Cosa vogliono gli elettori?

A poche settimane dalle elezioni del 25 settembre, la campagna elettorale è ormai giunta nel vivo. I partiti mettono a punto le ultime mosse nel tentativo di conquistare gli indecisi e consolidare il proprio elettorato, e lo fanno confrontandosi su temi e interventi di policy molto diversi tra loro. Ai consueti cavalli di battaglia, si sono aggiunte tematiche nuove, che in passato erano rimaste fuori dal dibattito politico o perché ritenute poco rilevanti (l’ambiente) o perché semplicemente si trattava di temi che non esistevano (la guerra in Ucraina, le relazioni con la Russia e con gli alleati storici dell’Italia). Il menu a disposizione è dunque ampio, ma qualsiasi scelta strategica da parte dei partiti dovrà necessariamente fare i conti con le priorità e le preferenze degli elettori italiani.

I dati raccolti dal CISE in un recente sondaggio di opinione (CISE-ICCP, Agosto-Settembre 2022, N=861), rivelano in questo senso un quadro sfaccettato, con un’opinione pubblica che su diversi temi appare molto meno polarizzata di quanto non sia invece il sistema dei partiti. Questo, ad esempio, è quanto emerge se si guarda alle principali priorità degli elettori: su un totale di 35 temi specifici su cui gli intervistati sono stati chiamati ad esprimere le proprie preferenze, i primi 10 per priorità sono temi cosiddetti imperativi, vale a dire temi ed obiettivi politici che non creano divisioni e sui quali gli elettori sono idealmente tutti d’accordo. Ad esempio, l’obiettivo di policy che viene percepito come il più importante da realizzare è, non sorprendentemente, quello di garantire ad imprese e famiglie prezzi sostenibili di gas ed energia elettrica (il 92,2% del campione considera questo obiettivo una priorità per il paese) (Tabella 1). Si tratta evidentemente di un tema di per sé non divisivo, rispetto al quale la competizione tra partiti non si gioca evidentemente sulle posizioni (essere a favore o contro), quanto piuttosto sulla capacità dei partiti stessi di presentarsi come credibili agli occhi degli elettori per realizzare questo obiettivo. È ciò che la letteratura scientifica chiama valence politics.

Tabella 1- Priorità assegnata ai temi imperativi (valence issues).

Garantire a cittadini e imprese prezzi sostenibili di gas e luce 92%
Combattere la disoccupazione 90%
Combattere la violenza sulle donne e i femminicidi 89%
Ridurre la povertà in Italia 87%
Sostenere la crescita economica 86%
Combattere l’inflazione 86%
Ridurre le tasse sul lavoro 86%
Combattere l’evasione fiscale 84%
Combattere il riscaldamento globale 82%
Realizzare le riforme previste dal PNRR, per non perdere i fondi eu 80%
Far contare di più l’Italia in Europa 72%

Il fatto che le principali priorità espresse dagli elettori siano relative a temi imperativi (non divisivi) suggerisce che esiste nel corpo degli elettori un’agenda politica tutto sommato condivisa ed altamente prioritaria. Si tratta di un’agenda in cui la prevalenza dei temi economici è netta. Accanto al tema del prezzo dell’energia, emergono i temi classici della lotta alla disoccupazione ed alla povertà, nonché il sostegno alla crescita economica. Parimenti rilevanti sono poi i temi della lotta all’inflazione, della riduzione del costo del lavoro e della lotta all’evasione fiscale, cui segue infine la realizzazione delle riforme previste dal PNRR. Se l’economia (ed una chiara domanda di sicurezza e stabilità economica) è evidentemente in testa alle preoccupazioni degli elettori, non manca lo spazio per temi non strettamente economici. In questo senso, spicca la rilevanza assegnata al tema della lotta alla violenza di genere (è l’89% del campione a ritenere questo tema una priorità del paese), nonché il tema ambientale della lotta al cambiamento climatico (in questo caso è l’82% del campione a considerare questo obiettivo una priorità).

Se è vero che i temi imperativi sono considerati delle top-priorities dagli elettori, è altrettanto vero che la campagna elettorale si sta giocando (e si giocherà) anche su temi che invece divisivi lo sono e che in molti casi qualificano in modo specifico l’offerta politica di un partito. Questo è vero, ad esempio, per temi come il reddito di cittadinanza o la flat tax, temi di bandiera rispettivamente del Movimento 5 Stelle e della Lega (ma anche di Forza Italia e della coalizione di centrodestra in generale). Si tratta dei cosiddetti temi posizionali.

Al fine di fornire un quadro di insieme di più facile lettura, la discussione sulla configurazione di preferenze degli elettori su queste issues è stata organizzata per aree tematiche. I dati discussi per ogni area tematica sono invece riassunti nella Tabella 2.     

Tabella 2 – Percentuali di sostegno a ciascun obiettivo. La colonna di destra in grassetto indica la priorità complessiva del tema.

Introdurre un salario minimo per legge 84% Non introdurre un salario minimo per legge 16% 79%
Mantenere il reddito di cittadinanza 39% Abolire il reddito di cittadinanza 61% 76%
Ridurre l’età pensionabile 79% Mantenere l’attuale normativa sull’aumento graduale dell’età pensionabile 21% 76%
Sospendere le sanzioni economiche verso la Russia 43% Mantenere le sanzioni economiche verso la Russia 57% 75%
Mantenere la progressività fiscale (chi guadagna di più paga percentuali più alte) 78% Introdurre la flat tax 22% 75%
Mantenere il divieto di centrali nucleari in Italia 47% Riprendere la costruzione di centrali nucleari in Italia 53% 74%
Dare la priorità alla protezione dell’ambiente, anche a costo della crescita 66% Dare priorità alla crescita economica, anche a costo della protezione dell’ambiente 34% 74%
Continuare ad accogliere gli immigrati come adesso 32% Limitare l’accoglienza degli immigrati 68% 73%
Interrompere la fornitura di armi all’Ucraina 59% Continuare a fornire armi all’Ucraina 41% 72%
Rimanere nell’Unione Europea 72% Uscire dall’Unione Europea 28% 70%
Legalizzare l’eutanasia nei casi di malattia incurabile 86% Mantenere sempre illegale l’eutanasia 14% 70%
Ridurre le differenze di reddito tra chi ha redditi alti e redditi bassi 79% Non ridurre le differenze di reddito tra chi ha redditi alti e redditi bassi 21% 69%
Garantire effettivamente la possibilità di abortire 82% Limitare la possibilità di abortire 18% 68%
Continuare a riscuotere le vecchie cartelle esattoriali non pagate 51% Rottamare (cancellare) le vecchie cartelle esattoriali non pagate 49% 65%
Rifiutare l’installazione di nuovi rigassificatori 24% Accettare l’installazione di nuovi rigassificatori 76% 65%
Mantenere il superbonus 110% per l’efficientamento energetico delle case 69% Cancellare il superbonus 110% per l’efficientamento energetico delle case 31% 63%
Rimanere nella NATO 73% Uscire dalla NATO 27% 63%
Inasprire le pene per chi discrimina e commette reati contro omosessuali e transessuali 71% Mantenere le pene attuali per chi discrimina e commette reati contro omosessuali e transessuali 29% 61%
Mantenere il Presidente della Repubblica eletto dal Parlamento, con funzioni di garanzia 42% Introdurre il presidenzialismo 58% 58%
Mantenere gli attuali poteri della magistratura in Italia 52% Ridurre i poteri della magistratura in Italia 48% 57%
Mantenere l’attuale livello di accesso ai servizi sociali per gli immigrati 57% Ridurre l’accesso ai servizi sociali per gli immigrati 43% 56%
Aumentare la tassa di successione sui patrimoni oltre i 5 milioni 67% Non aumentare la tassa di successione sui patrimoni oltre i 5 milioni 33% 53%
Dare più facilmente la cittadinanza ai figli di immigrati regolari nati e cresciuti in Italia 57% Mantenere l’attuale legislazione sulla cittadinanza ai figli di immigrati 43% 52%
Legalizzare le droghe leggere 56% Mantenere illegali le droghe leggere 44% 49%

Economia

Come abbiamo già osservato, è ampiamente diffusa la domanda di sicurezza e stabilità economica tra gli elettori italiani. Il dato è confermato anche quando vengono presi in considerazione temi tendenzialmente divisivi. Prima di tutto, temi come il salario minimo, l’età pensionabile, il reddito di cittadinanza e il fisco sono anche i quattro temi posizionali percepiti come più salienti dagli intervistati. Inoltre, la maggioranza degli elettori è schierata su posizioni economiche prevalentemente progressiste: l’84% degli elettori vorrebbe introdurre un salario minimo per legge, una quota non dissimile da quella già registrata nel 2018, quando era il 79% degli elettori a volere l’introduzione del salario minimo; allo stesso modo, il 79% si dichiara a favore della riduzione delle differenze di reddito tra ricchi e poveri. In maniera simile, il 79% si dichiara a favore della riduzione dell’età pensionabile: un obiettivo la cui qualifica di “progressista” può essere discutibile, ma che sicuramente è perseguito (anche) dal movimento sindacale da diversi anni. Un’ampia maggioranza (67%) si dichiara poi favorevole ad un aumento della tassa di successione sui patrimoni oltre i 5 milioni di euro.

In linea con questi dati, viene sonoramente bocciata la flat-tax, cavallo di battaglia della Lega in primis e, più in generale, del centrodestra unito. Solo il 22% degli elettori si dice favorevole all’introduzione di una tassa piatta (nel 2018 era invece il 26%), mentre il 78% si esprime chiaramente a favore di un sistema di tassazione progressivo.

Se è vero che gli elettori si esprimono in maggioranza per misure economiche a sostegno delle fasce sociali più svantaggiate, è altrettanto vero, però, che il reddito di cittadinanza viene bocciato dal 61% degli intervistati. Si tratta di un dato estremamente negativo (in particolare, ovviamente, per il Movimento 5 Stelle), soprattutto se si considera che nel 2018 il 72,5% degli elettori era favorevole all’introduzione del reddito di cittadinanza. Un dato che mostra in modo chiaro come l’implementazione del reddito di cittadinanza abbia generato scontento in ampi segmenti dell’elettorato italiano.  

Più controverso, infine, il tema della rottamazione delle vecchie cartelle esattoriali (anche in questo caso tema caro alla Lega). L’opinione pubblica è divisa sostanzialmente a metà, con il 49% degli elettori che si dichiara a favore, contro il 51% che invece ritiene che sia necessario continuare a riscuotere le vecchie cartelle esattoriali non pagate.

Diritti civili, libertà

Un atteggiamento tendenzialmente progressista prevale non solo in ambito economico, ma anche in relazione ai diritti civili e alle libertà della persona. Una maggioranza assoluta che sfiora il 90% ritiene che dovrebbe essere legalizzata l’eutanasia in caso di malattia grave (86%); allo stesso modo, l’82% difende la libertà di abortire, esprimendosi a favore del rafforzamento di garanzie effettive della possibilità di praticare l’aborto. Meno ampio, ma comunque maggioritario, è poi il sostegno all’introduzione di pene più severe per chi discrimina omosessuali e transessuali, nonché il sostegno alla legalizzazione delle droghe leggere. È il 71% degli elettori a pensare che si dovrebbero inasprire le pene per chi discrimina e commette reati contro omosessuali e transessuali; mentre il 56% si dichiara favorevole alla legalizzazione delle droghe leggere, un dato tra l’altro in crescita rispetto al 2018, quando ad essere favorevole era il 47% degli elettori. In termini di priorità, tra questi temi quello percepito come più saliente è la questione dell’eutanasia (il 70% la considera una tematica prioritaria), mentre la questione delle droghe leggere è il tema che in assoluto è considerato come il meno saliente tra tutti i temi posizionali testati dalla nostra indagine.

Immigrazione

Se orientamenti progressisti sembrano prevalere in ambito economico e in relazione ai diritti civili, diverso è il discorso per quanto riguarda l’immigrazione. Ormai tema caldo da decenni, l’immigrazione ha rappresentato una questione chiave per l’ascesa della Lega prima e di Fratelli d’Italia poi. Tuttavia, sebbene l’opinione pubblica mantenga una posizione critica nei confronti dell’immigrazione, il quadro sembra essere significativamente mutato rispetto al 2018. Nel 2018 il 79% degli elettori era per limitare il numero di immigrati in Italia; oggi, stando ai dati della nostra rilevazione, questa percentuale è passata al 68%. Sebbene si tratti pur sempre di una maggioranza assoluta a voler limitare il numero di immigrati, il calo di 11 punti percentuali rispetto a quattro anni fa è comunque degno di nota. Allo stesso modo, nel 2018 “solo” il 44% degli elettori si dichiarava a favore di un accesso alla cittadinanza più facile per i figli degli immigrati. Oggi questa percentuale è passata al 57%, con una maggioranza assoluta che dichiara dunque di voler garantire più facilmente la cittadinanza ai figli di immigrati regolari nati e cresciuti in Italia. Infine, nel 2018 il 60% degli elettori era favorevole ad una restrizione dell’accesso ai servizi di welfare per gli immigrati. Questa percentuale è passata ora al 43% (contro il 57% che vorrebbe invece che le cose restassero invariate).

In altre parole, sebbene ancora oggi una maggioranza assoluta degli elettori italiani vorrebbe limitare l’arrivo di immigrati in Italia, gli atteggiamenti sulla cittadinanza e sull’accesso al welfare degli immigrati sembrano decisamente più moderati rispetto a quelli registrati quattro anni fa, in occasione delle elezioni politiche del 2018. Tuttavia, va anche notato che in termini di priorità percepita, il tema dell’immigrazione (e del suo controllo) è considerato come molto più prioritario rispetto alle tematiche relative ai diritti degli immigrati (e dei loro figli), che in generale sono tra i temi posizionali percepiti come meno salienti.

Istituzioni

Da un punto di vista del rapporto tra cittadini e istituzioni, il campione rivela una tendenza a preferire il mantenimento dello status quo, su vari fronti. La prospettiva di rimanere nell’Unione Europea e anche nella NATO è di gran lunga preferita all’obiettivo di uscirne – la percentuale di supporto si aggira, in entrambi i casi, attorno al 72%. A tal proposito, un confronto coi dati del 2018 suggerisce una tendenza europeista più diffusa oggi che quattro anni fa (65%), forse complice la maggiore interazione con l’Europa durante la pandemia e il governo Draghi. In questo senso, il ricevimento dei fondi legati al PNRR può aver giocato un ruolo a favore delle posizioni europeiste. Tra i due temi, quello relativo all’Unione Europea è percepito come più saliente rispetto a quello relativo alla Nato (70% la priorità complessiva del tema UE e 63% la priorità complessiva del tema Nato).

Un altro tema sul quale la maggior parte degli intervistati si è detta a favore del mantenimento dell’assetto attuale, è la magistratura. Tuttavia, in questo caso, la differenza tra chi vorrebbe mantenere gli attuali poteri della magistratura e chi preferirebbe invece ridurli, corre una differenza di pochi punti percentuali (rispettivamente, 52% e 48%), confermando la natura fortemente divisiva del tema. Infine, l’unico tema rispetto al quale emerge dal campione una preferenza a cambiare le regole del gioco, è l’introduzione del presidenzialismo, ossia una delle proposte portate avanti in campagna elettorale da FdI: circa il 58% lo preferirebbe ad un Presidente della Repubblica eletto dal Parlamento che agisce da garante della Costituzione. Va anche detto che questi obiettivi non sono tra quelli considerati come più prioritari.

Ambiente

Il tema ambientale è di fatto una delle novità di questa campagna elettorale. Toccando la questione con proposte e prospettive molto diverse tra loro, anche partiti che non erano soliti far riferimento alla questione climatica, ne hanno iniziato a fare menzione. Questo sembrerebbe riflettere la preoccupazione piuttosto diffusa nel paese per la tematica in generale emersa dai dati di questo sondaggio (come abbiamo visto sopra, più dell’80% del nostro campione concorda che lotta al cambiamento climatico sia oggi tra le priorità del nostro paese). È interessante però verificare come questa preoccupazione si declini poi in termini di supporto a politiche più specifiche.

Di fronte alla scelta se anteporre la protezione dell’ambiente alla crescita economica o, viceversa, dare priorità all’economia anche a scapito dell’ambiente, quasi il 66% ritiene si debba proteggere il pianeta anche a costo di rallentare la crescita economica – una percentuale molto simile a quella a supporto del mantenimento del superbonus 110% per l’efficientamento energetico delle case, politica appoggiata da circa il 69% degli intervistati.

Tuttavia, solo il 24% si dichiara contrario all’installazione di nuovi rigassificatori, e meno del 50% ritiene si debba mantenere il divieto di costruire centrali nucleari in Italia. Un dato, quest’ultimo in particolare, sorprendente se si pensa ai risultati ottenuti poco più di dieci anni fa nel referendum del 2011, quando con un’affluenza quasi al 55%, circa il 94% dei votanti aveva espresso la propria preferenza per abrogare le norme che avrebbero consentito la produzione di energia nucleare su territorio italiano.

Guerra

Infine, la campagna elettorale di quest’anno vede tra i temi più controversi un tema caldo di politica estera: la posizione assunta dall’Italia rispetto alla guerra tra Russia e Ucraina, in particolare per quel che riguarda le sanzioni economiche verso la Russia e l’invio di armi all’Ucraina. Pur essendo questioni prioritarie (per il 75% degli intervistati la prima e per il 72% la seconda), su questi temi non emerge una linea chiara, nettamente preferita dagli italiani. Il 57% si dichiara a favore di mantenere le sanzioni economiche verso la Russia, contro un 43% che ritiene sia più opportuno sospenderle; la situazione è ribaltata invece rispetto alla fornitura di armi all’Ucraina, supportata da circa il 41%, mentre quasi il 59% vorrebbe interromperla.

Conclusione

In conclusione, il quadro che emerge da questa indagine è quello di un’Italia chiaramente progressista sui diritti civili (aborto accessibile, condanna alle discriminazioni contro la comunità LGBTQ+, legalizzazione dell’eutanasia) e sull’economia (sì alla tassazione progressiva, alla riduzione di differenze di reddito, al salario minimo e alla patrimoniale), ma conservatrice in tema di controllo dell’immigrazione. Un’Italia europeista ed atlantista, preoccupata per la crisi climatica, ma forse di più per quella energetica, come dimostra il sostegno ai rigassificatori e alle centrali nucleari, e per la guerra in Ucraina, come dimostrano gli atteggiamenti ambivalenti circa le sanzioni economiche contro la Russia e l’invio di armi all’Ucraina. Un’Italia, dunque, che presenta una sorta di agenda condivisa, dettata per lo più dalle emergenze del momento, che pone al centro la sicurezza economica ed energetica, la protezione dai cambiamenti climatici, il controllo dell’immigrazione, ma anche sensibile alle libertà personali. Al contrario, i cavalli di battaglia della campagna elettorale dei diversi partiti, come la flat tax, la rottamazione delle cartelle esattoriali o il reddito di cittadinanza, sembrano non essere in realtà condivisi dalla maggioranza dell’elettorato.

Questi dati sono ancor più significativi se letti alla luce di quanto già osservato sulle strategie dei partiti italiani (De Sio, Boldrini, Trastulli 2022): se, infatti, gli elettori esprimono maggiore urgenza su temi economici e ampiamente condivisi, i diversi partiti politici hanno i loro maggiori incentivi strategici su temi culturali, per lo più divisivi. Come spiegare, dunque, questa asincronia tra domanda ed offerta? Da un lato, alcuni dei temi maggiormente rilevanti per gli elettori potrebbero essere stati tralasciati dai partiti, che non vi hanno quindi costruito una reputazione di credibilità. E questo potrebbe essere dovuto al fatto che temi che sono trasversalmente supportati all’interno dell’opinione pubblica, potrebbero in realtà essere divisivi all’interno dei partiti (e dei loro elettorati storici). Si tratterebbe, in questo caso, di temi che rischiano di non essere elettoralmente convenienti per nessun partito e quindi di non ricevere una adeguata rappresentanza politica. E forse è proprio questo uno dei problemi chiave della democrazia italiana oggi: molti temi prioritari per gli elettori non vengono politicizzati adeguatamente dai partiti e non ottengono, di conseguenza, la necessaria rappresentanza politica.

Nota metodologica

Il sondaggio CISE-ICCP è stato somministrato con metodologia CAWI su un campione di 861 intervistati, da mercoledì 31 agosto fino a lunedì 5 settembre, dalla società Demetra di Mestre. Il campione è rappresentativo della popolazione italiana in età di voto per combinazione di sesso e classe di età, titolo di studio e zona geografica. Successivamente il campione è stato ponderato per sesso, combinazione di classe ed età, zona geografica e ricordo del voto (di coalizione) espresso nella precedente elezione del 2018. I non cittadini sono stati esclusi dal questionario.

Elisabetta è dottoranda in Comparative Politics alla Central European University (CEU) di Vienna, dove sta lavorando ad un progetto sul gap tra opinioni e azioni rispetto al tema della lotta al cambiamento climatico e sulle scelte di voto pro-ambiente. I suoi interessi di ricerca includono psicologia sociale e politica, comportamento di voto e opinione pubblica. È autrice e co-autrice di articoli pubblicati in riviste peer-reviewed e di note di ricerca pubblicate in alcuni dei Dossier CISE. Laureata magistrale in Scienze Politiche e di Governo dall’Università degli Studi di Milano e triennale in Politics, Philosophy and Economics alla LUISS Guido Carli di Roma, ha conseguito un Master di ricerca in Scienza Politica presso l’Università Pompeu Fabra (UPF) di Barcellona.
Nicola Maggini è ricercatore in scienza politica. È membro del laboratorio di ricerca spsTREND "Hans Schadee" presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università degli Studi di Milano, del CISE (Centro Italiano Studi Elettorali) e di ITANES (Italian National Election Study). In precedenza è stato Jean Monnet Fellow presso lo Schuman Centre for Advanced Studies dell’Istituto Universitario Europeo e ha partecipato a due progetti di ricerca europei Horizon 2020: Sirius-Skills and Integration of Migrants, Refugees and Asylum Applicants in European Labour Markets e TransSol-Transnational solidarity at times of crisis. Si è addottorato, con lode, in Scienza della Politica all’Istituto Italiano di Scienze Umane nel marzo 2012. Ha pubblicato articoli in diverse riviste scientifiche italiane e internazionali, tra cui European Political Science Review, Journal of Common Market Studies, West European Politics, American Behavioral Scientist, South European Society and Politics, Italian Political Science Review, Journal of Contemporary European Research, Quality & Quantity, Italian Political Science, Italian Journal of Electoral Studies, International Sociology e Quaderni di Scienza Politica. Ha pubblicato, per Palgrave MacMillan, il libro Young People’s Voting Behaviour in Europe. A Comparative Perspective (Palgrave Macmillan, 2016). È inoltre coautore di diversi capitoli in volumi collettanei e ha co-curato numerosi volumi della serie dei Dossier CISE. Ha curato (con Andrea Pedrazzani) Come siamo cambiati? Opinioni, orientamenti politici, preferenze di voto alla prova della pandemia (Fondazione Feltrinelli, 2021). Infine, è autore di diverse note di ricerca pubblicate nella serie dei Dossier CISE. I suoi interessi di ricerca si concentrano sullo studio degli atteggiamenti e comportamenti socio-politici, dei sistemi elettorali, del comportamento di voto e della competizione partitica in prospettiva comparata.
Davide Angelucci is a lecturer at the Department of Political Science of Luiss University, Rome. He has been a visiting student at Royal Holloway University of London and at the Instituto de Ciências Sociais da Universidade de Lisboa. He is currently a member of the Italian Centre for Electoral Studies (CISE) and part of the editorial board of the journal Italian Political Science (IPS). His research interests include elections and electoral behaviour, party politics, class politics, and public opinion. His work has been published in journals like European Union Politics, West European Politics, South European Society and Politics, Swiss Political Science Review and others.