Non una ma tre Toscane? Verso le elezioni regionali

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Redazione CISE

La Toscana, cuore pulsante dell’ex Zona Rossa, si prepara a un nuovo appuntamento elettorale. Ma quanto resta, oggi, dell’identità politica che per decenni ne ha fatto una roccaforte del centrosinistra? Nonostante sia ancora una delle regioni più fedeli al campo progressista, qualche crepa inizia a vedersi e ad allargarsi: lo raccontano le dinamiche dell’affluenza, i nuovi equilibri tra le coalizioni e una geografia del consenso sempre più articolata. Un contributo originale arriva infine dall’analisi per cluster, che consente di individuare tre diverse Toscane: un modo efficace per comprendere come si è divisa, nel tempo, una regione che un tempo appariva come un blocco granitico rosso. 

La lunga e mai interrotta storia rossa 
La Toscana è da sempre una regione simbolo per la sinistra italiana. Già nella Prima Repubblica, le sue giunte erano espressione del Pci e del Psi, e con l’elezione diretta del presidente si è confermata una terra dove la sinistra, sotto varie sigle, ha sempre governato. E nessun presidente uscente è mai stato sconfitto alle elezioni: Vannino Chiti fu riconfermato nel 1995, Claudio Martini nel 2005 ed Enrico Rossi nel 2015. E soltanto uno, Marco Marcucci, non ha ricoperto più di un mandato (in attesa di conoscere il risultato dell’attuale presidente ricandidato, Eugenio Giani). La solidità del centrosinistra in Toscana ha trovato fondamento storicamente non solo nella tradizione ideologica, ma anche nella capacità delle classi dirigenti locali e di una cultura amministrativa che ha contribuito a creare consenso. Inoltre, è da segnalare il ricorso limitato al voto di preferenza: la Toscana è tra le regioni con il minor uso delle preferenze, elemento che segnala un maggior peso delle dinamiche di appartenenza partitica rispetto a quelle personalistiche. 

Affluenza in calo, ma sopra la media nazionale  

Anche in Toscana si registra comunque un calo della partecipazione elettorale, in linea con il trend nazionale. Alle politiche, l’affluenza è scesa di 10 punti tra 2013 e 2022; alle europee di 7 tra 2014 e 2024. Ma alle regionali, dopo il crollo del 2015 (48,3%), il dato è tornato a salire nel 2020 (62,6%) grazie anche alla concomitanza con il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari. E nonostante la discesa complessiva, la Toscana resta comunque una delle regioni a più alta partecipazione d’Italia. Inoltre, i dati mostrano con chiarezza una forte correlazione tra affluenza e orientamento politico: nelle province di Firenze, Siena e Prato, dove il centrosinistra è storicamente dominante, la partecipazione si mantiene in media sopra la soglia del 70% nelle 8 elezioni svoltesi tra 2013 e 2024. Al contrario, nei territori dove il centrodestra ha conosciuto un’espansione recente, come Grosseto o Massa, si registra una maggiore smobilitazione. Questo suggerisce un cambiamento che passa più per l’astensione del tradizionale elettorato di sinistra che per una vera crescita della destra. 

Quando il centrodestra supera il centrosinistra 
Negli ultimi anni, la Toscana ha visto un riequilibrio nei rapporti di forza tra le coalizioni. Il centrodestra è risultata prima coalizione nelle politiche del 2022 (38,6% contro 34,6%) e, ancor prima, nelle europee del 2019. Tuttavia, il centrosinistra resta primo se si somma il consenso del M5s, oggi per la prima volta ufficialmente nella coalizione che sostiene il presidente uscente Eugenio Giani. 

La geografia elettorale rivela poi un quadro sempre più diversificato: Firenze, Siena e Livorno restano roccaforti rosse, dove i progressisti vincono con margini netti. Ma altre province, come Lucca (che vedeva il centrodestra prevalere già negli anni Novanta, anche per motivi storici) e Arezzo, sono divenute più contendibili, mentre in zone come la Versilia e la Maremma il centrodestra è spesso primo. La mappa delle vittorie nei comuni nelle 8 elezioni tra 2013 e 2024 (le politiche 2013, 2018, 2022; le europee 2014, 2019, 2024; le regionali 2015 e 2020) mostra come il centrosinistra abbia prevalso ininterrottamente in oltre cento Comuni, ma anche come stia crescendo la quota di aree dove le elezioni si decidono con margini sempre più stretti. Una tendenza che merita attenzione, perché potrebbe anticipare futuri cambi di maggioranza a livello locale. 

Cosa cambia nel voto tra diverse elezioni 
Le elezioni regionali, però, rispondono a logiche diverse da quelle politiche e europee. Il radicamento locale e la valutazione dell’operato delle giunte pesano molto. Tra il 2020 e il 2022, il centrosinistra ha tenuto nelle regionali, ma ha perso terreno alle politiche, soprattutto a Grosseto, Massa e Lucca. In queste aree, la differenza di consenso tra centrosinistra e centrodestra si è ridotta o invertita. Tuttavia, il vantaggio del presidente uscente Giani appare ancora solido, anche grazie alla scelta di una coalizione ampia. La mappa della variazione dello scarto tra “campo largo” e centrodestra conferma che il centrosinistra soffre soprattutto nelle zone periferiche e costiere, mentre resiste nel cuore storico della regione. Il tema centrale, oggi, non sembra tanto la vittoria o meno del centrosinistra, quanto il grado della sua tenuta e la capacità del centrodestra di penetrare nuove aree. È questa la vera cartina al tornasole della trasformazione in corso. 

Le tre Toscane, tra roccaforti, contendibilità e sorpassi 
Un’analisi per cluster evidenzia tre Toscane. La prima, che comprende il 53% dei comuni (tra cui i capoluoghi Lucca, Grosseto, Arezzo, Pistoia), mostra un centrosinistra in calo (-16,2 punti dal 2013) e una destra in forte ascesa (+22,4). Sono le aree più contendibili, dove si gioca una parte importante della partita elettorale. 

La seconda Toscana è quella delle roccaforti rosse: comuni grandi e popolosi, con maggiore presenza di laureati, bassa incidenza di over 65 e alta affluenza. Qui il centrosinistra vince con oltre 20 punti di scarto. In queste realtà, più urbanizzate e istruite, la coesione sociale e la fiducia nelle istituzioni locali sembrano ancora reggere l’impatto della crisi nella fiducia nella politica. 

La terza Toscana è invece quella dove la destra è più vicina a vincere: comuni piccoli, periferici, con la quota più alta di anziani over 65, scarsa istruzione e bassa affluenza. Un’area significativamente lontana da Firenze, sia in termini geografici (tempo di percorrenza medio pari a circa 102 minuti) che politici. 

Comuni sentinella: un possibile indicatore 
Infine, un’ultima chiave di lettura arriva dal “Bellwether index”, l’indice che misura quanto un Comune tende a riflettere il risultato regionale, cioè si avvicina più degli altri alla media regionale. La prima tabella fotografia i Comuni per tutte le elezioni svoltesi dal 2013, la seconda solo per le regionali. Guardare a come votano questi Comuni può offrire un’indicazione iniziale sulla tendenza generale, anche se non rappresenta di certo una previsione elettorale.