Autore: Salvatore Borghese

  • Regionali 2015: nuovo trionfo di Zaia in Veneto

    Regionali 2015: nuovo trionfo di Zaia in Veneto

    di Salvatore Borghese

    Il Veneto, come anche altre regioni (Liguria, Puglia), è stato sotto i riflettori di questa campagna elettorale principalmente per un motivo: la scissione che ha riguardato uno dei due schieramenti maggiori. In questo caso si tratta della frattura venutasi a creare nella Lega Nord tra il fronte a sostegno del governatore uscente, Luca Zaia (appoggiato dal segretario nazionale Matteo Salvini) e il sindaco di Verona Flavio Tosi, che ha deciso di correre da solo contro il suo partito dopo la “rottura dei patti”, che a suo dire avrebbero dovuto riservare a lui il ruolo di candidato ufficiale della Lega (e quindi del centrodestra). Proprio questa frattura sembrava poter rendere questa sfida più incerta. Ma, a differenza della Liguria (dove la scissione in seno al centrosinistra ha favorito la vittoria a sorpresa del centrodestra) e della Puglia (in cui a dividersi è stato il centrodestra, agevolando ulteriormente la vittoria annunciata del centrosinistra), in Veneto la divisione non ha comportato la sconfitta. Non ci sono infatti state sorprese rispetto al più prevedibile dei risultati, e Luca Zaia ha vinto con ampio margine riconfermandosi alla guida della regione.

    Come tutte le altre regioni, il Veneto ha conosciuto una netta contrazione della partecipazione elettorale: solo il 57% degli aventi diritto si è effettivamente recato alle urne, dato peraltro superiore alla media nazionale. Il calo è consistente (9 punti percentuali) se si considerano le precedenti regionali del 2010, ma anche rispetto alle Europee 2014, quando votò il 64% degli elettori veneti. Come nelle occasioni precedenti, la provincia di Belluno si conferma quella con il tasso di astensionismo maggiore (solo il 44% di affluenza) mentre a Padova c’è stata la partecipazione più alta, sopra il 60%.

    Il successo di Zaia è comunque ampio e incontestabile: il governatore uscente sfonda addirittura, di poco, la soglia del 50%, unico tra tutti i candidati di questa tornata. La vittoria di Zaia è netta in tutte le province, arrivando a sfiorare il 60% in quella di Treviso e scendendo sotto il 40% solo nella provincia di Verona, dove comunque distanzia nettamente – di oltre 10 punti – Flavio Tosi. Quest’ultimo non conosce neanche la soddisfazione di vincere nella sua città, per quello che conta; a Verona infatti prevale ancora Zaia in un incredibile fotofinish a 3: 28,3% contro il 28,1% della Moretti e il 27,9% di Tosi. La candidata renziana del Pd subisce una sconfitta molto pesante, piazzandosi seconda con il 22,7%, più che doppiata da Zaia e in forte arretramento rispetto a Bortolussi (candidato del centrosinistra nel 2010). Un altro sconfitto di queste elezioni è proprio Flavio Tosi: si ferma a quota 11,9% e, nonostante il supporto di ben sei liste, finisce battuto in volata anche per il terzo posto da Jacopo Berti, il candidato del Movimento 5 stelle (il margine è di appena 200 voti) . Al candidato indipendentista Morosin (2,5%) e a quella della sinistra Laura Di Lucia (0,7%) vanno i pochi voti restanti.

    Tab. 1 – Risultati elettorali delle elezioni regionali 2015 in Veneto

    Il risultato delle liste è abbastanza impressionante: al primo posto c’è la lista personale di Zaia con oltre il 23%, a conferma del grande apprezzamento personale per il governatore uscente; seconda è la lista della Lega Nord, che si ferma poco sotto il 18%. Solo terzo il PD, che non arriva nemmeno al 17%, peggiorando di molto non solo il dato 2014 (un incredibile 37,5%) ma anche quello delle Regionali 2010, quando comunque superò il 21%. Il Movimento 5 stelle mostra anche qui segnali di arretramento sul 2014 fermandosi intorno al 10%, praticamente la metà rispetto a un anno fa. Anche Forza Italia non va benissimo, venendo anch’essa cannibalizzata dai consensi di Zaia e precipitando al 6%. Quello che più impressiona è che sommando il dato delle varie liste riconducibili all’area leghista (Lega Nord, ma anche la lista personale di Zaia e quella di Flavio Tosi) si ottiene un valore prossimo al 45% dei voti espressi. A conferma del fatto che, con l’eccezione del biennio 2013-2014 in cui c’è stato prima il boom a 5 stelle e poi l’ondata renziana, il Veneto è la regione in cui la Lega Nord trova il terreno più fertile per diffondere il suo consenso, anche grazie a candidati molto competitivi e ben radicati sul territorio, più che negli studi televisivi.

    Tab. 2 – Risultato elettorale nelle diverse province venete

  • Regionali 2015: in Campania De Luca consuma la propria vendetta

    Regionali 2015: in Campania De Luca consuma la propria vendetta

    di Salvatore Boghese e Francesca Mezzio

    Al termine di queste tornata di elezioni regionali, il dato che continua a preoccupare in Campania (come anche nelle altre regioni al voto) è l’affluenza, che non riesce a superare il 51,9%, ben 11 punti percentuali in meno rispetto alle ultime regionali. Vero è che nel 2010 il voto si estendeva in due giorni, ma questo non basta a spiegare il fatto che anche oggi (come un anno fa alle Europee) solo un campano su due ha espresso il proprio. Tra le province il dato oscilla tra il 55,5% di Salerno e il 45,4% di Benevento. Rispetto al dato delle Europee dell’anno scorso, comunque, si registra una certa stabilità, addirittura con un leggero rialzo (+0,8%).

    Passiamo ai risultati veri e propri (tab. 1). Come anticipato nel precedente articolo, i candidati a contendersi la presidenza erano gli stessi delle scorse regionali 2010 che si conclusero con una vittoria netta del centrodestra e l’elezione di Stefano Caldoro. Quest’anno, stessi candidati ma numeri differenti. È stata una vera e propria sfida all’ultimo voto, forse la più incerta di queste elezioni. Alla fine solo pochissimi punti percentuali separano i due candidati, ma il taglio del nastro tocca a un De Luca, sfiancato dalla difficile campagna elettorale.

     Tab. 1 – Risultati elettorali delle elezioni regionali 2015 in Campania

    Il governatore uscente riesce a resistere nelle province di Napoli e Caserta (tab. 2), mentre De Luca vince in modo netto in quella di Salerno (città di cui è stato sindaco per tanti anni) e prevale anche ad Avellino. Nella provincia di Benevento i due candidati finiscono in parità.

    Il Pd si conferma primo partito, ma a caro prezzo: non arriva al 20%, perdendo quasi 17 punti sul 2014 e 2 punti rispetto al 2010; i democratici possono consolarsi con il buon dato delle due liste civiche a sostegno di De Luca, che assommano a circa il 9,5% dei voti, proiettando così il valore “reale” del PD ben oltre il 30%.  In seconda posizione troviamo Forza Italia, che sfiora il 18% e a cui, sommando la lista personale di Caldoro (sopra il 7%), si otterrebbe un risultato analogo al buon 24% del 2014. Sono lontani i tempi in cui il Pdl otteneva cifre intorno al 30%, ma se si considera il risultato discreto di Ncd (oltre il 5%), così come l’ottimo risultato di Fdi-An, emerge la fotografia di un centrodestra decisamente meno in crisi rispetto alle attese. Terzo partito di queste regionali campane è il Movimento 5 stelle, autore di un notevole passo avanti rispetto alle scorse regionali nelle quali il Movimento di Grillo ottenne solo l’1,35%. Se confrontato con il dato delle Europee, però, il calo è forte (oltre 5 punti percentuali) e sembra risentire della dinamica bipolare che ha caratterizzato la sfida tra De Luca e Caldoro.

    Tab. 2 – Risultato elettorale nelle diverse province campane

     

    C’è da dire comunque che le prime tre liste (Pd, Fi, M5s) sono racchiuse in circa tre punti percentuali. Anche questo dà la misura di quanto il sistema politico italiano si stia ormai stabilizzando sul tripolarismo esploso con le Politiche del 2013.

    Dopo tutto lo scalpore delle ultime settimane, gli impresentabili di Campania in Rete a sostegno di De Luca portano soltanto l’1,5%. Certo è che tutto fa brodo. Infatti, questa percentuale, sommata al circa 2% dell’Udc di De Mita, si rende forse decisiva per la vittoria di De Luca, che comunque ottiene nel voto ai presidenti un risultato migliore rispetto al voto alle liste, come nel 2010. Naturalmente non possiamo affermare con assoltuta sicurezza che la situazione sarebbe stata diversa se l’Udc avesse appoggiato Caldoro, ma la scelta del sindaco di Nusco sembra essere stata decisiva. Questo, ancora una volta, conferma il potere (ricattatorio) dei piccoli partiti nella politica italiana, male antico cui l’Italicum promette di porre fine a livello nazionale.

    Fallimentare, infine, la candidatura di Marco Esposito che con la lista civica MO! Raggiunge solo lo 0,6%, un po’ meglio (ma non abbastanza) Salvatore Vozza che con la lista Sinistra al Lavoro raggiunge un magro 2,2%.

  • Regionali Campania: De Luca cerca la rivincita su Caldoro

    di Salvatore Borghese e Francesca Mezzio


    Salvatore Borghese (1987) è laureando in Scienze di governo e della comunicazione pubblica presso la LUISS Guido Carli. Ha conseguito la laurea triennale in Scienze politiche presso l’Università degli studi di Napoli Federico II con una tesi sperimentale sui sistemi elettorali e le proposte di riforma in Italia. Studioso dei temi dell’attualità economica, politica ed elettorale, è tra i fondatori dei siti di informazione ed analisi Termometro Politico e YouTrend, oltre che della società di consulenza Quorum. Nel 2014 ha presentato un lavoro presso il seminario post-elettorale SISE.

    Francesca Mezzio (1990) è laureanda in Scienze di governo e della comunicazione pubblica presso la Luiss Guido Carli con una tesi sul cambiamento del voto femminile. Tra i suoi interessi di ricerca, lo studio dell’evoluzione del Gender Gap in chiave comparata e del ruolo dei sindacati nella società contemporanea. Ha conseguito la laurea triennale in Scienze politiche delle relazioni internazionali sempre alla Luiss. 


    Con quasi 5 milioni di elettori chiamati alle urne, la Campania è la regione più popolosa tra quelle che andranno a rinnovare i propri organi di governo il prossimo 31 maggio. Per di più, è l’unica in cui i candidati dei due schieramenti principali (centrodestra e centrosinistra; a livello locale il tormentato bipolarismo italiano continua a resistere, salvo poche eccezioni) sono esattamente gli stessi di cinque anni fa: Stefano Caldoro (governatore uscente) per il centrodestra, Vincenzo De Luca (ex sindaco di Salerno) per il centrosinistra.

    Nel 2010 la sfida finì nettamente a favore del centrodestra: Caldoro prevalse con il 54% dei voti e 11 punti percentuali di vantaggio sullo sfidante De Luca; il quale uscì tuttavia molto bene dalla sfida, dal momento che nel voto alle liste la sua coalizione aveva accusato un distacco molto maggiore, pari a 20 punti percentuali (58% contro 38%), facendo segnare così un “valore aggiunto” di 9 punti dovuti alla sua candidatura. Si pensò allora che De Luca fosse stato in grado di attrarre voti anche da elettori di centrodestra, trattandosi di un candidato “di rottura” con la passata gestione bassoliniana della Regione, gestione culminata nel clamoroso scandalo dei rifiuti che dal 2007 aveva messo in ginocchio la Campania. Dal canto suo, Stefano Caldoro – già ministro nel governo Berlusconi dal 2005 al 2006 – beneficiò di tale situazione e di un contesto nazionale in cui il centrodestra pareva ancora il dominatore della scena politica (le prime difficoltà, con le frizioni tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, sarebbero sorte proprio all’indomani di quella tornata elettorale). La vittoria di Caldoro fu molto netta in tutte le province, tranne quella di Salerno dove prevalse De Luca. Cinque anni dopo, i due attori principali sono gli stessi, ma molte altre cose sono cambiate.

    Tab. 1 – Risultati delle elezioni regionali 2010 in Campania 

    Innanzitutto, è cambiato il sistema dei partiti: a destra c’è stata la disgregazione del PDL, che ancora alle Politiche 2013 era il primo partito con il 29%; dopo il ritorno a Forza Italia e la scissione del Nuovo Centrodestra – ma soprattutto dopo l’ascesa di Matteo Renzi prima alla segreteria del PD e poi al Governo – i due partiti eredi del PDL vivono un periodo piuttosto difficile; addirittura NCD, che alle Europee 2014 ha ottenuto un discreto 5,4% nella regione, rischia un clamoroso flop dopo la scelta di De Mita (signore dell’UDC campano, che nel 2010 valeva un robusto 10%) di rompere con Caldoro e di schierarsi con De Luca. Il Movimento 5 stelle, dopo il timido debutto nel 2010, è esploso nel 2013, con un 22% poi replicato l’anno dopo alle Europee, e rappresenta oggi la più consistente alternativa al tradizionale bipolarismo.

    Tab. 2 – Risultati delle elezioni politiche 2013 in Campania

    Tab. 3 – Risultati delle elezioni europee 2014 in Campania 

    I cambiamenti forse più evidenti nel consenso ai partiti “tradizionali” sono quelli che hanno riguardato il Partito democratico: ben lontano dal PDL nel 2010 (con il 21%, dieci punti di meno), addirittura terzo partito nel 2013 dietro PDL e M5S, con le Europee 2014 è esploso anche in Campania ottenendo un notevole 36%, miglior risultato in una regione del meridione (con l’eccezione della “rossa” Basilicata). Dato il sistema elettorale delle regionali, la solida base di consenso del PD basta da sola a rendere il centrosinistra  molto più competitivo rispetto al 2010.

    Vediamo ora, appunto, il sistema elettorale della Regione Campania. Pur avendo approvato una nuova legge (la N. 6 del gennaio 2014) è cambiato ben poco rispetto alle regionali tenutesi nel 2010. Fallito il tentativo di Caldoro di introdurre una soglia di sbarramento al 10%, l’unica differenza evidente è la riduzione dei consiglieri regionali che da 60 passano a 50 (più il presidente eletto). Per il resto rimane pressoché invariato il “vecchio” sistema elettorale: proporzionale con premio di maggioranza (60% dei seggi) a turno unico. Per garantire la rappresentanza delle minoranze, alla maggioranza non potrà andare in ogni caso più del 65% dei seggi. La soglia di sbarramento è del 3% dei voti validi, e si applica a tutte le liste tranne quelle collegate a un candidato presidente che abbia ottenuto almeno il 5%; infine, si possono esprimere fino a due preferenze, ma la seconda deve essere data ad un candidato di sesso diverso rispetto alla prima, pena l’annullamento della seconda preferenza. Quest’ultima novità, introdotta nel marzo 2009, ha effettivamente contribuito ad aumentare il numero dei consiglieri regionali donne, anche se al momento della sua introduzione fu molto contestata, addirittura con ricorso alla Corte costituzionale da parte del Governo allora in carica. Ma la Corte giudicò legittima (con sentenza n° 4 del 14/01/2010) tale meccanismo, a cui si sono in seguito ispirate altre legislazioni, compresa quella, recente, di riforma elettorale per la Camera dei Deputati (cd “Italicum”). Da segnalare la possibilità del cd “voto disgiunto”, ossia di esprimere un voto per un candidato presidente e allo stesso tempo per una lista a sostegno di un altro candidato: la differenza tra il voto ai presidenti e quello alle liste nel 2010 fu in parte dovuta anche a questo meccanismo.

    Chi sono gli sfidanti di questa tornata? Di Stefano Caldoro e Vincenzo De Luca abbiamo già parlato: il primo è sostenuto dai tre partiti di centrodestra (Forza Italia, Nuovo Centrodestra, Fratelli d’Italia), una lista civica e diverse liste minori; il secondo, dopo aver vinto le primarie contro l’europarlamentare dem Andrea Cozzolino, è alla testa di una coalizione “classica” di centrosinistra (PD, Verdi, Psi, Idv, Centro Democratico) a cui si sono aggiunti l’UDC – come detto – e diverse liste civiche, alcune delle quali hanno suscitato un certo scalpore per la presenza di esponenti di centrodestra e/o con legami poco raccomandabili. Non c’è invece, nella coalizione di De Luca, Sinistra Ecologia e Libertà: il partito di Vendola infatti candida alla presidenza della Regione il suo segretario regionale, Salvatore Vozza, sostenuto dalla lista Sinistra al Lavoro per la Campania, che ospita anche alcuni esponenti della sinistra che non si sono riconosciuti nella coalizione di De Luca. Il Movimento 5 stelle si presenta anche questa volta da solo e senza alleati, candidando la sua attivista Valeria Ciarambino. Con una sola lista a sostegno della propria candidatura sono anche Marco Esposito (con la lista civica di ispirazione meridionalista “Mo!”).

    Tab. 4 – Candidati e liste in campo per le elezioni regionali 2015 in Campania

    Riferimenti bibliografici:

    De Lucia, F. e Martelli, G. Doppia preferenza: raddoppiano le donne nei consigli comunali (/cise/2013/06/13/doppia-preferenza-raddoppiano-le-donne-nei-consigli-comunali/)

    Maggini, Nicola. 2014. “I Risultati Elettorali: Il Pd Dalla Vocazione All’affermazione Maggioritaria.” In Le Elezioni Europee 2014, a cura di Lorenzo De Sio, Vincenzo Emanuele, e Nicola Maggini, 115–24. Dossier CISE 6. Roma: Centro Italiano di Studi Elettorali. (/cise/download/CISE006_2014_6_tablet.pdf#page=115).

    Paparo, Aldo, e Matteo Cataldi. 2013. “Le Ondate Del Movimento 5 Stelle Fra 2010 E 2013.” In Le Elezioni Politiche 2013, a cura di Lorenzo De Sio, Matteo Cataldi, e Federico De Lucia, 131–34. Dossier CISE 4. Roma: Centro Italiano di Studi Elettorali. (/cise/wp-content/uploads/2013/05/DCISE4_131-134.pdf).