Gli italiani e il giudizio sui tre governi della legislatura: Draghi il più apprezzato, ma entrambi i governi Conte superano il 50% di giudizi positivi

Introduzione

La XVIII legislatura ha visto la nascita di ben tre governi, confermando la tradizionale instabilità governativa del paese (Cioffi-Revilla 1984; Curini e Pinto 2017), caratterizzato oramai da molti anni da un frenetico turnover a Palazzo Chigi. In questa analisi presentiamo i dati del sondaggio CISE-ICCP* circa il gradimento delle esperienze governative che si sono succedute dal 2018 in poi. Nello specifico, proviamo a rispondere alle seguenti domande: cosa ne pensano gli italiani dell’insediamento di Draghi in sostituzione di Conte? Qual è il giudizio sulla prima esperienza di governo a guida Conte? Il secondo governo Conte riscuote un livello di gradimento più alto? E infine, qual è il giudizio sul governo Draghi?

La sostituzione di Conte con Draghi

Per cominciare, abbiamo chiesto un giudizio sull’avvicendamento al governo tra Giuseppe Conte e Mario Draghi. Come mostra la Tabella 1, il 57,6% dei rispondenti giudica favorevolmente l’insediamento a Palazzo Chigi dell’ex Presidente della Banca Centrale Europea, mentre il restante 42,4% giudica la sostituzione di Conte un fatto negativo.

Disaggregando i giudizi raccolti in base alle intenzioni di voto dei rispondenti (Tabella 2), osserviamo che i potenziali elettori di Azione-Italia Viva esprimono la percentuale più alta di soddisfazione circa l’insediamento di Draghi (88,9%). Il dato non deve sorprenderci: Renzi, leader di Italia Viva, è stato il principale responsabile della caduta del governo Conte II e ha apertamente rivendicato il suo ruolo nella sostituzione di Conte con Draghi a Palazzo Chigi. Tra le formazioni politiche del centrosinistra, tra coloro che hanno dichiarato di voler votare per il Partito Democratico si registra una percentuale elevata di soddisfazione per la nomina di Draghi (76,7%). Questa percentuale scende considerevolmente tra gli elettori dell’alleanza tra Sinistra Italiana e Verdi: solo il 36,2% reputa un fatto positivo la sostituzione del governo Conte II con il governo Draghi. All’interno della coalizione di centrodestra, i potenziali elettori della Lega guardano positivamente alla nomina di Draghi (66%). Una percentuale leggermente più alta rispetto a quella registrata per Fratelli d’Italia (61%) e senz’altro più alta di Forza Italia (56%). Un dato, quest’ultimo, che tuttavia si avvicina molto alla media generale di giudizi positivi (57,6%). Riguardo il gradimento riscontrato tra gli elettori delle forze di centrodestra, pesa sicuramente il giudizio negativo riguardo Conte, più che il consenso e l’affinità con Draghi. Al contrario, la percentuale più bassa è quella dell’elettorato del Movimento 5 Stelle (26,2%), che pure sosteneva l’esecutivo. Qui a pesare è invece probabilmente il giudizio positivo per l’esperienza del Conte II, un governo nel quale il M5S aveva una centralità ben diversa che nel successivo governo Draghi.

Il governo Conte I

Volgendo lo sguardo agli avvenimenti dell’inizio di legislatura, abbiamo registrato la soddisfazione riguardo l’azione di governo del governo Conte I, il cosiddetto governo giallo-verde formato da Movimento 5 Stelle e Lega (Tabella 3). I giudizi positivi (51,3%) superano di poco quelli negativi (48,7%). Il dato risulta abbastanza sorprendente, dal momento che i due partiti che lo sostenevano (M5S e Lega) risultano entrambi molto in calo secondo tutti i sondaggi (e il nostro non fa eccezione) rispetto al 2018. Possiamo quindi ipotizzare che le riforme e i provvedimenti più significativi di quel governo (su tutti, l’introduzione del reddito di cittadinanza, quota 100 e i decreti sicurezza) gli abbiano garantito una certa trasversalità di apprezzamento anche nell’elettorato dei partiti che all’epoca sedevano fra i banchi dell’opposizione.

La Tabella 4 mostra le percentuali di giudizi positivi in base ai principali partiti e sembra confermare questa ipotesi. Come era lecito attendersi, Il Movimento 5 Stelle, forza politica che esprimeva il Presidente del Consiglio, registra la percentuale più alta di gradimento (88,4%). Inoltre, i pentastellati sono gli unici che mostrano un gradimento maggiore rispetto alla media generale. Tutti gli altri si discostano negativamente dalla media, ma solo gli elettori di Azione-IV (32%) e Fratelli d’Italia (36,2%) se ne discostano in modo netto esprimendo giudizi mediamente più negativi del resto del campione sull’esperienza giallo-verde. Il centrosinistra è sostanzialmente diviso a metà, con un apprezzamento che raggiunge il 48,2% nel caso del Partito Democratico e il 49,4% nell’Alleanza Sinistra-Verdi. Così come le altre due forze del centrodestra, Forza Italia (50,4%) e Lega (48,4%). Il dato della Lega è di particolare interesse. Nonostante il leader del partito Matteo Salvini fosse membro di spicco di quell’esecutivo, con responsabilità di conduzione del Ministero dell’Interno, gli elettori leghisti non mostrano un deciso gradimento. Le motivazioni possono essere ricercate nel condividere le ragioni della rottura del patto coalizionale suggerite dallo stesso Salvini, su cui poi il leader leghista ha posto le basi per creare la crisi di governo dell’8 agosto 2019.

Il governo Conte II

La crisi di governo dell’agosto 2019 ha portato alla nascita del governo “giallo-rosso” formato da Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e una parte di Liberi e Uguali (Articolo 1). Alla guida del nuovo esecutivo è stato confermato Giuseppe Conte. La Tabella 5 mostra il giudizio circa l’azione di governo del Conte II. Sebbene sia possibile osservare un aumento di gradimento, si tratta di pochi punti percentuali: da 51,3 a 52,5. Il quadro sembrerebbe dunque confermare una certa trasversalità di apprezzamento per questa esperienza di governo, alla stregua della prima esperienza governativa a guida Conte: una situazioni di “quasi pareggio” tra giudizi negativi e positivi, con una leggera superiorità degli ultimi. Questa volta, più che le singole riforme, oggetto del giudizio è sicuramente la gestione della pandemia e il lockdown, uno dei momenti più critici della storia del paese (Bull 2021).

Ancora una volta, disaggregando per intenzioni di voto è possibile scavare più a fondo nei giudizi positivi e negativi finora raccolti. Come nel caso del primo governo Conte, il Movimento 5 Stelle è la forza politica che mostra tassi di gradimento più alti (89,5%). La netta differenza con il Conte I, però, è la più chiara divisione dell’elettorato sull’asse destra-sinistra. Il gradimento per il Conte II, infatti, scende in maniera evidente tra gli elettori di centrodestra, in particolare Lega (con la percentuale più bassa: 11,5%) e Fratelli d’Italia (17,8%). Forza Italia è in controtendenza, poiché vede aumentare leggermente il gradimento rispetto al governo Conte I, nonostante quel governo contenesse al suo interno forze del centrodestra come la Lega. Gli elettori del centrosinistra guardano con maggiore favore all’esperienza del secondo governo Conte, data la partecipazione del Partito Democratico e delle formazioni politiche della sinistra radicale. Gli elettori del Partito Democratico registrano infatti un livello di gradimento del 75,7%, mentre l’elettorato “rosso-verde” una percentuale leggermente più bassa (71%).

Il governo Draghi

La XVIII legislatura si chiude con il governo Draghi. Un esecutivo tecnico in tempi elettoralmente turbolenti (Emanuele, Improta, Marino e Verzichelli 2022), che, come abbiamo visto, la cui nascita è stata giudicata favorevolmente dal 57,6% dei rispondenti. L’esperienza governativa di Draghi volgerà a termine con il voto del prossimo 25 settembre. Come ha governato Draghi?  Il 62,4% giudica positivamente l’azione del suo governo. Dunque, una percentuale nettamente più alta rispetto al gradimento registrato sia per il governo Conte I che per il governo Conte II.

Guardando al gradimento per Draghi tra l’elettorato dei singoli partiti, il giudizio è estremamente positivo tra gli elettori di Azione-Italia Viva (100%) e nel Partito Democratico (92,7%). Tra i rispondenti che hanno dichiarato di voler votare queste formazioni il gradimento per Draghi è indiscutibilmente alto. Del resto, da sempre (sin dai tempi del governo Monti), gli elettori del PD sono quelli maggiormente ben disposti nei confronti di governi tecnici e soluzioni istituzionali. Il gradimento più basso è invece riscontrabile tra gli elettori del Movimento 5 Stelle (39,7%) i quali si discostano più di tutti dalla media generale (62,4%). Il gradimento per Draghi è molto al di sotto della media anche nel potenziale elettorato della sinistra verde (41,1%). All’interno della coalizione del centrodestra il gradimento più alto risiede tra gli elettori di Forza Italia (67,7%), seguito da Lega (64,6%) e per ultimo Fratelli d’Italia (60%). Il partito di Giorgia Meloni, benché fermamente all’opposizione, ha al suo interno un elettorato non ostile a Draghi e nel complesso non distante da quello delle altre forze di centrodestra che invece sostenevano l’esecutivo. D’altronde, la stessa Meloni non ha mai cercato lo scontro frontale con l’ex banchiere centrale europeo, concentrandosi maggiormente sulla critica delle componenti di centrosinistra dell’esecutivo (su tutte: Partito Democratico e Movimento 5 Stelle).

Conclusioni

Dall’analisi dei livelli di gradimento per le tre esperienze governative della XVIII legislatura emerge un quadro interessante. In primo luogo, l’elettorato giudica positivamente la sostituzione di Conte con Draghi sul finale di legislatura. In secondo luogo, il governo Draghi registra una quota maggiore di giudizi positivi tra l’elettorato generale rispetto ad entrambi i governi Conte. Tuttavia, il gradimento per il Conte I e per il Conte II rimane importante e sebbene minore rispetto a Draghi, supera di poco la maggioranza assoluta. Nel complesso, gli elettori italiani hanno apprezzato le tre esperienze di governo, pur diversissime fra loro e caratterizzate da formule coalizionali mai sperimentate in precedenza.

Sul lato dei partiti, il potenziale elettorato del Movimento 5 Stelle naturalmente si pone in netto contrasto con l’esperienza a firma Draghi, mentre giudica positivamente le esperienze di governo guidate dall’attuale leader pentastellato. Tra gli elettori del Partito Democratico convivono due anime: c’è favore sia per quanto riguarda il secondo esecutivo Conte che per l’esecutivo Draghi, con un sostanziale favore anche circa la sostituzione di Conte con quest’ultimo. All’interno del centrodestra, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega seguono strade diverse. Il potenziale elettorato di Forza Italia non è ostile alle due esperienze di governo Conte come ci si aspettava, ma conferma il gradimento all’azione di governo Draghi. Gli elettori di Fratelli d’Italia mantengono invece un giudizio critico su entrambi i governi Conte ma mostrano gradimento per il governo Draghi. Tra i leghisti un’ampia insoddisfazione è riscontrabile solo in merito al secondo governo Conte, orientato maggiormente alla sinistra dello spazio politico, mentre vi è anche in questo caso un sostanziale gradimento per Draghi.

*Nota metodologica

Sondaggio somministrato con metodologia CAWI su un campione di 861 intervistati, da mercoledì 31 agosto fino a lunedì 5 settembre, dalla società Demetra di Mestre. Il campione è rappresentativo della popolazione italiana in età di voto per combinazione di sesso e classe di età, titolo di studio e zona geografica. Successivamente il campione è stato ponderato per sesso, combinazione di classe ed età, zona geografica e ricordo del voto (di coalizione) espresso nella precedente elezione del 2018. I non cittadini sono stati esclusi dal questionario.

Riferimenti bibliografici

Bull, M. (2021). The Italian government response to Covid-19 and the making of a prime minister. Contemporary Italian Politics, 13(2), 149-165.

Cioffi-Revilla, C. (1984). The political reliability of Italian governments: An exponential survival model. American Political Science Review, 78(2), 318-337.

Curini, L., & Pinto, L. (2017). L’arte di fare (e disfare) i governi: Da De Gasperi a Renzi, 70 anni di politica italiana. EGEA spa.

Emanuele, V., Improta, M., Marino, B., & Verzichelli, L. (2022). Going technocratic? Diluting governing responsibility in electorally turbulent times. West European Politics, 1-29. https://doi.org/10.1080/01402382.2022.2095494.

Copyright immagine in copertina: Filippo Attili

Vincenzo Emanuele è professore associato in Scienza Politica presso la LUISS Guido Carli di Roma. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienza della Politica presso la Scuola Normale Superiore (ex SUM) di Firenze con una tesi sul processo di nazionalizzazione del voto in Europa occidentale e le sue possibili determinanti. La sua tesi ha vinto il Premio 'Enrico Melchionda' conferita alle tesi di dottorato in Scienze Politiche discusse nel triennio 2012-2014 e il Premio 'Celso Ghini' come miglior tesi di dottorato in materia elettorale del biennio 2013-2014. È membro del CISE, di ITANES (Italian National Election Studies) e del Research Network in Political Parties, Party Systems and Elections del CES (Council of European Studies). I suoi interessi di ricerca si concentrano sulle elezioni e i sistemi di partito in prospettiva comparata, con particolare riferimento ai cleavages e ai processi di nazionalizzazione e istituzionalizzazione. Ha pubblicato articoli su European Journal of Political research, Comparative Political Studies, Party Politics, South European Society and Politics, Government and Opposition, Regional and Federal Studies, Journal of Contemporary European Research, oltre che sulle principali riviste scientifiche italiane. La sua prima monografia Cleavages, institutions, and competition. Understanding vote nationalization in Western Europe (1965-2015) è edita da Rowman and Littlefield/ECPR Press (2018), mentre la seconda The deinstitutionalization of Western European party systems è edita da Palgrave Macmillan. Sulle elezioni italiane del 2018, ha curato la Special Issue di Italian Political Science ‘Who’s the winner? An analysis of the 2018 Italian general election’. Clicca qui per accedere sito internet personale. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.
Marco Improta (Napoli, 1995) è postdoctoral researcher presso l'Università di Siena. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Politics presso la LUISS Guido Carli. È stato Visiting Research Fellow presso il Department of Political Science della Hebrew University of Jerusalem, Visiting PhD presso il Department of Politics and International Relations della University of Oxford e Visiting Researcher presso il Centro de Estudios Politicos y Constitucionales del Ministerio de la Presidencia, Governo di Spagna, Madrid. I suoi principali interessi di ricerca riguardano i governi e la rappresentanza politica in prospettiva comparata. Ha pubblicato articoli su riviste scientifiche internazionali e nazionali, tra cui West European Politics, Political Studies, Parliamentary Affairs, Journal of Legislative Studies, Mediterranean Politics, European Politics and Society, Rivista Italiana di Politiche Pubbliche, Quaderni di Scienza Politica, Italian Political Science, Journal of Contemporary European Research, Italian Journal of Electoral Studies. È inoltre autore di contributi pubblicati in volumi. È membro del CISE, del CIRCaP e di varie associazioni scientifiche nazionali e internazionali tra cui IPSA, MPSA, CES, SISP, SISE, ISPSA ed ECPR.