Elezioni in Calabria: l’astensione cronica e il peso dei “signori delle preferenze” 

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Redazione CISE

Dopo Marche e Valle d’Aosta, la Calabria è la terza Regione a tornare al voto in questo autunno elettorale. Una tornata che, sebbene presenti sulla carta una partita meno incerta, rivela dinamiche peculiari: dall’ormai cronica astensione di più di metà dell’elettorato al ruolo decisivo dei cosiddetti “signori delle preferenze”. Il centrodestra, storicamente favorito, punta a consolidare la leadership di Roberto Occhiuto, mentre il campo largo di centrosinistra, guidato dall’europarlamentare del M5s Pasquale Tridico, cerca di non disperdere – a differenza di quanto avvenuto in passato – il largo consenso raccolto in questo territorio nelle elezioni nazionali proprio dal Movimento di Conte. 

Una Regione quasi sempre a destra 

La Calabria si presenta all’appuntamento elettorale del 2025 con un passato politico segnato dalla forte predominanza del centrodestra. Su sei tornate elettorali regionali dal 2000 in poi, solo in due occasioni il centrosinistra è riuscito a prevalere: nel 2005 con Agazio Loiero e nel 2014 con Mario Oliverio. In entrambi i casi, però, la coalizione progressista non è riuscita a riconfermarsi: Loiero fu sconfitto nel 2010 da Giuseppe Scopelliti, mentre Oliverio non venne ricandidato nel 2020, sostituito da Filippo Callipo, che venne nettamente battuto. Oggi il presidente uscente Roberto Occhiuto (Forza Italia) punta al bis, sostenuto da un centrodestra compatto, mentre il campo largo di centrosinistra candida Pasquale Tridico, europarlamentare ed ex presidente dell’INPS, noto come il padre del reddito di cittadinanza, la misura simbolo del M5s. La storia recente mostra, dunque, una tendenza alla discontinuità per il centrosinistra, che solo in condizioni particolari è riuscito a prevalere, senza mai consolidare una base stabile di consenso regionale. 

Un’affluenza ormai congelata 

Negli ultimi vent’anni, anche in Calabria si registra una decisa contrazione della partecipazione elettorale. Alle ultime elezioni politiche del 2022 (50,8%) la distanza dal risultato nazionale (63,9%) è stata di oltre 13 punti, registrando un crollo rispetto al dato del 2018 (63,6%). Tuttavia, il fatto più sorprendente è la stabilità dell’affluenza alle elezioni regionali: nelle ultime tre, infatti, è rimasto pressoché identico (44,1% nel 2014, 44,3% nel 2020, 44,4% nel 2021). Questo potrebbe farci ipotizzare il raggiungimento di una soglia fisiologica ben al di sotto della maggioranza degli aventi diritto, che invece appare oramai lontana dalla partecipazione e dalla politica. Il dato, rispetto alle elezioni politiche, è influenzato dal particolare corpo elettorale delle regionali: molti cittadini calabresi residenti all’estero risultano iscritti ancora nelle liste elettorali del loro Comune di provenienza. Il confronto più diretto è quindi con le elezioni europee, dove il corpo elettorale è simile e l’affluenza nel 2024 è stata del 40,3%. Il grafico qui in basso mostra l’andamento storico del voto. 

La volatilità del voto  

La geografia politica calabrese è stata attraversata, a partire dalla Grande Recessione del 2008, da un’intensa volatilità elettorale. Il Movimento Cinque Stelle ha raccolto risultati molto diversi in base al tipo di elezione: forte alle politiche (29,3% nel 2022), assai debole alle regionali (7,35% nel 2020, 6,48% nel 2021). La sua inclusione nel campo largo, specie dopo il risultato delle elezioni nelle Marche, pone interrogativi sulla capacità di convertire quel consenso nazionale in un apporto utile a livello locale. In Calabria, va ricordato, alle scorse regionali il Movimento era già presente nella coalizione di centrosinistra. In quell’occasione la vittoria di Occhiuto fu netta: 54,46% contro il 27,68% di Amalia Bruni. Il vantaggio del centrodestra si è rivelato particolarmente ampio nel sud della regione, soprattutto nella provincia di Reggio Calabria, mentre il centrosinistra ha tenuto meglio nella zona settentrionale, cioè a Cosenza e dintorni. La mappa elettorale qui in basso mostra il differenziale tra il consenso per Occhiuto e la somma dei candidati di centrosinistra (Amalia Bruni e Luigi De Magistris). 

Quanto contano le preferenze 

Un tratto distintivo del voto in Calabria resta l’elevatissimo uso delle preferenze: dal Duemila in avanti la loro percentuale sul totale dei voti supera quasi sempre l’80%. Il dato si conferma omogeneo tra le province, ma con una distribuzione di genere fortemente squilibrata. Nonostante l’introduzione della doppia preferenza nel 2021, gli uomini raccolgono più del doppio delle preferenze rispetto alle donne in quasi tutte le province: solo a Crotone il rapporto è più vicino, con valori di 0,57 a 0,43; nelle altre province il divario è più ampio. Il caso più evidente è quello del Partito Democratico, dove le preferenze maschili triplicano quelle femminili. Gli ultimi due grafici in basso mostrano il rapporto tra preferenze espresse per genere e il totale delle preferenze distinguendo prima per partito e poi per provincia. 

Chi decide il voto: quanto incidono i “signori delle preferenze” 

Si capirà allora il ruolo che hanno i candidati al consiglio regionale, veri protagonisti delle elezioni calabresi grazie alla loro capacità di raccogliere migliaia di preferenze personali. Sono i cosiddetti “signori delle preferenze” [Emanuele e Marino 2016]. Quelli che abbiamo scelto di isolare in quest’articolo sono i candidati capaci di superare da soli la soglia del 2,5% dei voti validi nella propria circoscrizione. Nel 2021 erano 22, e hanno totalizzato oltre 200.000 voti, pari ben al 26,3% dei voti validi delle liste. Di questi, ben 16 si ricandidano quest’anno, 13 sostengono Occhiuto e 3 Tridico. Soltanto 1 ha cambiato schieramento (Francesco De Nisi). Chi non si ricandida, in genere, esprime invece un endorsement per altri candidati, lasciando così in eredità il proprio bacino di voti. Questo consolidamento rappresenta un vantaggio competitivo per il presidente uscente, che può contare su una rete di candidati radicati sul territorio. In assenza di una rimobilitazione ampia dell’elettorato astenuto, sarà difficile per Tridico colmare il gap. Il grafico in basso mostra i 22 candidati più votati nel 2021 e la loro incidenza sul voto totale.