Nessuno scambio di voti PD-M5S: così i flussi sostengono l’alleanza

Pubblicato su Il Sole 24 Ore del 5 Maggio

La stabilità delle coalizioni di governo dipende da molti fattori. Uno di questi è l’equilibrio nei rapporti di forza a livello elettorale tra i partiti che ne fanno parte. Se lo stare insieme al governo fa perdere voti, o ne fa guadagnare, in maniera consistente all’uno o all’altro dei partiti alleati prima o poi le coalizioni si sfasciano. Tanto più se il fenomeno interessa uno dei partiti maggiori. Un caso esemplare è stato il primo governo Conte. Quando fu formato nel Giugno del 2018 il M5s aveva il 33% dei consensi e la Lega di Salvini il 17%. I dati sono quelli delle elezioni politiche del 2018. Quando è caduto i sondaggi dell’epoca davano il M5s sotto il 20% e la Lega sopra il 30%. Le elezioni europee del 2019 hanno sostanzialmente confermato il dato dei sondaggi.

Tra il Conte I e il Conte II c’è una grossa differenza. La figura 1 ci dice quale. I dati sono quelli del sondaggio Winpoll-Sole24Ore già utilizzati sulle pagine di questo giornale la settimana scorsa (28 Aprile) e elaborati dal Cise. Lo spessore delle fasce colorate misura la consistenza dei flussi. Il punto rilevante è che da quando si sono messi insieme Pd e M5s non hanno sottratto molti voti l’uno all’altro, come invece si era verificato in misura massiccia tra M5s e Lega ai tempi del Conte I.

Fig. 1 – Flussi elettorali fra europee 2019 (sinistra) e intenzioni di voto dal sondaggio Winpoll-Sole24Ore del 23 aprile 2020 (destra), percentuali sull’intero elettorato.

Uno scambio di voti tra Movimento e Pd c’è stato, ma modesto. Solo il 4% degli elettori che hanno votato M5s alle elezioni europee del 2019 voterebbe oggi Pd. Un flusso in parte compensato da un 2% di elettori Pd delle Europee orientati a votare il Movimento. Durante il Conte I invece il flusso di voti pentastellati in uscita verso la Lega di Salvini è stato molto più consistente, tra il 15% e il 20% secondo le nostre stime. Tra Lega e M5s continua esserci un passaggio di voti più significativo che tra Pd e Movimento, ma è diventato uno scambio e non un flusso unidirezionale. Infatti, il M5s perderebbe verso la Lega l’8% dei voti ma gliene sottrarrebbe esattamente la stessa percentuale.

In questa fase della politica italiana sono altri i flussi più consistenti. In particolare quelli dalla Lega a Fratelli d’Italia e dal Pd a Italia Viva. Ma ciò che conta ai fini del nostro ragionamento sulle prospettive di durata del governo è l’elevato tasso di fedeltà dell’elettorato del Pd e di quello del M5s. In entrambi i casi siamo intorno al 70%. In breve, il M5s ha fermato l’emorragia di voti. La media dei sondaggi della scorsa settimana lo dà poco sotto il 15%. Più o meno dove era a Settembre dello scorso anno. Mentre il Pd ha guadagnato, ma non tanto da suscitare il risentimento del partner.

Dunque, sul piano elettorale i due maggiori partiti di governo non si fanno concorrenza. Basta questo per prevedere lunga vita al Conte II?  Certamente no. Ma ciò non toglie che l’equilibrio elettorale è una condizione importante di convivenza. Poi ci sono le politiche. In che misura gli elettorati dei due partiti hanno posizioni convergenti sui temi più importanti della agenda politica? Quando fu formato, l’attuale governo suscitò molte perplessità. Era opinione largamente diffusa che Pd e M5s fossero incompatibili sul piano dei programmi. In realtà non è mai stato veramente così. L’incompatibilità era più antropologica che programmatica. Il M5s è nato a sinistra e anche quando si è spostato verso destra ha portato con sé molti dei suoi valori originari. I dati del sondaggio Winpoll-Sole24Ore confermano che su molte questioni all’ordine del giorno gli elettori del M5s sono più vicini a quelli del Pd che a quelli della Lega e di Fdi (si veda cise.luiss.it). Tranne che su una questione: l’Europa.

Sulle differenze tra Pd e M5s in tema di rapporti con l’Unione Europea abbiamo già scritto su questo giornale. Su questo tema i due partiti divergono significativamente. È vero che gli elettori del Movimento sono meno euroscettici di quelli di Lega e Fdi, ma di certo non condividono l’europeismo di quelli del Pd. Questo è senza dubbio un problema. La questione europea è e resterà centrale nei prossimi mesi per l’azione di governo. Tenere insieme due partiti che la pensano tanto diversamente su come gestire i rapporti con la UE non sarà facile. Eppure azzardiamo a dire che l’equilibrio elettorale da cui siamo partiti nella nostra analisi non è indipendente dalla distanza che separa Pd e M5s sulla questione europea. È possibile infatti che il motivo della tenuta elettorale del M5s sia proprio il fatto che riesce a competere con Lega e Fdi proprio sul terreno dell’euroscetticismo. Occorrono altri dati per esserne certi, ma se così fosse, si potrebbe sostenere che la differenziazione di posizioni tra Pd e Movimento sui temi europei sia funzionale alla stabilità dei rapporti tra i due partiti e quindi alla sopravvivenza del governo. Uno dei tanti paradossi della politica italiana. Resta da vedere però se queste differenze non paralizzeranno l’azione del governo nei prossimi mesi. In tal caso l’equilibrio elettorale servirebbe a ben poco. Siamo in una situazione in cui non possiamo più permetterci di ‘sopravvivere senza governare’. 

Roberto D’Alimonte (1947) è professore ordinario nella Facoltà di Scienze Politiche della LUISS Guido Carli dove insegna Sistema Politico Italiano. Dal 1974 fino al 2009 ha insegnato presso la Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze. Ha insegnato come visiting professor nelle Università di Yale e Stanford. Collabora con il centro della New York University a Firenze. I suoi interessi di ricerca più recenti riguardano i sistemi elettorali, elezioni e comportamento di voto in Italia. A partire dal 1993 ha coordinato con Stefano Bartolini e Alessandro Chiaramonte un gruppo di ricerca su elezioni e trasformazione del sistema partitico italiano. I risultati sono stati pubblicati in una collana di volumi editi da Il Mulino: Maggioritario ma non troppo. Le elezioni del 1994; Maggioritario per caso. Le elezioni del 1996; Maggioritario finalmente? Le elezioni del 2001; Proporzionale ma non solo. Le elezioni del 2006; Proporzionale se vi pare. Le elezioni del 2008. Tra le sue pubblicazioni ci sono articoli apparsi su West European Politics, Party Politics, oltre che sulle principali riviste scientifiche italiane. E’ membro di ITANES (Italian National Election Studies). E’ editorialista de IlSole24Ore. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.