Quanta frammentazione in Italia oggi?

L’articolo sul livello di bipartitismo e bipolarismo e bipartitismo di Matteo Boldrini e Vincenzo Emanuele  ha evidenziato come il sistema partitico italiano all’indomani delle elezioni del 25 settembre 2022 si caratterizzi per una maggior frammentazione rispetto ai livelli delle ultime elezioni, cui va aggiunto il perdurarsi di una forte volatilità elettorale. In questo pezzo ci concentriamo quindi sull’esaminare più in dettaglio quanto sia frammentato il nostro sistema politico, ovvero quanti sono i partiti che lo costituiscono, confrontandolo con l’evoluzione storica italiana dal 1948 e in prospettiva comparata rispetto agli altri paesi europei oggi.

Innanzitutto, partiamo dal una nota di metodo relativa al conteggio, per cui useremo il numero “effettivo” di partiti di Laakso e Taagepera (1979): questo indice ci restituisce un numero che tiene conto del peso dei voti (o seggi) che questi ottengono. Dobbiamo poi distinguere tra numero effettivo di partiti elettorali (NEPE, che considera tutti i partiti che partecipano ad un’elezione, conteggiandone quindi i voti), ed il numero effettivo di partiti parlamentari (NEPP, che conteggia i soli partiti che hanno accesso alla rappresentanza parlamentare, tenendo conto dei seggi ottenuti).

Guardando i dati riportati nella Figura 1, le elezioni del 2022, con un NEPE di 6,6, mostrano la più alta frammentazione elettorale degli ultimi due decenni, seconda solo ai picchi del 1994 (7,6) e 1996 (7,2). Tra i soli partiti parlamentari, per quanto il numero sia inferiore (5,6), abbiamo invece il quarto dato più elevato, dopo quelli del 1994 (7,7), 1996 (6,1) e 1992 (5,7). Questi dati confermano e rafforzano un trend di crescita che si osserva in seguito alle elezioni del 2008 – quando si è avuto il minor numero di partiti elettorali e parlamentari dal 1976 –  e sta riportando la frammentazione partitica a livelli prossimi a quelli della crisi dei primi anni ’90.

Figura 1: NEPE e NEPP in Italia 1948-2022

Se compariamo i dati italiani con quelli emersi dopo le ultime elezioni politiche negli altri Paesi dell’Europa occidentale (Figura 2), l’Italia all’indomani del voto del 25 settembre 2022 risulta uno dei paesi col maggior tasso di frammentazione politica. Il nostro paese si colloca infatti al quinto posto come più alto numero di partiti elettorali (6,61), ed al settimo conteggiando i soli partiti parlamentari (5,58). In chiave comparata, l’Italia ha un numero di partiti inferiore solamente a contesti storicamente frammentati sia politicamente che socialmente come Belgio, Olanda e Svizzera, mentre è significativamente superiore ai principali paesi europei come Francia, Germania e financo Spagna.

Figura 2: NEPE e NEPP  in Europa occidentale oggi (ultima elezione fino al 25 settembre 2022)

In conclusione, il sistema partitico italiano uscito dalle ultime elezioni, sembra caratterizzarsi per una maggiore frammentazione sia rispetto alla sua storia recente, sia alla maggior parte degli altri Paesi europei. In linea con quanto sottolineato da Boldrini ed Emanuele nell’articolo sul bipartitismo, questa andrebbe ricondotta principalmente alla ristrutturazione dell’offerta politica negli ultimi anni, ed al diverso rapporto di forze tra i vari partiti, che vede ridursi la presenza di grandi partiti a favore di una serie di forze di media grandezza.

Riferimenti bibliografici

Markku Laakso e Rein Taagepera (1979) “Effective” Number of Parties: a Measure with Application to West Europe, in Comparative Political Studies.

Mattia Collini è assegnista di ricerca presso l'Università di Firenze, dove ha lavorato per il progetto EU H2020 SIRIUS (Skills and Integration of Migrants, Refugees and Asylum Richiedents in the European Labour Market). Laureatosi presso la Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” in Scienze della politica e dei processi decisionali, ha poi conseguito il dottorato di ricerca in Scienza della Politica presso l'Istituto di Studi Umani e Sociali della Scuola Normale Superiore (Firenze) nel 2018, durante il quale ha trascorso un semestre presso la Central European University. I suoi principali interessi di ricerca riguardano partiti e sistemi partitici nell'Europa centro-orientale, sistemi elettorali, competizione tra i partiti in prospettiva comparata, con particolare attenzione alla volatilità elettorale e all'orientamento politico. Il suo lavoro accademico si occupa principalmente di ricerca quantitativa, con metodologie miste, e analisi statistica comparata.