Autore: Andrija Henjak

  • Europee Croazia: un sistema partitico ulteriormente frammentato

    Europee Croazia: un sistema partitico ulteriormente frammentato

    Traduzione di Irene Fratellini.

    Introduzione

    Le elezioni europee del 2019 in Croazia si sono svolte in un ambiente politico molto diverso rispetto alle precedenti. Le condizioni economiche sono migliorate, vista la crescita del PIL nel 2015; la disoccupazione è diminuita di oltre la metà e anche la posizione fiscale del governo è migliorata. Tuttavia, l’ingresso nell’Unione, portando con sé l’implementazione del sistema di libera circolazione dei lavoratori, ha prodotto una migrazione di masse giovanili verso i paesi dell’Europa occidentale. Pertanto, nonostante la crisi dei migranti che ha colpito la Croazia nel 2015 e 2016 e la costante pressione migratoria al confine con la Bosnia-Erzegovina, l’emigrazione è stata discussa più ampiamente dell’immigrazione nei dibattiti pubblici nei due anni antecedenti alle elezioni europee. I flussi migratori in uscita hanno colpito in modo particolare la parte orientale del paese, che ha subito ingenti perdite di popolazione, trasformando una regione fertile e potenzialmente prospera in un simbolo di incapacità del paese nella gestione dello sviluppo economico nazionale e nel trarre beneficio dall’adesione all’UE. L’economia croata non è stata in grado di conquistare nuovi mercati nell’Unione; difatti è ancora fortemente dipendente dal turismo, ha un settore delle esportazioni piuttosto debole ed è caratterizzata da problemi di competitività e innovazione. Ciò ha portato la Croazia ad essere uno dei paesi con il PIL pro capite più basso nell’UE.

    Il contesto

    Nei due anni antecedenti le elezioni, il governo guidato dall’Unione Democratica Croata (HDZ) ha dovuto fronteggiare numerosi problemi: il crollo della più grande compagnia del paese, il fallimento di oltre la metà dell’industria navale (una delle poche industrie rimaste significative in Croazia), le lotte politiche  intestine tra le varie fazioni dell’HDZ stesso, le pressioni da parte dei sindacati che hanno mobilitato un enorme sostegno in opposizione alla riforma delle pensioni e infine pressioni da gruppi conservatori e nazionalisti che hanno sfidato la leadership del partito; ciò perché HDZ ha nel tempo preferito una posizione più centrista sotto la guida di Andrej Plenković, il quale è dal 2016 leader del partito. Per due anni vi è stata una lotta aperta, pubblicamente visibile, tra il primo ministro e i suoi oppositori più nazionalisti e conservatori di destra, conflitto che ha influenzato l’indiscussa percezione di HDZ come unico rappresentante credibile agli occhi dell’elettorato di destra. Analogamente, il periodo precedente alle elezioni del Parlamento Europeo è stato caratterizzato da lotte intestine all’interno del principale partito di opposizione, il Partito Socialdemocratico (SDP), che ha visto numerose (anche se inefficaci) sfide al suo (ancor più inefficiente) leader Davor Bernardić. Queste sfide hanno provocato espulsioni, sospensioni e defezioni dal partito, riducendone la forza in parlamento, nonché la sua credibilità di fronte agli elettori. (https://conversionwise.com/) Di conseguenza, nei sondaggi, il partito ha perso quasi la metà del suo supporto. Allo stesso modo, anche il partito Most, emerso come un partito di riforma anti-establishment nel 2015 con l’obiettivo di rompere il duopolio dei due partiti egemoni, è stato incapace di definire chiaramente la sua identità. Most ottenne un supporto significativo nelle elezioni parlamentari del 2015 e 2016, partecipando per un breve periodo a due governi e facendoli cadere entrambi in breve tempo. Tuttavia, non è stato in grado di definire chiaramente la propria identità all’interno del sistema partitico croato, a causa anche di spaccature e diserzioni, perdendo dunque consensi lungo la strada. Sul lato populista, Živi Zid (Human Blockade), anch’esso emerso nel 2015, ha chiarito il proprio messaggio politico molto più efficacemente. Il partito si è opposto all’adesione all’Eurozona e alla NATO, chiedendo il controllo politico della banca centrale ed ha apertamente sostenuto l’uscita dall’UE. Il partito è quasi salito al secondo posto nei sondaggi, ma è sceso successivamente, mentre nuovi attori politici con messaggi politici simili sono entrati in scena all’inizio del 2019.

    Complessivamente, tra le elezioni europarlamentari del 2014 e 2019, il sistema dei partiti in Croazia ha subito un’ulteriore frammentazione. Quest’ultima è il risultato di una crescente domanda di rinnovamento della classe politica da parte dell’opinione pubblica. Tuttavia, nessuno dei nuovi partiti è stato poi in grado di istituire una propria organizzazione che fosse funzionale e garantisse presenza sul territorio. Spesso questi ultimi si riducevano a poche personalità di spicco in grado di garantire un volto pubblico al partito e da cui il partito dipendeva completamente. I partiti in questione hanno anche faticato a formare una lista di candidati caratterizzati da una certa visibilità e si sono mostrati poco capaci di intervenire su questioni politiche di rilievo. La semplice frammentazione numerica non ha aiutato, e per porvi rimedio e impedire la dispersione del voto, i partiti hanno preferito formare delle coalizioni, spesso di quattro, cinque o anche più membri.

    Di conseguenza, alla vigilia delle elezioni europee del 2019, il supporto congiunto nei sondaggi per i due maggiori partiti (HDZ e SDP) è sceso da oltre il 60% (prima delle elezioni parlamentari del 2015) a circa il 40%. La quota combinata dei quattro maggiori partiti era di circa il 60%, scendendo da oltre l’80% registrato dopo le elezioni parlamentari del 2015; ricordiamo che in quell’occasione circa dieci partiti ottennero un risultato al di sotto del 3%.

    La campagna elettorale

    La campagna per le elezioni europarlamentari del 2019 è stata più visibile rispetto alle precedenti. Dopo sei anni di membership nell’Unione, sembra che in questa campagna l’elettorato abbia acquisito maggiore familiarità con il ruolo del Parlamento Europeo e si sia in qualche modo interessato di più delle questioni comunitarie. Inoltre, partiti o singoli candidati, per la maggior parte membri del Parlamento, hanno persino rilasciato dichiarazioni su come vedono il futuro dell’Unione, contrariamente alle elezioni precedenti.

    Presentare in lista dei deputati europei ha prodotto un notevole vantaggio nella campagna, specialmente se i deputati in questione hanno goduto di una certa visibilità tra i cittadini croati per tutta la durata del mandato. Nello specifico, il partito SDP ha tratto vantaggio dal fatto che entrambi i deputati fossero ben conosciuti e popolari tra il grande pubblico. Un simile vantaggio ha favorito anche il gruppo dei partiti nazionalisti e conservatori che formano la coalizione Alleanza Sovranista guidati dal noto parlamentare Ruža Tomašić, l’unico membro croato del gruppo ECR.

    Forse è stato il partito HDZ a correre il rischio maggiore, presentando una lista di candidati relativamente nuovi e sconosciuti, ed evitando di includere membri di rilievo della destra del partito. Inoltre, la lista non ha incluso due eminenti deputati che rappresentavano gli ex partner della coalizione HDZ, i quali probabilmente godevano di un sostegno significativo tra i sostenitori del partito, nonostante non ne fossero membri. Pertanto, nonostante la campagna elettorale di HDZ fosse indubbiamente la più organizzata e dotata di risorse, il partito ha faticato per sostenere i propri candidati. Inoltre, contrariamente alle precedenti elezioni europee, la campagna elettorale del partito non è stata proiettata su politiche simboliche incardinate su storia e valori. Piuttosto, sotto l’influenza del primo ministro e della sua strategia centrista, ha enfatizzato i pericoli del populismo e dell’estremismo per l’Unione Europea. Questo messaggio è stato diretto sia ai partiti populisti come Živi Zid, sia ai concorrenti di HDZ a destra, come gli Indipendenti per la Croazia e l’Alleanza Sovranista. La dirigenza del partito ha infatti usato questa campagna elettorale per posizionare il partito al centro del sistema e nel contesto mainstream europeo, e la partecipazione alla manifestazione finale del partito di Manfred Weber e Angela Merkel è servita ad enfatizzare la nuova strategia del partito.

    La campagna dello SDP è stata guidata dai candidati stessi, dato che il leader del partito è entrato in questa corsa occupando una posizione di debolezza: nei sondaggi il partito non ha avuto un gran successo per molto tempo, e l’insoddisfazione al suo interno era palpabile. Most, che è entrata nella campagna al quarto posto secondo i sondaggi, ha incentrato il proprio messaggio sulle critiche a HDZ, presentando un messaggio euroscettico debole. Tuttavia, poiché la lista è stata capeggiata dal leader del partito e per lo più da deputati del parlamento nazionale, non è riuscito a presentare un candidato ben definito o un messaggio chiaro per il Parlamento Europeo. Allo stesso modo, il partito nazionalista Indipendenti per la Croazia si è concentrato su una campagna nazionale incentrata sulle critiche all’attuale leadership di HDZ. Tuttavia il partito non è stata in grado di costruire una posizione chiara o di presentare candidati credibili per queste elezioni, poiché i candidati di rilievo hanno fin da subito chiarito che avrebbero mantenuto il proprio seggio in parlamento nazionale. Živi Zid è stato l’unico partito a promuovere un chiaro messaggio euroscettico, ma alla campagna mancava un candidato di spicco per il PE. A questo si aggiunge un problema di visibilità del partito, dovuta alla scarsa presenza nei media. Gli altri partiti e le altre liste si sono presentati con i programmi più svariati, con differenze importanti anche nel tono della loro campagna, con alcuni che puntavano l’attenzione sui loro candidati ed altri invece enfatizzavano tematiche di rilievo per la politica interna.

    I risultati

    Le elezioni per il Parlamento Europeo in Croazia si svolgono con un sistema proporzionale con cui 11 seggi (12 dopo la Brexit) sono assegnati in una singola circoscrizione nazionale usando il metodo D’Hondt. Gli elettori possono anche indicare la preferenza per un singolo candidato, ma ciò può cambiare l’ordine dei candidati nell’elenco dei partiti solo se il 10% degli elettori esprime un voto di preferenza per un candidato.

    Per quanto riguarda l’affluenza, le elezioni del 2019 hanno visto più di 1,1 milioni di elettori alle urne (29,9%), un aumento notevole sia rispetto alle elezioni del 2014 -quando poco più di 950.000 persone vi hanno partecipato (25,2%) (Hejnak 2014); sia rispetto alle elezioni speciali nel 2013, in cui si sono registrati 780.000 voti validi (20,8%). I seggi in PE sono stati vinti da sei liste di singoli partiti, coalizioni o piattaforme politiche. Tuttavia, il risultato ha lasciato oltre il 31% degli elettori senza rappresentanti a livello europeo, il che è probabilmente una conseguenza della frammentazione del sistema partitico.

    A parte l’ampia fetta di “voti sprecati”, le elezioni hanno visto un calo significativo della quota dei due partiti più grandi, che scende appena al di sopra del 41%. Sebbene i due partiti si fossero fronteggiati in diverse elezioni europee e nazionali in coalizioni più ampie, il presente livello di consensi è il più basso registrato dalle prime elezioni multipartitiche del 1990. Per quanto riguarda il SDP, dopo aver subito una perdita di voti importante nelle elezioni parlamentari del 2016, ha ottenuto il 18,9% dei voti e quattro seggi, con una ripresa già anticipata dai sondaggi. Al contrario, il 22,7% dell’HDZ è inferiore al risultato atteso. Ci si aspettava che il partito ottenesse più di quattro seggi, e la quota di voti ottenuti segna ad oggi il peggior risultato nella storia del partito in elezioni non locali. Apparentemente, la strategia rischiosa del leader del partito e del primo ministro Andrej Plenković, che mirava a promuovere nuovi nomi dall’ala centrista del partito, non ha convinto il nocciolo duro del partito. Questo è stato un segnale inquietante, considerando la forte organizzazione di un partito che è riuscita ad ottenere più elettori anche in un momento di impopolarità di HDZ. Il risultato dell’SDP potrebbe essere solo una conseguenza del fatto che il partito ha il più vecchio elettorato tra tutti i partiti in gioco, traducendosi in un vantaggio legato all’affluenza alle urne.

    L’Alleanza Sovranista ha ottenuto l’8,5% dei voti, e gran parte di questo successo è probabilmente dovuto all’onorevole Ruža Tomašić, che ha ottenuto circa il 76% dei voti di preferenza e il maggior numero di preferenze tra tutti i candidati. Il più grande vincitore forse è il candidato indipendente Mislav Kolakušić, un ex giudice della corte commerciale che, con un messaggio piuttosto populista, è riuscito a guadagnare il 7,9%, dei voti nonostante sia l’unica figura pubblicamente conosciuta nella lista. Agli ultimi posti si sono collocati il Živi Zid, una versione croata del Movimento Cinque Stelle, e un gruppo di sette partiti di sinistra e liberali di centro, chiamati coalizione di Amsterdam, vincendo un seggio a testa, ma non riuscendo a raccogliere tanti voti come previsto; una performance deludente rispetto alle previsioni nei sondaggi. Circa nove liste hanno vinto oltre l’1% dei voti, inclusi altri tre raggruppamenti nazionalisti o conservatori con una quota combinata di circa il 13% e sei partiti o liste di sinistra con circa il 12% dei voti. Le elezioni hanno visto anche un’ondata di sostegno a partiti conservatori e nazionalisti più radicali che hanno guadagnato circa il 14% dei voti. In più, le elezioni hanno confermato la forza del governo in carica, dato che tutti i membri del Parlamento europeo sono riusciti a mantenere una certa visibilità durante il proprio mandato, assicurando così un supporto considerevole, anche se non tutti sono riusciti a vincere seggi.

    Tab. 1 – Risultati delle elezioni per il Parlamento Europeo del 2019: Croazia
    Partito Gruppo parlamentare Voti (VA) Voti (%) Seggi Differenza di voti dal 2014 (PP) Differenza di  seggi dal 2014
    Unione Democratica Croata (HDZ) EPP 244.176 22,9 4 -18,5 +0
    Partito Socialdemocratico di Croazia (SDP) S&D 200.976 18,9 4 -11,0 +2
    L’Alleeanza Sovranista (HRAST-HKS-HSP AS-UHD) ECR 91.546 8,6 1 +8,6 +0
    Lista indipendente Mislav Kolakušić NI 84.746 8,0 1 +8,0 +1
    Muro vivente – barriera umana (Živi Zid) EFD 60.847 5,7 1 +5,7 +1
    Coalizione Amsterdam (HSS-GLAS-IDS-HSU-PGS-D-HL-SR) ALDE 55.806 5,2 1 +5,2 +0
    Ponte delle Liste Indipendenti (Most) NI 50.527 4,7 +4,7
    Lista indipendente Marijana Petir NI 47.385 4,5 +4,5 -1
    Indipendenti per la Croazia (NZH – HSP) NI 46.970 4,4 +4,4
    Partito Democratico Indipendente Serbo(SDSS) NI 28.597 2,7 +2,7
    Partito Popolare Croato – Liberal Democratici (HNS) ALDE 27.958 2,6 +2,6 -1
    Partito di anticorruzione, sviluppo e trasparenza (START) NI 21.744 2,0 +2,0
    Partito del Lavoro e della Solidarietà (BM 365) NI 21.175 2,0 +2,0
    Possiamo – alleanza politica (Možemo – Nova Ljevica – ORaH) G-EFA 19.313 1,8 +1,8 -1
    Smart (Pametno) ALDE 15.074 1,4 +1,4
    Altri partti 47.521 4,5
    Totale 1.064.361 100 12 1
    Affluenza (%) 29,9
    Soglia legale di sbarramento (%) 5

    Conclusioni

    Le elezioni hanno dimostrato una crescente frammentazione del sistema partitico croato, dove le scissioni dai partiti tradizionali e l’incapacità di nuovi attori di unire le forze o formare un’organizzazione politica adeguata hanno creato partiti con pochi membri, un’ organizzazione interna pressoché nulla e quasi nessuna figura o progetto politico in grado di attirare attenzione pubblica. Questi partiti non possono superare la soglia elettorale da soli e sono di conseguenza costretti ad unirsi in coalizione con partiti altrettanto piccoli e deboli al fine di non disperdere i voti ottenuti. Se questa dinamica persisterà, la volatilità elettorale ed il ricambio dei partiti aumenterà, poiché la maggior parte dei nuovi attori non riesce ad attrarre elettori, non ha una solida organizzazione e non dispone di una leadership adatta per stabilizzare il supporto ricevuto. Inoltre, le elezioni potrebbero segnalare che dopo quasi trent’anni di integrazione tra gruppi nazionalisti e conservatori all’interno dell’HDZ, stanno emergendo nuovi partiti a destra di HDZ che potrebbero ridurre progressivamente l’elettorato disponibile per il partito. La frammentazione del sistema partitico potrebbe anche rendere più difficile la formazione di coalizioni di governo in futuro. Non è da escludere che questo processo porti alla formazione di nuovi partiti dai frammenti dell’attuale sistema partitico sotto la spinta dei risultati elettorali. Tuttavia, è probabile che il prossimo futuro sia caratterizzato da una maggiore volatilità e un ricambio di partiti.

    Riferimenti bibliografici

    Henjak, A. (2014), ‘Croazia: risultati negativi per la coalizione
    al governo’, in L. De Sio, V. Emanuele e N. Maggini (a cura di), Le elezioni europee del 2014, Dossier CISE (6), Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, pp. 207-213.

  • Croatia: Towards Further Fragmentation of the Party System

    Croatia: Towards Further Fragmentation of the Party System

     

    Introduction

    2019 European elections in Croatia were held in a very different political environment than previous EP elections. Economic conditions have improved as GDP growth resumed in 2015, unemployment has declined by more than a half and the government fiscal position has also improved. However, the entry into the EU and expiration of the restrictions on the free movement of labour produced a mass emigration of mostly younger population towards countries of Western Europe. Thus, despite the migrant crisis that affected Croatia in 2015 and 2016, and the constant pressure of migration on the border with Bosnia and Herzegovina, it was emigration rather than immigration that was a significantly more important topic of public debates in the two years preceding European elections. Emigration particularly affected the eastern part of the country which suffered huge population losses and turned a fertile and potentially prosperous region into a symbol of country’s failure to manage its own development and use the EU membership beneficially. Croatian economy was largely unable to gain new markets in the EU, is heavily dependent on tourism and suffers from weak export sector, lack of innovation capacity and competitiveness problems. This resulted in Croatia being one of the countries with the lowest GDP per capita in the EU.

    The context

    Within two years prior to the elections the government led by the Croatian Democratic Union (HDZ) was faced with the collapse of the largest company in the country, bankruptcy of more than half of the shipbuilding industry (one of the few remaining significant industries in Croatia), internal political infighting between various wings of the HDZ itself, pressures from trade unions which mobilized huge support in opposition to the pension reform, and pressures from conservative and nationalist groups by challenging party leadership after HDZ has been moving to a more centrist position since 2016 under the leadership of Andrej Plenković. For two years a very open fight between the prime minister and his more nationalist and conservative opponents on the right was playing out in front of the public, affecting the undisputed perception of HDZ as the sole credible representative of voters on the right.

    At the same time, the period preceding the EP elections was characterized by infighting within the main opposition party, Social Democrat Party (SDP), which saw numerous but ineffective challenges to its even more ineffective leader Davor Bernardić. These challenges resulted in expulsions, suspensions and defections from the party, reducing party strength in the parliament and its credibility with voters. As a consequence, the party lost almost half of its support in the polls. Similarly, inability to define itself affected Most, which emerged as the anti-establishment reform party in 2015, seeking to break the two party duopoly. Most won significant support in parliamentary elections in 2015 and 2016, briefly participated in two governments, and brought both of them down in short order, but was otherwise unable to clearly define its identity within the Croatian party system, and also suffered from splits and defections, losing support along the way. On the populist end of the party spectrum, Živi Zid (Human Blockade), which also emerged in 2015, had less problems with defining its message, and was opposing the membership in the Eurozone and NATO, calling for political control over the central bank and was even suggesting leaving the EU. The party almost rose to the second place in the polls, but it declined subsequently, as new political actors with similar appeals entered the stage at the beginning of 2019.

    Overall, between 2014 and 2019 European Parliament elections, party system in Croatia underwent further fragmentation.  Increased fragmentation of the party system was a result of popular demand for new political actors, however none of these parties were able to establish a functional party organization and presence on the ground. Often, these parties were reduced to and completely dependent on few prominent personalities acting as public faces of the party. These parties also struggled to form a list of candidates of any visibility for the EP elections and were even less capable for sustained political activity. Sheer numerical fragmentation did not help, and to compensate for this and prevent the wasting of votes parties formed coalitions which often included four, five or even more members.

    As a consequence, on the eve of the 2019 European elections the combined support in the polls for the two largest parties (HDZ and SDP) dropped from over 60% before the 2015 parliamentary elections to around 40%. Combined share of four largest parties was approximately 60%, dropping from over 80% where it stood after 2015 parliamentary elections, and there were about ten parties polling below 3%.

    The campaign

    The campaign for the 2019 European elections was more visible than in the previous EP elections. After six years of membership it appears that in this campaign the electorate was more familiar with the role of the European Parliament and somewhat more engaged with the issues facing the EU. Furthermore, parties or individual candidates, mostly MEPs, were even making statements about how they see the future of the EU, which was not really the case in the previous elections.

    Having MEPs produced significant incumbency advantage in the campaign, especially if those MEPs succeeded to remain visible to the Croatian public throughout their term. Here SDP enjoyed certain advantage as both of their MEPs were quite well know and popular among the general public. Similar advantage was enjoyed by the group of nationalists and conservative parties forming the coalition of Croatian Sovereigntists headed by the well know and popular MEP Ruža Tomašić, the only Croatian MEP member of ECR group.

    Perhaps the biggest risk was taken by HDZ, which forwarded a list of relatively new and unknown candidates and failed to include any prominent members from the right wing of the party. Also, the list did not include two prominent MEPs representing former HDZ coalition partners, both of whom likely enjoyed significant support among the party supporters, despite not being party members. Thus, despite having perhaps the most organized and resourced electoral campaign, HDZ struggled to raise the profile of their candidates. Also, the HDZ campaign, as opposed to previous European elections, was not relying as heavily on symbolic politics based on history and values. Instead, influenced by the prime minister and his centrist strategy, it was emphasizing dangers of populism and extremism for the EU. This message was directed both at the populist parties like Živi Zid, and HDZ’s competitors on the right such as Independents for Croatia and Croatian Sovereigntists. The party leadership was using this election campaign to place the party firmly in the centre of the party system and the European mainstream and the attendance of the party’s final rally by Manfred Weber and Angela Merkel served to emphasize this appeal.

    The SDP campaign was led by their candidates for MEPs as the party leader entered this race with a weakened position – the party had been suffering in the polls for quite some time and dissatisfaction in the party was palpable. Most, which entered the campaign as the fourth party in the polls, focused their message on the criticism of HDZ, and was presenting weak and somewhat directionless Eurosceptic appeal. However, as the list was topped by the party leader and majority of the MPs from the national parliament, it failed to present a clear candidate or a message for the European Parliament. Similarly, nationalist Independent for Croatia were focusing on their domestic message and criticism of the current HDZ leadership, but otherwise did not have a clear position or a candidate for this election, as their most prominent candidates indicated that they will remain in the national parliament. Živi Zid was the only party promoting a clear Eurosceptic message, but their campaign also lacked a prominent candidate for the EP and there was a relatively weak presence of the party in the media. Other parties and lists varied greatly in their focus and the tone of their campaign, as some emphasized their candidates and others focused on domestic issues.

    The results

    European parliament elections in Croatia are conducted under a PR system where 11 seats (12 after UK exits the EU) are allocated in a single at large national district using D’Hondt method. Voters can also indicate a preference for a single candidate, but this can change the order of candidates on the party list only if 10% of voters cast a preference vote for a candidate.

    Turnout in 2019 elections was just over 1,1 million voters, or 29.86%, which is a noticeable increase from 2014 elections when just over 950,000 voters participated in the elections (25.24%) or special elections held in 2013, where just above 780,000 voters participated (20.84%). Seats were won by six lists of individual parties, coalitions or political platforms. However, the result still left more than 31% of the voters unrepresented in the EP, which was likely a consequence of high party system fragmentation.

    Apart from the large share of “wasted votes” the election saw a significant drop in the share of two largest parties to just above 41%. Though two parties fought several previous European and national elections in wider coalitions, this level of support is their lowest recorded since the first multiparty elections in 1990. While for SDP, which has suffered a precipitous drop in support since the 2016 parliamentary elections, 18.9% of the vote and four seats was an increase on the support indicated in the polls, for HDZ the result of 22.7% was lower than the poll predicted. Winning four seats was less than the party expected, and as a share of votes it is the worst result in the party’s history in non-local elections. Apparently, the risky strategy of the party leader and prime minister Andrej Plenković aimed at promoting new names from the centrist wing of the party was not appealing to the core of the party base. This was an ominous sign given the strong party organization which even at the height of HDZ unpopularity managed to turn out more voters. SDP result might just be a consequence of the fact that the party has the oldest electorate of all parties and that this translated into a turnout advantage.

    The alliance of conservative and nationalist parties called Croatian Sovereigntists won 8.5% of the votes, and this success is likely in large part due to MEP Ruža Tomašić, who won around 76% of the preference votes cast for the list and the largest number of preference votes of all candidates. The biggest winner perhaps is the independent candidate Mislav Kolakušić, a former judge of the commercial court running on a fairly populist message, who managed to gain 7.9% of the votes despite being the only publicly know figure on the list. Somewhat less successful were Živi Zid, a Croatian version of Five Star Movement, and a group of seven centrist, left and liberal parties called Amsterdam coalition, winning a seat each, but failing to gather as many votes as expected and underperforming in comparison to predictions in the polls. Around nine lists won more than 1% of the votes, including another three nationalist or conservative groupings with a combined share of around 13%, and six parties or lists broadly on the left with around 12% of the votes. The elections also saw a surge in support for more radical conservative and nationalist parties which gained around 14% of the votes. The elections also demonstrated the strength of incumbency, with all MEPs who managed to maintain some visibility during their term in office securing sizable support, even if not all of them won seats.

     

    Table 1 – Results of the 2019 European Parliament elections – Croatia
    Party EP Group Votes (N) Votes (%) Seats Votes change from 2014 (%) Seats change from 2014
    Croatian Democratic Union (HDZ) EPP 244,176 22.9 4 -18.5 +0
    Social Democrat Party (SDP) S&D 200,976 18.9 4 -11.0 +2
    Croatian Souverenists (HRAST-HKS-HSP AS-UHD) ECR 91,546 8.6 1 +8.6 +0
    Independent list Mislav Kolakušić NI 84,746 8.0 1 +8.0 +1
    Human Blockade (Živi Zid) EFD 60,847 5.7 1 +5.7 +1
    Amsterdam coalition (HSS-GLAS-IDS-HSU-PGS-D-HL-SR) ALDE 55,806 5.2 1 +5.2 +0
    Bridge od independent lists (Most) NI 50,527 4.7 +4.7
    Independent list Marijana Petir NI 47,385 4.5 +4.5 -1
    Independents for Croatia (NZH – HSP) NI 46,970 4.4 +4.4
    Independent Democrat Serb Party (SDSS) NI 28,597 2.7 +2.7
    Croatians People Party-Liberal Democrats (HNS) ALDE 27,958 2.6 +2.6 -1
    Party of anticorruption, development and transparency (START) NI 21,744 2.0 +2.0
    Party of Labour and Solidarity (BM 365) NI 21,175 2.0 +2.0
    We Can – Political platform (Možemo – Nova Ljevica – ORaH) Greens/EFA 19,313 1.8 +1.8 -1
    Smart (Pametno) ALDE 15,074 1.4 +1.4
    Others 47,521 4.5
    Total 1,064,361 100 12 1
    Turnout (%) 29.86
    Legal threshold for obtaining MEPs (%) 5%

     

    In conclusion

    The elections demonstrated increasing fragmentation of the Croatian party system, where splits of the established parties and inability of new actors to join forces or form a viable political organization created parties with few members, almost no organization, and scarcely any figures or policies capable of attracting public attention. These parties cannot pass electoral threshold and are either forced to join a coalition with similarly small and weak parties or end up “wasting” votes. If this process continues, electoral volatility and turnover of parties is likely to increase, as most new actors have little appeal, organization and leadership to stabilize their support. Furthermore, the elections may indicate that after almost three decades of successfully incorporating nationalist and conservative groups within HDZ, new parties representing these groups are emerging to the right of HDZ significantly reducing the electorate available to the party. The fragmentation of the party systems is also likely to make formation of governing coalitions in future more difficult. It may be that this process could lead to a formation of new parties from the fragments of the current party system under pressure of the electoral results. However, the near future is likely to be characterized by higher volatility and party turnover.