Autore: Gabriele Bracci

  • Il peso dei candidati uninominali alle politiche 2022: il confronto tra regioni ed un focus sulla Toscana

    Il peso dei candidati uninominali alle politiche 2022: il confronto tra regioni ed un focus sulla Toscana

    Quanto hanno pesato i
    candidati dei collegi uninominali alle recenti elezioni politiche del 25
    settembre? Hanno avuto un peso nel determinare la vittoria o la sconfitta nella
    relativa competizione elettorale di collegio o l’esito di quest’ultima è stato
    soltanto il frutto di un “traino” guidato dal voto di lista?

    Con il presente articolo
    proveremo a rispondere a tali interrogativi. Per farlo ci avvarremo del “tasso
    di personalizzazione” ovvero lo strumento con cui è possibile calcolare, stante
    gli spazi del sistema elettorale, il “peso” di ciascun candidato e che indica,
    precisamente, la percentuale dei voti espressi in favore del solo candidato sul
    totale dei voti validi ottenuti da quest’ultimo considerando anche i voti di
    lista[1].

    In particolare, abbiamo
    sviluppato l’analisi, sia per la Camera che per il Senato, calcolando in primo
    luogo il dato nazionale (computato cioè per la totalità dei collegi uninominali[2]) e quello di ciascuna
    regione per poi procedere con uno specifico approfondimento sulla Toscana
    elaborando, per quest’ultima, il dato dei collegi, dei singoli candidati,
    nonché delle coalizioni e delle formazioni politiche ammesse al riparto[3].

    Partendo dal dato
    nazionale possiamo vedere che per la Camera il valore delle elezioni 2022 è
    pari al 3,7% mentre per il Senato al 3,5%. I risultati si pongono in analogia
    con quelli riscontrati nel 2018[4] e dimostrano che circa 4
    elettori su 100 che esprimono il loro favore per una lista o per una coalizione
    lo fanno tracciando un segno esclusivamente sul relativo candidato del collegio
    uninominale.

    Esaminando i dati delle
    singole regioni possiamo notare una certa omogeneità (figure 1 e 2) che
    tuttavia non esclude alcune oscillazioni degne di attenzione: tra le regioni
    dove più alta è stata la propensione a votare per il solo candidato troviamo valori
    che superano il 7% (Trentino-Alto Adige, Camera) o il 5% (Friuli-Venezia
    Giulia, Senato), mentre dove questa è stata minore troviamo valori pari al 2%
    (Sicilia, Senato) o leggermente più alti (Calabria, Senato).

    La Toscana invece
    presenta un dato in linea con la media nazionale, precisamente pari al 3,6%
    alla Camera e 3,7% al Senato, riproducendo anche qui un valore simile a quello
    emerso in occasione delle precedenti elezioni politiche[5]. Scomponendolo possiamo
    analizzarne le determinanti sia politiche che territoriali.

    Partendo da quest’ultime (figure
    3 e 4) vediamo che i collegi uninominali della Camera con i tassi più alti sono
    il n. 7 – Firenze (4,4%) ed il n. 9 – Arezzo (4,2%). I collegi in cui sono
    ricompresi tali territori primeggiano anche al Senato dove il dato più alto
    (4,4%) è quello del collegio uninominale n. 4 – Firenze seguito dal n. 1 –
    Arezzo (3,7%). I collegi invece dove troviamo i tassi più bassi sono il n. 4 –
    Pisa (3,2%) ed il n. 6 – Prato (3,2%) alla Camera ed il n. 3 – Prato (3,1%) al
    Senato.

    Spostando l’attenzione
    sul piano politico (tabelle 1 e 2) possiamo vedere come la formazione che più
    ha fatto prevalere il voto personale sia stata la lista Azione-Italia Viva che
    in Toscana assume la prima posizione in entrambi i rami del Parlamento (5,6%
    Camera, 5,4% Senato), seguita da quella del M5S (4,1% Camera, 4% Senato). Tra
    le coalizioni a primeggiare è invece il centrosinistra (3,5% Camera, 3,7%
    Senato) con un dato più alto del centrodestra in quasi tutti i collegi
    uninominali[6].

    Valutando infine le performance dei singoli candidati riscontriamo che i tassi di personalizzazione più alti, rispettivamente per Camera e Senato, sono quelli dei candidati di Azione – Italia Viva Cosimo Maria Ferri (7,9%)[7] e Stefania Saccardi (7,3%). Circa 7-8 elettori su 100 che hanno espresso il favore per tali candidati lo hanno dunque fatto facendo perno sul nominativo e non sul simbolo. Alti tassi di personalizzazione sono poi riscontrabili nel candidato del centrosinistra Vincenzo Ceccarelli (5,3%, quasi due punti percentuali sopra la media della coalizione) e nel candidato del M5S Andrea Quartini (5,3%). Nel centrodestra, che come detto presenta tassi più bassi, il valore più elevato si ferma invece al 3,5% (Fabrizio Rossi, candidato del collegio uninominale n. (Xanax) 1 – Grosseto della Camera).

    Alla luce di tali risultati è possibile avanzare alcune conclusioni che ci permettono anche di rispondere all’interrogativo che ci siamo posti in apertura dell’articolo. 

    Partendo dal dato
    nazionale possiamo notare che anche per l’ultima tornata elettorale ci troviamo
    davanti ad un dato non irrilevante, ma molto contenuto, in linea con quello
    riscontrato nel 2018. Questo ci permette di affermare che la struttura
    complessiva dell’attuale sistema elettorale si conferma
    incentrata sul voto di lista, che risulta essere il vero trascinatore della
    contesa elettorale.

    L’apporto dei singoli
    candidati, se calcolato in termini di voti personali, appare dunque
    complessivamente limitato e l’esito della disputa in ciascun collegio
    uninominale, anche a causa dell’impossibilità di “disgiungere” il voto, risulta
    quasi integralmente determinato dal rendimento della coalizione o del partito
    di cui tali candidati sono espressione. La conseguenza che ne deriva è che i
    candidati degli uninominali, più che apparire come i protagonisti della
    competizione nei diversi territori, in molteplici casi sembrano piuttosto essere percepiti dall’elettorato come “candidati di lista”[8] al pari degli altri
    candidati presenti nei collegi plurinominali.

    Per quanto attiene alle singole diversificazioni dei tassi di personalizzazione notiamo che questi risultano generalmente più bassi per i candidati sostenuti da coalizioni rispetto a quelli di coloro che sono sostenuti da singole liste. Presumibilmente gioca a favore di questi ultimi la totale equivalenza del voto espresso in favore della lista o del candidato. Per le coalizioni, invece, la prevalenza del centrosinistra, con dati comunque non eccessivamente elevati, sembra confermare una buona conoscibilità da parte dell’elettorato di riferimento per i nominativi scelti.

    Sui singoli candidati che
    più hanno beneficiato del voto alla persona è interessante osservare, inoltre, come
    questi siano identificabili, nella totalità dei casi richiamati in precedenza, con
    soggetti che ricoprono – o hanno ricoperto in passato – ruoli di amministratori
    locali o regionali[9].
    E’ ipotizzabile, in quest’ottica, che alcuni candidati, alla luce della loro
    reputazione e conoscibilità, oltreché del contesto di riferimento declinato anche
    in termini di competitività, abbiano deciso di impostare la propria campagna
    elettorale facendo perno sul nominativo con l’obbiettivo di sottrarre il
    maggior numero di voti possibili allo schieramento avverso. 

    Infine, quanto ai valori riscontrati nei diversi territori, è utile rilevare come il lato della personalizzazione qui analizzato non si sovrapponga a quello afferente all’espressione del voto di preferenza: i territori della Toscana e le singole regioni dove la propensione all’espressione di queste ultime risulta generalmente elevata non coincididono con le aree in cui si sono riscontrati i più elevati tassi di personalizzazione.


    [1]
    Il tasso di personalizzazione è dunque dato dal rapporto, calcolato in termini
    percentuali, tra il totale dei voti validi espressi in favore dei soli
    candidati dei collegi uninominali (numeratore) ed il totale dei voti validi
    complessivamente attribuiti ai medesimi candidati (denominatore), dato dalla
    somma dei voti validi di lista e di quelli ottenuti dai soli candidati.

    [2]
    E’ esclusa dal calcolo la Regione Valle d’Aosta in cui la competizione è
    articolata esclusivamente mediante metodo maggioritario (senza possibilità
    quindi di esprimere il voto di lista) e, per il solo Senato, del Trentino Alto
    Adige per la medesima motivazione.

    [3]
    Per esigenze di semplificazione nella presente analisi saranno dunque
    considerate soltanto le formazioni politiche che hanno superato gli sbarramenti
    previsti dalla legge Rosato (l. 165/2017), ovvero le coalizioni di liste che hanno
    conseguito sul piano nazionale almeno il 10% dei voti validi – comprensive di
    una lista che abbia conseguito almeno il 3% – e le singole liste non collegate
    in coalizioni che hanno conseguito sul piano nazionale almeno il 3% dei voti
    validi (o, per il Senato, il 20% a livello regionale).

    [4]
    Nelle elezioni del 2018 il tasso di personalizzazione nazionale è stato pari al
    3,8% alla Camera e al 3,6% al Senato. Per un’analisi dettagliata degli indici
    relativi a tale tornata elettorale v. Personalizzazione
    e antipolitica. La competizione nei collegi uninominali alle elezioni del 2018
    in
    Domenico Fruncillo e Felice Addeo (a cura di), Le elezioni del 2018. Partiti, candidati, regole e risultati, SISE
    (Società Italiana di Studi Elettorali), Firenze, 2018.

    [5]
    Il tasso di personalizzazione della Toscana alle elezioni del 2018 è stato pari
    al 3,6% alla Camera e al 3,4% al Senato. Per ulteriori approfondimenti sul voto
    in Toscana alle elezioni del 2018 si veda il fascicolo il voto in Toscana. Le elezioni politiche del 4 marzo 2018. Dati e
    prime analisi sui risultati elettorali
    , a cura dell’Osservatorio elettorale
    della Regione Toscana.

    [6] Come si può vedere dalle tabelle nn. 1-2 gli unici collegi uninominali in cui i candidati di centrodestra hanno avuto un tasso di personalizzazione maggiore di quello dei candidati di centrosinistra sono i nn. 5 (Livorno) e 6 (Prato) della Camera dove le candidate Chiara Tenerini e Erica Mazzetti hanno prevalso sui candidati Andrea Romano e Tommaso Nannicini.

    [7]
    Da notare che, anche nel 2018, Cosimo Maria Ferri, quale candidato nel collegio
    uninominale n. 8 – Massa, ha riportato il tasso di personalizzazione più alto dell’intero
    centrosinistra regionale con un valore pari al 10,7%.

    [8]
    A supporto di tale tesi si può riscontrare, seppur in
    riferimento a perimetri territoriali limitati, come in alcuni casi l’elettorato
    abbia fatto chiaramente confluire la sua preferenza per il candidato di
    collegio sulla lista di appartenenza del candidato medesimo, indipendentemente
    dai voti personali espressi. Nel Comune di Montalcino, ad esempio, dove al
    Senato nel relativo collegio uninominale (U1- Arezzo) era candidato il sindaco
    in carica, si ha un rendimento del suo partito di appartenenza (PD) maggiore di
    oltre 7 punti percentuali rispetto quello ottenuto dalla medesima formazione
    alla Camera dei deputati.

    [9]
    Con la definizione di “amministratori” in tale sede comprendiamo anche i membri
    degli organi consiliari locali o regionali.

  • Le elezioni regionali 2020 in Toscana: l’utilizzo del voto di preferenza

    Le elezioni regionali 2020 in Toscana: l’utilizzo del voto di preferenza

    In quale misura gli elettori toscani hanno utilizzato il voto di preferenza in occasione delle recenti elezioni regionali?

    Con il presente articolo cercheremo di rispondere a tale interrogativo sviluppando l’analisi sia dal punto di vista territoriale che dal punto di vista più strettamente “politico”, relativo cioè alle performance dei singoli partiti.

    Lo strumento che prenderemo a riferimento è il c.d. “tasso di preferenza” che indica la percentuale di preferenze espresse dagli elettori sul totale dei voti validi e che, in tutti i casi in cui è possibile esprimere più di una preferenza, viene calcolato correggendo parzialmente il denominatore della formula[1].

    Questo strumento verrà quindi applicato al contesto toscano che ha mantenuto un sistema elettorale pressoché immutato rispetto alle scorse elezioni del 2015, salvo per quanto attiene al modello di scheda elettorale, modificato nel luglio scorso al fine di ricondurne la struttura a quella generalmente in uso per le elezioni regionali[2]. Tale modifica non ha comunque inciso su un’importante peculiarità che caratterizza la legge elettorale toscana, ovvero la presenza del cosiddetto “voto di preferenza agevolato” in cui l’elettore – anche ai fini di un’utile funzione conoscitiva – trova già stampati sulla scheda i nominativi dei candidati consiglieri ed in cui per esprimere la propria indicazione di favore è sufficiente tracciare un segno nel box affiancato al nominativo, senza la necessità di scrivere autonomamente il nome. Inoltre ricordiamo che nel sistema elettorale in parola vige già dalla scorsa tornata elettorale la c.d. “doppia preferenza di genere”.

    Concentrando l’attenzione sui risultati possiamo subito vedere che il tasso di preferenza generale – calcolato cioè per l’intera regione – si è questa volta attestato sulla cifra del 29%. Come noto, quando vige la possibilità di esprimere due preferenze, il dato può essere letto attraverso una duplice interpretazione: assumere come ipotesi che il 29% di coloro che hanno espresso un voto valido abbiano indicato una doppia preferenza o ipotizzare che la quota di elettori che ha espresso almeno una preferenza sia stato variabile tra il 29% ed il 58%. In ogni modo tale dato, se comparato con le ultime elezioni regionali del 2015[3] (Figura 1), si dimostra più basso di circa tre punti percentuali e si avvicina molto – ferma restando la difficoltà a comparare precisamente il dato per la vigenza nel passato della preferenza unica – a quello riscontrato nel 2000 (28,6%) in cui per l’ultima volta si votò con le preferenze prima dell’introduzione delle “liste bloccate” (utilizzate sia nel 2005 che nel 2010).

    Scomponendo il risultato a livello territoriale (Figura 2) si nota come anche in questa occasione il dato più alto è riscontrabile nella provincia di Massa-Carrara (36%), seguita da Grosseto e Lucca (entrambe al 33%), a conferma di una storicità del dato che per motivazioni sia di natura politica (riguardanti in particolare gli equilibri tra i diversi partiti della prima repubblica in alcune di queste aree e gli effetti della loro successiva scomposizione) che territoriale individua questi territori come quelli in cui è più alta la propensione ad associare al voto di lista anche un voto per un candidato consigliere. Al contrario, i territori in cui è stata più bassa questa propensione sono quelli corrispondenti alle circoscrizioni di Firenze 2 e Firenze 4 (entrambe con il 25%, a fronte di un dato del 27% dell’intera provincia di Firenze), cui seguono quelli corrispondenti alle circoscrizioni delle province di Arezzo e Siena (entrambe al 27%). Anche tra i territori dove è più basso l’utilizzo del voto di preferenza si può rintracciare una certa storicità del dato: Firenze 2 ed Arezzo, ad esempio, seppur con scarti limitati rispetto agli altri territori, erano anche nel 2015 tra le tre circoscrizioni con i tassi minori cui si associava anche Prato – caratterizzata generalmente da bassi valori – che in questa tornata elettorale si posiziona invece ad un livello medio-alto.

    Spostando l’attenzione sulle forze politiche possiamo notare come i livelli più elevati siano tendenzialmente riscontrabili nei partiti che compongono lo schieramento di centrosinistra (Figura 3). Il primato assoluto – anche in riferimento all’intera competizione elettorale – spetta alla lista Sinistra Civica Ecologista che presenta un tasso del 43% con punte del 50% e del 52% nelle province di Pisa e Massa-Carrara (Tabella 1). Il voto per questa lista si dimostra dunque fortemente “trainato” dai candidati consiglieri. Italia Viva presenta anch’essa un tasso di 7 punti sopra la media regionale, precisamente del 36%, con variazioni anche molto importanti tra le diverse circoscrizioni: tra il valore più alto (47%, Massa- Carrara) e quello più basso (25%, Firenze 3) si superano i venti punti percentuali. Il valore ottenuto dal Partito democratico è inferiore di 3 punti percentuali (33%) evidenziando un equilibrio – già riscontrato nelle precedenti elezioni regionali – tra radicamento territoriale dei candidati e capacità di attrarre il voto di lista.  Tra le liste del centrosinistra che presentano minori tassi di preferenza troviamo infine la lista Europa Verde Progressista Civica con il 25% e la lista civica Orgoglio Toscana per Giani Presidente con il 23%. Quest’ultimo dato dimostra come i consensi ricevuti da tale lista civica, ancorché non sufficienti a superare la soglia di sbarramento (la lista ha ottenuto il 2,94 % a fronte di uno sbarramento, per le liste coalizzate, del 3%), siano stati in buona parte frutto di un voto di opinione a supporto del candidato presidente, a differenza della lista civica di centrodestra che si colloca al secondo posto tra tutte le liste in competizione con il 37%.

    Muovendo l’analisi sui partiti di centrodestra troviamo tassi di preferenza più bassi. All’interno della coalizione la percentuale minore è quella relativa alla lista Lega Salvini Premier con il 22%. Un dato che denota come i consensi siano stati prevalentemente attratti dal voto di opinione e che si dimostra in linea sia con quello ottenuto dalla Lega alle scorse elezioni regionali (24%) sia con quelli relativamente bassi ottenuti da tale forza politica in occasione delle competizioni elettorali di carattere nazionale[4]. Forza Italia – UDC e Fratelli d’Italia presentano invece valori più elevati (entrambe 30%) con punte del 41% a Lucca per la prima e del 36% a Pistoia per la seconda. Un alto tasso di preferenza è poi riscontrabile, come anticipato, nella lista Toscana Civica per il cambiamento.  

    Tra le forze politiche non facenti parte di coalizioni il Movimento 5 Stelle, con un valore pari al 20%, si configura quale lista con il dato più basso tra coloro che hanno avuto accesso alla ripartizione dei seggi. Tale risultato, nonostante sia in linea con le performance che da sempre caratterizzano il Movimento 5 Stelle, si dimostra in calo di ben 7 punti percentuali rispetto alle ultime elezioni regionali[5]. Si mantiene alto invece il dato che accompagna la lista Toscana a Sinistra (36%) che conferma un’alta propensione dell’area politica di sinistra (sia in caso di presentazione autonoma che in coalizione con il centrosinistra) ad utilizzare il voto di preferenza[6].

    Infine, tra le forze che hanno ottenuto minori consensi elettorali, si può notare un’importante differenza tra i 2 “partiti comunisti”: la lista del Partito Comunista Italiano si configura come quella in assoluto con il più basso tasso di preferenza (15%) evidenziando un voto trasportato più dal simbolo che dai candidati, mentre quella del Partito Comunista presenta valori sempre molto al di sotto della media regionale ma decisamente più alti (23%). In conclusione, consapevoli che una risposta certa potrà essere ricercata esclusivamente nel trend delle prossime consultazioni regionali, si può provare a dare una spiegazione del dato generale considerando quella che è stata la storia elettorale della Toscana degli ultimi 15 anni. Si può assumere l’ipotesi, infatti, che il dato delle elezioni del 2015, superiore al 30% e in crescita rispetto all’ultima volta in cui si erano utilizzate le preferenze, sia stato il frutto di una “reazione” da parte dell’elettorato all’assenza per ben due tornate elettorali (2005 e 2010) di tale strumento. Il dato attuale mostra invece una diminuzione, che avvicina il risultato a quello ottenuto nel 2000. Soltanto dalle analisi delle prossime elezioni potremo effettivamente capire se la propensione degli elettori toscani ad utilizzare il voto di preferenza continuerà a scendere, avvalorando l’ipotesi che abbiamo provato ad avanzare, o se subirà modifiche al rialzo, evidenziando una tendenza diversa.


    [1] Il tasso di preferenza, quando vi è soltanto una preferenza esprimibile, è dato dal rapporto, espresso in termini percentuali, tra il totale delle preferenze espresse (numeratore) ed il totale dei voti validi alle liste (denominatore). Quando è possibile esprimere fino a due preferenze varia il denominatore che corrisponde al totale dei voti validi alle liste moltiplicato per due.

    [2] Nello specifico la modifica al modello di scheda elettorale è stata apportata con la legge regionale 6 luglio 2020, n. 51. La precedente disciplina prevedeva un modello di scheda simile a quello attualmente in uso per le elezioni comunali nei “comuni superiori” in cui il nominativo del candidato alla presidenza della Regione viene riportato in un rettangolo posizionato in alto rispetto alle liste circoscrizionali ad esso collegate. La modifica, invece, riporta il suddetto nominativo a destra delle liste circoscrizionali, garantendo un più ampio spazio al rettangolo contenente il nominativo del candidato presidente.

    [3] Sull’analisi del tasso di preferenza in Toscana alle elezioni 2015 cfr. G. Bracci, Il voto di preferenza in Toscana alle elezioni regionali 2015 in Aldo Paparo e Matteo Cataldi (a cura di), Dopo la luna di miele: le elezioni comunali e regionali fra autunno 2014 e primavera 2015, CISE, Roma, 2015. Sulle elezioni regionali 2015 in Toscana v. anche: G. Bulli, Toscana. Nuovi sfidanti in vecchi scenari in S. Bolgherini e S. Grimaldi (a cura di), Tripolarismo e destrutturazione. Le elezioni regionali del 2015, Istituto Cattaneo, 2015; E. Pizzimenti e L. Viviani, Le elezioni del 2015: continuità in mutamento? in M. Andretta, R. Bracciale (a cura di), Social media campaigning. Le elezioni regionali in #Toscana2015, Pisa University Press, 2017.

    [4] Per un’analisi dei tassi di preferenza alle ultime elezioni europee, dove il valore dell’indice ottenuto dalla Lega è stato 0,15, cfr. S. Rombi, Il voto di preferenza alle elezioni europee del 2019, CISE (https://cise.luiss.it/cise/2019/07/03/il-voto-di-preferenza-alle-elezioni-europee-del-2019).

    [5] Alle elezioni regionali toscane del 2015 il dato della lista del Movimento 5 Stelle è stato pari al 27%.

    [6] In merito si ricorda come nel 2015 la lista Sì Toscana a Sinistra presentava il dato più alto tra coloro che avevano ottenuto l’accesso alla ripartizione dei seggi.

  • Il voto di preferenza in Toscana alle elezioni regionali 2015

    Il voto di preferenza in Toscana alle elezioni regionali 2015

    di Gabriele Bracci

    Con il presente articolo cercheremo di analizzare l’utilizzo che gli elettori toscani hanno fatto del voto di preferenza in occasione delle recenti elezioni regionali.

    Il caso della Toscana, tra le sette regioni chiamate alle urne lo scorso 31 maggio[1], risulta di particolare interesse per un duplice motivo: in primo luogo perché gli elettori si riconfrontavano con le preferenze dopo aver utilizzato per due tornate elettorali (2005 e 2010) un sistema diverso, incentrato sulle “liste bloccate” e sulla vigenza di una normativa disciplinante le elezioni primarie; in secondo luogo perché è stata l’unica regione ad aver recentemente introdotto una variante al tradizionale modo di esprimere le preferenze: il c.d. “voto di preferenza agevolato”, caratterizzato dalla presenza, direttamente sulla scheda elettorale, dei nominativi dei candidati consiglieri verso i quali l’elettore poteva esprimere la sua indicazione di favore (tracciando semplicemente un segno nel box affiancato al nominativo e non dovendo scrivere il nome come nel sistema generalmente utilizzato nel nostro Paese).

    Per capire “come” e “quanto” gli elettori di questa regione hanno fatto ricorso a tale strumento utilizzeremo il “tasso di preferenza” che, quando la normativa elettorale prevede la possibilità di esprimere una sola preferenza, indica la percentuale esatta di preferenze espresse dagli elettori sul totale dei voti validi alle liste. Nel caso della Toscana, dove la legge elettorale prevede la possibilità di esprimere fino a due preferenze (nella versione della c.d. “doppia preferenza di genere”), il calcolo del tasso viene fatto tenendo conto di questa possibilità correggendo parzialmente il denominatore della formula[2].

    Iniziando dal tasso di preferenza generale – calcolato cioè per l’intera regione – possiamo vedere che in questa tornata elettorale esso si è attestato al 32%. Tenendo conto di quanto appena detto possiamo dare a questo dato una duplice interpretazione: assumere come ipotesi che il 32% di coloro che hanno espresso un voto valido hanno indicato una doppia preferenza o ipotizzare che la quota di elettori che ha espresso almeno una preferenza è variabile tra il 32% ed il 64%.

    In ogni caso ci troviamo di fronte ad un tasso che si dimostra più alto rispetto all’ultima volta che in Toscana si è votato con le preferenze (Figura 1). Nel 2000, infatti, ad esprimere il favore per un candidato consigliere furono circa 28,6 elettori su 100, mentre nel 1995 il dato era del 15,4 %. Questo incremento appare significativo in quanto evidenzia un trend che va nella direzione opposta rispetto alle linee di tendenza registrate negli ultimi anni dai tassi di preferenza: a partire dal 2010 assistiamo infatti ad un decremento costante di questi valori ed una conferma in tal senso arriva anche dai dati delle ultime elezioni del 31 maggio in cui la diminuzione è stata generalizzata[3].

    Analizziamo adesso i tassi ottenuti da ciascun partito a livello regionale (Figura 2). Considerando la totalità delle liste che hanno partecipato alle elezioni vediamo che la percentuale più alta è rappresentata dalla lista civica di centrosinistra Il Popolo Toscano che ottiene un dato pari al 40%. Considerando invece soltanto i partiti che hanno avuto accesso al riparto dei seggi vediamo che il dato più alto è quello della lista Sì Toscana a Sinistra con il 36%, seguita da quelle del Partito Democratico e di Fratelli d’Italia, entrambe con un tasso del 35%. Da notare che questi partiti presentano comunque variazioni rilevanti all’interno delle diverse circoscrizioni (Tabella 1): il dato della lista Sì Toscana a Sinistra oscilla dal massimo del 44% di Grosseto al minimo del 28% di Siena; quello del PD varia dal 46% di Massa al 27% di Firenze 2; infine ampie variazioni sono presenti anche nella lista Fratelli d’Italia: il 44% registrato a Massa Carrara è accompagnato dal picco minimo del 21% ottenuto nella circoscrizione di Firenze 2.

    Considerando ancora soltanto le liste che hanno superato le soglie di sbarramento vediamo invece che il tasso di preferenza più basso è quello della Lega Nord (24%) seguito da quello del Movimento 5 stelle (27%). In questi casi, inoltre, si registra una maggiore omogeneità nelle diverse circoscrizioni con una variazione territoriale che non supera mai, rispettivamente, i 10 e gli 11 punti percentuali. Infine, il dato di Forza Italia si pone nel mezzo degli estremi appena citati con un tasso regionale pari al 30%.

    Spostando l’attenzione dai partiti ai territori (Figura 3) vediamo che la maggiore propensione all’utilizzo del voto di preferenza si riscontra nella circoscrizione di Massa Carrara dove il dato è del 40%. Seguono le circoscrizioni di Lucca e di Grosseto con il 36% ed il 35%. Tali dati risultano interessanti in quanto si pongono in continuità con quelli riscontrati nelle elezioni regionali del 1995 e del 2000. Anche in queste occasioni, infatti, le circoscrizioni citate erano, nel medesimo ordine, quelle in cui più frequente era stato l’esercizio del voto di preferenza[4]. Quanto ai territori in cui meno marcata è stata la propensione ad utilizzarlo vediamo che il dato più basso si riscontra nella circoscrizione di Firenze 2 con il 26% (nell’intera provincia il dato è stato del 28%) a cui fanno seguito quelli delle circoscrizioni di Arezzo e Prato[5].

    Tenendo conto dei dati appena illustrati, possiamo concludere avanzando alcune riflessioni di carattere generale.

    In merito al confronto tra partiti, in linea con quanto accaduto anche nelle altre regioni dove si è votato, si può rilevare come il Movimento 5 stelle e la Lega Nord si confermino i partiti il cui elettorato fa il minor utilizzo del voto di preferenza, mentre il Partito Democratico conferma la sua vicinanza al territorio con un tasso di preferenza più alto della media regionale. Non sorprende neanche il risultato della lista Sì Toscana a Sinistra appartenente ad un’area politica che già in occasione delle recenti elezioni europee aveva fatto registrare valori elevati.

    Per quanto riguarda i singoli territori circoscrizionali l’aspetto più interessante riguarda la conferma delle circoscrizioni dove più alto è l’utilizzo del voto di preferenza. A distanza di quindici anni Massa Carrara, Lucca e Grosseto ottengono ancora i tassi più alti a dimostrazione che l’assenza del voto di preferenza per due tornate elettorali ed il cambio consistente del sistema partitico non hanno scalfito la maggiore propensione di questi territori ad utilizzare tale strumento.

    Infine, un’ultima riflessione è opportuno riservarla al dato generale che, essendo in aumento, pone la Toscana all’interno di un trend opposto rispetto a quello che si sta generalmente riscontrando quando si vota nelle altre regioni. Una possibile spiegazione di ciò potrebbe risiedere proprio nell’utilizzo del “voto di preferenza agevolato” che permette una maggiore conoscibilità dei candidati e che è stato introdotto nella normativa elettorale con l’esplicita finalità di incentivarne l’utilizzo[1]. Il dato che ne consegue (32%) sembra dare ragione alla volontà del legislatore toscano, lasciando comunque questa regione nel solco della sua tradizione storica, ovvero con una propensione all’uso del voto di preferenza piuttosto contenuta e non comparabile ad altre realtà regionali dove tassi elevati evidenziano comportamenti elettorali non sempre virtuosi.


    [1] Il 31 maggio 2015, oltre che in Toscana, le elezioni si sono tenute in Liguria, Veneto, Umbria, Marche, Campania e Puglia.

    [2] Il tasso di preferenza, quando vi è soltanto una preferenza esprimibile, è dato dal rapporto, espresso in termini percentuali, tra il totale delle preferenze espresse (numeratore) ed il totale dei voti validi alle liste (denominatore). Quando è possibile esprimere fino a due preferenze varia il denominatore che corrisponde al totale dei voti validi alle liste moltiplicato per due.

    [3] Per un’analisi dei tassi di preferenza alle ultime elezioni regionali vedi anche: S. Rombi, Il voto di preferenza alle Regionali 2015, CISE – Centro Italiano Studi Elettorali (cise.luiss.it); M. Valbruzzi e R. Vignati, Elezioni regionali 2015 – Diminuisce il ricorso alle preferenze (Toscana in controtendenza) – La diversa propensione a dare preferenze a candidati uomini e donne, Istituto Cattaneo. Per rendere più pertinente il paragone con la Toscana si può notare che per alcune regioni, dove il dato è immediatamente comparabile, la diminuzione dei tassi di preferenza non vi è soltanto in relazione alle elezioni immediatamente precedenti ma anche in rapporto al dato ottenuto nel 2000. (Modafinil) A titolo di esempio possiamo notare che: in Liguria il dato del 2000 era del 41,6% mentre quello del 2015 è del 38%; in Veneto il dato del 2000 era del 33,4% mentre quello del 2015 è del 29,7%; nelle Marche il dato del 2015 e quello del 2000 sono sostanzialmente coincidenti.

    [4] Nel 1995 i tassi di preferenza delle circoscrizioni di Massa Carrara, Lucca, e Grosseto erano rispettivamente: 36,4%; 23%; 17,1%. Nel 2000, sempre per le medesime circoscrizioni provinciali, i tassi di preferenza erano invece: 49,8%; 36,1%; 34,1%. Fonte: Ufficio elettorale Regione Toscana.

    [5] Nel 1995 e nel 2000 le circoscrizioni provinciali con i più bassi tassi di preferenza erano invece: Arezzo (10,1%), Prato (10,2%), Pistoia (11,8%) per il 1995; Siena (19,4%), Pistoia (22,7%), Prato (24,9%) per il 2000. Fonte: Ufficio elettorale Regione Toscana.

    [6] Come si può esplicitamente leggere nel Preambolo, punto 7 del “Considerato”, della legge elettorale (l.r. 51/2014): “7. Per contenere i possibili effetti negativi del voto di preferenza è necessario prevedere una modalità di espressione dello stesso che ne incentivi al massimo l’utilizzo (…)”.