Provinciali 2011: al crollo dei partiti di governo si oppone la tenuta del PD

di Federico De Lucia

Una delle più interessanti analisi che si possono fare relativamente alle recenti elezioni provinciali è quella che si riferisce alle performance elettorali dei principali partiti. Nelle Figure che seguono si riporta, in valori assoluti e percentuali, l’andamento dei partiti italiani attualmente presenti in Parlamento. L’area geografica di riferimento corrisponde alle sole 8 Province nelle quali, fra quelle in cui si è votato domenica e lunedì scorsi, è possibile operare un confronto con le regionali dello scorso anno: si tratta dunque di Vercelli, Pavia, Mantova, Treviso, Ravenna, Lucca, Macerata, Reggio Calabria, mentre sono escluse dal nostro aggregato Gorizia, Trieste e Campobasso. Il periodo di riferimento copre tutto l’arco temporale che ci separa dallo scorso turno amministrativo: si confrontano dunque i dati di questa tornate con quelli delle provinciali scorse, con quelli delle ultime elezioni politiche e con quelli delle ultime elezioni regionali.

Figura 1

Concentrandoci in primo luogo sui valori assoluti si nota subito come la differenza sia stata fatta, in queste elezioni, dalle diverse capacità di mobilitazione dei due schieramenti. In particolare risulta evidente la smobilitazione dell’elettorato di centrodestra: PdL e Lega Nord, rispetto alle regionali scorse, perdono rispettivamente 181.000 voti (il 40,1% del proprio elettorato 2010) e 132.000 voti (il 36,3% del proprio elettorato 2010). Per la Lega si tratta del primo, brusco calo da cinque anni a questa parte, ed è proprio questo che potrebbe preoccupare i vertici del Carroccio. Per il PdL si tratta di una smobilitazione che potrebbe ricordare quelle, usuali, che FI era solita mostrare alle elezioni amministrative: se però confrontiamo il dato 2011 con quello delle scorse comunali (2006) ci rendiamo conto bene di quanto la smobilitazione odierna sia maggiore di quella allora. Il PD pur soffrendo anch’esso, limita le perdite a soli 35.000 voti, corrispondenti all’8,6% dei propri elettori dello scorso anno: una sostanziale tenuta rispetto al 2010, che conduce il partito di Bersani al sorpasso ai danni di quello di Berlusconi, anche senza tornare ai fasti del 2006. Anche i due partiti minori, UDC e IdV, perdono molti elettori: il partito di Di Pietro ben 38. (Diazepam) 000 (il 37,1% del proprio elettorato, quello di Casini  28.000 (il 30,8% del proprio). Per quest’ultimo tuttavia si deve considerare una attenuante: a Treviso l’UDC si è presentata in lista comune con FLI e ApI, e i voti ottenuti da tale aggregato non sono stati dunque addebitati ai postdemocristiani. Il loro totale di voti dunque è leggermente sottostimato.

Questi dati, ovviamente, pur segnalando in modo inequivocabile il calo di popolarità elettorale che sta vivendo il sistema partitico attualmente rappresentato in Parlamento, potrebbero assumere un peso diverso se pensiamo che rispetto alle regionali scorse l’affluenza è calata di circa 5 punti percentuali. Appunto per sgombrare il campo da questi legittimi dubbi riportiamo in pagina la Figura 2, dedicata, per ogni partito, non ai valori assoluti ma alle percentuali sul totale dei voti validi.

Come si vede, le cose non cambiano quasi per nulla. Le perdite dei due partiti di centrodestra sono ben lontane dall’essere compensate dal calo del’affluenza: il PdL perde quasi nove punti, crollando al 17,9% e raggiungendo il suo minimo storico, mente la Lega interrompe l’ascesa delle ultime tornate, e cala di sei punti percentuali, attestandosi al 15,4% del nostro totale (ricordiamo che stiamo parlando di un territorio in gran parte settentrionale, essendo solo Reggio Calabria la provincia, fra quelle considerate, nella quale il Carroccio non si è presentato). Anche UDC e IdV subiscono un arretramento significativo rispetto all’anno scorso. Il PD è l’unico le cui lievi perdite siano compensate dal calo dell’affluenza. In termini relativi i democratici riescono addirittura a recuperare qualche decimo di punto rispetto alle regionali dell’anno scorso, confermandosi comunque sui livelli che sono loro propri, per lo meno in questo aggregato territoriale (a conferma di ciò si noti il dato del 2006).

Figura 2

Nel complesso dunque si deve notare un deciso arretramento dei partiti parlamentari rispetto alle tornate elettorali degli ultimi anni. Una porzione di queste perdite si spiega con il fatto che molti delusi hanno scelto di affidarsi a chi in Parlamento non è attualmente rappresentato (ad esempio le sinistre radicali). A prescindere da dove si sia diretta questa quota di consenso, il fatto che il calo di voti sia così nettamente sbilanciato a sfavore dei partiti di governo non può che essere sottolineato con forza.