Europee Slovenia: identità politiche nazionali divise nella democrazia elettorale europea

Traduzione di Arianna Cappelli.

Le elezioni per l’attribuzione degli otto seggi al Parlamento Europeo in Slovenia si sono svolte il 26 maggio. In queste elezioni il territorio nazionale costituisce un singolo collegio elettorale. Il sistema elettorale è proporzionale, con voto di lista e con la possibilità opzionale di esprimere un voto di preferenza per un singolo candidato tra quelli del partito votato. Gli 8 seggi al Parlamento Europeo sono distribuiti con il metodo d’Hondt. Non esiste una soglia di sbarramento formale. Tutto questo, unitamente all’introduzione ufficiale del sistema delle quote di genere, ha fatto in modo che il sistema elettorale fosse abbastanza efficace (Fink-Hafner e Deželan 2016).

L’interesse delle liste politiche slovene a competere nelle elezioni del Parlamento Europeo è stato tradizionalmente piuttosto alto.  Per le elezioni del Parlamento Europeo 2019 si sono presentate 14 liste politiche, di cui 7 per la prima volta e 7 già presenti nella precedente tornata elettorale. I candidati erano 103, di cui 51 donne e 52 uomini. Sia i 9 partiti che siedono in parlamento che i 5 che sono attualmente al di fuori del Parlamento hanno presentato le loro candidature.

Gli 8 seggi sloveni al Parlamento Europeo sono stati equamente distribuiti tra 4 partiti parlamentari (2 di sinistra e 2 di destra), di cui 3 hanno riconfermato il loro status di parlamentari europei, 1 è un neoeletto e 2 che erano stati eletti nel 2014-2019 lo hanno invece perso.

Per entrare nel Parlamento Europeo nel 2019 era necessario superare una soglia effettiva dell’11%, considerato il bassissimo tasso di affluenza (28,4%).

Come sempre, le dinamiche di politica interna e gli equilibri di potere nel paese hanno influenzato anche i processi elettorali della campagna europea di quest’anno, nonché le stesse scelte elettorali dei cittadini.

Il contesto politico nazionale come rampa di lancio per le elezioni europee

La fiducia politica degli sloveni nell’Unione Europea è bassa, simile a quella nelle istituzioni e nei partiti politici nazionali, sebbene questi siano, allo stesso tempo, considerati soluzioni per la maggior parte dei problemi del paese (Toš et al. 2018). Sebbene l’ingresso nell’Unione Europea sia stato tradizionalmente considerato una scelta politica positiva per la Slovenia, la scarsa fiducia nell’Unione Europea, espressa sia nei sondaggi di opinione pubblica che attraverso la bassa partecipazione elettorale, è una questione che non è mai stata affrontata sin dalle prime elezioni del 2004. In una certa misura, ciò può essere direttamente correlato alla percezione del ruolo dell’Unione Europea e delle sue istituzioni, giudicate nelle valutazioni dei cittadini sloveni come incapaci di risolvere molti dei gravi problemi del paese, come la crisi finanziaria del 2012 e la crisi migratoria, che hanno letteralmente paralizzato l’apparato dello stato nel 2015. Questo, insieme ad un atteggiamento insofferente nei confronti della politica interna, ha fatto sì che l’affluenza del 28,4% di quest’anno, la seconda più bassa tra tutti i membri dell’UE, non fosse una sorpresa inaspettata.

Dal punto di vista politico nazionale, come nel 2014, le elezioni del Parlamento Europeo si sono svolte in circostanze di instabilità, con un governo di minoranza fragile e frammentato. Due elezioni nazionali anticipate si sono svolte a luglio 2014 e giugno 2018 tra i due cicli elettorali del Parlamento Europeo. In entrambi i casi, i partiti politici liberali di nuova costituzione hanno assunto posizioni di punta (in primo luogo, il Modern Center Party (SMC) nel luglio 2014 e la Lista di Marjan Šarec (LMS) dopo le elezioni del giugno 2018). Entrambi questi partiti hanno formato coalizioni con i socialdemocratici (SD) e il Partito Democratico dei Pensionati sloveni DeSUS (entrambi partiti tradizionali nell’arena politica slovena, fatte salve leggere riforme interne agli stessi partiti a partire dagli anni ’90). Un terzo esempio da annoverare tra i nuovi partiti liberali è il piccolo e giovane Partito di Alenka Bratušek (SAB), poi passato sotto l’ombrello del Partito Positivo Slovenia, che ha guidato la coalizione di governo tra il 2013 e il 2014, e che si è unito anche all’attuale coalizione di governo. Nonostante siano insolitamente numerosi, i cinque attuali membri della coalizione governativa sono ancora una minoranza a causa di risultati elettorali frammentati, con tutti i partner che hanno ottenuto proporzioni di voti simili. Il vincitore assoluto delle elezioni del 2018, il partito di destra Socialdemocrazia Slovena (SDS), non è stato capace di formare una coalizione e, insieme alla Nuova Slovenia – Democratici cristiani (NSi) e Partito nazionale sloveno (SNS), è entrata a far parte dell’opposizione.

La campagna elettorale per le elezioni del Parlamento Europeo è dunque iniziata nel paese in circostanze così frammentate e fragili, con statistiche del ciclo di crescita positive -come l’aumento del PIL del 4,1%, l’1,7% di inflazione e il 4,4% di disoccupazione (SORS 2019), ma con previsioni negative di crescita economica, con la necessità di riforme strutturali e con questioni politiche ancora controverse e problematiche (ad esempio la questione migranti).

Campagna elettorale

La campagna elettorale per le elezioni del Parlamento Europeo 2019 è stata sostanzialmente una campagna ‘da manuale’, priva di toni particolarmente negativi, con un misto di elementi di campagne pre- e post-moderne (Farrell e Schmitt-Beck 2002).  I partiti e i loro candidati sono stati attivi sui social media (in particolare su Twitter, Facebook e Instagram), tutti i partiti che siedono al Parlamento Europeo hanno distribuito poster di grandi dimensioni e la maggior di essi ha anche fatto ricorso ai classici volantini da campagna. Una parte importante della campagna è stata anche la comunicazione diretta con gli elettori sul territorio, anche con il sostegno internazionale e le visite di politici europei.  Ad un certo punto le campagne sono diventate così simili, che era quasi impossibile identificare una campagna come unica.

Una valutazione simile può essere fatta anche per l’ampia copertura mediatica della campagna, con i media che hanno organizzato confronti elettorali tra i candidati su una serie di questioni salienti (in particolare immigrazione, il futuro dell’UE e il ruolo della Slovenia nell’UE). Le campagne sui social media per le elezioni del Parlamento di quest’anno hanno coinciso anche con i progetti di campagne nazionali condotti dall’UE, come “#EuandME”, rivolto ai giovani elettori, e un progetto video, “Tokratgremvolit.eu”, che chiede invano una partecipazione elettorale più elevata.

È interessante notare che una serie di sondaggi di opinione preelettorali sono stati resi noti al pubblico durante il periodo della campagna elettorale, con molti risultati distorti a favore di alcuni partiti che sono stati poi effettivamente eletti.

Eccezion fatta per SDS, NSi e La Sinistra, poco può essere detto dei programmi elettorali, delle posizioni e delle scelte ideologiche dei partiti, poiché questi non hanno approfondito i propri programmi o hanno fatto ancora meno per indirizzare le preferenze dei votanti. LMŠ, che ha ottenuto 2 seggi al Parlamento Europeo, ad esempio, ha compensato la mancanza di un programma definito con discorsi e comunicati stampa del presidente e del partito.

È interessante notare che, sebbene i partiti facciano riferimento alla loro appartenenza ai gruppi parlamentari europei, raramente applicano direttamente le dichiarazioni politiche o i manifesti programmatici dei gruppi a cui sono collegati. Il contenuto della campagna è stato caratterizzato da dichiarazioni molto basilari e generali sull’importanza del futuro dell’Unione Europea, sul ruolo della Slovenia al suo interno, sui valori e sui principi europei e solo un paio di posizioni politiche molto generali su sicurezza, corruzione, socialità, problemi economici e agricoli.

Risultati

4 partiti politici, di cui 2 membri della coalizione di governo e 2 dell’opposizione, hanno ottenuto complessivamente otto seggi alle elezioni del Parlamento Europeo 2019. Il principale partito della coalizione, quello dei liberali de LMŠ (fondato un anno prima delle elezioni nazionali) e il suo alleato, l’SD, hanno ottenuto 2 seggi a testa, mentre il principale partito d’opposizione, l’SDS, insieme al Partito Popolare Sloveno (SLS) con cui si è presentato in coalizione a queste elezioni, hanno ottenuto 3 seggi; infine, l’NSi si è aggiudicato da solo 1 seggio (senza la coalizione pre-elettorale delle elezioni europee 2014 con l’SLS). Insieme, i 4 partiti vincenti hanno ottenuto poco più del 70% dei voti validi, con tutti gli 8 candidati eletti con voti di preferenza. L’equilibrio di genere è stato mantenuto a livello nazionale grazie alle 4 donne e ai 4 uomini eletti al Parlamento Europeo, equamente distribuiti tra i partiti di governo e quelli di opposizione.

Accanto ad un’equa distribuzione di potere all’interno del paese tra le forze politiche tradizionali, i risultati delle elezioni parlamentari europee 2019 delineano un quadro molto interessante dell’élite nazionale nel Parlamento Europeo (Scarrow, 1997). A parte DeSUS, gli altri partiti tradizionali (quelli fondati poco dopo l’indipendenza slovena del 1991), ovvero l’SD, l’SDS e il NSi, sono stati sempre rieletti in Parlamento Europeo dalle prime elezioni del 2004. Anche a livello di singoli Europarlamentari, un’identificabile élite all’interno di questi partiti ha guadagnato forza nel tempo. 3 europarlamentari della lista SDS e 1 dell’SD sono stati rieletti almeno 2 volte, e la neoeletta per l’NSi sta tornando al Parlamento Europeo dopo il precedente mandato da europarlamentare nel 2004-2009 e quello da parlamentare nazionale nel 2011-2019. Dei 3 Europarlamentari rimanenti, il neoeletto per la lista LMŠ non ha esperienza politica precedente, mentre il secondo, ora nell’LMŠ, militava nel defunto partito liberale For Real (2008-2011). Infine, il neoeletto per l’SD, grazie al mandato 2014-2018, è forte di un percorso parlamentare nazionale durante il quale ha svolto la funzione di Presidente dell’Assemblea Nazionale e quella di vicepresidente del Partito Liberale che era allora a capo della coalizione, l’SMC; rieletto con la lista SMC per il periodo 2018-2022, si è poi trasferito al gruppo parlamentare e alla lista partitica dell’SD poche settimane dopo.

Non si può individuare un vero vincitore delle elezioni per il Parlamento Europeo in Slovenia. Nonostante la riconquista di 1 seggio da parte dell’SD dopo le elezioni del 2009, nonostante il fatto che LMŠ, forte del proprio potere nella coalizione di governo, abbia avuto 2 seggi e che il NSi ne abbia perso 1, la volatilità e la storia dei risultati elettorali dei partiti, a livello sia nazionale che europeo, tendono a confermare questa valutazione (Tabella 1, Kustec Lipicer e Henjak 2015). Tutti i partiti tradizionali hanno registrato solo una lieve variazione percentuale nei loro voti tra le singole elezioni, mentre la storia dei nuovi partiti mostra tassi di volatilità estremamente alti a causa dei brevi periodi di forza elettorale. Nel caso delle elezioni per il Parlamento Europeo 2019, per esempio, due nuovi partiti liberali, in precedenza centrali nella coalizione di governo, vale a dire +SAB/Slovenia Positiva (2013-2014) e SMC (2014-2018), non hanno ottenuto seggi e otterranno risultati anche molto inferiori alle prossime elezioni nazionali.

Sempre nel contesto di elezioni europee, un destino simile è toccato al partito liberale For Real (ZARES) e al suo europarlamentare Ivo Vajgl nel 2009, e a Believe, la lista del Dr. Igor Šoltes, nelle elezioni europee del 2014; entrambi i partiti sono infatti scomparsi dalla scena nazionale ed europea nelle elezioni successive. E’ interessante notare come i suddetti europarlamentari hanno entrambi tentato di accedere in parlamento come capilista di DeSUS – Vajgl con successo nel 2014, a differenza di Šoltes nel 2019.

Tab. 1 – Variazioni nei risultati elettorali delle elezioni per il Parlamento Europeo per i partiti selezionati, 2004-2019 (%)
Partiti Gruppo parlamentare 2004 2009 2014 2019
Partito Democratico Sloveno (SDS)Coalizione di governo 2004-2008, 2012-2013 EPP 17,7 % di tutti i voti(2) +10(2+1**) -1,9(3) +1,6 (con SLS)(3)
Nuova Slovenia – Cristiano Democratici (NSi) EPP 23,6 % di tutti i voti(2) -7,1(1) -0,1 (con SLS)(2) -5,5(1)
Social Democratici (SD)Coalizione di governo 2009-2012 S&D 14,1 % di tutti i voti(1) +4,3(2) -10,6(1) +10,6(2)
Democrazia Liberale di Slovenia (LDS)Coalizione di governo 1992-2004 ALDE 21,9 % di tutti i voti(2) -10,4(1) NC NC
Partito Democratico dei Pensionati della Slovenia (DeSUS) ALDE NC 7,2% di tutti i voti +1,1(1) -2,4
Davvero ALDE NE 9,8% di tutti i voti(1) -8,9 NE
Lista Marjan Šarec (LMŠ)Coalizione di governo 2018- ALDE NE NE NE 15,6% di tutti i voti(2)
Partito di Alenka Bratušek (SAB)(Alenka Bratušek, membro del partito Slovenia Positiva, coalizione di governo 2013-2014) ALDE NE NE NC(6,6% di tutti i voti per Slovenia Positiva) 4% di tutti i voti
Partito del Centro Moderno (SMC)Coalizione di governo 2014-2018 ALDE NE NE NE 1,6 %di tutti i voti
Io ci credo (Verjamem), Lista del dr. Igor Šoltes G-EFA NE NE 10,3% di tutti i voti (1) NE
La Sinistra (Levica) GUE-NGL NE NE 5,5% di tutti i voti +0,8
Partito Nazionale Sloveno (SNS) NI 5% di tutti i voti -2,1 NC 4% di tutti i voti
Legenda: in parentesi il numero di seggi conquistati; * sono incluse tutte le liste con almeno un seggio conquistato al Parlamento Europeo, tutti i partiti che guidano una coalizione a livello nazionale, il partito di estrema sinistra nell’arena nazionale (La Sinistra) e il partito nazionale centrale nell’arena nazionale (SNS); ** seggio aggiuntivo per gli eurodeputati a causa dell’allargamento dell’UE nel 2013; NE: il partito non esiste; NC: partito non in corsa alle elezioni del Parlamento Europeo; SLS indica il Partito Popolare Sloveno.

Fonte: elaborazione dati SEC 2019

Riguardo la volatilità elettorale, è necessario ricordare che più della metà delle liste in competizione alle elezioni del Parlamento Europeo 2014 (9 su 16) non si sono ripresentate alle elezioni del 2019, tra cui 3 membri della coalizione di governo in quella legislatura, e che sono ora o sciolti o attivi solo a livello regionale, come ad esempio Slovenia Positiva. D’altro canto, esattamente metà dei partiti politici che si sono presentati alle elezioni per il Parlamento Europeo sono totalmente nuovi. SMC e SAB non si sono presentati alle elezioni europee 2014, ma si sono preparati invece per le elezioni nazionali anticipate che si sono tenute a luglio dello stesso anno. LMŠ è stato istituito come partito solo nel 2018, prima delle elezioni anticipate di giugno dello stesso anno, mentre le liste partitiche DOM e Let’s Unite sono state formate direttamente per le elezioni europee 2019.

Alla fine, delle 7 nuove liste che si sono presentate, solo LMŠ è riuscita ad entrare nel Parlamento Europeo, e anche in questo caso solo grazie al suo status centrale nella coalizione di governo.

Tab. 2 – Risultati delle elezioni per il Parlamento Europeo del 2019: Slovenia
Partiti Gruppi parlamentare Voti (VA) Voti (%) Seggi Differenza di voti dal 2014 (PP) Differenza di seggi dal 2014
Partito Democratico Sloveno (SDS) e Partito Popolare Sloveno (SLS) EPP 124.844 26,4 3 +1,6 +0
Social Democratici (SD) S&D 88.093 18,7 2 +10,6 +1
Lista Marjan Šarec (LMŠ) ALDE 73.581 15,6 2 Non esisteva +2
Nuova Slovenia – Cristiano Democratici (NSi) EPP 52.244 11,1 1 -5,5 -1
La Sinistra (Levica) GUE-NGL 29.931 6,3 0 +0,8
Partito Democratico dei Pensionati della Slovenia (DeSUS) ALDE 26.752 5,7 0 +2,4 -1
Partito di Alenka Bratušek (SAB) ALDE 19.051 4,0 0 Non in corsa
Partito Nazionale Slovano (SNS) NI 18.957 4,0 0 Non in corsa
Verdi (Zeleni) NI 9.813 2,1 0 +1,3
Lega Patriottica (DOM) NI 8.058 1,7 0 Non in corsa
Uniamoci (Povežimo se) NI 7.766 1,6 0 Non in corsa
Partito del Centro Moderno (SMC) ALDE 7.538 1,6 0 Non in corsa
Altri partiti 5.638 1,2 0
Totale 472.266 100 8
Affluenza (%) 28,4
Soglia legale di sbarramento (%) Nessuna

Fonte: SEC 2019.

Osservazioni finali

Il dibattito sulle elezioni europee in Slovenia del 2019 non riguarda tanto la loro natura di primo o secondo ordine (Reif e Schmitt, 1980, Reif 1984, Hix e Marsh 2011) quanto invece la divisione delle identità politiche e partitiche in ambito nazionale.

Le seguenti conclusioni avranno bisogno, in futuro, di accurate considerazioni analitiche aggiuntive:

  1. Una bassa affluenza e una campagna elettorale autoreferenziale, con allo stesso tempo una percezione dell’UE come attore fondamentale per il futuro della nazione.
  2. Livelli significativi di volatilità in un contesto di formazione e consolidamento di un’élite europarlamentare nei partiti tradizionali sia di destra che di sinistra, e l’incapacità dei nuovi partiti, per lo più liberali, di rimobilitare il proprio elettorato nelle prossime elezioni.
  3. Un’arena politica nazionale di primo ordine instabile e in continuo mutamento, con un impatto diretto sui comportamenti di voto nelle elezioni sia nazionali che europee.

Un appello per la stabilizzazione dell’arena politica nazionale e del sistema partitico, nonché per la costruzione di una più forte consapevolezza dei processi democratici e della cultura politica dell’UE, risulta più che ovvio considerando l’esperienza elettorale europea del 2019. Questo senza menzionare le imminenti, tradizionalmente combattive, dispute politiche interne che riguardano il processo di nomina di un membro nazionale per la Commissione Europea, dispute che sono già state innescate subito dopo l’annuncio dei risultati elettorali (Rtvslo 2019).

Riferimenti bibliografici

Farrell, D. M. e Schmitt‐Beck, R. (2002), Do political campaigns matter? Campaign effects in elections and referendums. Londra, Routledge.

Fink-Hafner, D. e Deželan, T. (2016), ‘Slovenia’, in D. M. Viola (a cura di), Routledge Handbook of European Elections,  Abingdon, New York, Routledge, pp. 471-490.

Hix, S. e Marsh, M. (2011), ‘Second-Order Effects Plus Pan-European Political Swings: An Analysis of European Parliament Elections Across Time’, Electoral Studies, 30 (1), pp. 4-15.

Kustec Lipicer, S. e Henjak, A. (2015), ‘Changing dynamics of democratic parliamentary arena in Slovenia: voters, parties, elections’, Contributions to Contemporary History, 55 (3), pp. 84-104.

Reif, K. (1984), ‘National Electoral Cycles and European Elections 1979 and 1984’, Electoral Studies, 3 (3), pp. 244–255.

Reif, K. e Schmitt, H. (1980), ‘Nine Second-Order National Elections – A Conceptual Framework for the Analysis of European Election Results’, European Journal of Political Research, 8 (1), pp. 3-44.

Rtvslo (2019), ‘Fajonova, Logar, Cerar, Erjavec, Jelinčič? Kdo bo novi komisar? Koalicija bo o novem komisarju morda razpravljala že v četrtek’, disponibile presso: https://www.rtvslo.si/slovenija/evropske-volitve-2019/fajonova-logar-cerar-erjavec-jelincic-kdo-bo-novi-komisar/489509.

SEC (2019), State Election Commission. Results of the European Parliament Elections, disponibile presso: https://volitve.gov.si/ep2019/#/rezultati.

SORS (2019), Official statistics,  disponibile presso: https://www.stat.si/StatWeb/en.

Toš, N. et al.  (2018). ‘Vrednote v prehodu XII’, Lubiana, Università di Lubiana, Public Opinion and Mass Communication Research Centre.

Simona Kustec è Professoressa della facoltà di Scienze Sociali dell’Università di Lubiana, in Slovenia. Insegna presso il Dipartimento di Scienze Politiche, presiede il corso di Policy analysis e Pubblica amministrazione e lavora come ricercatrice presso il Centre for Political Sciences Research. Il suo lavoro si concentra su temi legati ad elezioni e comportamenti elettorali, analisi politica e politiche pubbliche, governance e democrazia, politiche dei diritti umani e politiche dello sport. È stata coautrice di molte monografie scientifiche e relativi capitoli, manuali, oltre che di articoli pubblicati su riviste accademiche.