi i cinque comuni trentini che votano come superiori (con ballottaggio, voto disgiunto, e coalizioni di liste) in virtù della legge regionale che disciplina le elezioni comunali (per cui sono superiori i comuni con almeno 3.000 abitanti), ma che superiori ai 15.000 abitanti non sono.

Davide Vittori è post-doc fellow presso la LUISS-Guido Carli. Ha pubblicato di recente per LUISS University Press "Il Valore di Uno. Il Movimento 5 Stelle e l’esperimento della democrazia diretta". È stato visting PhD presso lo European University Institute e visiting student presso la University of Nijmegen e la Johns Hopkins University. I suoi interessi di ricerca spaziano dall'analisi delle organizzazioni partitiche al comportamento elettorale e i sistemi partitici europei. Ha pubblicato contributi per la Rivista Italiana di Scienza Politica, Comparative European Politics, Swiss Political Science Review e altre riviste. È co-curatore di una special issue su Digital Activism e Digital Democracy per l'International Journal of Communication. Ha collaborato alla stesura di alcuni degli ultimi rapporti CISE.
Aldo Paparo è ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Firenze. È stato assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Politiche alla LUISS Guido Carli. Dopo il conseguimento del dottorato è stato W. Glenn Campbell and Rita Ricardo-Campbell National Fellow presso la Hoover Institution alla Stanford University, dove ha condotto una ricerca sulla identificazione di partito in chiave comparata. Ha conseguito con lode il dottorato di ricerca in Scienza della Politica presso la Scuola Normale Superiore (ex SUM) di Firenze, con una tesi sugli effetti del ciclo politico nazionale sui risultati delle elezioni locali in Europa occidentale. Ha conseguito con lode la laurea magistrale presso Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze, discutendo una tesi sulle elezioni comunali nell’Italia meridionale. Le sue principali aree di interesse sono i sistemi elettorali, i sistemi politici e il comportamento elettorale, con particolare riferimento al livello locale. Ha co-curato numerosi volumi della serie dei Dossier CISE; e ha pubblicato articoli scientifici su South European Society and Politics, Italian Political Science, Quaderni dell’Osservatorio Elettorale, Contemporary Italian Politics e su Monkey Cage. È stato inoltre co-autore di un capitolo in Terremoto elettorale (Il Mulino 2014). È membro dell’APSA, della MPSA, della ESPA, della ECPR, della SISP e della SISE. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.