Stabilità e rappresentanza, i vantaggi del doppio turno di lista

Pubblicato su Il Sole 24 Ore del  6 Novembre

Da tempo siamo convinti che il sistema elettorale più adatto al nostro paese in questa fase storica è il doppio turno di lista. Funziona così. La nuova Camera ha 400 deputati. Con questo sistema sono tutti eletti con una formula proporzionale. I partiti si presentano da soli o in coalizione. Chi vince ottiene un premio tale da garantire 220 seggi su 400. Si vince in due modi. Se un partito o una coalizione ottiene la maggioranza assoluta dei voti gli vengono assegnati 220 seggi e l’elezione si conclude al primo turno che così diventa l’unico. Se nessun partito o nessuna coalizione arriva a questa soglia, le due formazioni con più voti si affrontano in un ballottaggio. Il vincente ottiene 220 seggi. In entrambi i casi i perdenti si dividono 180 seggi. Le coalizioni si possono formare al primo turno o al secondo.

Naturalmente ci sono altri aspetti del sistema che vanno considerati: la questione delle liste e del voto preferenza, il livello della soglia di sbarramento per ottenere seggi e di quella per contare i voti ai fini del premio. Si possono anche prevedere delle varianti. Per esempio, la soglia per far scattare il secondo turno potrebbe essere più bassa del 50% più uno. Potrebbe essere, come era nell’Italicum, il 40% o essere compresa tra il 40 e il 50. In altre parole, potrebbe essere considerato vincitore anche il partito o la coalizione che arriva prima ma non supera il 50%. Ma tutti questi sono dettagli. Importanti, ma dettagli.

Nessun sistema è perfetto. I vantaggi del doppio turno di lista sono però significativi. Prima di tutto la certezza che le elezioni siano decisive e cioè che siano gli elettori a decidere il governo del paese. A differenza del doppio turno francese, che si basa sui collegi uninominali, questo sistema ha il vantaggio di rappresentare in maniera adeguata anche i perdenti. É un sistema semplice dal punto di vista di chi va a votare. La posta in gioco è chiara. É un sistema flessibile perché ogni partito può decidere se correre da solo o in coalizione senza essere costretto ad allearsi ‘per forza’ come avviene invece nel caso di sistemi con i collegi uninominali. É un sistema che concilia meglio di altri stabilità e rappresentanza.

Caliamo adesso questo sistema nell’attuale contesto partitico. Cominciamo dal centro-destra. I tre partiti che lo compongono dovranno decidere se presentarsi uniti in coalizione già al primo turno oppure usare il primo turno come una sorta di primaria. Nel primo caso dovranno mettersi d’accordo subito su chi sarà il candidato alla presidenza del consiglio. Nel secondo caso ogni partito presenterà un suo candidato. Il candidato del partito con più voti diventa il candidato della coalizione al secondo turno. Nel caso di questo schieramento, se i voti sono quelli di oggi, è probabile che la coalizione si formi già al primo turno e che il candidato premier sia Salvini.  In ogni caso -è bene sottolinearlo- ogni partito si presenta con il suo simbolo e ha la possibilità di contare i propri voti e di eleggere i propri rappresentanti.

Nel centro-sinistra la cosa è più complicata. Ma proprio per questo motivo la flessibilità di questo sistema elettorale può essere utile. Non è necessario che Pd e M5s che si coalizzino già al primo turno e decidano chi debba essere il candidato-premier della coalizione. Ognuno presenterà il proprio e saranno gli elettori a decidere. Quello con più voti diventerà il candidato comune al secondo turno, se il primo turno non produrrà un vincitore.

Così come stanno le cose oggi a livello elettorale, questo è un sistema che offre a tutti i partiti una chance di partecipare al governo del paese (se vincono da soli o in coalizione) o di essere rappresentati in parlamento (se perdono). Allo stesso tempo grazie al secondo turno e all’uso delle loro seconde preferenze gli elettori hanno la possibilità di eleggere ‘direttamente’ il governo, anche quando le prime preferenze non siano sufficienti a decidere il vincitore.

Lega e Pd non dovrebbero avere problemi con un sistema di questo tipo. Per il M5s la decisione è più difficile. Sappiamo che molti dentro il Movimento preferiscono un sistema proporzionale con soglia più o meno alta. Con questo sistema continuerebbero a essere il partito indispensabile per fare qualunque maggioranza di governo, il partito dei due forni. Una volta si alleerebbero con la Lega e una altra volta con il Pd. Esattamente come hanno fatto in questi mesi. É questo il ruolo che il Movimento vuole giocare oggi e nel prossimo futuro?  O non sarebbe meglio fare una chiara scelta di campo e competere con il Pd per la guida di uno schieramento progressista alternativo a quello del centro-destra? Il destino della prossima riforma elettorale, condivisa o meno che sia, e soprattutto il funzionamento della nostra democrazia dipende in gran parte dalla risposta che il Movimento darà a questa domanda. 

Roberto D’Alimonte (1947) è professore ordinario nella Facoltà di Scienze Politiche della LUISS Guido Carli dove insegna Sistema Politico Italiano. Dal 1974 fino al 2009 ha insegnato presso la Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze. Ha insegnato come visiting professor nelle Università di Yale e Stanford. Collabora con il centro della New York University a Firenze. I suoi interessi di ricerca più recenti riguardano i sistemi elettorali, elezioni e comportamento di voto in Italia. A partire dal 1993 ha coordinato con Stefano Bartolini e Alessandro Chiaramonte un gruppo di ricerca su elezioni e trasformazione del sistema partitico italiano. I risultati sono stati pubblicati in una collana di volumi editi da Il Mulino: Maggioritario ma non troppo. Le elezioni del 1994; Maggioritario per caso. Le elezioni del 1996; Maggioritario finalmente? Le elezioni del 2001; Proporzionale ma non solo. Le elezioni del 2006; Proporzionale se vi pare. Le elezioni del 2008. Tra le sue pubblicazioni ci sono articoli apparsi su West European Politics, Party Politics, oltre che sulle principali riviste scientifiche italiane. E’ membro di ITANES (Italian National Election Studies). E’ editorialista de IlSole24Ore. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.