di Vincenzo Emanuele e Aldo Paparo
Il 15 e 16 Maggio si è votato in 7 comuni capoluogo della cosiddetta “Zona rossa”: Bologna, Rimini, Ravenna, Arezzo, Siena, Grosseto e Fermo. I risultati aggregati, sia in dati percentuali che assoluti, dei 5 partiti attualmente presenti in Parlamento, sono riportati nei quattro grafici seguenti. Le Figure 1 e 2 rappresentano l’andamento dei due maggiori partiti nell’area. Emerge nitidamente il predominio del Partito democratico che, sebbene in flessione, allarga il suo margine nei confronti del Pdl raccogliendo oltre il doppio dei voti validi. Il partito di Bersani è in flessione rispetto a tutte le elezioni precedenti: è al 36,5%, perde 2,7 punti rispetto alle regionali, 4,1 rispetto alle comunali 2006 e ben 9,5 rispetto alle politiche. In valori assoluti, tuttavia, si mantiene stabile rispetto all’anno scorso (+4.000 voti), ma rimane l’abisso rispetto alle politiche: il Pd passa da 281 a 172 mila voti (-109.000). Eppure, grazie al confronto con il Pdl, i democratici possono cantare vittoria: il partito di Berlusconi subisce un crollo senza precedenti, precipitando ad un misero 17,7% pari a 83.000 voti. Il Pdl cede quasi 11 punti rispetto alle regionali e oltre 13 rispetto alle politiche, in cui aveva toccato l’apice del 31%. E’ perfino nettamente più indietro rispetto al 2006, l’anno della vittoria dell’Unione di Prodi che poi ebbe un effetto di trascinamento sulle comunali successive: allora totalizzò il 22,1% con 30.000 voti validi in più. Le cifre assolute colgono meglio l’enorme gap tra i due partiti, con quello di Berlusconi che passa da 46.000 a 89.000 voti di scarto da quello di Bersani. Una distanza troppo profonda per rendere quest’area del paese contendibile. Fig.1: I due partiti maggiori, dati percentuali.
Fig.2: I due partiti maggiori, migliaia di voti.
Le Figure 3 e 4 illustrano l’andamento di Lega, Italia dei Valori e Udc. La Lega Nord, grazie anche al buon risultato di Bologna, in cui presentava un proprio candidato sindaco, tiene maggiormente rispetto al Nord: il ciclo di espansione “verde” si è arrestato, ma il partito risulta comunque su livelli impensabili fino a qualche tempo fa. E’ al 7,4%, in perdita di 1,4 punti rispetto al massimo del 8,8% raggiunto alle regionali, rispetto alle quali perde appena 3.000 voti. I suoi 35.000 voti complessivi sono in ogni caso un ottimo bottino, 10.000 delle politiche del 2008 e ben 25.000 rispetto alle comunali 2006. Fig 3: I partiti minori in Parlamento, dati percentuali
Fig.4: I partiti minori in Parlamento, valori assoluti (migliaia di voti) Dopo il Pdl, l’Idv è il partito che accusa la sconfitta più dura. Come la Lega, il partito di Di Pietro veniva da un trend ascendente assai promettente, che lo aveva portato fino al 7,7% del 2010. Quest’anno l’Idv, che, come in parte anche il Pd, ha sofferto in questa zona la concorrenza di Grillo e del suo Movimento 5 Stelle (8,2% e 38 mila voti nella Zona rossa) subisce un vistoso arretramento sia in percentuale che in valori assoluti: scende al 3,5% dimezzandosi rispetto all’anno scorso, con appena 16.000 voti, molto pochi rispetto ai 33.000 delle regionali e ai 29.000 delle politiche. Il suo risultato la fa tornare indietro sui livelli delle scorse comunali (15.000 voti). Il risultato dell’Udc appare invece sostanzialmente positivo. Il partito di Casini prosegue il suo andamento crescente, ininterrotto dal 2006: raggiunge il 4,9%, quasi un punto in più delle regionali e ben 3 in più delle ultime comunali. Si tratta di un rafforzamento progressivo ottenuto in un’area (grandi città della Zona rossa) di storica debolezza per i partiti postdemocristiani. Il partito conquista 23.000 consensi più del doppio delle comunali 2006, ma non raggiunge il dato delle politiche (25.000).