I flussi elettorali a Torino

In chiave nazionale, Torino si rivela una zona dove il centrosinistra ha ottenuto uno dei migliori risultati, soprattutto se raffrontata ad un contesto nazionale piuttosto sfavorevole. Guardando ai collegi uninominali, Torino si mostra però divisa, con il centrosinistra che, per la Camera, vince nel collegio uninominale “Santa Rita – Mirafiori Nord – Mirafiori Sud”, mentre va al centrodestra il collegio “San Paolo – Cenisia – Pozzo Strada – Citturin – Borgata Lesna”. Al Senato, dove la città è ricompresa in un unico collegio, il seggio in palio all’uninominale è stato vinto dal candidato del centrosinistra, con il 37,97% contro il 33,48% del candidato della coalizione di centrodestra.

Prendendo in esame i risultati elettorali del 2022 a confronto con le politiche 2018, che sono riportati nella Tabella 1, possiamo vedere che nella città di Torino il PD si conferma primo partito, perdendo meno di un punto percentuale rispetto alle precedenti elezioni. Più in generale osserviamo un lieve calo dell’area di centrosinistra, dal 39,4 (ricomprendendo i voti di LeU) al 37,97, con Azione-Italia Viva oltre il 10%. Il Centrodestra rimane sostanzialmente stabile rispetto al 2018, ma cambiano di molto i rapporti di forza interni, con Fratelli d’Italia che beneficia della maggior crescita, mentre Lega e Forza Italia più che dimezzano i propri voti. Il calo più vistoso è però quello del Movimento 5 Stelle, che più che dimezza la propria percentuale di voto nella città che fino alle ultime elezioni amministrative era governata da Chiara Appendino.

Tabella 1: Risultati elettorali delle elezioni politiche 2018 e 2022

Questi risultati ci portano a ritenere di particolare utilità l’analisi dei flussi elettorali tra il 2018 (voto alla Camera) ed il 2022 (voto al Senato), soprattutto per quanto riguarda il voto disperso del M5S ed i passaggi interni alla coalizione di centrodestra.  

Se rispetto al 2018 centrodestra e centrosinistra sono relativamente stabili nel loro insieme, le destinazioni del voto presentano notevoli differenze.  L’alleanza di centrosinistra presenta infatti una più marcata fedeltà di voto, con gli elettori del PD che si dimostrano i più fedeli: quasi due su tre riconfermano il proprio voto al partito (64,2%), così come circa due elettori su tre di LeU e degli alleati del PD nel 2018 confermano il proprio voto a partiti della coalizione di centrosinistra nel 2022. Tra i voti in uscita, gli ex elettori del PD nel 2018 si muovono soprattutto verso Azione-Italia Viva (14%) e Fratelli d’Italia (8%).

Nel centrodestra, gli elettori più fedeli sono invece quelli di Fratelli d’Italia (46,2%) e Lega (40,4%). Di questi, il dato più rilevante rispetto ai voti in uscita è quello della Lega, che vede quattro suoi ex elettori su dieci (40,4%) spostarsi verso Fratelli d’Italia, mentre quasi un altro terzo si rifugia nell’astensione. Al contrario, gli elettori che meno tendono a restare fedeli al proprio partito sono Forza Italia (18,2%) ed il M5S (27%).

È poi da notare come il non voto sia di gran lunga il blocco più stabile: oltre l’87% degli elettori che si sono astenuti nel 2018 non si è recato alle urne nel 2022. Del restante 13% il maggior beneficiario (5%) è il Movimento 5 Stelle che, seppur con risultati piuttosto modesti, si dimostra il partito che riceve maggiori voti dall’astensione, una tendenza già osservata a Napoli. In questo contesto è, per contro, molto significativa la bassissima propensione all’astensione nel 2022 degli elettori del centrosinistra (e di LeU) nel 2018, che risulta praticamente nulla, così come per gli elettori di Fratelli d’Italia.

Guardando più in dettaglio la composizione del sostegno elettorale dei vari partiti alle ultime elezioni politiche, rappresentata nella figura, possiamo vedere come si confermi la tendenziale stabilità della coalizione di centrosinistra, con l’elettorato del PD che è composto quasi al 75% da persone che già lo avevano sostenuto nel 2018, e riceve oltre 9 voti su 10 da elettori che nel 2018 avevano votato per la coalizione di centrosinistra o LeU.

Al contrario, l’elettorato di Fratelli d’Italia è composto solo per il 68% da elettori della coalizione di centrodestra nel 2018 (di questi circa il 38% dalla Lega ed il 20% da Forza Italia), e per meno del 10% di ex elettori di FdI nel 2018, quando aveva dimensioni ben minori. Guadagna, inoltre, una quota significativa di voti di ex elettori del M5S (16,2%) e del PD (11,2%).

Fuori dalle due principali coalizioni, non sorprende che Azione – Italia Viva attragga la quasi totalità del proprio sostegno elettorale da ex elettori del PD (39.2%), di Forza Italia (28,4%) e, in misura minore da altri alleati del PD nel 2018 (16%). Infine, se guardiamo chi più è stato in grado di attrarre il voto degli astenuti nel 2018, spiccano Impegno Civico (41% della sua base elettorale) e Movimento 5 Stelle (22%).

Riassumendo, la tenuta del centrosinistra a Torino può dunque essere ricollegata in buona parte alla capacità di rimobilitare il proprio elettorato, che si dimostra molto fedele (non cede in maniera significativa alle altre forze politiche), con il maggior flusso in uscita verso il cosiddetto terzo polo di Azione – Italia Viva, il che ne costituisce però anche il limite. Per contro, l’avanzata di Fratelli d’Italia, al pari di altri grandi centri, si conferma essere sì dovuta in gran parte a ricomposizioni interne alla coalizione di centrodestra, ma anche ad una buona capacità attrattiva da partiti che non vi rientrano, come M5S e PD. In conclusione, si può vedere come il Movimento 5 Stelle subisca il più grande calo proprio per la scarsa capacità di mobilitare il proprio elettorato, che per oltre un terzo si è astenuto nelle elezioni del 2022, e ceda inoltre quattro elettori su 10 ad altri partiti, di cui il maggior beneficiario è il partito di Giorgia Meloni.

Riferimenti bibliografici

Goodman, L. A. (1953), Ecological regression and behavior of individual, «American Sociological Review», 18, pp. 663-664.

Schadee, H.M.A., e Corbetta, P.G., (1984), Metodi e modelli di analisi dei dati elettorali, Bologna, Il Mulino.


NOTA METODOLOGICA

I flussi presentati sono stati calcolati applicando il modello di Goodman (1953) alle 919 sezioni elettorali del comune di Torino. Seguendo Schadee e Corbetta (1984), abbiamo eliminato le sezioni con meno di 100 elettori (in ognuna delle due elezioni considerate nell’analisi), nonché quelle che hanno registrato un tasso di variazione superiore al 15% nel numero di elettori iscritti (sia in aumento che in diminuzione). Il valore dell’indice VR è pari a 18,8.



Mattia Collini è assegnista di ricerca presso l'Università di Firenze, dove ha lavorato per il progetto EU H2020 SIRIUS (Skills and Integration of Migrants, Refugees and Asylum Richiedents in the European Labour Market). Laureatosi presso la Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” in Scienze della politica e dei processi decisionali, ha poi conseguito il dottorato di ricerca in Scienza della Politica presso l'Istituto di Studi Umani e Sociali della Scuola Normale Superiore (Firenze) nel 2018, durante il quale ha trascorso un semestre presso la Central European University. I suoi principali interessi di ricerca riguardano partiti e sistemi partitici nell'Europa centro-orientale, sistemi elettorali, competizione tra i partiti in prospettiva comparata, con particolare attenzione alla volatilità elettorale e all'orientamento politico. Il suo lavoro accademico si occupa principalmente di ricerca quantitativa, con metodologie miste, e analisi statistica comparata.
Elisabetta è dottoranda in Comparative Politics alla Central European University (CEU) di Vienna, dove sta lavorando ad un progetto sul gap tra opinioni e azioni rispetto al tema della lotta al cambiamento climatico e sulle scelte di voto pro-ambiente. I suoi interessi di ricerca includono psicologia sociale e politica, comportamento di voto e opinione pubblica. È autrice e co-autrice di articoli pubblicati in riviste peer-reviewed e di note di ricerca pubblicate in alcuni dei Dossier CISE. Laureata magistrale in Scienze Politiche e di Governo dall’Università degli Studi di Milano e triennale in Politics, Philosophy and Economics alla LUISS Guido Carli di Roma, ha conseguito un Master di ricerca in Scienza Politica presso l’Università Pompeu Fabra (UPF) di Barcellona.
Aldo Paparo è ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Firenze. È stato assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Politiche alla LUISS Guido Carli. Dopo il conseguimento del dottorato è stato W. Glenn Campbell and Rita Ricardo-Campbell National Fellow presso la Hoover Institution alla Stanford University, dove ha condotto una ricerca sulla identificazione di partito in chiave comparata. Ha conseguito con lode il dottorato di ricerca in Scienza della Politica presso la Scuola Normale Superiore (ex SUM) di Firenze, con una tesi sugli effetti del ciclo politico nazionale sui risultati delle elezioni locali in Europa occidentale. Ha conseguito con lode la laurea magistrale presso Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” della Università degli Studi di Firenze, discutendo una tesi sulle elezioni comunali nell’Italia meridionale. Le sue principali aree di interesse sono i sistemi elettorali, i sistemi politici e il comportamento elettorale, con particolare riferimento al livello locale. Ha co-curato numerosi volumi della serie dei Dossier CISE; e ha pubblicato articoli scientifici su South European Society and Politics, Italian Political Science, Quaderni dell’Osservatorio Elettorale, Contemporary Italian Politics e su Monkey Cage. È stato inoltre co-autore di un capitolo in Terremoto elettorale (Il Mulino 2014). È membro dell’APSA, della MPSA, della ESPA, della ECPR, della SISP e della SISE. Clicca qui per accedere al profilo su IRIS.