di Vincenzo Emanuele e Aldo Paparo
Gli scorsi 15 e 16 Maggio 29 comuni capoluogo di provincia sono andati al voto per il rinnovo delle rispettive amministrazioni comunali. Ai blocchi di partenza, la situazione era quella descritta dalla colonna di destra della Tabella 1: il centrosinistra governava 20 città mentre il centrodestra ne amministrava 9. Di queste, ben 22 erano state conquistate al primo turno (rispettivamente 15 e 7) e solo 7 (5 e 2) avevano necessitato di un secondo turno di ballottaggio per decretare il vincitore.
Tabella 1
Bisogna comunque precisare che per la stragrande maggioranza dei casi in questione il turno amministrativo precedente si era svolto nel 2006, nell’ambito di una congiuntura politica eccezionale e forse irripetibile: era infatti l’anno delle politiche caratterizzate dallo scontro tra le macrocoalizioni dell’Unione e della Casa delle Libertà. Questo spiega sia lo squilibrio a favore del centrosinistra nella situazione di partenza, sia il basso numero di ballottaggi. Le elezioni dello scorso week-end sono state caratterizzate in questo senso da una continuità e una discontinuità rispetto al 2006. La continuità è garantita dall’esito elettorale, ancora una volta favorevole al centrosinistra, che conquista al primo turno 12 città contro le 4 del centrodestra. La discontinuità è caratterizzata dal numero di ballottaggi, ben 13, quasi il doppio della tornata precedente, dovuti essenzialmente allo sfarinamento dei blocchi storici (Fli e Udc fuori dal centrodestra), a problemi nell’organizzazione dell’offerta a sinistra (spesso Idv e Sel con candidati diversi da quelli del Pd) e all’emersione di nuovi soggetti politici, non coalizionabili (il Movimento 5 Stelle).
Osservando la Tabella 1 è possibile scendere più nel dettaglio del risultato elettorale, esaminando la situazione al livello delle singole zone geopolitiche.
Nel Nord si rileva la situazione complessivamente più incerta, con ben 6 ballottaggi su 8 città al voto. La destra, che governava quattro città di cui 3 conquistate al primo turno, non ne conferma nessuna, anche se a Pordenone costringe l’amministrazione uscente al ballottaggio. La sinistra ottiene un risultato soddisfacente oltre ogni aspettativa, dal momento che riconferma Torino e Savona e porta la destra al ballottaggio in 4 città, tra le quali spiccano Novara, città natale del governatore del Piemonte, il leghista Cota, e Milano, cuore del potere del centrodestra berlusconiano.
Nella Zona rossa il centrosinistra conferma lo storico predominio e anzi si migliora rispetto al recente passato: si conferma vincente al primo turno in 5 città e strappa al centrodestra Fermo. A Rimini e Grosseto si andrà invece al ballottaggio.
Solo al Sud il centrodestra non peggiora rispetto ai già non lusinghieri risultati del 2006. Nel Mezzogiorno la coalizione berlusconiana, che governava 4 comuni su 14, già dopo il primo turno pareggia il computo confermandosi a Reggio Calabria e Latina e conquistando Caserta e Catanzaro. Il centrosinistra invece arretra rispetto al 2006: delle 10 città amministrate (di cui 6 vinte al primo turno) ne conferma 4 e ne perde 2, mentre in altre 4 la competizione verrà decisa solo al secondo turno. In compenso migliora sensibilmente in Sardegna, dove raggiunge il ballottaggio a Cagliari e pone il proprio vessillo a Olbia, entrambi feudi azzurri.
Ma è chiaro che per individuare vincitori e perdenti di questa tornata elettorale, l’ultima rilevante prima delle politiche 2013, bisognerà aspettare l’esito dei ballottaggi: se il centrodestra riuscirà a portare a casa Milano e Napoli avrà tutto sommato limitato i danni; in caso contrario sarà una Caporetto dalle conseguenze difficilmente prevedibili per la tenuta del governo nazionale.